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 Pinocchio - I vostri racconti
Luglio 1999SommarioAnno 1  - Numero 4

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NOTTURNO: 

Il fuoco è alto, possente, distruttore. Illumina con i suoi terribili bagliori la campagna e i boschi circostanti. E' il medioevo, o giù di lì. Per i campi si spande una macchia informe di persone terrorizzate. Urlano, fuggono, piangono, incespicano, disordinati, caotici, bestiali. Donne di mezza età si riversano fuori da miserabili casupole ormai preda del fuoco, goffe nei loro lunghi vestiti, vaneggiando antiche preghiere e scappando senza meta. Forse non vi è abbastanza acqua, ma non ha importanza, nessuno farebbe comunque null'altro che fuggire. Tutti hanno capito che quella è la fine del mondo. Perlomeno, del loro. 

Nessuno lo aiuta, eppure sperava di non essere lasciato solo. Lui tenta, folle, di arginare le fiamme, di salvarlo, il suo mondo. Non viene neppure deriso, nessuno è in vena di battutacce. Semplicemente, senza una parola, lo abbandonano. Finchè il fuoco non avvolge anche lui, ennesima torcia rossa nella campagna luminosa. 

Questo è il punto in cui, in genere, il suo delirio sfuma. Questo è il punto in cui urla. Poi, la metropoli e la notte tornano quelli di sempre. Ogni notte, lo stesso delirio. 
Nessuno sa da quanto tempo si aggiri, solo, tra le tenebre e i vicoli della grande città. Pochi sono quelli che lo vedono più di un paio di volte, nella loro vita. Tutti sanno che c'è. Ma nessuno sa chi sia. 
Scuro, sporco, curvo, silenzioso, cammina con un vecchio e lurido cappotto, un tempo forse verde, buttato addosso alla sua tetra figura. In genere evita tutti e da tutti viene evitato. 

Però. 
Mentre rincasi di notte, dopo il lavoro o una serata tra amici, potrebbe emergere dall'oscurità per fissarti, tra la pioggia sottile e i languidi lampioni in ferro battuto, da sotto a quel che resta del suo bavero, come se ti stesse cercando da sempre. Poi scomparirebbe, lì da dove era venuto. 
Probabilmente resteresti immobile, fradicio, sconvolto. Potresti lasciarti stordire dall'incontro, dall'ambiente, dai fiori scolpiti sul ferro di ringhiere gocciolanti, dal rumore di auto lontane. 
O magari avanzeresti indifferente, imprecando contro tempo e barboni. 
Ma lui non è un barbone. E' una leggenda. 

Molti anziani sono pronti a giurare, mentre sputano per terra saliva giallastra, che lui già vagava, identico ad ora, quando loro erano ancora bambini. Dicono che è lo spirito della città, e che vivrà finchè essa vivrà. 
Molte massaie dei quartieri più bassi, sguardi vuoti e petti pieni, assicurano di averlo visto contorcersi e sbavare appoggiato a qualche rugginoso bidone di spazzatura. Affermano di sentire, nel buio, le sue urla spaventose, ora vicine e strazianti, ora lontanissime e fioche. 
Un tale racconta di aver saputo da lui che l'Apocalisse è vicina. 
Un altro, che la salvezza è prossima. 
Fantasma , licantropo, angelo, accattone, fantasia. Tutti hanno qualcosa da dire o negare. 
Ma lui è lì, ogni notte. Pronto a guardare e a smuovere la grande città. 
 
 

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