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DURI
A MORIRE:
PEARL JAM "LIVE-ON TWO LEGS"
SONY MUSIC
Abbiamo tra le mani una delle migliori uscite di questo '98, "On Two
Legs", la prima uscita dei Pearl Jam formato live (se MTV non custodisse
cosi' gelosamente l'Unplugged).
Dato il forfait del batterista di ruolo (causa infortunio) Dave Abruzzese,
l'incombente incarico e' stato affidato all'ex Soundgarden Matt Cameron,
e mai scelta fu piu' azzeccata; infatti l'ex componente della band di Chis
Cornell interpreta benissimo il ruolo, suonando davvero divinamente.
Qualunque vero fan dei Pearl Jam, solamente scorrendo i titoli prova
un brivido, fremendo per lo spettacolo che lo attende (attese che non saranno
deluse).
Si parte con la stupenda "Corduroy" farcita da un piccolo assolo di
Mc Cready alla chitarra, che non guasta mai.
Si continua con la pacata e sognante "Given To Fly" (al centro di numerose
discussioni per la palese "somiglianza" con la zeppeliana "Going To California")
per arrivare alla trascinante "Hail Hail";
non c'e' il tempo per tirare il fiato che subito si torna in pista
con "Daughter", uno
dei maggiori successi del quintetto, dilatata all'inverosimile.
Si continua con "Elderly woman behind the counter in small town" (quasi
uno scioglilingua), in cui Ed Vedder si conferma in formissima in certi
acuti; quindi "Untitled" (quasi anonima direi) e "MFC", uno dei pochi pezzi
che si salva dalla semidelusione di Yeld, l'ultima uscita della band di
Seattle.
Se fino a qui non vi siete convinti della bonta' dell'album, preparatevi
a un trittico da paura: "Go", "Red Mosquito" e "Even Flow": la prima e'
un autentico manifesto dei bei tempi del "grunge" (se si e' mai riusciti
a capire cosa fosse veramente), la seconda e' presentata in un'intrigante
versione molto distorta, mentre la terza (a mio avviso una delle piu' belle
canzoni dei Pearl Jam; scusate, ma al cuore non si comanda!) sembra che
esca direttamente dalle viscere di Vedder per quanto e' roca e raschiata.
Dopo un simile assalto era necessaria una pausa, (attenzione, solamente
per quanto riguarda i ritmi, non per l'emotivita'!), e cosi' e' "Off He
Goes".
Il disco scivola via senza altri sussulti, eccezion fatta per "Do The
Evoluztion", con la melensa "Nothing Man", "Black" e la conclusiva "F*ckin".
Bisognava dare una svolta dopo Yeld, che e' un ibrido tra grunge, pop
e rock, e ne abbiamo avuto la dimostrazione con questo live, che proietta
la band in una dimensione puramente rock, abbandonando i lidi ormai battuti
dal grunge.
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