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L'onda anomala      di Kammamuri

"Dammi i treppunti non chiedermi ggnente dimmechè hai bbisoggno di me…". Gecko è letteralmente impazzito. Cammina ondeggiando abbracciato a Fausto e canta a squarciagola un po' rauco e un po' soffuso. Chissà perché ogni volta che canta un qualche coro dello stadio ovatta la voce. Come se dovesse ricostruire l'effetto delle migliaia di voci dalle quali sei abituato a sentire quei canti. Il risultato però è che gli viene una voce ancora più assurda del solito, ma lui non lo vuole capire. Sono rimasto un po' indietro perché due pensieri mi assillano la mente mentre sto per attraversare il ponte Milvio. Due pensieri che corrono paralleli. Diversi ma ugualmente ossessivi. Indipendenti ma accomunati dalla stessa impossibilità ad essere risolti qui ed ora. Con tutto che è proprio qui e proprio ora che ci sto combattendo. Cercare di capire come andrà a finire il rapporto con Ninetta una volta che si è incanalato sul sentiero dell'amicizia pericolosa è impossibile quanto cercare di capire se sei punti di vantaggio prima della sosta natalizia bastino o meno a vincere lo scudo. Saltare la catena che si trova proprio all'inizio del ponte è talmente facile che mi fa venire quasi rabbia. Fossero come questa catena tutti i problemi, tutti i pensieri che ci assillano. Fa un freddo cane e stasera mi tocca pure mangiare da solo. Già, e non c'è niente di peggio in questi casi. Se hai un problema, pure piccolo, evita in ogni modo di mangiare da solo. Io di problemi ne ho due, non sono neppure piccoli e dopo questo Roma-Juve mi appresto a combatterli frontalmente di fronte ad un piatto di pasta alla Kammamuri. La ricetta? Sale nell'acqua o troppo o troppo poco, scoli, metti nel piatto e aggiungi un po' d'olio a crudo. Choccante, lo so. Ma di meglio proprio non riesco a fare. Di Ninetta, Fausto e Gecko non sanno niente. In particolare Gecko lo temo. Conoscendola da prima potrebbe dirmi qualcosa che magari mi fa girare le palle. Per questo motivo quando la portai allo stadio dissi che ci volevo provare ma che ero ancora a carissimo amico. Poi il giorno dopo niente. Muto come un pesce, sebbene una delle cose più piacevoli sia raccontare agli amici quando una serata si mette così bene. Non per vantarsi, solo per l'esigenza di condividere le cose belle. O forse un po' anche per vantarsi. Potrei dirglielo ora. Con l'umidità del Tevere a fare da sfondo e il lastricato del ponte a fare da palco. Potrebbe essere un'idea, ma sono sicuro che poi Fausto, col suo solito vizio di tagliare i concetti con l'accetta, mi chiederebbe se ci sto insieme o no. E che gli dico allora? Che non lo so. Che non l'ho capito? Che dobbiamo ancora decidere? Mi sa che con loro è meglio affrontare l'altro di problema. Tanto già stanno facendo i conti sui possibili risultati dell'Atalanta. Accelero il passo perché nel frattempo sono rimasto ancora più indietro ma prima li chiamo per dirgli di aspettarmi. Gecko si gira e con la voce postpartita urla "Dai che stamo 'n fuga". L'ha letto su uno stendardo che scorrazzava in Montemario il giorno del derby. Proprio al confine con la sud. Li raggiungo a metà del ponte. Sulla destra tra gli alberi si vede ancora un bel pezzo di Olimpico illuminato, che in alcuni momenti addirittura riflette anche sull'acqua del fiume. Con questo buio e questo freddo riesce anche a mettere paura. Nel raggiungerli li osservo bene da dietro. A guardarli così fomentati si potrebbe pensare che la Roma ha vinto qualcosa. Io invece sono un po' più dubbioso e so che sulla questione dei sei punti ci divideremo nel giudizio. Con tutto che qualche ora prima avrei firmato per il pareggio mentre loro, Gecko specialmente, avrebbe voluto lasciare in campo solo brandelli di maglie bianconere. Anzi ormai grigie, e di un grigio veramente orribile. Ormai con questo cazzo di merchandising stanno veramente esagerando. La maglia è una sola porca miseria. Se poi giochi con una squadra con la maglia simile usi la seconda, punto e basta. Non questo schifo assurdo. Ma dico l'avete vista la maglia della Juve? Vabbè... lasciamo perdere che questo esula dai confini della narrativa e torniamo su quel ponte che almeno sono centinaia di anni che è più o meno uguale a se stesso. Almeno lui. E con lui tutti noi che lo attraversiamo da anni dopo aver parcheggiato dall'altra parte del fiume. "Stamo 'n fuga… nun ce ripijano più…". Ecco fatto, mi pare evidente che per lui sei punti prima della sosta natalizia siano un