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Paul Iribe, Vaslav
Nijinsky in "Chopiniana", 1910
tavola accompagnata dal verso di Jean Cocteau: "Des fleurs qu'on ne voit pas pour
courir après elles" |
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Jean Cocteau,
Diaghilev e Nijinsky, disegno 1912 |
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Oskar Kokoschka,
ritratto di Vaslav Nijinsky, 1912 |
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Numerosi sono gli artisti che
hanno reso un tributo al giovane talento che, in soli dieci anni di brillante carriera, si
è guadagnato un nome tra i più illustri della danza.
- Lepape, Iribe, Cocteau, Kokoschka
- Tourbridge, Gross, Kainer,
Rodin, Blanche
- Barbier, Tigre, Gontcharova,
Larionov, Serov, Bakst, Maillol
Lepape, Iribe, Cocteau, Kokoschka
1912: Nijinsky è al centro della scena parigina con
"L'Après-midi d'un Faune".
Alla prima del balletto il pubblico si divide, scandalizzato non tanto o non solo dalla
modernità della coreografia, quanto dall'oscenità del finale nel quale il Fauno si
masturba raggiungendo l'orgasmo.
L'Aprés-midi d'un Faune diviene un caso: pieni al botteghino, polemiche salottiere,
recensioni giornalistiche sostanzialmente favorevoli (con un'unica importante eccezione).
Nel 1912 Nijinsky viene letteralmente assalito da pittori
e disegnatori affascinati dal suo genio artistico: il viso tartaro e la sviluppatissima
muscolatura degli arti inferiori divengono oggetto di stilizzazioni e caricature.
Si vedano a proposito i guazzi di George LEPAPE (famoso disegnatore di
moda), che tra il 1910 e il 1911 ritrae Nijinsky come Schiavo d'oro in "Shéhérazade", in "Petruska", e ne "Les Orientales".
Le prime opere che hanno come soggetto Nijinsky risalgono
al suo ingresso nei Ballets Russes: nello
stesso 1910 Paul IRIBE (grande
ammiratore del ventunenne ballerino), pubblica a Parigi il primo album a lui consacrato:
sei disegni in bianco e nero (tre dedicati a 'Shéhérazade',
uno a 'Les Sylphides' e uno a 'L'oiseau d'or') vagamente ispirati allo
stile di Aubrey Beardsley e accompagnati da sei versi di Jean Cocteau.
Jean COCTEAU
entra a fra parte del ristretto circolo dei Ballets Russes lavorando come librettista e
scenografo.
È amico di Nijinsky, e presto diventa un osservatore ravvicinato della vita della
compagnia.
A lui risale un gran numero di disegni che mostrano Nijinsky sulla scena, dietro le quinte
o in compagnia del suo impresario e direttore artistico Diaghilev.
"Nijinsky era di taglia al di sotto della media. (
) Il suo viso, di tipo
mongolo, era collegato al corpo da un collo molto alto e molto largo. I muscoli delle sue
cosce e quelli dei suoi polpacci tendevano la stoffa dei pantaloni e gli conferivano
un'aria come se avesse le gambe arcate all'indietro. Le sue dita erano corte e come
troncate alle falangi. Insomma non si sarebbe mai potuto credere che questa piccola
scimmia dai capelli radi, vestito con un soprabito scampanato, con in testa un cappello in
equilibrio sul cocuzzolo, potesse essere l'idolo del pubblico.
Tuttavia non a caso egli era così. In scena (
) la sua statura si allungava
(
), le mani diventavano il fogliame dei suoi gesti, quanto al suo viso,
risplendeva". (J. Cocteau, "La difficulté d'etre").
Molti contemporanei restavano colpiti dalla discrasia tra
l'immagine evocata da Nijinsky sulla scena, prodigiosamente aerea, e quella piccola e
tarchiata che restituiva la vita di tutti i giorni.
Scrive Oskar KOKOSCHKA che la
muscolatura possente di Nijinsky da sola "non spiegava l'essenza nascosta del suo
essere, non spiegava il segreto che rendeva possibile questo essere umano liberato dalla
gravità che io avevo visto all'opera". E aggiunge: "Il suo viso era ancora
quello di un bambino, anche il suo torso era delicato, come quello di un efebo. Feci
cadere di proposito la mia salvietta e toccai la sua coscia. Avrei dovuto sospettare che
era di un centauro e non di un essere umano. Aveva una muscolatura di acciaio!".
E infatti "le recensioni erano colme di fantasiose immagini che paragonavano Nijinsky
a una pantera, a una lince, a una tigre. Aveva conquistato il pubblico in modo viscerale,
con l'immaginazione e il subconscio" (G. Smakov).
Sono notazioni che attestano la qualità attrattiva del potenziale di Nijinsky, nutrito di
un virtuosismo impeccabile e di una forza espressiva straordinaria.
Nel 1909 questo giovane talento manda in visibilio la platea parigina, debuttando allo
Chatelet come Schiavo Bianco ne "Le Pavillon
d'Armide" e come Schiavo Nero in "Notti egiziane" (poi "Cleopatra"). Due ruoli che
Nijinsky caricava di forte ambivalenza sessuale. Secondo Elizaveta Timeh, attrice famosa,
colpiva il fatto che "in nessun modo aveva un aspetto effeminato. Al contrario il suo
corpo robusto dal collo possente e dalle gambe muscolose faceva pensare ad una potenza
sessuale che nella vita di tutti i giorni si mormorava non avesse" (G. Smakov).
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