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15
Aprile 2002
Tecniche
di riproduzione assistita -
Cosa ne pensano le donne? di Mary Nicotra
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Il Parlamento Italiano
sta discutendo e si appresta ad approvare una legge sulla fecondazione
assistita che di fatto riconosce all'embrione -
statuto di persona.
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Nei giorni 22-23-24 aprile,
probabilmente, si voterà alla Camera una proposta di legge sulle Tecniche di Riproduzione Assistita (TRA).
L'eventuale
approvazione
di questa Legge obbliga ogni donna ad una seria riflessione sui
significati che essa porta con sé.
Ritengo
opportuno pertanto fornirvi qui di seguito un percorso di riflessione attraverso il
lavoro che gruppi di donne in Italia e alcune parlamentari stanno
sostenendo.
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Appello
delle Parlamentari
''Procreazione Medicalmente Assistita"
Frettolosamente e senza adeguata discussione in Commissione Affari sociali,
la Casa delle Libertà intende portare in Aula una proposta di legge sulla
"Procreazione Medicalmente Assistita" molto negativa nei contenuti e nelle
finalità.
Una proposta che rimette gravemente in discussione il principio della
responsabilità femminile sulle scelte procreative, subordina la salute
psico-fisica della donna a principi filosofici a-priori, invade delicati
campi riguardanti esclusivamente le scelte personali di donne e uomini.
Noi parlamentari dell'opposizione siamo per questo impegnate a contrastare la proposta di legge n. 48. Vogliamo una legge che offra garanzie sul piano
della salute, dell'informazione, del funzionamento dei centri. Una legge che
sia rigorosamente rispettosa del principio della responsabilità personale e
insieme favorisca la cultura del limite contro il primato del mercato, del business
medico - farmaceutico e della mercificazione dei corpi e dei
desideri.
Facciamo appello a tutte le donne e gli uomini che condividono le nostre
preoccupazioni a far sentire la loro voce di critica e opposizione.
Sesa AMICI -
Katia BELILLO -
Franca BIMBI -
Marida BOLOGNESI -
Gloria BUFFO -
Piera CAPITELLI -
Laura CIMA-
Maura COSSUTTA -
Elettra DEIANA -
Titti DE SIMONE -
Anna FINOCCHIARO -
Giovanna GRIGNAFFINI -
Grazia LABATE
Graziella MASCIA -
Giovanna MELANDRI -
Carmen MOTTA
Rossella OTTONE -
Roberta PINOTTI -
Silvana PISA
Gabriella PISTONE -
Alba SASSO -
Lalla TRUPIA -
Livia TURCO
Tiziana VALPIANA -
Luana ZANELLA -
Katia ZANOTTI
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L'articolo
Tra:
dissenso trasversale di
Ines Valanzuolo
(fonte
Il Paese delle Donne)
In clima decisamente festivo il 27 marzo è stato portato in aula il testo base licenziato da un Comitato ristretto della Commissione Affari Sociali della Camera, presieduto dall'On Dorina Bianchi (UDC), circa la procreazione medicalmente assistita. Puntuali, alle 11,30 dello stesso giorno, un gruppo di donne parlamentari hanno promosso una Conferenza stampa per esprimere il loro dissenso circa un Disegno di legge che riprende e peggiora quello (n. 4048) bocciato alla fine della precedente legislatura. Il rischio è che, cifre alla mano, questa volta passi rapidamente.
Il clima della conferenza stampa però fa intravedere qualche possibilità di intervento. Introduce l'argomento l'On. Elettra
Deiana: la trasversalità del dissenso, tra parlamentari donne da An a
Prc, nasce da questa legge che porta in scena un Parlamento da Medio Evo che distrugge principi fondamentali del diritto quali la responsabilità personale della donna, della coppia, circa il proprio corpo, il proprio orientamento sessuale; il diritto alla salute, il diritto ad un libero percorso procreativo. Elimina i veri problemi: la salvaguardia della salute delle donne, il controllo dei Centri medici, la mitizzazione delle tecniche, il rischio della deriva verso uno stato etico, la cancellazione dell'autodeterminazione.