vantaggio sufficientemente congruo. Cerco di fargli capire che il cammino è ancora lungo ma in fondo su una cosa Gecko ha ragione. Questa squadra qualcosa già ce l'ha fatta vincere ed è la possibilità di gioire in pace, di liberare l'estro nella presa per il culo, nell'abbandonare ogni freno inibitorio innanzi al sogno della vittoria. Se ci pensate bene c'è stata più gioia condivisa dopo il derby di quest'anno che dopo lo scudetto della Lazio. Voglio dire che pure questa benedetta vittoria è pur sempre un concetto relativo, perché agganciata all'esistenza di un traguardo. E il traguardo dipende dove lo metti. Fausto già stranisce. Non è che non vedo la differenza tra gioire a dicembre o a maggio, lo so anche io che i conti si fanno alla fine però intanto sto bene così. E non è poco. Non sono così pazzo da pensare che il mio traguardo è adesso ma intanto sto bene così. Fausto dice che è presto. Che ora come ora è assurdo sia pensare che sei punti possano rappresentare la base di una fuga duratura, sia pensare che sono pochi e che prima o poi qualcuno ce li rosicchierà. Per lui almeno fino a marzo bisogna campare alla giornata. Cercando di fare il meglio possibile e poi, solo allora cominciare a fare i conti. "Aho… stamo 'n fuga…" gli ripete in faccia Gecko urlando. Alla fine è solo una questione oziosa. Come ogni necessaria classificazione. Chissà perché già prima della sosta natalizia si senta la necessità di capire se sei punti bastano o meno. Come se non bastasse l'euforia e la gioia che questa situazione garantisce. A prescindere da come andrà a finire. Come l'esigenza di capire se con Ninetta è una amicizia che cammina sul filo del rasoio e che ogni tanto scivola tra le pieghe delle lenzuola, oppure se è l'inizio di una storia d'amore. Forse Fausto, che ha una sicurezza per ogni mio dubbio, può aiutarmi e allora gli chiedo se secondo lui così come prima di marzo bisogna prendere quello che viene senza troppi conti, io con Ninetta quanto devo aspettare prima di capire che piega prenderà la storia. Gecko scruta incuriosito e proprio nel momento in cui ci fermiamo di fronte al semaforo in attesa che un vigile ci faccia passare mi chiede: "Ma c'hai scopato sì o no?". Ecco, avrei fatto meglio a parlare prima a quattro occhi con Fausto che taglierà pure i concetti con l'accetta ma almeno è un po' più delicato nell'esprimersi. "Che c'entra questo?" gli rispondo, e lui ridendo a squarciagola ribatte: "Se dici che c'entra vuol dire che non c'hai scopato...". A questo punto qualsiasi cosa che potrei dire risulterebbe superflua, oppure detta per giustificarmi o chissà cosa. Fortunatamente Fausto capisce il momento e prende in mano la situazione. Secondo lui nei primi tre mesi un rapporto è talmente delicato che è assurdo farsi troppe attese sul suo futuro. Sia che lo consideri un rapporto strutturato fin dal primo approccio per poi arrivare a vederlo spegnersi dopo pochi mesi, sia che invece in quei pochi mesi lo consideri una semplice amicizia pericolosa cambia ben poco. È solo una questione di punti di vista. Quando stai dietro e insegui sei punti di svantaggio ti sembrano una voragine. Poi quando capita a te di averli si trasformano in un quasi niente. A settembre chi di noi non avrebbe dato tutto per avere questa classifica? Allo stesso modo a settembre avrei dato tutto per poter avere il problema di capire come andrà con Ninetta. E ora? Invece di godermi questo momento dovrei rimanere vittima del timore di perdere quello che c'è? Decisamente non ne vale la pena. Il vigile ci fa cenno di muoverci e una frotta di gente si riversa dal marciapiede sulla strada. Chi si abbraccia, chi tira dritto, Gecko che continua ad urlare "Aho… stamo 'n fuga…" a chiunque gli capiti attorno. E poi Fausto, che facendomi l'occhiolino mi suggerisce di chiamarla proprio ora. Ma sì. Chissenefrega se stiamo insieme o no. Se ci esco stasera è più facile che ci possa uscire pure a maggio. Semplice. Come la classifica della Roma. Per vincere lo scudo meglio stare sei sopra a Natale. Poi vediamo quello che succede ma intanto per ora chiamo Ninetta. Ci esco. Ci parlo trecentosettantaquindici ore di fila e poi le canto nell'orecchio "Dammi trebbaci non chiedermi ggnente dimmechè hai bbisoggno di me…". Mentre entro in macchina ci sono sempre due pensieri che mi riempiono la testa. La Roma e Ninetta. Anzi, ce ne sta pure un terzo. Guarda un po' se quest'anno prima di natale non mi trovo in fuga con l'una e con l'altra.

 

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