Edizioni
di Ar: nuovi titoli
Testi di recente pubblicazione.
Per il catalogo completo:
Catalogo con Note
Julius Evola, I testi de La rivolta ideale.
A cura di Marco Iacona.
Contiene i 28 articoli pubblicata da Evola tra
il 1949 e il 1953, e i saggi:
'Evola e la politica inattuale (1949-1953)' di
M. Iacona, e
'Interregno e utopia' di P. Di Vona. Edizioni
di Ar, euro 14,00
...I testi evoliani che brevemente considereremo
sono caratterizzati da un Leitmotiv, da una melodia
riassumibile in poche note? Pensiamo di si. Molti
di questi contributi, a nostra giudizio, ripropongono
un modo di argomentare tipico di uno degli 'autori
di rimando' del filosofo tradizionalista: Friedrich
Nietzsche....
(M. Iacona)
...Un altro aspetto imprescindibile e fondamentale
degli articoli usciti su La rivolta ideale è
che Evola vi definì alcuni dei concetti
principali della sua dottrina... Anzitutto la
tradizione da lui intesa come una forza spirituale
formatrice che si mantiene una attraverso la forme
varie, in cui essa storicamente si afferma...Evola
poi spiega con chiarezza quale significato abbia
per lui la storia...
(P. Di Vona)
Alfred Baeumler, L’innocenza
del divenire, a cura di L. Alessandro
Terzuolo, Edizioni di Ar, Padova 2003, collezione
“Gli inattuali”. Pp. 280. 25,00
Dopo la pubblicazione di Nietzsche filosofo e
politico, le Edizioni di Ar presentano qui gli
scritti su Nietzsche che Alfred Baeumler, in qualità
di saggista e curatore, ha pubblicato tra il 1930
e il 1964. Il titolo di questo volume, L’innocenza
del divenire, riprende quello della “Postfazione”
al Nachlass di Nietzsche scelto e ordinato dallo
stesso Baeumler per i tipi di Kroener. Il criterio
seguito nella cura di questo testo ha cercato
di raccogliere da un lato le “Postfazioni” che
Baeumler ha inserito nella sua edizione delle
Opere di Nietzsche; dall’altro i saggi dedicati
a Nietzsche - ponendo in testa al volume gli scritti
“Nietzsche pensatore esistenziale” e “L’innocenza
del divenire”, in considerazione del loro significato
cruciale per la rappresentazione baeumleriana.
Conclude il corpo dell’opera il fondamentale studio
di Baeumler “La solitudine di Nietzsche”, in cui
- sgombrando il campo da ogni riduzionismo psicologistico
- si pone in risalto il valore storico del pensiero
nietzscheano.
Oltre alla postfazione del Curatore, “Come interpretare
il Nachlass di Nietzsche”, compaiono in appendice
le “Postille alle tesi di Mazzino Montinari su
Baeumler interprete di Nietzsche”, composte da
Marianne Baeumler in replica agli “Appunti su
Nietzsche e il Nazionalsocialismo (L’interpretazione
di Alfred Baeumler)”, scritti da Montinari. A
questo proposito, per ripristinare la verità
storica sull’esegesi baeumleriana di Nietzsche
(sopra tutto di fronte alle “imputazioni” di Montinari),
viene qui pubblicato il saggio di Baeumler “Nietzsche
e il nazionalsocialismo”.
Léon Degrelle, Militia,
Edizioni di Ar, Padova 2003, collezione “Il tempo
e l’epoca dei fascismi”. Euro 12.00.
Militia: per i tipi di Ar, questo ‘libro esistenziale’
vale da testo-simbolo di scritture la cui insegna
è il desiderio delle idee e la considerazione
delle cose pure. Raccolte in questo volume (giunto
alla sua quarta edizione), le parole del leggendario
Comandante Léon Degrelle esulano dalle
ordinarie formulazioni mentali per riflettere
verità perenni ed evocare impressioni originarie
in chi abbia disposizione a udirle rettamente.
Militia oltrepassa quindi la dimensione - che
pure integra e configura con precisione - del
‘breviario’ etico-politico, per rappresentare
una lezione di verità e una percezione
ideale che stanno raccolte in sé, senza
alcuna esigenza di ‘parlare’ (ovvero di confrontarsi)
con situazioni ed eventi attuali. Di Léon
Degrelle, il volume comprende pure lo scritto
La nostra Europa, che rievoca con generosità
di accenti la Sehnsucht dell’Ordine Nuovo Europeo,
generata da esperienze e illuminata da visioni
estranee alle pratiche e alle vedute dell’Europa
odierna, guastata dalla infezione occidentalista.
In chiusa, la postfazione di Anna K. Valerio,
“L’ora del lupo”.
Piero Di Vona, Evola e l’alchimia
dello spirito, Collezione: ‘gli Inattuali’,
vol. XVI, pp.82. Euro 8.
Ingiustamente qualificata come trattazione specialistica,
La Tradizione ermetica di Julius Evola è
invece un testo luminoso e audace, che esalta
gli aspetti attivi, eroici e regali della Tradizione.
Questo studio che Piero Di Vona dedica al saggio
evoliano vuole appunto scostare il velo dei simboli,
vincere il labirintico e cifrato codice degli
alchimisti, fino a trasformare la descrizione
dell’arte alchemica nella filosofia di essa. Semplice
e immediato nel suo stile, profondo e sottile
nelle conclusioni che trae, Evola e l’alchimia
dello spirito restituisce all’universo speculativo
di Evola la sua energia suscitatrice. Che nell’intorpidirsi
di quest’epoca prende risalto soprattutto per
virtù di antitesi, opponendosi alla tirannia
dei simboli, delle figurazioni e delle ideologie
cristiane. Scrive infatti il Di Vona: “Fu un grande
merito di Evola l’aver cercato di costruire un
pensiero ed una visione del mondo indipendenti
dalla religione venuta a dominare nel mondo occidentale”.
Alfred Baeumler, Nietzsche filosofo
e politico, ‘gli Inattuali’, circa 200 pp.
– volume pubblicato con il contributo dell’Università
di Torino (dipartimento di discipline filosofiche)
– Edizione italiana e traduzione a cura di Luigi
Alessandro Terzuolo. Euro 20.