Per l'On Alessanra Mussolini il netto rifiuto del testo non deriva dal dibattito tra il diritto alla vita dell'embrione e quello della madre ma dal fatto che, una volta approvato, metterà a rischio la vita della donna che intenda realizzare la riproduzione assistita: qualsiasi embrione prodotto, sano o malato sarà necessariamente impiantato in utero;
qualsiasi embrione prodotto, sano o malato sarà necessariamente impiantato in utero; nell'art.13 si dice che è vietato in qualsiasi caso l'aborto terapeutico, quindi anche se durante la gravidanza si sviluppa una patologia mortale per la donna. Si proibisce la crioconservazione degli embrioni, di conseguenza, iniziato il ciclo di stimolazione
ovarica, se durante i sette giorni che devono trascorrere per l'impianto, alla donna succede qualcosa, gli embrioni vanno impiantati ugualmente. Testo aberrante. Si deve certamente tutelare l'embrione dalla possibilità di manipolazioni ma anche il diritto della coppia e della donna a poter scegliere, anche di impiantare un embrione malformato, in caso contrario la donna è solo una cavia.
L'On Tiziana Valpiana (Prc) illustra brevemente il testo di minoranza del suo gruppo, che chiedeva una moratoria e l'istituzione di una Commissione parlamentare, scartato però in quanto non uniforme al testo in discussione, che è stato poi seguito nella struttura, con contenuti diversi. Anche l'On Laura Cima dei Verdi, con un testo di minoranza, dichiara l'impossibilità di interloquire con il testo presentato, mostro giuridico che (comma 2 art. I) prevede nelle finalità il diritto a nascere del concepito, argomento che crea tra il corpo della madre e del nascituro una spaccatura sia nel processo biologico-naturale sia nel diritto. Si prospetta il nascituro come soggetto di diritti contro chi lo porta in grembo e può assicurargli il diritto. Questa legge è una mistificazione continua: vieta l'inseminazione
eterologa, da 20 anni in atto senza controllo nei Centri italiani, ma la dovrà regolamentare poiché il turismo riproduttivo, in una Europa ormai senza frontiere, consente ad una donna italiana di tornare in Italia con un figlio nato da questa tecnica. Così si mette sull'altare l'embrione, per salvarsi la faccia con la propria parte e si lascia spazio alla clandestinità, alla sperimentazione selvaggia sul corpo della donna; si creeranno disastri tra madre e figlio, nelle famiglie, tra gli stessi medici costretti ad impiantare embrioni malformati. In quanto alle coppie di fatto, l'On Titti di Simone
(Prc) sottolinea che, per un emendamento della maggioranza all'art. 5, preannunciato in Commissione, non avranno accesso alle tecniche le coppie di fatto, discriminazione quindi tra sposati e conviventi, eterosessuali ed omosessuali, che impone di nuovo un modello di famiglia superato, in buona parte, sia nella legislazione italiana che internazionale e che creerà alleanze con quanti vogliono il riconoscimento giuridico dell'embrione. Questo è un Parlamento in prevalenza maschile che sta legiferando sul corpo delle donne, secondo l'On Maura
Cossutta. Non è un caso che donne di parti opposte si siano prese la libertà di opporsi insieme, si è capito subito che non è una legge sulle tecniche ma sull'embrione, la prima legge etica, confessionale in uno stato laico, democratico, con conseguente cancellazione della legge 194. E' necessario che anche l'informazione faccia la sua parte. Si apre infatti di nuovo un conflitto tra i sessi, tra donne e stato, tra donne che hanno un percorso procreativo cosiddetto naturale assolutamente incontrollato e donne che, aggiunge la verde On Luana Zanella, ricorrono alla procreazione assistita.
Questa è una legge contro la vita, contraddittoria anche perché, se consideriamo tutti gli embrioni attualmente crioconservati e adottabili, evidentemente consente la già proibita fecondazione
eterologa. L'On Franca Bimbi (Margherita) aggiunge altri punti critici del testo presentato:la mancanza di pluralismo etico; "la parificazione dei limiti, che la legge deve imporre alla sperimentazione sugli embrioni, alle cautele differenti che scienza e legge devono assumere quando l'embrione è nell'utero materno"; la penalizzazione della ricerca biomedica in Italia e l'esclusione di questa dal dibattito scientifico internazionale.
