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Presentazione

 

1 L’ambiente geografico e storico

Breve cenno storico: il 1800
Al centro di una struttura feudale
La situazione italiana

A cavallo del secolo

 

2 Risalire alle origini

La dinastia dei Tolo
Ricerca Araldica

Don Monserrato Tolo
Riferimenti storici

 

3 La Famiglia Calamida

Alberto CALAMIDA
Raffaele CALAMIDA

Salvatore CALAMIDA

Efisia CALAMIDA

Oliena 31 Gennaio 1898

Discendenza Alberto CALAMIDA

 

4 La Famiglia Fel e

La Famiglia Fele

Francesco Fele

Discendenza Francesco FELE

 

5 Le poesie di Francesco

Le poesie

TRIPOLI

 

6 Idee Sparse

Dal Diario

30 Settembre 1923

4 Novembre 1923

2 Ottobre 1930

 

7 Archivio fotografico

Archivio fotografico

 

8 Conclusioni

Conclusioni

Bibliografia

Indice delle fotografie

Indice generale

1 L’ambiente geografico e storico

Breve cenno storico: il 1800

 

Stava per finire il secolo. Ma cosa aveva significato il 1800 per la Sardegna, ed in particolare per la popolazione barbaricina ?  I personaggi e le storie qui riportate si ambientano (a “cavallo” tra il 1800 ed il 1900) nella Barbagia tra Oliena, Nuoro, Orgosolo e Gavoi; quel tratto del Supramonte che costituisce la “porta d’argento” al cuore dell’isola: ai confini settentrionali del Gennargentu. Una zona quasi isolata dal resto del mondo.

 

 

La Barbagia geograficamente si divide in tre parti, la Barbagia di Ollolai, la Barbagia di Belvì e la Barbagia di Seùlo.

 

 

Capire il periodo storico ed i luoghi in cui Francesco, Efisia, ed i loro amici vissero, aiuta a comprendere gran parte della loro mentalità, e dall’analisi degli usi dell’epoca possono essere capite frasi e situazioni che troviamo raccontate nei documenti epistolari che sono alla base del nostro racconto.  

 

 

Vittorio Angius, nel “Dizionario geografico, economico e statistico degli Stati di S.M. il re di Sardegna (1841), così scrisse: “…nella Sardegna settentrionale non v’ha altra regione che più dell’olianese si possa vantare atta alle viti, e dove la vendemmia di vini più rigogliosi e soavi al gusto. Se alla benignità della natura si aggiungesse l’intelligenza dell’arte, Oliana avrebbe una fama più estesa, e un maggior guadagno da’ suoi vini gentili. L’area complessiva del vigneo olianese non è meno di starelli 220”.

Ed ancora: “…Sebbene abbondantissimi sieno i pascoli in tanta estensione di superficie che abbiamo notata, e si abbia diritto a quelli della Ogliastra e di Chirra, essendo gli olianesi inclusi nello stesso feudo in cui sono gli ogliastrini; non pertanto la pastorizia è studiata meno che potrebbe essere, perché delle solite specie che si educano sole due, le pecore e le capre, ottengono qualche cura.”

 

 

Foto 1: Oliena (L.Ledda)

 

OLIENA: Il centro abitato si sviluppò probabilmente in epoca medioevale, ai piedi di un castello, su un preesistente nucleo di età nuragica, e successivamente romana, richiamando gli abitanti dei vari insediamenti presenti nel territorio. La posizione del villaggio, alle falde di un magnifico monte, richiamò gli abitanti dei vicini insediamenti per la possibilità di praticare diverse colture a valle, e ricchi pascoli a monte. Condizioni probabilmente favorevoli, sia per ragioni di sicurezza e di salubrità, che per la presenza di abbondanti sorgenti di acqua.

Quasi tutte le case erano dotate di cortile, in genere comune a più proprietari, il quale costituiva lo spazio indispensabile per la trasformazione dei prodotti agricoli e per la custodia degli animali domestici.

Le abitazioni appartenenti alla gente più povera erano basse, costituite solo da qualche vano. La consistente presenza però anche di case sopraelevate con arcate, balconi lignei e civettuoli comignoli, quasi a testimoniare un passato benessere, conferivano al paese un caratteristico e originale aspetto architettonico.

Gli ambienti più importanti della casa erano la cucina, la camera da letto ed il magazzino. La cucina era spesso stanza d’ingresso dell’abitazione e costituiva il centro della vita domestica; in genere fungeva anche da dormitorio per i figli maschi. Che trascorrevano la notte attorno al focolare su qualche stuoia o sacco di lana.

 

(da “Oliena: immagini e testimonianza di vita”, di S.Congiu, F.Cabboi, D.Loi)

 




1 “Barbaricus” lo chiamava il guerriero romano, “barbaricino” ha voluto continuare ad essere chiamato il sardo di quelle zone più interne dell’isola, quasi un monito a chi volesse contaminare la Sua fierezza e a chi volesse allontanarlo dalle ormai secolari tradizioni.

   

[1] Vittorio Angius (Cagliari 1797, Torino 1862) – Studioso eclettico, letterato e parlamentare, fu autore, tra l’altro, dell’inno ufficiale della Corte Sabauda e successivamente del Regno d’Italia, Conservet Deus su Re. Curò la voce relativa alla Sardegna nel Dizionario geografico-storico-statistico-commerciale degli Stati di S.M. il Re di Sardegna di Goffredo Casalis.