San
Giovanni Rotondo si presume sia stata fondata nel sec. XI
dai profughi di Castel Pirgiano e di altri borghi limitrofi,
oggi praticamente scomparsi. Federico II la sottrasse al vassallaggio
dell'Abbazia di San Giovanni in Lamis (oggi Convento di San
Matteo). La fece cingere da mura e 15 torri (oggi ne restano
solo due inserite nel tessuto urbano). Gli Angioini e gli
Aragonesi la saccheggiarono e la incendiarono. Il Cinquecento
fu un periodo di relativa calma, soprattutto dopo che la città
passò al Regno di Napoli ad eccezione dell'attacco dei Francesi
all'inizio del secolo. Nel Seicento, sotto il dominio di alcune
famiglie (dai Guevara ai Cavaniglia), la popolazione di San
Giovanni affrontò gravi calamità: il terremoto del 1627 e
la peste del 1656. Il Settecento fu il secolo della rinascita.
Furono completate opere iniziate in epoche precedenti e se
ne costruirono altre; furono allargate le strade e si eressero
case. Con la legge napoleonica (1809), che decretava la soppressione
degli ordini monastici, sia il Convento di San Francesco che
il Convento dei Cappuccini vennero abbandonati dai frati e
spogliati delle loro opere d'arte. Nel 1837 ci fu anche il
colera e nel 1864 l'alluvione; l'invasione delle cavallette
rosse nel 1871, il terremoto del 1875 ed il furto di tutti
i preziosi conservati nella Chiesa Madre nel 1883 misero
più volte in ginocchio gli abitanti di San Giovanni. Ma nel
1916, nell'antico Convento dei Cappuccini, venne per ritemprarsi
il Frate di Pietrelcina, che con il suo operato rese San Giovanni
Rotondo la fiorente ed operosa cittadina dei nostri giorni.
All'interno del moderno Santuario è collocata la tomba di
Padre Pio, visitata ogni anno da milioni di persone provenienti
da tutto il mondo. Significativa e di grande effetto scenico
e prospettico è la grande Via Crucis con alla base la statua
in
bronzo del Frate dalle stimmate, realizzata dall'artista Francesco
Messina.
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