L'On Katia Zanotti (Ds) ritiene indispensabile l'elaborazione di una strategia di lavoro per la prossima discussione sugli emendamenti, si può costituire un fronte trasversale. L'incontro si è concluso con un rapido dibattito, l'invito ad un incontro operativo per l'11 aprile, dalle ore 15 in poi, presso la Casa internazionale delle donne di Roma, via della Lungara n. 19 e la sollecitazione alla stampa ad aprire un democratico dibattito pubblico durante la ripresa dei lavori in aula. L'intelligenza delle partecipanti nello scarto delle polemiche partitiche per sollecitare una ormai indispensabile volontà unitaria di donne e uomini per difendere lo stato laico e democratico, la cancellazione del piacere di ascoltarsi, niente ripetizioni e lungaggini, per consentire a ciascuna di presentare i punti su cui è disponibile ad allearsi contro questo monstrum giuridico, sarebbero chicche da prima pagina,almeno quanto le madri-nonne e gli uteri in affitto, solo per rimanere in argomento……
Ines Valanzuolo
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Comunicato
della Marcia Mondiale delle donne contro le guerre,la povertà e le
violenze (coordinamento nazionale)
La drammatica vicenda palestinese e gli affondi del governo Berlusconi
contro l'articolo 18 hanno monopolizzato in questi giorni l'attenzione
generale. Si rischia perciò che passi in silenzio un'aberrante vicenda
parlamentare che colpisce nello stesso tempo la civiltà giuridica, la
laicità dello Stato e il diritto delle donne all'autodeterminazione.
Nei giorni 22-23-24 aprile si voterà alla Camera una proposta di legge sulle
Tecniche di Riproduzione Assistita (TRA) voluta dalle gerarchie ecclesiastiche e sostenuta dall'attuale maggioranza. La proposta è un
esempio forse senza precedenti di integralismo cattolico e di volontà di
imporre alla società civile logiche di tipo confessionale.
Tra le numerose assurdità che la legge pretende di affermare segnaliamo in
modo particolare quello del riconoscimento di fatto della capacità giuridica
dell'embrione fin dal momento del concepimento.
Le conseguenze di questa pretese sono evidenti. Se la legge passerà dovrà
essere riformulato l'articolo1 del Codice civile, che oggi riconosce la
capacità giuridica(come è naturale e come avviene in tutta Europa) solo al
momento della nascita. La legge 194, che consente nei primi tre mesi di
gravidanza l'aborto legale e assistito, verrà immediatamente rimessa in
discussione. Sorgerà il problema di una nuova figura di giudice tutelare
destinato al controllo del ventre della donna ; i diritti della donna e
quelli di una parte del suo corpo verranno contrapposti gli uni agli altri.
Si realizzerà insomma una lesione della laicità dello Stato simile per
gravità a quella dei patti del 1929.
La difficoltà a dar vita in giorni lavorativi a una mobilitazione effettiva
non può significare la semplice assenza del movimento delle donne e dell'
opinione laica e democratica al momento del voto.
La Marcia mondiale contro le guerre, la povertà e le violenze invita tutte
coloro che partecipano alla rete e tutte le donne e gli uomini che non
desiderano vivere in una società talebanizzata a incontrarsi LUNEDI 22 APRILE ALLE ORE 15 DINANZI ALLA CAMERA (MONTECITORIO).
La Marcia si unisce così ad altri appelli, in modo particolare a quello di
parlamentari e sindacaliste, perché la vicenda della legge sulle TRA non si
compia nel silenzio e si impegna a lavorare anche in futuro per impedire che
il nostro paese sia respinto in un Medioevo giuridico ed etico.
Ricorda a tutte e a tutti che attacco all'articolo 18 e attacco alla legge
194 sono eventi di pari gravità.. L'attacco all'articolo 18 vuole trasformare i lavoratori da soggetti di diritti a macchine da lavoro; l'
attacco alla 194 vuole trasformare le donne da soggetti di diritto a macchine da riproduzione.
