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Luis Barragan
Lo spazio d'acqua.

La fama di Luis Barragan si afferma a partire dal 1976, dopo la mostra al Moma di New York curata da Emilio Ambasz, mentre per altri già celebrati idoli dell’architettura moderna era già iniziato un crepuscolo, sotto forma di revisione critica generale se non proprio personale. Ma nel 1980, anno in cui riceve il Pritzker Prize – il “Nobel” dell’architettura- è ancora poco conosciuto tanto che, un’autorevole rivista presentando la casa Gilardi, non si sottrae ad un equivoco, affermando che lui, “uno dei “grandi” dell’architettura ha prodotto ben poco”. Tuttavia si tratta di una mezza svista. Perché la massa del lavoro “oscuro” della sua lunga vita, iniziata nel 1902 a Guadalajara, è come un solitario pellegrinaggio purificatore all’incessante ricerca di Minguilla, “la fanciulla che in Jardins Enchantés di Ferdinand Bac –suo primo spirito guida- è la personificazione del bello”.
Ogni opera anteriore a quella manciata di sfolgoranti architetture della maturità, costruite tra il 1954 e il 1983, sulle quali prospera l’improvviso interesse internazionale, è una stazione della sua segreta via crucis: il sacrificio espiatorio che la Bellezza pretende prima della rivelazione. I tempi e i modi dell’evoluzione dell’intero ciclo della “santa missione” dell’architetto messicano, scomparso a ottantasei anni, ne sono la prova più convincente. La complessa vicenda viene analizzata con stringente efficacia nella bella e riccamente illustrata monografia Luis Barragan 1902-1988, edita da Electa.
Quello di Barragan è un itinerario che partito dalla periferia della modernità si conclude nel cuore autenticamente fecondo e palpitante della contemporaneità. Nel senso che questa nostra presente contemporaneità dell’architettura, senza Barragan perderebbe una parte essenziale ed originale della sua sintassi.
Così le prove dei primi lavori nella città natale, tra il 1927 e il ’34, -ecletticamente in bilico tra una “mediterraneità” necessariamente tra virgolette e la tradizione locale- e la fugace adesione problematica all’International Style, nel periodo che va dal 1936 al’39, nelle costruzioni di Città del Messico, disseminano fermenti per la successiva produzione e la definitiva maturazione. Il lievito, delle esperienze e degli incontri, coverà per anni sotto la coltre dell’attivismo professionale, dell’amara vicenda del Pedregal, dell’esilio meditativo nel progetto di giardini, fino alla decisiva svolta della cappella delle Cappuccine Sacramentarie a Tlalpan. Da qui in poi i vari elementi della sua poetica che nel frattempo si erano rivelati singolarmente e in modo sparso, liberati dall’obbligo della rappresentazione, convergeranno in una nuova, originale sintesi creativa.
Le vaste superfici dei muri colorati, che caratterizzeranno l’architettura di Barragan sono in realtà schermi luminosi che eludendo il senso e la sostanza fisica della materia, rinviano a sensazioni, più che a significati, profonde, misteriose ed incantate che stanno oltre le apparenze concrete. Le vibrazioni senza peso e spessore dei colori non definiscono i confini dello spazio fisico, ma fissano i limiti instabili ,da i contorni sfumati, della percezione metafisica. Come, con effetti enigmaticamente più vaghi fanno le superfici del vetro e dell’acqua. Colore, vetro e acqua sono per Barragan piani complementari di uno spazio, che rimanda sempre e comunque ad una dimensione interiore, in cui la luce origine di ogni cosa possa compiere nel silenzio il miracolo rivelatore della magia della bellezza.
Attraverso passaggi chiave come la sua casa-studio, la casa Gàlvez, i “muri” e le fontane di Las Arboledas, la Fuente de los Amantes, la corte dei cavalli di casa Egerstrom, Barragan giunge al testamento della sala da pranzo nella piscina di casa Gilardi dove, nell’attimo in cui un fascio di luce solare scende da un’invisibile varco del tetto, illumina la grana colorata delle superfici che compongono lo spazio e penetra il piano liquido ed immobile della vasca, si svelano in sintesi i pochi, semplici, segreti del suo fare.

Antonio Cacciola
6-6-2002.
Testo riveduto, corretto e ampliato.
Dal testo originario in La Sicilia 3-6-96.
Barragan Casa Folke Egerstrom
Casa Folke Egerstrom. Corte dei cavalli. 1966-68
Casa Barragan
Casa Barragan. Studiolo. Vetrata sul Giardino. 1947-48
Barragan Corridoio casa Gilardi
Casa Gilardi. Corridoio verso la sala da pranzo-piscina. 1975-77
Barragan Piscina casa Gilardi
Casa Gilardi. La piscina. 1975-77

I libri
Antonio Riggen Martínez - Luis Barragan. 1902-1988 - 1988, Electa
VAI ALLA BIBLIOTECA DI ARCHITETTURA AMICA
Armando Salas Portugal, Ernest H. Brooks - Armando Salas Portugal Photographs of the Architecture of Luis Barragan - 1992, Rizzoli Intl Pubns
Keith L. Eggener - Luis Barragan's Gardens of El Pedregal - 2001, Princeton Architectural Press



Sul web
http://www.pritzkerprize.com/barragan.htm
http://www.mexconnect.com/mex_/feature/barragan1.html
http://www.arcspace.com/architects/barragan/
http://www.design.lsu.edu/sharky/webpage.htm
http://www.archidose.org/Jul00/070300.html#anchorTop
http://www.arquitecturavisual.com/arquitecto.php?codigo=4


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