In questo suo fondamentale studio su Nietzsche,
pubblicato a Dresda nel 1931, Alfred Baeumler
si confronta con duemila anni di storia della
civiltà europea, sottoponendone al vaglio
della critica “dogmi” cardinali sotto il riguardo
pratico-teoretico: dal cristianesimo alla pax
romana, dal cartesianesimo alla morale borghese,
dall’illuminismo al romanticismo, dal darwinismo
al democratismo. Il metodo baeumleriano non si
concede sottigliezze né fronzoli di sorta,
e, a questo proposito, è molto semplice
ed efficace: far parlare Nietzsche di Nietzsche.
Ma sopra tutto far parlare la sua opera fondamentale,
ovvero La Volontà di potenza, che si erge
sullo sfondo delle opere di Nietzsche come il
vero caposaldo metafisico del suo pensiero. Nonostante
siano trascorsi ben settantadue anni dalla sua
prima edizione in lingua tedesca, il testo di
Baeumler continua a costituire un contributo irrinunciabile
per l’interpretazione nietzscheana. Nietzsche
filosofo e politico mostra infatti come Baeumler
sia stato un interprete assolutamente autonomo
e insieme convinto di Nietzsche, tanto da dedicare
al suo Autore –oggetto di uno studio durato un’intera
esistenza- una gran mole di saggi e di commenti
collegati con le varie edizioni delle opere di
Nietzsche curate dallo stesso Baeumler, durante
un arco temporale che si tende dall’inizio degli
anni Trenta agli inizi degli anni Sessanta del
XX secolo. Le Edizioni di Ar stanno raccogliendo
tutto il materiale edito e inedito, lasciato da
Baeumler in riferimento ai suoi studi di Nietzsche,
poiché reputano che sia questo il momento
di presentare ai Lettori italiani un interprete
nietzscheano che –pur senza far leva sui trucchi
“filologici” al fine di distorcere il contenuto
essenziale delle opere analizzate- può
gettare molta luce sulle manipolazioni che i testi
nietzscheani hanno subito dagli anni Trenta in
avanti, e proprio all’interno del famoso Nietzsche-Archiv.
Cristoforo Andreoli, La politica totale di
Pitagora. Per la cura di Anna K. Valerio,
il volume comprende infine la versione italiana
(con il testo greco a fronte) dei Versi Aurei
pitagorei, seguita dallo scritto “Una chiamata
per anime di vetta” sulla ‘vocazione’pitagorica.
Collezione: Paganitas. Pp. 100. 2 illustrazioni.
12.
Il pensiero di Pitagora e dei Pitagorici è
stato letto dai suoi interpreti in tutti gli elementi
primi -scientifici, matematici, esoterici e simbolico-religiosi-
che lo formano. Ma dove esso tende al superamento
della interruzione tra il superiore e l’inferiore,
tra l’immateriale e il pratico, ovvero tra l’idea
della politica e la sua prassi, le letture non
si sono soffermate, benché le testimonianze
antiche siano generose di rimandi a questa dimensione
dello “stile di vita” pitagorico. Infatti i testi
di Giamblico e di Porfirio accennano sovente alla
politica di Pitagora, indugiando sulle trasformazioni
dell’assetto di governo e del tessuto sociale
intervenute nel mondo greco tra il VI e il V secolo
a. C. Questo studio di Cristoforo Andreoli si
propone quindi di dimostrare come le allusioni
di Giamblico e Porfirio alla genesi della democrazia
greca e alla sua azione livellatrice, tirannica
e intollerante, siano indispensabili per comprendere
i motivi dell’intervento politico dei Pitagorici,
basato sul rifiuto della demagogia, il ripristino
dell’ethnos ellenico, la selezione e la formazione
degli uomini adatti al governo della comunità
ossia in grado di tradurre in pratica l’essenza
della regalità sacra.
Julius Evola, I testi del ‘Meridiano
d’Italia’. A cura di Francesco Ingravalle.
Contributi di F. Ingravalle: ‘Una meditazione
per l’azione’; P. Di Vona: ‘Evola, il fascismo
e la ricostruzione nazionale’; A. Braccio: ‘Nota
sul ‘Meridiano d’Italia’’ Collezione ‘I testi
di Julius Evola’. Pp. 240 circa. 21.
Gli interventi evoliani sul ‘Meridiano d’Italia’,
dal ‘49 al ‘58, costituiscono un contributo dottrinario
per l’azione. Scrive F. Ingravalle: “L’ambiente
della ‘destra radicale’ italiano fu effettivamente
formato, sotto il profilo teorico, da Evola. Che,
poi, la sua parola, trasposta sul terreno della
prassi, paia ‘semplificata’, è cosa normale
per ogni idea che sia trasposta sul terreno della
prassi”.
Pietrangelo Buttafuoco, "Fogli
consanguinei", Avvertenza di Franco Freda.
Prefazione di Giuliano Ferrara. Pp. 88. Euro 7
"La democrazia non è un sofisma né
un obbligo, ma solo una possibilità".
Così nella presentazione di Giuliano Ferrara
a questo testo, che raccoglie
tra i più dispittosi e intelligenti articoli
di Pietrangelo Buttafuoco,
giornalista del Foglio. Sgorgati per caso dalle
urgenze della cronaca, ma
generati verso l'alto, essi compongono un seducente
florilegio dei pensieri
antimoderni. Ogni cosa, sapientemente annerita
dall'inchiostro di
Buttafuoco, può prendere aspetti paradossali,
ironici e irriverenti. È in
questo modo che la virtualità dello scrivere
(esaltata dal virtuosismo della
scrittura) fa le proprie vendette contro la prepotenza
del secolo e la sua
malattia più fortunata: la democrazia.
La prima parte di Fogli consanguinei
considera infatti le interviste ad alcuni tra
i nemici peggiori del mondo
moderno (indignati intellettuali, polemisti estetizzanti,
persone
irriducibili al dramma storico). La seconda è
invece pura prosa di
divagazione e tentativo. Quale sarebbe la sua
mitologia, se la modernità
potesse averne una? Tra il beffardo e l'ironico
la risposta.
Il libro contiene gli articoli dell'inchiesta,
pubblicata dal quotidiano "Il Foglio",
sul pensiero non democratico:
Obiezioni alla democrazia
I Franco Freda
II Luciano Canfora
III Ulderico Nisticò
IV Massimo Fini
V Brunico
VI Domenico Fisichella
VII Geminello Alvi
VIII Carmelo Bene
e altri scritti, tra cui l'intervista a Pio Filippani
Ronconi
Julius Evola, I testi di 'Totalità',
'Il Borghese', 'la Destra'.