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Forum delle donne di Rifondazione comunista
Sit-in
di protesta e lettera aperta alle/ai parlamentari
Care compagne, care amiche,
nell'assemblea di giovedì 11 u.s., contro il progetto di legge unificato
sulla PMA firmato da Dorina Bianchi, tenutasi alla Casa internazionale delle
donne di Roma, è stato deciso di organizzare un sit-in di protesta davanti
al Parlamento per lunedì 22 c.m., a partire dalle ore 15.00, a cui chiediamo
la massima partecipazione.
Stiamo inoltre cercando di mettere in piedi una consistente presenza di
donne durante la discussione in aula, per martedì 23 e mercoledì 24
c.m., tramite le nostre e i nostri parlamentari.
Nel corso dell'assemblea dell'11 alcune di noi sono state sollecitate a
scrivere un testo da inviare a tutte/i le/i parlamentari, che esplicitasse
il dissenso chiaramente emerso tra le presenti nei confronti del progetto di
legge in questione e la conseguente richiesta di ritiro dello stesso. Si è
anche deciso di chiedere la rapida emanazione di un regolamento sul
funzionamento dei centri pubblici e privati in cui si applicano le tecniche
di PMA.
Nel passare alla stesura di tale testo ci è parso molto più efficace
trasformarlo in una lettera aperta a tutte/i le/i parlamentari della Camera
dei deputati firmata dalla sottoscritta Giovanna Coni, da Ines
Valanzuolo, da Monica Soldano, da Federica Casadei e da Maria Gigliola Toniollo. Per
questa lettera-appello richiediamo la firma di adesione nei tempi più rapidi
possibili al fine di inviarlo quanto prima. Non dimentichiamo che il Movimento per la vita ha depositato in Parlamento 500.000 firme di
sostenitori/trici della soggettività giuridica dell'embrione. E' quindi
indispensabile una risposta decisa ed efficace.
Ci giunge in questo momento notizia dal Parlamento che per motivi di calendarizzazione del dibattito è possibile che la discussione fissata per i
giorni 22-24 possa essere rinviata. In tal caso se ne riparlerebbe dopo il
1° maggio.
Poiché ci arrivano notizie di molteplici iniziative di mobilitazione davanti
al Parlamento, sempre per il 22, invitiamo tutte/i a tenersi mobilitate/i
sia pure nell'incertezza della data. Infatti, prima del venerdì di questa
settimana non si potrà avere certezza in merito alla data.
Se non riceverete nessuna comunicazione l'appuntamento resta confermato, in
caso contrario sarete tempestivamente avvertite nella giornata di venerdì.
per il Forum delle donne di Rifondazione comunista
Giovanna Coni
per inviare adesioni alla Lettera aperta alle parlametari e ai parlamentari
forumdonne.prc@rifondazione.it
madrepro@tin.it
Lettera aperta a tutte le parlamentari e i parlamentari della Camera dei
Deputati
Riteniamo inaccettabile il progetto di legge sulla procreazione medicalmente
assistita firmato dall'on. Dorina Bianchi, in discussione alla Camera dei
deputati a partire dal 22 c. m., in quanto lede principi fondativi del
nostro Ordinamento giuridico e della stessa Costituzione, dettando norme da
stato etico inconciliabili con uno stato laico di diritto. Ci riferiamo in
particolare alla riformulazione del diritto di cittadinanza che, in aperta
violazione dell'art. 1 del Codice civile, lega la capacità giuridica al
concepimento e non più all'evento della nascita. Ma l'attribuzione della
cittadinanza al "concepito", comunque formulata, nega automaticamente la
responsabilità primaria della donna in ambito procreativo, riconosciuta
nella legge 194/'78, nonché il suo diritto alla disponibilità del corpo, che
è principio costitutivo di ogni moderna cittadinanza.
Lo scardinamento del principio di attribuzione della cittadinanza comporta
una serie di conseguenze nella sfera dei diritti della persona e consente un
pericoloso intervento nell'ambito delle libertà personali, come ad esempio
il divieto di accesso alle tecniche alle donne "single" - che nega il diritto alla libertà di scelta in ambito procreativo - e il divieto del
ricorso alla cosiddetta fecondazione "eterologa", in nome di un presunto
diritto del concepito alla identità genetica. Divieto che non trova riscontro in nessun ordinamento giuridico, in nessuna parte del mondo.
