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DIECI TARTARUGHE SPIAGGIATE IN CALABRIA (dal sito web WWF)
L'emergenza tartarughe marine non è solo estiva. Secondo i dati raccolti dal responsabile del Progetto "Caretta caretta" del WWF, Giuseppe Paolillo, negli ultimi giorni dell'anno ben dieci esemplari di tartaruga marina sono stati rinvenuti in Calabria, tutti sul versante tirrenico. Di questi, sei sono stati ritrovati con grossi ami da pesca in gola, ma per fortuna ancora vivi, mentre per altri quattro non c'era più nulla da fare. Il picco degli spiaggiamenti si è verificato dopo la forte mareggiata degli ultimi giorni dell'anno, con tre individui di piccole dimensioni rinvenuti in due giorni nel Golfo di Sant'Eufemia, che risulta la zona più interessata al fenomeno (sei casi su dieci). Gli ultimi casi in ordine di tempo sono due piccole "Caretta" salvate sul litorale di Vibo Valentia. Si tratta in generale di individui molto giovani, tranne l'esemplare rinvenuto, purtroppo ormai morto, sugli scogli di "Chianalea" di Scilla lo scorso 4 gennaio, e il cui carapace era lungo circa 80 cm.
Per le operazioni di soccorso si sono mobilitati in molti, da singoli pescatori, agli attivisti del WWF di Villa San Giovanni e Reggio, fino ai Comandi della Guardia di Finanza e della Capitaneria di Porto di Vibo Marina che hanno offerto la loro collaborazione per il ricovero temporaneo e il trasporto degli animali feriti presso il Centro Recupero Animali selvatici del WWF di Messina. Come sempre in questi casi, l'unione fa la forza! "Nel 2001 abbiamo battuto tutti i record, con 80 tartarughe recuperate e salvate, grazie anche al supporto dell'Acquario di Napoli e alla collaborazione di Guardia di Finanza e Capitanerie di Porto - dice Pino Paolillo, responsabile del Progetto "Caretta caretta" - Stiamo inoltre collaborando con l'Universita' della Calabria, Dipartimento di Ecologia, per accertare e monitorare i siti dei nidi. Ne abbiamo accertati tre dalla fine di luglio, tutti in provincia di Reggio Calabria".


SETTEMBRE 2001: le ultime novità
Un'estate davvero ricca di avvistamenti, questa. Di squali piccoli e grandi che, complici gli attacchi sulla costa della Florida, qui da noi hanno riempito le pagine dei giornali. Notizie trattate a volte con buonsenso. Il Corriere della Sera rassicura: "enormi ma innocui, si nutrono di plancton e non attaccano l'uomo", parlando dei tre squali elefante avvistati a Montalto di Castro a fine agosto - più spesso, purtroppo, con le solite esagerazioni. Sentite un po' Repubblica, -pochi giorni dopo: "Battuta allo squalo nel mare di Cagliari. Anche in Italia è l'estate della paura dei pescecani. Ieri il grande allarme e poi la cattura di una verdesca ferita". Per la cronaca, il mostro marino in questione era una verdesca di poco più di un metro, probabilmente ferita dalle eliche di un motoscafo, che si stava spiaggiando al Poetto. Nello stesso articolo Repubblica elargisce otto consigli sul cosa fare e cosa non fare se si incontra uno squalo. Li avete letti? "Se si incontra uno squalo in una grotta sottomarina, bisogna evitare di occuparne l'uscita. Se si viene morsi bisogna cercare di chiudere subito la ferita".
L'avvistamento più clamoroso è stato comunque quello di uno squalo bianco avvicinatosi a una barca di pescatori a Falconara il 30 luglio attirato da un tonno appena pescato. Nonostante i racconti esagerati, ci informa Marco Affronte della Fondazione Cetacea che ha visionato alcune fotografie, lo squalo non ha fatto altro che girare intorno alla barca (il tonno nel frattempo era stato issato) e poi se n'é andato non prima di essersi beccato due bastonate in testa dai pescatori.