A c. di R. Melchionda. Contributi di Roberto Melchionda:
"Politica dell'apolitìa. Evolismo
metafisico ed evolismo politico" e di Piero
di Vona: "Osservazioni". Collezione:
I testi di Julius Evola. Euro 18
Il volume contienegli articoli di Julius Evola
pubblicati dai periodici Totalità' di Firenze,
'Il Borghese' di Milano, 'la Destra' di Roma.
Con l'eccezione di un articolo del 1953, gli scritti
appartengono tutti agli ultimi sette anni di vita
dell'Autore.
Julius Evola, I Testi del 'Corriere
Padano'. A cura di Giovanni Damiano.
Contributi di G. Damiano: 'Negli anni della decisione.
Appunti su Evola e il fascismo'; P. Di Vona: 'Evola
fra Tradizione e Cattolicesimo'. Euro 40,00
La collaborazione di Evola al 'Corriere Padano'
va dal 1933 al 1942 e consta di più di
cento articoli. La collaborazione di Evola al
'Corriere Padano', "espressione ufficiale
del fascismo ferrarese', confrontata con la sua
collaborazione ad altri giornali e riviste fasciste
del tempo, dimostra che egli estese a tutti gli
ambienti fascisti del tempo che poté raggiungere,
la sua propaganda tradizionalista.
Beniamino M. di Dario, Il Sole
Invincibile. Aureliano riformatore politico e
religioso. Presentazione di Luca Leonello
Rimbotti. Euro 12,00.
E' al culmine di una congiuntura terribile per
l'Impero Romano, devastato sfigurato, spaccato,
vacillante al punto da far ritenere agli stessi
contemporanei di doverne salutare l'ultima ora,
che sorge e si impone l'astro salvifico dell'imperatore
Aureliano. In soli cinque anni di regno (270-275),
con volontà ferrea, il grande Illirico,
attraverso vittorie militari di eccezionale portata
e una serie di riforme radicali (nel senso etimologico
del termine), porta a compimento un disegno i
cui contorni hanno del portentoso, riunificando
un impero poco prima agonizzante sotto l'egida
di un "nuovo" sovrano divino, Il Sole
Invincibile.
Jack London , Il vagabondo delle
stelle. Il Cavallo alato.Traduzione a cura
di Fabrizio Sandrelli. Euro 20,00
Nel vagabondo delle stelle (The Star Rover, 1915),
romanzo “spirituale” di Jack London (18761916),
reale e fantastico si confondono senza posa in
una narrazione dinamica. La rappresentazione e
la denuncia del violento universo carcerario si
alternano, infatti, con racconti e riflessioni
sui rapporti tra spirito e materia, mente e corpo
che evocano, direttamente o indirettamente, i
concetti di evoluzione, “memoria atavica” e reincarnazione.
Protagonista dell’opera, che si ispira in parte
alle vicende di personaggi reali, è Darrell
Standing, un professore di agronomia condannato
prima all’ergastolo per l’omicidio di un collega
e poi alla forca per l’aggressione di un secondino.
Segregato in una cella d’isolamento e stretto
nella camicia di forza, egli riesce ad annullare
temporaneamente, con uno sforzo di volontà,
il corpo fisico e a liberare il proprio spirito
da ogni vincolo spazio-temporale. Darrell Standing
o, piuttosto, il suo sé immortale, può
così ricordare e rivivere la lunga sequela
delle sue precedenti incarnazioni, dei suoi amori
e dei suoi odi. Attraverso i millenni, sotto molteplici
sembianze, egli ha sperimentato ogni aspetto e
ogni possibilità della condizione umana
e può infine salire al patibolo irridendo
i suoi ottusi carnefici. O, forse, come insinua
un altro carcerato, tutto questo non è
che una patetica illusione, un sogno evanescente,
come quello prodotto da una droga.
Corneliu Zelea Codreanu,
Il Capo di cuib. Collana Il tempo e l'epoca
dei fascismi. In appendice: Giovanni Damiano,
Platonismo legionario.
Euro 12
Nuova edizione di questo breviario di ortodossia
e di ortoetica che,
scritto da Codreanu per i legionari della ‘Guardia
di Ferro’,
con l'intento di allevare anime, di fare dell'anima
il soggetto che nell'uomo guida la contemplazione
e ne disciplina la concentrazione e la comprensione,
venne da Nae Jonescu paragonato agli Esercizi
spirituali di S. Ignazio di Lojola.
Simone Paliaga, L’uomo
senza meraviglia. La globalizzazione nell’epoca
della rete. Prefazione di C. Bonvecchio. Euro
9.
La meraviglia divampa dalla
pluralità. L’esperienza delle differenze
(come Erlebnis: senso della vita) innerva l’uomo,
e lo stupore che ne viene destato lo chiama, pretende
da lui una risposta. La chiamata è una
domanda intorno al senso del mondo, cui egli non
può sottrarsi, pena la rinuncia alla libertà.
Allorché dispiega le sue maglie sull’intero
pianeta, la globalizzazione finisce con l’avvolgerlo
in una flessibile quanto fitta rete di scambi
commerciali e finanziari. Irretito in una trama
inesauribile di contatti virtuali, il mondo si
immergein un chiarore grigio, da cui non trapela
alcun segno che annunci la presenza della pluralità
delle culture, dei popoli - delle forme viventi.
Il mercato si espande e qualsiasi prodotto che
vi circoli deve proporsi ovunque, come cosa mutilata
proprio di quelle differenze che, intarsiando
la terra, rivelano la bellezza-bontà della
imago mundi. La rete, che diffonde le merci in
ogni contrada, deve risultare indispensabile.
E’ allora che il pensiero unico assurge a condizione
essenziale per il funzionamento di questo apparato
di fragile complessità. La estinzione delle
diversità culturali diviene la condizione
del sussistere di una economia-mondo, per conformare
e strutturare l’universo dell’homo oeconomicus.
E al sistema reticolare che regge la sussistenza
economica spetta il compito di esonerare l’uomo
dal partecipare alla vita, ossia all’anima, dei
suoi luoghi, di coltivare i suoi rapporti con
il mondo, di instaurare le proprie relazioni con
gli altri: poiché ogni suo bisogno troverà
soddisfazione con l’accesso a questo meccanismo.
Così, l’onere di confrontarsi con un mondo
abitato dalle differenze, di parlare con esse,
si dilegua. A quest’uomo muto e mutilo tocca solo
sviluppare le competenze che gli consentiranno
di accedere ai servizi offerti dall’unica rete
disponibile. Allora la pluralità diserterà
il tempo degli uomini, di essa restando solo esangui
simulacri e avanzi induriti. Così come
si eclisserà la Stimmung che rende la vita
meritevole di essere vissuta: l’aura del meraviglioso.