Ma la cittadinanza del "concepito" si ripercuote negativamente non solo
sulla donna e sulla coppia che chiedono di accedere alle tecniche, ma anche
su fondamentali diritti dello stesso "nascituro", che dovrebbe essere l'altro soggetto, oltre alla donna, degno di particolare attenzione e
tutela.
Per esempio il diritto del concepito alla "identità genetica", chiaramente
enunciato nella relazione introduttiva al progetto di legge, apre la strada
alla negazione di "status" giuridico per i bambini e le bambine nati/e dopo
l'entrata in vigore della legge in violazione del divieto del ricorso alla
inseminazione "eterologa". Questo infatti significa la norma che circoscrive
il divieto del disconoscimento di paternità ai nati e alle nate in seguito a
inseminazione "eterologa" prima dell'entrata in vigore della legge medesima.
Norma che richiama quell'infamante "figlio di nn." cancellato - credevamo
per sempre - dal nuovo Diritto di famiglia e che per di più configura una
gravissima lesione del principio costituzionale dell'uguaglianza di tutti i
cittadini e le cittadine di fronte alla legge.
Ma questo pur aberrante diritto alla "identità genetica" viene poi
clamorosamente contraddetto nelle disposizioni transitorie, dove si stabilisce
l'adottabilità degli embrioni crio-conservati non utilizzati al momento dell'entrata in vigore della legge, i quali però vengono
fortunosamente esentati dal marchio di tecnologici "figli di nn." con l'acquisizione dello "status" di "figli legittimi della coppia coniugata o
figli naturali riconosciuti della coppia convivente". Sempre che,naturalmente, "la coppia convivente" non venga cancellata da emendamenti
"migliorativi" nella discussione in aula.
In questo testo viene anche di fatto cancellato il diritto alla salute della
donna e dello stesso "nascituro", la cui tutela avrebbe dovuto costituirne
uno degli obiettivi primari.
Infatti la salute della donna è messa a grave rischio col divieto di crio-conservazione di gameti ed embrioni e con l'inattuabile imposizione di
produrre non più di tre embrioni alla volta da trasferire "contestualmente"
in utero: norme che costringono la donna a subire reiterate e nocive stimolazioni ovariche ad ogni tentativo.
La salute del "nascituro" è poi gravemente compromessa dal divieto di
ricorrere all'aborto selettivo in caso di gravidanze plurigemellari.
In pratica, pur di salvaguardare il "concepito", si preferisce far nascere
bambini/e affetti da gravissime malattie genetiche o da altrettanto gravi
patologie infettive, spesso mortali.
Naturalmente noi riteniamo legittima ogni opzione etica, religiosa o culturale, che ogni cittadina/o intenda professare, purché non si pretenda
di imporla con forza di legge a tutti coloro che non la condividono.
Il pluralismo delle scelte etiche e l'esercizio delle libertà personali ci
sembrano e sono il fondamento irrinunciabile di ogni democrazia degna di
questo nome.
Perciò chiediamo il ritiro del testo e l'emanazione rapida di un regolamento
dei centri pubblici e privati in cui si applicano le tecniche che, in questo
momento, ci pare l'urgenza prioritaria.
Altrettanto urgente ci pare la necessità di creare le condizioni che rendano
possibile proseguire nel Paese un ampio, approfondito e corretto dibattito
che consenta ad ognuna/o di valutare in piena consapevolezza la reale portata di questo progetto di legge, che riguarda diritti democratici di
primaria importanza per tutte/i e non solo - che non è poca cosa - per
quelle circa 140.000 persone che ogni anno chiedono di accedere alle Tecniche di riproduzione medicalmente assistita.
Giovanna Coni (Forum delle donne di Rifondazione comunista)
Ines Valanzuolo (Tavolo di donne sulla bioetica)
Monica Soldano (Associazione Madre Provetta)
Federica Casadei (www.mammeonline.net)
Maria Gigliola Toniollo (Ufficio Nuovi diritti CGIL)
Forum delle donne di Rifondazione comunista
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Tel. 06/44182204 Fax 06/44239490
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sono inoltre ulteriori iniziative in progress promosse dal tavolo
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