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"Immagina" il sogno di tutta la Roma

di Kammamuri

Vincent Candela è sicuramente quello esteticamente più adatto alla situazione. D'altra parte lui è in generale piuttosto attento al lato estetico dei gesti e delle rappresentazioni di sé. Basta fare caso a come corre. Senza considerare se penetrerà o meno nell'area. Senza sapere ancora se punterà dritto verso la linea di fondo per poi sterzare all'altezza dell'area piccola oppure se si fermerà prima e si accentrerà ai venti metri; senza sapere ancora nulla dell'effettiva riuscita dell'azione, la sua corsa ha una valenza estetica. In questo caso non siamo in un campo di calcio anche se l'ambiente è più o meno della stessa grandezza. Forse un po' meno ma questo davvero non conta. Quello che conta in questo luogo sono i quattro microfoni in fondo e il mixer a sessantaquattro piste, oppure a centoventotto. Comunque tante non ne ho mai viste. Si tratta di uno studio di registrazione in cui da destra verso sinistra tra poco Tommasi, Siviglia, Antonioli, Cafu, Montella, Zebina, Capello, Candela, Tempestilli, Totti, Massimo Neri e Vito Scala registreranno per beneficenza Imagine di John Lennon. Vincent Candela indossa una camicia marrone a righe bianche trasversali dal gusto vagamente seventies che genera l'ironia di Cafu riguardo alla lontananza dal carnevale. Calzoni e covercoat marroni e un ciuffo ribelle, anzi due, che sembrano fatti apposta per attirare l'attenzione di ogni persona di sesso femminile che si aggiri nei paraggi. Nel complesso sembra Mick Jagger nel 1966 in un backstage qualunque, e una signora fuori lo aveva capito pur non sapendo niente di Rolling Stones e di seventies. Per poco non mi crollava addosso mentre lo fotografava abbracciato alla figlia. Già perché l'arrivo di ognuno di loro sembrava non aver niente a che fare con il calcio ma molto con lo star system che nel mio immaginario è ancora legato al cinema. Ma forse quello che ormai siamo abituati a vedere ogni domenica dallo stadio non è più calcio ma appunto Hollywood. C'è gente che urla da fuori. Si capisce allora che sta arrivando qualcuno. Poi i flash delle macchine fotografiche e un'energia nervosa che scappa tutt'intorno. Tutti si concedono professionalmente alle foto di rito. Un rito freddo però. Poi entrano nello studio, protetto da addetti che sembrano custodire un tesoro. Dagli altoparlanti cominciano ad uscire le note dell'originale su cui provare a mente. Tommasi, Massimo Neri, Zebina, Siviglia e Cafu seguono a mente sul foglio del testo.

Capello da una parte sembra invece studiare con attenzione maggiore. Un fotografo coglie il momento e gli scatta alcune foto di fianco. Un po' spostato dietro. È davvero singolare la concentrazione che mette nel canticchiare sottovoce mano mano che la canzone procede. Il fonico confida ad un amico che ha la netta sensazione di avere a che fare con persone di famiglia. Persone che vede quasi tutti i giorni. Con la piccola differenza che sono persone che non lo conoscono. Ma questa è la TV, non è il calcio. Anche questo pomeriggio è musica e non è calcio ma almeno stavolta loro sono qui e quello che si può vedere non è un'immagine. Per questo forse lascio nello zainetto la macchina fotografica, per non trasformare in immagine anche questa occasione. Tempestilli chiama al telefono Batistuta. Non verrà, per cui non appena il trambusto superiore al normale che giunge da fuori annuncia l'arrivo di Totti si capisce che è tutto pronto per la registrazione. Sette o otto prove corali durante le quali il capitano scherza spesso, specialmente sul fatto che solo su "Imagine all the people" tutti tirano fuori la voce. Capello trova il tempo per mettere in riga anche un gruppo di bambini assiepati nella prima fila di poltroncine e di riportare il gruppo al lavoro tra una prova e l'altra. Su tutti risaltano tre voci: Zebina, Siviglia e Massimo Neri, che infatti vengono invitati a fermarsi per registrare le voci soliste. Con loro si ferma anche Tommasi. Al piano superiore Ligabue sta facendo i doppiaggi del suo nuovo film. Attratto dal trambusto sulla strada si è informato, e manda il suo manager a dire che gli piacerebbe conoscere il mediano che insieme ad Oriali aveva ispirato una delle sue ultime canzoni. In questa seconda fase Zebina lascia di stucco e distanzia gli altri due. La sua voce viaggia davvero fluida. Siamo alle solite, il soul ha sempre la pelle nera.

 

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