Svuotato di essa, disanimato, l’uomo non saprà
più diventare ciò che è,
ma si perderà nella gestione dell’esistente
- senza meraviglia.
Chiara Stellati,
Una ideologia dell’Origine. Franco Freda e
la Controdecadenza. Prefazione di Anna K.
Valerio («La misteriosa audacia del radicalismo»);
Conclusione di Piero Carini («Vera Destra»,
«radicalismo di Destra» e «cultura
integrale»). Edizioni di Ar. Collezione
‘Consonanze’, 6, pp. 200. Euro 21,00.
Il testo raccolto in questo volume è
una tesi di laurea (Franco Freda e la componente
tradizionalista della destra radicale. 1963-1996.
Università degli studi di Perugia, 1998/99)
che descrive l’esperienza politico-culturale e
accenna all’universo ideale di Franco G. Freda.
Asettico e ricognitivo, il racconto dell’Autrice
comincia dalla fondazione del Gruppo di Ar di
quasi quarant’anni fa, e si conclude con l’avventura
del Fronte Nazionale. Senza troppo indulgere nell’aneddotico,
mira a cogliere l’atmosfera (la Stimmung?) dell’‘ambiente’
della destra radicale. Un denso coro di voci -citazioni
di storici, avversari, camerati- che la Stellati,
con cura opportuna e intelligente, allega alla
propria, dà modo di mettere a paragone
il recto e il verso delle questioni. La sua narrazione
tende infatti all’oggettività (solo a tratti
qualche accenno di giudizio). (dalla prefazione
di Anna K. Valerio).
Indice:
La misteriosa audacia del radicalismo
(Anna K. Valerio)
Introduzione
I. A destra dopo il fascismo
La riorganizzazione della destra dopo il ’45:
i presupposti
Il clandestinismo e il partito: le diverse anime
della destra
I Far e il «processo alle idee»
La politica missina e l’extraparlamentarismo
Il «cattivo maestro»
L’idea di Tradizione
Contro il «mondo moderno»
«In piedi tra le rovine»
Cavalcare la tigre e il concetto di apolitìa
I «discepoli» di Evola
Oltre il fascismo
II. Franco Giorgio Freda
Un uomo, una funzione: la «pedagogia politica»
Fascismo e Tradizione
Evola e Freda per cavalcare la tigre
La contestazione studentesca e la politica missina
Lotta di Popolo
La disintegrazione del sistema
Platone. Lo Stato secondo giustizia
La rivoluzione islamica di Khomeini
Il nazi-maoismo
I precedenti storici: la «rivoluzione conservatrice»
Parola d’ordine: ‘andare oltre’. «Costruiamo
l’azione» e «Terza posizione»
La diffusione e l’efficacia politica de La disintegrazione
Lo spontaneismo armato, la violenza degli anni
’70 e i «cattivi maestri»
Le vicende processuali dell’editore
III. Soldati della Tradizione: Gruppo
di Ar ed Edizioni di Ar
Il Gruppo di Ar
La prospettiva metafisica
La storia come decadenza
L’uomo e la comunità secondo la dottrina
tradizionale
Disgregazione dell’umano e degradazione della
sfera politica
La rivoluzione tradizionale
Il soldato politico
La politica come ascesi
L’aristocrazia rivoluzionaria
Le Edizioni di Ar: l’attività editoriale
come milizia politica
IV. Il Fronte Nazionale
La dottrina spiritualista della razza
Il Fronte Nazionale
Il razzismo morfologico
Natura e struttura del Fronte Nazionale
Conclusione
«Vera Destra», «radicalismo
di Destra» e «cultura integrale»
(Piero Carini)
Bibliografia
Indice dei nomi
Junyû Kitayama,
Lo Stile eroico. L'eroismo in Giappone,
pp. 136. Traduzione a cura di Vittorio Penzo.
Collezione Ryû, per i tipi di Sannô-kai,
VIII, 2002. Euro12,00.
Severa e sublime come quell’incrocio di destini
che portò, con Junyû Kitayama, il
Giappone in Prussia, quest’opera sfida i limiti
delle rappresentazioni occidentali dell’eroicità.
È un poema che sgorga da una struttura
saggistica: racconto di ‘portamenti’ grandiosi,
florilegio di gesta e di gesti magnanimi della
personalità. Disegnando una sorta di ‘metafisica
dello stile’, l’Autore delinea i profili della
condizione eroica.
Junyû Kitayama nasce nel 1902. Dal 1930
al 1936 è ‘lettore’ di cultura e lingua
giapponese all’università di Francoforte
nonché assistente all’università
di Marburgo, in cui, a partire dal 1940, insegna
come ‘professore onorario’ religioni e cultura
dell’Asia orientale. Nel maggio 1945, arrestato
per collaborazionismo a Praga, sconta in diversi
campi di concentramento cecoslovacchi la pena
di un anno ai lavori forzati. In seguito, dal
governo cecoslovacco non gli viene mai consentito
di lasciare quel Paese. Muore a Praga nel 1962
(dal risvolto di copertina).
Gian Pio Mattogno,
L’antigiudaismo nell’Antichità classica,
pp. 230. Collezione “Paganitas”, VIII, 2002, Euro
21,00.
L’opera curata da Gian Pio Mattogno costituisce
la prima raccolta organica sinora apparsa in Italia
di testi antigiudaici relativi all’antichità
classica nonché l’unica, in assoluto, dopo
le opere di Th. Reinach e di M. Stern. In essa,
inoltre -ed è questa una caratteristica
che la differenzia da tutte le altre ricerche
affini-, i testi sono preceduti da uno studio
che li inserisce sistematicamente nel contesto
delle origini della questione ebraica nel mondo
ellenico-romano. Mentre i numerosi saggi sull’antigiudaismo
nel mondo antico si dimostrano, in generale, lavori
apologetici che, rifiutando di analizzare le cause
reali, preferiscono affidare a espedienti propagandistici
la spiegazione dell’ostilità (“calunnia”,
“menzogna”, “pregiudizio” etc.), la ricerca di
Gian Pio Mattogno si propone di verificare oggettivamente
la veridicità delle accuse degli Autori
classici sulla scorta delle fonti giudaiche contemporanee
(Bibbia, Talmud di Gerusalemme, Talmaud babilonese,
Midrash, Apocrifi) (dal risvolto di copertina).