Non di soli squali è popolato il Mediterraneo, comunque: stenelle e tursiopi hanno giocato con le prue di molte barche, le balenottere non si sono fatte attendere e notizie veramente super interessanti ci arrivano dai ricercatori. Sentite Sabina Airoldi, dell'Istituto Tehys: "Ho appena finito il matching delle foto del 2000 dei grampi del Mar Ligure e mi sono ritrovata un gruppone di oltre 70 esemplari con 17 femmine e relativi piccoli e giovani che non avevo mai avvistato prima (noi abbiamo circa 300 grampi che rivediamo di anno in anno dal 90 ad oggi) e che lo scorso anno a fine estate si è fatto vedere nel giro di tre giorni 2 volte nella nostra area di studio. Un gruppo probabilmente transiente che al suo interno aveva solo 2 femmine che avevamo avvistato in precedenza. Super interessante. Ora non vedo l'ora di vedere se il gruppone ha abbandonato l'area o se qualcuno è rimasto."

Barbara Mussi, di Studio Mare, ci racconta invece dei globicefali in ferie a Ventotene: "A partire dal 1995 abbiamo documentato la presenza stagionale al largo dell'isola di Ventotene di un gruppo stabile di globicefali, una specie rara in tutto il Mediterraneo. Allora il gruppo era formato da sei individui: tre maschi adulti (Cagliostro ~7m lunghezza, Santiago ~6,5 m e Enea ~6 m), una femmina adulta (Señora ~5,5 m), -una femmina giovane (Emma ~3 m; età stimata: 5 anni), e un individuo immaturo di sesso sconosciuto (Pan ~2,5 m; età stimata: 1-2 anni). Nel 1996 Enea è scomparso e non è stato più riavvistato: data la forte coesione sociale di questa specie è verosimile che Enea sia morto. Il branco segue un "pilota", il maschio di dimensioni maggiori, Cagliostro; è il "pilota" a guidare il gruppo negli spostamenti e a proteggerlo dalle intrusioni esterne: questo enorme maschio infatti è sempre in prima linea durante gli avvistamenti e si frappone tra noi ed il resto del suo gruppo a difesa delle femmine e dei giovani.
Gli avvistamenti sono avvenuti sempre in un tratto di mare molto ristretto (3 Kmq) principalmente tra le batimetriche dei 500 e dei 700 metri. Il monitoraggio di quest'area ha evidenziato la presenza di una piccolo canyon sottomarino da noi battezzato "Globibar".
Nel Giugno 1991 abbiamo avuto un nuovo nato nel gruppo. Precedenti studi di genetica su questa specie hanno rivelato che il gruppo contiene individui appartenenti alla stessa famiglia, in linea materna e che i maschi adulti non sono i genitori dei giovani che accompagnano. Le nostre osservazioni dirette evidenziano come Cagliostro, il maschio più grande (il "pilota") si sia preso costantemente cura del giovane Pan (ora di 5-6- anni), isolandolo dal resto del pod. D'altra parte, le due femmine ed l'altro maschio del gruppo proteggevano il neonato, in modo che fosse impossibile per i ricercatori avvicinarsi al piccolo a meno di 100 metri di distanza.
L'opportunità di svolgere osservazioni "in situ" su di un pod stabile in libertà di Globicefalo è quindi un occasione unica al mondo. Le crociere per studiare la struttura sociale, l'etologia, il comportamento e l'acustica di questa specie, organizzate da Studio Mare continuano in questo scampolo d'estate con partenze fino all'8 ottobre.

Ancora per quanto riguarda i cetacei, correte a guardare le foto subacquee del soccorso a un capodoglio ammagliato scattate da Alberto Romeo, uno dei più noti fotografi di mare italiani, al largo delle Eolie. Un'avventura di vent'anni fa, le foto sono interessantissime!

Da Linosa buone nuove per le tartarughe, tornate a deporre dopo tre anni di assenza. Lo segnala il sito CrashDive che racconta di due deposizioni sulla spiaggia della Pozzolana di Ponente, il 22 e il 30 luglio. Aldo, del Centro Sub Costiera Amalfitana, ci ha raccontato di aver recuperato una tartaruga vicino a riva e di averla consegnata a Napoli per la riabilitazione.
L'avvistamento più eclatante è infine quello di una foca monaca segnalata nell'area marina protetta del Sinis, zona occidentale della Sardegna. Giulia Mo, responsabile del Piano d'Azione Nazionale per la Foca Monaca dell'ICRAM, prossimamente ci racconterà di cosa si è trattato e delle sue conclusioni.

