la pulitura dei Dipinti |
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Indice Alcune Considerazioni
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Alcune Considerazioni
Per PULITURA di un DIPINTO si intende:
E' facile comprendere come la
pulitura sia l'operazione più delicata e rischiosa alla quale
può essere sottoposta un'opera d'arte, dato il suo carattere
completamente irreversibile. Non è un caso che in relazione a questo
particolare intervento siano spesso sorte aspre polemiche che, oltre ad
aver messo in luce i possibili danni connessi all'operazione, hanno
anche reso evidente come non esistano e difficilmente potranno mai
esistere norme precise a cui attenersi, ma si debba forzatamente
affidarsi - caso per caso - alla competenza e alla sensibilità di chi
materialmente deve eseguire la pulitura e che, sebbene confortato da
ogni possibile aiuto offerto dalla scienza, ne sarà sempre il
responsabile.
Il dipinto, come abbiamo visto, non sempre consiste in uno strato di pittura coperto da una mano di vernice applicata in seguito come strato protettivo. Se così fosse il problema sarebbe, se non risolto, sicuramente semplificato. In realtà, non solo la vernice può essere stata applicata dal pittore stesso ma può esservi stata l'intenzione di ottenere con questa un preciso effetto, anche nel tempo. Inoltre l'artista può aver steso la vernice sull'opera prima di portarla a compimento: lo strato facilita infatti la sovrapposizione delle velature e sappiamo di pittori che avevano l'abitudine di ritoccare le loro opere finite.
Quando poi sono state utilizzate vernici pigmentate con lo scopo d'infondere una intonazione generale e armonizzante all'opera, o a parti di essa, non è neanche possibile distinguerle dalla pittura: e in questo la scienza purtroppo non può dare alcun aiuto, poiché l'analisi potrebbe esprimere l'identità chimica dei materiali usati per le velature e per l'ultima mano.
La composizione delle vernici è d'altra
parte straordinariamente varia: negli antichi trattati si parla di
vernici a base di chiara d'uovo, cere, olii essiccativi, gomme, resine
sciolte in essenze o in olio. E' necessario, quindi, procedere sempre a
test preliminari che garantiscano l'innoquità dell'operazione. Si
escludono quei solventi che potrebbero presentare dei danni non solo
immediati, ma anche a lunga scadenza; per questo si rinuncia all'uso dei
solventi a forte e lunga ritenzione come glicoli, butilammina,
tetraclorometano, etc. Solventi a base acquosa devono poi essere
utilizzati con estrema prudenza perché numerosi materiali potrebbero
esserne danneggiati. L'impiego di solventi dovrà inoltre tener conto
della tossicità per l'operatore (M.A.C.)e quindi richiederà particolari
precauzioni. |
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liberamente tratto da "Tecniche fotografiche per la documentazione delle opere d'arte"
di Manfredi Faldi, Claudio Paolini E-mail: info@artenet.it
"Il Restauro dei dipinti e sculture lignee" di Giuseppina Perusini del Bianco Editore
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Ultimo Aggiornamento: 04/12/07.