S o m m a r i o:
Parte prima. Le origini della questione ebraica
nel mondo greco-romano.
1. Introduzione. 2. L’antigiudaismo classico nella
storiografia nazional-socialista. 3. La storiografia
apologetica moderna. 4. La genesi greco-egizia
dell’antigiudaismo classico. 5. L’antigiudaismo
nella letteratura latina. 6. L’autodifesa del
giudaismo nell’apologetica antica. 7. Le cause
reali dell’antigiudaismo classico. 8. Esclusivismo
etnico-religioso, misantropia e misoxenia nella
letteratura giudaica antica. 9. Messianesimo e
dominio mondiale giudaico nelle fonti letterarie
ebraiche e nelle guerre escatologiche contro Roma.
Parte seconda. L’antigiudaismo nelle fonti greco-romane.
1. Ecateo. 2. Manetone. 3. Agatarchide. 4. Posidonio.
5. Apolonio Molone. 6. Stradone. 7. Lisimaco.
8. Cheremone. 9. Apione. 10. Damocrito. 11. Tolomeo.
12. Filostrato. 13. Cicerone. 14. Pompeo Trogo.
15. Seneca. 16. Plinio il Vecchio. 17. Tacito.
18. Svetonio. 19. Persio. 20. Petronio. 21. Giovenale.
22. Quintiliano. 23. Celso. 24. Cassio Dione.
25. Giuliano. 26. Rutilio Namaziano.
Pierre Drieu La Rochelle, L’agente doppio,
pp. 84. Traduzione a cura di Tiberio Graziani,
con testo originale a fronte. Collezione gli ‘Inattuali’,
XIII, 2002. Comprende un corollario di note di
commento a opera di: Gruppo di Ar (“Una professione
di fede”); Dragos Kalajic (“Il contesto storico
de ‘L’agente doppio’”); Claudio Mutti (“Strane
riconciliazioni”); Anna K. Valerio (“Coniunctio
oppositorum”). Euro 7,00.
Il protagonista del racconto L’agente doppio è
una spia russa. Non tradisce per denaro, per paura,
per scambio di favori. Ma per vocazione: per una
sorta di inusitata vocazione. Nessun idealismo
condiziona la scelta dell’agente russo, nessuna
bandiera di colore opposto, ma il fastidio verso
ogni tipo di ‘colore’, tinto com’esso è
da una fantasia da ceto medio, sintomo del suo
sciatto negligente vizio di esigere, sopra tutto,
la classificazione. Invece, l’onore della Russia
è il solo buon motivo per cui la spia sa
che si può pensare grandiosamente e affermativamente.
È l’onore ciò che salda i due labbri
dell’anima divaricata dell’agente doppio; che
mette d’accordo il suo doppio rifiuto (contro
i bianchi, contro i rossi); che trasforma infine
in rivolta (in creazione, in vita che si rinnova)
la congestione novecentesca della negazione (dal
risvolto di copertina).
Julius Evola, I
testi de 'Il Conciliatore', pp. 228, a cura
di Anna K. Valerio, con uno scritto di Piero Di
Vona e una nota di Aldo Braccio, Collezione "
I testi di Julius Evola", 2002, Euro
21.00.
"Le parole di Evola sembrano fatte
ad arte per resistere. Per rovesciare - a dirla
con sua formula - il tavolo del gioco. Che siano
linee accennate su giornali, o pensieri definitivi
consegnati ad un'opera che ha la certezza di imporsi
al tempo (naturalmente contro il tempo), i ritmi
restano quelli di chi conosce il vero, ne ha sostenuto
la vertigine, ha imparato a rispettarlo e ora
ne disciplina il culto" (dalla prefazione
di Anna K. Valerio).
Adriano Segatori, La comunità
vivente. Organismo comunitario e organizzazione
sociale, pp. 112, con una presentazione di
Luca Leonello Rimbotti, Collezione "Le due
bestie", 2002, Euro 9.00
L'Autore sviluppa l'analisi dell'antagonismo tra
i significati della comunità e i contenuti
della società, proponendo le sue considerazioni
da una prospettiva che riflette la visione tradizionlistica
del mondo e della vita, alla luce sopra tutto
degli insegnamenti di Julius Evola.
Julius Evola, I
Testi di 'Ordine Nuovo', pp. 164. a cura
di R. del Ponte, con una notizia di P. Di Vona.
Collezione ‘I testi di Julius Evola’. 2001. L.
35.000
Evola dopo il 1951 continuerà
ad offrire, fino all’ultimo giorno della sua esistenza,
un appoggio morale e un apporto culturale a chi
ancora si proponeva di resistere “in un mondo di
rovine”. Pure il significato della sua cooperazione
sarà esclusivamente quello di un contributo dottrinle
per un valido sostegno delle vocazioni e un corretto
orientamento delle qualità nell’epoca “dell’uomo
sfuggente”. È in questo senso che andranno intese
le collaborazioni date, a partire dal 1955, a Ordine
Nuovo e alle varie testate che, con diverse denominazioni,
ne seguirono le sorti sino alla metà degli anni
settanta. (Dall’introduzione di R. del Ponte)
Julius Evola, I testi de 'La
Rassegna Italiana', pp. 126, a cura di A.
Braccio, con una notizia di P. Di Vona Collezione
"I testi di Julius Evola", 2001, Edizioni
di Ar, L. 25.000
"Gli scritti
di Evola, che coprono un arco di tempo cha va dal
1933 al 1952, apparsi sul mensile fondato nel 1917
da Tomaso Silani.
Anche negli articoli pubblicati su 'La Rassegna Italiana'
vi sono elementi di dottrina degni di grande attenzione
per lo studioso, e di essere ripresi in uno studio
generale del pensiero di Evola (...)"
(Dall'appunto di Piero di Vona)
Julius Evola, I
testi de 'La Difesa della Razza', a cura
di P. Di Vona, Collezione "I testi di Julius
Evola", L. 40.000.
Ne "I testi di Julius Evola" le Edizioni
di Ar - che già nel 1970 avevano ristampato i saggi
di Evola apparsi su "Bilychnis" e su "Nuova
Antologia" - pubblicano la raccolta di tutti
gli articoli composti dall’Autore per ciascuno dei
periodici a cui egli prestò la sua collaborazione.
