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Il
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NOTTURNO:
Il fuoco è alto, possente, distruttore. Illumina con i suoi terribili
bagliori la campagna e i boschi circostanti. E' il medioevo, o giù
di lì. Per i campi si spande una macchia informe di persone terrorizzate.
Urlano, fuggono, piangono, incespicano, disordinati, caotici, bestiali.
Donne di mezza età si riversano fuori da miserabili casupole ormai
preda del fuoco, goffe nei loro lunghi vestiti, vaneggiando antiche preghiere
e scappando senza meta. Forse non vi è abbastanza acqua, ma non
ha importanza, nessuno farebbe comunque null'altro che fuggire. Tutti hanno
capito che quella è la fine del mondo. Perlomeno, del loro.
Nessuno lo aiuta, eppure sperava di non essere lasciato solo. Lui tenta,
folle, di arginare le fiamme, di salvarlo, il suo mondo. Non viene neppure
deriso, nessuno è in vena di battutacce. Semplicemente, senza una
parola, lo abbandonano. Finchè il fuoco non avvolge anche lui, ennesima
torcia rossa nella campagna luminosa.
Questo è il punto in cui, in genere, il suo delirio sfuma. Questo
è il punto in cui urla. Poi, la metropoli e la notte tornano quelli
di sempre. Ogni notte, lo stesso delirio.
Nessuno sa da quanto tempo si aggiri, solo, tra le tenebre e i vicoli
della grande città. Pochi sono quelli che lo vedono più di
un paio di volte, nella loro vita. Tutti sanno che c'è. Ma nessuno
sa chi sia.
Scuro, sporco, curvo, silenzioso, cammina con un vecchio e lurido cappotto,
un tempo forse verde, buttato addosso alla sua tetra figura. In genere
evita tutti e da tutti viene evitato.
Però.
Mentre rincasi di notte, dopo il lavoro o una serata tra amici, potrebbe
emergere dall'oscurità per fissarti, tra la pioggia sottile e i
languidi lampioni in ferro battuto, da sotto a quel che resta del suo bavero,
come se ti stesse cercando da sempre. Poi scomparirebbe, lì da dove
era venuto.
Probabilmente resteresti immobile, fradicio, sconvolto. Potresti lasciarti
stordire dall'incontro, dall'ambiente, dai fiori scolpiti sul ferro di
ringhiere gocciolanti, dal rumore di auto lontane.
O magari avanzeresti indifferente, imprecando contro tempo e barboni.
Ma lui non è un barbone. E' una leggenda.
Molti anziani sono pronti a giurare, mentre sputano per terra saliva
giallastra, che lui già vagava, identico ad ora, quando loro erano
ancora bambini. Dicono che è lo spirito della città, e che
vivrà finchè essa vivrà.
Molte massaie dei quartieri più bassi, sguardi vuoti e petti
pieni, assicurano di averlo visto contorcersi e sbavare appoggiato a qualche
rugginoso bidone di spazzatura. Affermano di sentire, nel buio, le sue
urla spaventose, ora vicine e strazianti, ora lontanissime e fioche.
Un tale racconta di aver saputo da lui che l'Apocalisse è vicina.
Un altro, che la salvezza è prossima.
Fantasma , licantropo, angelo, accattone, fantasia. Tutti hanno qualcosa
da dire o negare.
Ma lui è lì, ogni notte. Pronto a guardare e a smuovere
la grande città.
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