Eccoci qui, queste sono alcune delle segnalazioni che ci sono arrivate quest'estate. Non è tutto, ma siamo appena rientrati anche noi e alcuni dei nostri ricercatori sono ancora per mare. E' insomma un assaggino, tornate a trovarci.
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2001, UN ANNO DI SQUALI
Dopo l'ubriacatura di cetorini di questa primavera, a maggio siamo andati a fotografare un gruppo di squali plumbei in Turchia di cui ci avevano parlato Marcello La Bua e Harry Hausl: in questo periodo le femmine di C. plumbeus si radunano in una baia probabilmente per far nascere i piccoli.
Nuotare con loro per dieci giorni è stato emozionante, soprattutto perché dopo qualche giorno abbiamo imparato a riconoscere i diversi individui e a notare cose curiose: gli squali della baia erano tutte femmine (ad eccezione di un giovane maschio che si è fermato solo un paio di giorni); alcune gravide e altre che mostravano segni di morsi sul corpo e sulle pinne - forse i ricordi del loro accoppiamento?
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LA PRIMAVERA DEI CETORINI
Dopo la notizia, rilanciata da TV e giornali, della cattura di uno squalo elefante a Gallipoli, la primavera ha portato una serie incredibile di segnalazioni di cetorini in Adriatico: ben cinquanta! Insolita davvero è stata la frequenza, la durata degli avvistamenti (grazie probabilmente anche al tempo insolitamente mite prima di Pasqua) e il numero di esemplari visti assieme: cinque, sette, otto squali.
Si sono concentrati all'inizio nella zona di Ravenna e delle piattaforme (Marco Boscolo, uno dei nostri informatori, ha avuto la fortuna di osservare uno squalo elefante gironzolare attorno alla piattaforma Arianna... per una settimana!) per spostarsi poi a fine aprile verso l'Istria, come mostra questa foto in prima pagina sul Piccolo, il quotidiano di Trieste, del 25 aprile 2001 che ci ha inviato Franco Stener.
Nell'arco di un mese le segnalazioni sono diventate quasi giornaliere e ciò ha dato modo ai ricercatori di seguire la situazione direttamente in mare.
Numerose le segnalazioni che ci sono pervenute: Tiziano Pegorer si riconferma il più attento e solerte informatore della campagna raccontandoci, oltre che di un gran numero di avvistamenti e catture di squali volpe e verdesche, di due cetorini avvistati a fine marzo a Jesolo e ancora, a fine aprile, a Parenzo, in Croazia, cui si riferisce questa foto scattata da Fabio Pascoli della Scuola Immersioni Mestre.
Altre belle immagini ci giungono dal professore e appassionato velista Giampaolo Bianchi, che il 30 aprile ha incontrato tre cetorini a Pirano, di ritorno da una crociera in Istria: questa mostra lo squalo in virata.
La triste fine di una femmina di squalo elefante di 5 metri e mezzo, finita nelle reti di un pescatore a Porto Garibaldi, ha dato però modo ai ricercatori di confermare una loro supposizione: che sotto i sei metri di lunghezza, gli squali elefante sono ancora dei giovani immaturi. La femmina, che pesava circa dieci quintali, dovrebbe aver avuto circa sei anni d'età.

Arriva dalla Francia (ma sempre attraverso l'attentissimo Tiziano Pegorer) l'ultima notizia importante: un cetorino catturato a Nizza, zona dove la loro presenza è abbastanza insolita e seguita con grande interesse dai biologi.
Non male, come inizio anno!
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Viene da Bisceglie, in Puglia, questa foto scattata da Eugenio Paladino che ha ritrovato sei teste e pinne di capopiatto abbandonate sulla spiaggia. Probabilmente qualche pescatore ha tentato di renderli irriconoscibili per poterli vendere al mercato sotto qualche nome di fantasia. Niente paura: le carni del capopiatto (Hexanchus griseus) sono commestibilli.





Ancora una segnalazione di capopiatto dell'infaticabile Tiziano Pegorer: due piccoli esemplari di 90 e 50 kg, pescati davanti a Montecarlo.