Inaugura la collezione questo volume, che comprende
i trentaquattro articoli di Evola pubblicati su "La
Difesa della Razza" dal 5 gennaio 1939 al 20
aprile 1942 - allorché insanabili dissidi dottrinari
interruppero la sua collaborazione al quindicinale
diretto da Telesio Interlandi.
Anche se il motivo specifico di ciascuno scritto risulta
chiaramente ripreso nel motivo conduttore della razza,
per cui è questo tema generale il Leitmotiv
dell’intera composizione, il contenuto di questi articoli
si può (utilmente purché non rigidamente) classificare
secondo il loro argomento.
Un primo gruppo comprende i numerosi articoli di soggetto
razziologico; un secondo gruppo riguarda Roma e le
sue origini; un terzo gruppo considera le origini
della civiltà; un quarto gruppo, le questioni inerenti
all’arianità; un quinto gruppo, alcuni simboli dell’arianità
e della romanità; un sesto gruppo il problema del
rapporto tra la razza e la filosofia; un settimo gruppo,
infine, il problema dell’ebraicità e dell’ebraismo.
Tutti i volumi di questa collezione sono curati dal
comitato di edizione formato da Aldo Braccio, Giovanni
Damiano, Italo De Giorgi, Beniamino M. di Dario, Francesco
Ingravalle, Massimo Pacilio. Il comitato di edizione
è presieduto da Piero Di Vona e la sua attività viene
coordinata da Roberto Melchionda.
Carlo
Mattogno, "Sonderbehandlung" ad Auschwitz.
Genesi e significato, 188 pp., lire 38.000
Nei documenti tedeschi su Auschwitz del periodo 1942-1944
appaiono termini enigmatici come “Sonderbehandlung”
(trattamento speciale”), “Sonderaktion” (azione
speciale”) e altri di tal fatta che, secondo una convenzione
instaurata nel
1946 dalla “Commissione centrale di inchiesta sui
crimini tedeschi in Polonia” e divenuta poi patrimonio
storiografico comune,
sarebbero dei criptonimi escogitati dalle SS
per nascondere delitti inconfessabili.
Nessuno storico, tuttavia,
ha mai verificato questo postulato; e nessuno
storico si è
mai curato di
ricercare nuovi documenti
di questa categoria e di studiarli
nel loro contesto storico.
Perciò, fino ad ora, non è mai stato pubblicato
uno studio specifico
su questo
problema, non certo irrilevante, della storia del
campo di Auschwitz:
perfino gli specialisti si sono limitati a
trasmettersi l’un l’altro
in poche
righe l’interpretazione
della Commissione polacca, apportando ad essa, al
più, qualche lieve ritocco.
Nello studio recentemente pubblicato dalle Edizioni
di Ar “Sonderbehandlung”
ad Auschwitz. Genesi e significato, Carlo Mattogno
ha colmato questa
grave lacuna
sulla base di una documentazione di prima mano,
in massima parte inedita e ignota anche agli specialisti
di Auschwitz, da lui reperita
negli archivi moscoviti, di cui in appendice
presenta un’ampia crestomazia
(26 documenti).
Grazie ad una
penetrante analisi storico-documentaria e ad
una sapiente
ricostruzione
degli scenari
storici che fanno da sfondo ai documenti, Mattogno
fornisce una interpretazione non conformista
che non manca di riservare
sorprese insospettate, ma documentariamente
fondate, come
quella relativa alla visita di Himmler ad Auschwitz
nel luglio 1942
o quella che riguarda
l’attribuzione
al personale dei crematori della denominazione
di “Sonderkommando”.
Julius Evola, Metafisica
della guerra, a cura di Roberto Melchionda. Collezione
‘gli Inattuali’. L. 30.000
Aber das Leben ist Krieg: in sé la vita è guerra,
affermava Spengler. Necessaria alla libertà quanto
la pace, la guerra è nel destino inaugurale della
vita umana: essa procede dallo stesso principio dell’essere
in quanto coscienza e libertà. Cause svariatissime,
ideali e materiali, nobili e ignobili generano storicamente
le guerre. Nel 1940, Julius Evola constatava: "In
Occidente, tensioni spirituali e materiali si sono
a tal punto compresse, negli ultimi anni, che esse
alla fine possono venir risolte solo attraverso il
combattimento". Oggi, noi sappiamo che le ‘crociate’
pacifiste, umanitarie e poliziesche, al servizio delle
sovrane ragioni dell’economia, assicureranno un futuro
rigoglioso alle guerre nucleari e informatiche…
Questi testi divulgativi di Evola sulla metafisica
della guerra presumono un lettore non sordo a ciò
che si può chiamare l’eroicità latente dell’uomo,
l’ "archetipo dell’eroe". Seguendo un ritmo
di espansione concentrica di considerazioni su questo
tema, l’Autore afferma che la guerra -tra gli uomini
e dentro l’uomo- è soltanto un aspetto della contesa
che sta nelle cose del mondo, ma il suo atto di nascita
va ricondotto al sopramondo. L’esperienza propriamente
eroica deve coinvolgere le strutture della coscienza,
deve schiudere il coraggio fisico-morale del combattente,
in modo che questi sciolga l’anima dal corpo
per volgerla definitivamente allo Spirito.
La guerra ‘materiale’, quella che cade nella storia,
diventa quindi mezzo per la guerra ‘spirituale’, quella
che si dispiega nella metastoria.
Per chi ritenga di dovere, e senta di potere, trasmutare
in farmaco il veleno della Modernità, la lettura dei
pensieri contenuti in Metafisica della guerra -oltre
a confermare la profonda coerenza speculativa del
loro Autore- contribuirà a rivelargli le necessarie
forme di coesione implicite nella propria decisione
etica di stare ‘combattivamente’ nella storia.
Introdotto dalle considerazioni di Roberto Melchionda
Sulla doppia guerra, questo volume -curato dallo
stesso Melchionda- raccoglie alcuni scritti pubblicati
da Julius Evola, nell’arco di tempo compreso tra il
1935 e il 1950, su quotidiani e periodici quali "il
Regime Fascista", "La Vita Italiana",
"Augustea", "La Stampa", nonché
la versione italiana (con testo originale a fronte)
della conferenza "Die arische Lehre von Kampf
und Sieg", pronunziata dall’Autore in lingua
tedesca a Roma, il 7 dicembre 1940.
Beniamino M. di
Dario, La via romana
al Divino. Julius Evola e la religione romana.
