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1 L’ambiente geografico e storico Breve
cenno storico: il 1800
La
dinastia dei Tolo Don
Monserrato Tolo
Alberto
CALAMIDA
Conclusioni Bibliografia
Indice
delle fotografie
Indice
generale
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2 Risalire alle originiRicerca
Araldica
Michele
Pintore, come dicevo, ha di recente scritto un articolo in occasione di una
campagna di salvaguardia della parte storica dell’abitato di Oliena. Pintore,
oltre a confermare alcune notizie e aiutare nella ricostruzione storica della
famiglia Tolo, ci parla anche di araldica. Riporto integralmente l’articolo. “Una
parte di storia rischia di
andarsene in pezzi. L’antico palazzo Tolo, che imponente domina l’abitato
tra le vie Grazia Deledda e Ichnusa, non gode certo di buona salute, viste le
profonde crepe che ne attraversano l’ntera struttura, e che mettono a rischio
l’intero stabile, ma nonostante tutto, con la sua imponenza resta muto
testimone di glorioso passato che ha avuto inizio nel XV° secolo, epoca della
sua costruzione. Da
allora l’edificio ha fatto parte del paesaggio di Oliena, in cui in seguito si
è inserito l’altro palazzo Tolo (poi ramo Tolo-Calamida), costruito da don
Monserrato Tolo nel 1611, da cui dista un centinaio di metri in linea d’aria.
Il palazzo Tolo di via G.deledda, altresì noto come “Su putu e prejone”, in
quanto l’edificio dal periodo della dominazione spagnola in poi venne adibito
come residenza del Major”, (massima autorità del paese), nonché carcere, nel
cui interno si trovava un pozzo, (ancora visibile) per l’approvvigionamento
idrico. Dotato
di loggia, il palazzo probabilmente dava anche il nome all’antico quartiere di
“Loggia e canales”. Dalla
data della sua costruzione, la storia della famiglia Tolo (in seguito il cognome
è stato sardizzato in Tolu), è rimasta legata alla storia di Oliena. Di origine spagnola, le prime tracce dei Tolo in Sardegna risalgono alla seconda metà del XV° secolo. Insignita
di titolo nobiliare, potè fregiarsi come da decreto reale di: << scudo
d’azzurro troncato: al 1° al cinghiale al naturale; al 2° alla torre
sinistrata da elefante controrampante, il tutto al naturale >>. In
base a queste indicazioni è stato possibile ricostruirne l’antico stemma.
Con
la soppressione avvenuta nel 1495 per decreto di papa Alessandro VI° (lo
spagnolo Rodrigo Borgia) della diocesi di Galtellì, i Tolo furono nominati
amministratori dei beni appartenuti alla ex Curia, (in questo forse non fu
estranea la politica di Alessandro VI°, che nel periodo favorì le famiglie
spagnole). In
tale incarico infatti figurano Sebastiano Tolo nel 1565 amministratore dei salti
di Biriddò, e il figlio Monserrato, residente a Oliena, collettore delle
rendite della ex diocesi. La prestigiosa carica di Monserrato è documentata dalla sua alta posizione sociale che gli permise di ottenere nel 1577 il diritto a una cappella gentilizia nella vecchia parrocchiale di Santa Maria di Pisa, che nel 1601 fece abbellire dal pittore Iosepus Tarenus con la grande tela della Madonna Immacolata (ora presso la chiesa di Sant’Ignazio), e che lo ritrae nelle vesti di donatore dell’opera insieme alla consorte. I
Figli di Monserrato, Gabriele e Giovanni Martino, fecero parte a iniziare dal
1613 del parlamento del duca di Gandia. Secondo
lo storico Francesco Floris, da Gabriele derivò il ramo dei Tolo di Galtellì
che si estinse nel secolo XVII°, mentre Giovanni Martino continuò il ramo di
Oliena da cui derivano tutti i discendenti in linea maschile che assicurarono la
dinastia fino all’estinzione della famiglia avvenuta nella seconda metà del
secolo XIX°. La
famiglia Tolo non figura infatti nell’elenco delle famiglie nobili e titolate
della Sardegna decretato il 15 maggio del 1902 da Vittorio Emanuele III. Ultima
erede del ramo femminile fu Donna Grazia Tolu, vissuta fino allla fine degli
anni ’50, che fu anche l’ultima a dimorare nello storico palazzo….” (Michele
Pintore)
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