IL COMMENTO DI SIMONA CLÒ, ricercatrice dell'Icram
Quest'anno si è registrato un avvenimento del tutto nuovo ed interessante per l'Adriatico; a partire dal 29 gennaio numerosi avvistamenti di squalo elefante sono stati segnalati da parte di Capitanerie di Porto, pescatori e in genere, da chi navigava in Adriatico.
In totale sono state raccolte più di 50 segnalazioni: i primi animali sono stati visti in Puglia, mentre gli ultimi, intorno ai primi di maggio, in Istria e Croazia anche se il maggior numero di avvistamenti sono stati registrati fra Ancona (dove si sono visti branchi di 7 individui) e Ravenna, (spesso intorno alle piattaforme).
Il cetorino, che raggiungendo i 10 metri di lunghezza è lo squalo più grande del Mediterraneo, fa parte degli squ-ali dell'Adriatico, ma la sua presenza era sempre stata considerata occasionale e sporadica. Questo grosso pesce si alimenta filtrando l'acqua e trattenendo con le branchiospine il plancton, come ho detto raggiunge notevoli dimensioni, ma esemplari di 3 metri, nonostante la mole, sono poco più che neonati ed intorno a 6 metri sono ancora dei giovani sessualmente immaturi.
Per cercare di spiegare questo eccezionale evento stiamo cercando di verificare se vi siano state variazioni parametriche nelle acque delle zone interessate che potrebbero giustificare questa presenza massiva; in poche parole si cerca se, in confronto agli anni passati, i parametri della temperatura, ossigeno, salinità, ma soprattutto produzione primaria sono variati in modo rilevante.
In caso di futuri avvistamenti ci siamo equipaggiati per marcare gli squali con piccole targhette che ci danno la possibilità di "contare" quanti squali sono effettivamente presenti in una determinata zona e, in caso di riavvistamenti, sapere dove si spostano.
Lo squalo elefante, Cetorhinus maximus, è considerato una specie in pericolo d'estinzione ed è stata inclusa in Annex 2 of the Barcelona Convention Protocol riguardante Specially Protected Areas and Biological Diversity in the Mediterranean.
Simona Clò
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LE ULTIME NOTIZIE DAL MONDO DELLA RICERCA
Sta per uscire UNO SQUALO PER AMICO NEWS, una nuova e interessantissima rivista curata da Irene Bianchi e Marco Affronte, due fra i più noti ricercatori italiani di elasmobranchi. Il periodico, trimestrale, propone una rassegna di articoli scientifici originali esposti con linguaggio chiaro, non troppo specialistico ma scientificamente corretto.
"Uno squalo per amico News" vuole insomma costruire un ponte fra ricercatori e pubblico appassionato: traducendo e riassumendo articoli scientifici di riviste specializzate, gli autori vogliono diffondere informazioni precise, raccontare le ricerche scientifiche in atto in tutto il mondo che svelano le particolarità biologiche di questi splendidi animali, la loro fisiologia e i segreti del loro comportamento.
"Uno squalo per amico" è un'associazione sammarinese fondata da persone con una grande passione per il mare e tutti i suoi abitanti: quelli "belli e simpatici" ma anche quelli brutti o "cattivi".
Oltre alla nuova rivista, l'Associazione partecipa a congressi scientifici illustralndo la propria attività, segue i progetti internazionali di ricerca sperimentale, organizza periodicamente corsi di biologia degli squali; al museo di Zoologia di Milano ha allestito la mostra "I predatori dalla fama perduta"; con la Stazione idrobiologica dell'Acquario Civico di Milano ha collaborato per lezioni, conferenze e mostre e infine, per la Fondazione Cetacea di Riccione ha organizzato le mostre "Squali, dalla parte dei cattivi" e " Tali e Squali".
Per informazioni chiamate lo 0549-907370, consultate il sito web http://www.unosqualoperamico.org o scrivete una email uspa@omniway.sm
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QUANDO GLI SQUALI CERCANO COMPAGNIA. Di Irene Bianchi
Molte specie di squali formano folti gruppi.
Per accoppiarsi? Per proteggersi a vicenda? Per cacciare?
Qual è il loro comportamento sociale? Come comunicano tra loro?
