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 ETTORE  MUTI     

di Enrico Mancini

 
“La vittoria non è un punto d'arrivo. E' un punto di partenza… La vittoria è un patrimonio ricchissimo sul quale è rigorosamente proibito vivere di rendita. Bisogna rinnovarlo ogni giorno, fortificarlo… in modo che domani, se il destino lo voglia, la vittoria sia la pedana dalla quale si balza all'avvenire”.

Benito Mussolini

 

Prefazione
I primi anni - In fuga verso il fronte
La questione di Fiume
La guerra d'Etiopia
Legionario di Spagna
Dalla segreteria del P.N.F. ai primi anni di guerra
Verso la fine - parte I
Verso la fine - parte II

 
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La questione di Fiume

Profonda era la frattura tra la volontà del Popolo Italiano e la miseria della classe politica, che sedette al tavolo delle trattative pienamente disposta a qualsiasi rinuncia. E profondo era anche il legame che univa le terre d'Istria e Dalmazia all'Italia. Fra queste, Fiume era il grido più forte e disperato. Negli ambienti militari si prepara l'operazione per riprendere Fiume. Mancava solo una guida, un condottiero; e chi se non il poeta vate, il poeta soldato? A nulla valsero le minacce di Cagoia (Nitti) contro i ribelli.
Anche Ettore Muti a Ravenna era in pieno fermento. Alla fine si accorda con alcuni compagni: si mettono in divisa, falsificano un foglio di viaggio collettivo e partono per Venezia. La Marcia di Ronchi è uno degli atti veramente rivoluzionari che siano scaturiti dall'animo guerriero della Nazione. E Gabriele D'Annunzio è stato l'unico a tenere in scacco per 12-13 mesi tutte le forze del mondo.
Muti apportò anche a fiume il suo contributo. Il suo compito era di assicurare e facilitare gli approvvigionamenti. L'episodio più famoso resta comunque la cattura del piroscafo Cogne. La nave non si trovava in un porto vicino o dove si potesse contare su amicizie preziose. Si trovava nel porto di Napoli, aveva un equipaggio di 60 uomini e stava per salpare per L' America. Muti ed altri 6, muniti di passaporto, s'imbarcarono sul Cogne come passeggeri. Dopo la sosta di Catania, la nave puntò su Gibilterra. Al momento convenuto, Muti si arrampicò sull'albero maestro e distrusse l'antenna della radio; intanto tre legionari provvedevano a bloccare i macchinisti, mentre gli altri tre controllavano l'equipaggio di coperta. Tutto avvenne in un baleno. Quando il comandante e l'equipaggio si resero conto della situazione, i 7 avevano pieno controllo della nave, che giunse a Fiume senza difficoltà.
Ma il governo era intenzionato a farla finita. La perdita di porto Baros è l'inizio della disfatta.
Il 1 dicembre, il generale Caviglia ordina ai reparti di concentrarsi su Fiume, nel contempo una formazione navale punta sulla città per stringerla in un cerchio di fuoco, ma la tragedia è evitata: due cacciatorpediniere, Espero e Bronzetti e la torpediniera 68 P.N. entrano nel porto e si mettono agli ordini di D'Annunzio. La fine è soltanto rinviata.
La notte di Natale, il silenzio viene rotto da colpi di fucile. I difensori di Fiume arretrano sino all'estrema linea difensiva, lasciando più avanti dei cartelli con su scritto: “Fratelli, se volete evitare la grande sciagura, non oltrepassate questo limite. Se i vostri capi vi accecano, il Dio d'Italia vi illumini”. I legionari e le milizie riescono a tenere per tre giorni; poi, la resa.
Ettore Muti era stato richiamato giorni prima a casa, poiché il padre versava in gravi condizioni. Morirà, Cesare Muti, dopo qualche giorno che a Fiume la gioventù aveva fatto olocausto della propria vita in una battaglia fratricida, per difendere la causa della giustizia, l'italianità di una città da troppo tempo avulsa dalla madre patria.
Dieci anni più tardi, avrà inizio la più grande passione di Muti: il volo. Incitato dal Duca Amedeo d'Aosta, che già pilotava, e in seguito ad un diverbio avuto con un rappresentante diplomatico inglese già pilota su un treno per Roma (costui ebbe giudizi offensivi verso gli Italiani, al che egli si presentò come ufficiale pilota senza esserlo e lo schiaffeggiò), decise di imparare ed in tre mesi conseguì il brevetto.
Sembrava nato per volare. “Bibi è nato con la camicia della Madonna”- diceva mamma Celestina. Nonostante i rischi, le peripezie, gli ostacoli che come pilota dovette affrontare, nessuno riuscì mai a farlo cadere.
Vi riusciranno soltanto dei sicari fratricidi.