Collezione ‘Paganitas’, L. 30.000
Con questo studio, l’autore tenta per la prima volta
di ricostruire in maniera organica l’interpretazione
del culto romano e, più in generale, della civiltà
di Roma propria di Julius Evola. Pur se Evola non
ha mai trattato della religione romana in un’opera
specifica e unitaria, di Dario individua i passaggi-cardine
della sua configurazione sviluppando gli accenni presenti
nei testi evoliani -compresi alcuni saggi e scritti
d’occasione- e soprattutto ripercorrendo lo svolgimento
dell’idea di tradizione nella fondamentale opera Rivolta
contro il mondo moderno, in cui Evola stesso indica
le "categorie" del mondo tradizionale. Nel
ciclo romano Evola coglieva infatti la manifestazione
di alcuni capisaldi della sua formulazione dell’idea
di tradizione: le dottrine della regalità e dell’imperium,
la forza impersonale del rito, la via dell’azione.
E’ soprattutto su quest’ultima che l’autore si sofferma
ogni qualvolta essa conduca l’interpretazione di Evola
verso determinate conclusioni, marcandone in tal modo
il carattere di "predisposizione". Nel delineare
progressivamente la visione evoliana del culto e della
civiltà romana, il libro tocca via via questioni imprescindibili,
quali la sistemazione del ciclo romano all’interno
delle complesse concezioni cosmostoriche di Evola
e la comprensione del "significato ultimo"
di Roma, nonché il tema del rapporto tra Evola e il
cristianesimo - meglio definito dallo svolgersi del
suo "paganesimo" – fino a trattare della
posizione tenuta da Evola nei confronti del fascismo
e del tradizionalismo romano. Il di Dario non manca
poi di studiare la formazione di alcune tesi evoliane
in base al costante confronto con le proposizioni
di pensatori quali il Bachofen e il Piganiol: attraversando
una progressiva ‘decantazione’, le caratteristiche
storiche del loro pensiero si trasformano nei caratteri
metastorici (e metafisici) delle considerazioni di
Evola.
G. Simmel,
Il conflitto della cultura moderna. Collezione
‘gli Inattuali’. L. 30.000
Mentre la "Grande Guerra" si andava spegnendo,
Georg Simmel dava alle stampe una conferenza dedicata
al conflitto inevitabile fra la "vita" e
le "forme della cultura". Il contenuto di
questa conferenza raffigura efficacemente la lacerazione
che contrassegna il moderno inteso come propaggine
estrema della modernità. Alla fine delle "grandi
narrazioni" metafisiche, la cultura moderna è
la consapevolezza del carattere necessariamente aperto
del conflitto tra fluire della vita e forme culturali,
della relatività e della provvisorietà di ciascuna
forma culturale. Questa coscienza della relatività
delle forme culturali appare a Simmel come la fase
in cui la vita, il puro movimento – il puro divenire
inteso nel senso voluto da Eraclito – tenta di manifestarsi
in modo assoluto, al di là di ogni forma: nell’arte
espressionistica, nella filosofia pragmatistica, nell’etica
e nella religione.
In tutta la sua vita, Georg Simmel fu il più onesto
analista del negativo, dell’angoscia del moderno.
Tutti noi siamo intessuti anche della negatività che
ha lacerato il moderno. Superare questa negatività
in una sintesi: è il motivo che spiega la pubblicazione
del Conflitto della cultura moderna (con testo
originale a fronte) nella collezione ‘gli Inattuali’
per i tipi di Ar.
In Georg Simmel e la cultura moderna -lo scritto
del curatore Francesco Ingravalle che conclude questo
volume- vengono infine descritte le molteplici linee
teoriche, convergenti in questa opera di Simmel, che
hanno segnato il processo di conversione della filosofia
moderna in filosofia della vita e in visione del mondo.
Georg Simmel (1858-1918) insegnò filosofia alle Università
di Berlino e di Strasburgo. Con Ferdinand Toennies,
Max Weber, Werner Sombart partecipò alla fondazione
(1909) della "Deutsche Gesellschaft fuer Soziologie".
Allo scoppio della "Grande Guerra" assunse
posizioni nazionalistiche.
Jean Haudry, Gli
Indoeuropei. Edizione italiana rivista e aumentata.
Traduzione a cura di Fabrizio Sandrelli. Collezione
Gli "inattuali", 16 ill., L. 40.000.
Non di una semplice arca linguistica indoeuropea occorre
parlare, ma di una vera e propria comunità etnica
indoeuropea, che prende forma in epoca preistorica:
è la convinzione espressa ripetutamente in questo
saggio di Jean Haudry. Sulla scorta dei fondamentali
contributi di Georges Dumézil e di Emile Benveniste
sull’ideologia della tripartizione funzionale e sulle
quattro cerchie dell’appartenenza sociale, lo studioso
francese si propone di restituirci, nelle dimensioni
di una Weltanschauung indoeuropea, le idee
e i significati che hanno generato le istituzioni
religiose, giuridiche e socio-economiche di quella
comunità primordiale. Concentrando le sue analisi
sui contenuti più convergenti della mitologia e del
patrimonio lessicale degli Indoeuropei, l’Autore traccia
con efficacia la fisionomia spirituale del popolo
ario: questa si riflette, in particolare, nel ritmo
di chiarezza, di stabilità e di ordine gerarchico
delle sue stratificazioni sociali, trasmettendosi
a quel "culto della verità" che rappresenta
l’essenza della sua religione. A conclusione del suo
studio l’Autore, dopo aver affermato che i dati antropologici
precisano l’appartenenza degli Indoeuropei, o almeno
della loro aristocrazia, alla "razza nordica",
rivaluta le tesi di Tilak e Klause che situavano la
patria originaria di quel popolo nelle regioni circumpolari
dell’Europa settentrionale. Egli si sofferma quindi
sull’espansione indoeuropea, la cui forza impulsiva
si rinviene nei lineamenti dell’anima di quelle genti
-in quelli che Spengler avrebbe definito i segni naturali
della loro ‘animità’-, più che in sollecitazioni di
ordine demografico e ambientale.
Poggiando su una sicura consistenza di testimonianze
letterarie e archeologiche, questo libro di Jean Haudry
permette a noi, lontani e distanti discendenti delle
tribù indoeuropee, di portare uno sguardo complessivo
sul mondo dei nostri antenati ari: sul senso remoto
di un vivere che, pur da noi abbandonato in numerosi
suoi elementi, rimane come contenuto latente di aspetti
fondamentali della nostra esistenza moderna, e può
quindi sempre riapparire nella sua dinamica con i
caratteri di una risorgenza - o riaffiorarvi nei tratti
di un ‘ritorno del rimosso’.