A volte sono stati osservati enormi raggruppamenti di squali (noti sono i gruppi di squali martello che si radunano nel Golfo della California). Anche chi si occupa di pesca sa che l'andamento delle catture sembra indicare una spiccata tendenza di molte specie di squali a radunarsi, almeno in certi periodi della loro vita, o in certe stagioni.
Allora ci chiediamo quanto sia comune, tra le moltissime specie di squali, questa "voglia di stare insieme". E soprattutto ci piacerebbe sapere PERCHE' gli squali stanno insieme.
I gruppi sono formati da adulti impegnati nel corteggiamento, da femmine adulte che partoriscono, o da giovani che cercano protezione dalla predazione? Oppure il banco ha un vantaggio idrodinamico nel nuoto? O nel catturare le prede?
A volte qualche etologo è riuscito a osservare direttamente i raggruppamenti, ma di solito l'ha fatto dal ponte di una nave o dal finestrino di un aereo, raramente sott'acqua, nell'habitat naturale degli squali. Ecco perché i "raduni" di squali, visti sott'acqua e senza che nessuno abbia fatto niente per attirarli, sono così interessanti.
Diversi studi scientifici descrivono i gruppi, e le ipotesi sulle motivazioni che spingono gli squali a radunarsi sono diverse. E' interessante dunque cercare di prendere nota anche di tutti i fattori che "circondano" i gruppi di squali. Per esempio: forse rispondono a fattori ecologici come ammassi di prede o correnti marine. In tal caso i gruppi dovrebbero restare uniti sinché restano in atto i fattori ecologici: se però, al calare della corrente o all'allontanarsi del gruppo di prede, gli squali restano ancora in gruppo, evidentemente c'è dell'altro.
Facile pensare che si tratti di "attrazione fatale" quando sulla pelle degli squali, e soprattutto delle femmine, si notano piccole cicatrici che fanno pensare ai morsi d'accoppiamento. Ma se, com'è accaduto in diversi casi, la maggior parte degli esemplari è troppo piccolo per essere sessualmente maturo, oppure se gli esemplari sono per lo più dello stesso sesso, questa ipotesi non sembra valida.
Già molti anni fa lo scienziato americano Stewart Springer disse che per molte specie, come per esempio lo squalo bruno, c'è segregazione sessuale, ossia i maschi trascorrono la maggior parte della vita in aree diverse da quelle popolate dalle femmine - e spesso dai neonati e dai giovani. (Il fenomeno del resto è noto anche per molti animali terrestri).
Ovviamente, se si riuscisse a osservare l'atto dell'accoppiamento, i dubbi svanirebbero, ma forse anche gli squali si allontanano dal gruppo quando devono "concludere".
Un'altra possibile spiegazione, per certi gruppi, potrebbe essere la reciproca difesa: raggruppandosi evitano la predazione. Per poter verificare questa ipotesi bisognerebbe poter confermare la presenza di grossi predatori negli habitat dove gli squali nuotano in banchi.
Altra possibile motivazione: il gruppo fornisce un vantaggio idrodinamico nel nuoto. Questo può essere valido soprattutto durante lunghi spostamenti, quando gli squali nuotano in modo polarizzato, ossia tutti con direzione parallela, mantenendo la stessa distanza reciproca e cambiando direzione tutti insieme.
In qualche caso potrebbe essere vero che, restando unito, il gruppo aumenta il successo predatorio tramite la cooperazione nel localizzare e catturare le prede, o nell'ammassarle.
Ma potrebbe anche essere un insieme di diversi fattori ciò che tiene uniti gli squali. Già negli anni '70 per esempio Donald Nelson e Richard Johnson, dell'Università di Stato della California, parlarono degli squali grigi di scogliera come di "gruppi sociali".
Per riuscire a dimostrare che gli squali non solo sono splendidamente attrezzati per localizzare e catturare la preda, ma anche che possiedono un ampio repertorio sociale di comportamenti che contribuiscono al loro successo evolutivo, è importante che tutti quelli che hanno la possibilità di osservare gruppi di squali in condizioni non disturbate osservino e riportino anche il maggior numero possibile di "informazioni accessorie."
Per saperne di più... uno degli articoli del primo numero di Uno squalo per amico - News è dedicato alle osservazioni subacquee fatte da A. Peter Klimley sui gruppi di squalo martello del Golfo di California.
Irene Bianchi
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