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STIPPONI
Denominazione: "Stipponi" nella Barbagia di Seulo e dintorni. |
E' l'antichissimo strumento del pastore, che troviamo nella mitologia di tutti i popoli. Viene costruito in tutta l'isola con tecniche diverse di costruzione, e quindi lo incontriamo in svariate misure. Il fara lo ritiene anteriore ad ogni civiltà storica. Il pastore sardo ne ha fatto un suo fedele compagno per rompere la monotonia della solitudine. E' costituito da un tubo di varia lunghezza e diametro, interrotto a due terzi circa della sua lunghezza da un nodo (oppure no), a seconda sempre della zona dell'isola dove viene costruito.
La parte superiore del tubo viene tagliata con una angolazione di circa 20°. Viene poi variamente turato nella parte superiore con un pezzo di sughero compatto, distanziato di alcuni millimetri dal labbro superiore della canna, in modo da lasciarne penetrare il fiato. A qualche centimetro dall'imboccatura, nella facciata anteriore, presenta un grosso foro rettangolare intagliato nella parte inferiore, come la canna dell'organo. Tutto questo insieme viene chiamato imboccatura a testa zeppata. Sempre sulla facciata anteriore, al di sotto del nodo, sono praticati 3-4 fori, mentre un ulteriore foro è aperto sulla facciata posteriore, con funzione di registro.
Denominazione: "Canna Sperrada" (canna spaccata) nella Barbagia di Seulo e dintorni, "Canna isperrada" nel Logudoro, "Zaccheredda" nel Campidano. |
Denominazione:" Arranedda" in Barbagia, "Rana" in Planargia, "Furriolu" a Santulussurgiu, "Furriadolza" nel Marghine, "Zirriola" in Gallura, "Strocci Arrana" in Campidano, "Raganella" in italiano (imita il gracidare delle rane).
Descrizione: Il congegno è costituito da un grosso tubo di canna, in due estremità del tubo con due incisioni longitudinali e parallele si asportano due stecchette della lunghezza di circa otto centimetri, creando così una conveniente apertura per l'inserimento di una ruota dentata di legno duro. Dal piede dell'apertura si escinde sul tubo, da una sola parte, una larga striscia a forma di ancia. La ruota di legno, precedentemente forata al centro, viene fissata al tubo mediante un asse, anch'essa di legno che funge sia da perno che da manico. Facendo perno con la mano sull'asse che fissa la ruota imprimendogli un senso rotatorio, si ottiene come risultato la rotazione del tubo e allo stesso tempo, tramite la ruota dentata, di sollevare a intervalli regolari l'ancia libera facendola scattare. Il congegno può essere costruito anche ad ancia doppia.
Denominazione: "Mesu nuggi" in Ogliastra, "Mesu nuxi" in Barbagia.
Descrizione: E' costituito da una metà di guscio di noce, da cui viene asportata la polpa e tagliata una piccola parte di guscio in un'estremità. Vengono praticati poi due piccoli fori per il passaggio di un filo di cotone, abbastanza resistente, che viene successivamente annodato in modo tale che le due estremità della noce vengano tenute insieme. Si prepara poi una piccola striscia di canna della lunghezza di circa 7 cm, cioè leggermente più lunga della noce. La stessa va inserita tra i due fili precedentemente annodati nella noce e, cercando poi con delicatezza di attorcigliare i fili tra loro, in modo tale che si crei una sorta di molla con la quale la stecca di canna, precedentemente citata, vada a sbattere, se sollecitata, al guscio di noce.
Uso: Viene prevalentemente usata dai bambini per giocare.
Denominazione: "Matracca o Tauleddas" in Barbagia di Seulo e dintorni, "Zacculittas" a Santulussurgiu, "Taubeddas" nella media Valle del Tirso, "Lumatutino" in Gallura. |
Denominazione: "Triangulu" (triangolo)
Descrizione: Consiste in un asta d'acciaio tonda, grossa circa un dito, ripiegata in forma di triangolo equilatero con un angolo aperto, per consentire all'asta di vibrare liberamente.
Uso: Questo strumentino viene tenuto verticalmente con una mano sospeso da uno spago o da un cerchietto di ferro e da una bacchetta di ferro, che battendola sopra, vibra e provoca un rumore. Questo strumento serve per accompagnare le musiche e le danze sarde. "Su triangulu" non viene accennato da nessuno scrittore neppure nel secolo scorso.
Diffusione: Fin dal 1400 in Italia era già conosciuto, e in Sardegna si presume che abbia fatto la sua comparsa nel secolo XVI, e così si diffuse in tutta l'isola. E' ancora presente a Oliena, Gavoi, Maracalagonis. Ma è diffuso anche in altre zone tipo la Barbagia Iglesiente, Monteferru, Maraghine e Brigadu.
Denominazione: "Matracconi- Matracca" in Barbagia di Seulo e dintorni, "Taccula" nella Sardegna Centro-settentrionale, "Mitraccula" nella Planargia, "Strocculas" nella Sardegna Meridionale. Il nome "Matracca" ci proviene dagli Spagnoli, che a loro volta raccolsero la parola dagli Arabi. |
Denominazione: "Furrianuggi" in Ogliastra, "Giranuxi" in Barbagia", "Fusu de nuxi" nel Campidano, "Furrianughe" nel Canales, "Furriottu" in altre zone. |
Denominazione: Viene chiamata in tutta l'isola "Flautu' e canna".
Descrizione: Per costruire questo strumento ci vuole un tubo di canna stagionata, una foglia o una membrana di intestino di bue, o un pezzo di carta velina. Dal tubo di canna si esporta il nodo creando un tubo risonatore, mentre l'altra estremità rimane chiusa dal nodo naturale. Il tubo presenta un solo foro rettangolare a pochi cm dell'estremità chiusa dal nodo naturale. L'estremità libera del nodo viene poi chiusa con una foglia, o con una membrana di intestino oppure da carta velina, legandola alla canna con qualche giro di spago. Il suono viene prodotto dal fiato, cioè dalla voce del suonatore che canta il motivo a fior di labbra appoggiandole nel foro. Quindi anzichè strumento potrebbe essere chiamato modificatore della voce umana.
Uso: Veniva usato in varie circostanze, ma soprattutto come passatempo.
Dimensioni: Lunghezza cm 23, diametro cm 2,2
Denominazione: "Canna Furistera" (Canna forestiera-esotica o importata) (Bambusa Aurdinacea)
Descrizione: Il nome di questo strumento deriva dal ritrovamento, lungo le spiagge, da cui la denominazione di Canna Furistera o Esotica. La Canna Furistera è un pezzo di canna di Bambù, da una estremità è chiusa da un nodo e dall'altra è libera. Da una parte poi vengono scavate delle tacche trasversali rispetto alla lunghezza. Sfregando la superficie con un pezzo di canna appiattita, si ottiene un suono simile a quello del "Lero lero moderno".
Uso: Questo strumento veniva usato per accompagnare danze sarde.
Dimensioni: Canna: lunghezza cm 35; diametro cm 4
Denti: in numero di 50, distanti mm 5
Stecca: lunghezza cm 22, larghezza cm 1,5.