Franco Freda -
I lupi azzurri. Documenti del Fronte Nazionale,
a cura di Giovanni Damiano. Corollario con scritti
del curatore e di Francesco Ingravalle. Nell’appendice
scritti di E. Santarelli, F. Ingravalle, A. Brandirali,
P. Buscaroli, C. Taormina, G. Damiano. Collezione
‘Iperborei ed Etiopi’, L. 25.000.
In antichi testi europei, "lupi azzurri"
sono chiamati i proscritti, gli espulsi: coloro che,
sentiti come estranei e perciò dichiarati inassimilabili,
vengono messi al bando dalla comunità. Per analogia,
il titolo di questo libro riguarda i membri di un
sodalizio razzista, il Fronte Nazionale, fondato nel
1990 dall’autore e sciolto dal Consiglio dei Ministri
nel 2000. Ponendo al centro delle proprie intenzioni
pedagogico-politiche l’idea-forma di razza e affermando
l’equivalenza tra l’immigrazione di masse extraeuropee
e l’invasione dell’Europa, il Fronte Nazionale è stato
il primo gruppo politico italiano ad avvertire sugli
effetti del disgregamento dei nessi razziali ed etnici:
lo snaturamento delle stirpi europee nella "massa
mondiale", la loro dissoluzione nella società
globale –la scomparsa dei popoli del Continente dalla
"storia mondiale".
Il volume, che contiene tutti i documenti del Fronte
Nazionale, è stato curato da Giovanni Damiano secondo
un criterio di sviluppo ‘genealogico-gerarchico’.
Esso infatti riporta all’inizio lo Statuto, in quanto
atto di nascita -di riconoscimento della natura e
del significato dell’azione- del sodalizio. Quindi,
le relazioni del suo reggente, che riflettono il carattere
proprio, metapolitico e dottrinario, del Fronte Nazionale:
la sua dimensione normativa, orientata alla selezione
qualitativa dei membri del gruppo e alla pratica delle
tesi del "razzismo morfologico". In seguito,
i manifesti, che rappresentano invece l’applicazione,
sul piano della divulgazione politica, dei precetti
professati dal sodalizio e dei suggerimenti del reggente.
Raccolte nel corollario, le considerazioni di Francesco
Ingravalle (Una metafisica della forma: il "razzismo
morfologico") e di Giovanni Damiano (La
paganità di un sodalizio) compiono poi la ricognizione
analitica delle proposizioni dottrinarie del Fronte
Nazionale. Nell’appendice, infine, vengono ospitati
alcuni scritti aggiuntivi (di Enzo Santarelli, Francesco
Ingravalle, Aldo Brandirali, Piero Buscaroli, Carlo
Taormina e Giovanni Damiano), riconducibili direttamente
alle vicende giudiziarie dei "lupi azzurri".
Franco Giorgio Freda
-
La Disintegrazione del sistema, quarta
edizione, integrata con scritti degli anni 60/80,
a cura di Francesco Ingravalle. Corollario con scritti
del Curatore, di Giovanni Damiano e Piero Di Vona.
Collezione ‘Consonanze’, L. 25.000.
La disintegrazione del sistema manifesta
una intuizione che è stata sviluppata dall’autore
nella pratica politica non meno che nell’opera editoriale:
la possibilità di invertire la tendenza del decadimento
dell’occidente, di restaurare la Gestalt aria
attraverso il disfacimento della civilizzazione del
Terzo Stato. Disintegrare il sistema borghese equivale
a eliminare ciò che, integrando le sue parti complementari,
ne permette il funzionamento: ossia eliminare la proprietà
privata dei mezzi di produzione e la funzione di sintesi
sociale propria del danaro.
Freda ha colto con chiarezza come l’ostacolo alla
realizzazione del "vero Stato" sia l’organizzazione
capitalista della società, oltre all’ethos
borghese che la fonda (e che su di essa si fonda).
La disintegrazione del sistema è l’unico
esempio di "platonismo politico" all’interno
della cultura italiana contemporanea. Dietro questo
scritto di Freda c’è Platone, ossia la più compiuta
formulazione del "vero Stato", che è paradigma
intemporale destinato a "incarnarsi" di
volta in volta nella realtà storica senza mai esaurirsi
totalmente in essa. Pertanto lo "Stato Popolare"
di Freda altro non è che la proiezione dell’idea platonica
dell’Ordine adattata a un particolare contesto storico.
La disintegrazione del sistema non è
però il patetico tentativo di annullare tutta la distanza
storico-temporale che ci separa dal modello (lo Stato
platonico): essa ha invece rappresentato il tentativo
di vivificare il passato alla luce del presente, di
far iniziare in modo nuovo (con il rimando allo "Stato
popolare") quel che è perenne (il "vero
Stato").
Rileggere oggi La disintegrazione del sistema
significa riflettere su quanto l’autore scriveva allora:
"Nella Disintegrazione non vi è nulla
di originale; di personale vi sono i punti e le virgole;
di originario quasi tutto." Quasi tutto:
non la tattica, legata a fattori contingenti; non
la configurazione dello "Stato popolare",
mero strumento per eliminare la cultura borghese.
Ma l’idea-forma del vero Stato: il contenuto essenziale,
il punto perenne da cui si sviluppano tutte la possibili
figure della prassi politica.
A cura di Francesco Ingravalle, questa edizione della
Disintegrazione del sistema è integrata da
una raccolta di testi -composti dall’autore tra il
1961 e il 1988- e arricchita da un corollario di saggi,
a opera di Giovanni Damiano (Un agguato alla storia),
Piero Di Vona (Spinozismo di destra, spinozismo
di sinistra) e Francesco Ingravalle (Un comunismo
dorico).
Indice degli scritti: La disintegrazione
del sistema, Alienazioni e prospettive, Per un radicalismo
di destra: Cavalcare la tigre, "Le fascisme,
notre mal du siècle", Gruppo tradizionalista
di Ar, Manifesto dell'Argo, L'ordine di Sparta, Il
vero Stato secondo Platone, Due lettere controcorrente,
Risguardo, Ordine dei Ranghi, Il cattiverio e le beatitudini,
Lettera a un commilitone, La rievocazione di un autore
Corollario: Un 'agguato' alla storia, Spinozismo di
destra spinozismo di sinistra, Un comunismo 'dorico'
Julius Evola, Orientamenti.
Undici punti, a cura di Franco Freda. Collezione
"Gli inattuali". L. 20.000
Il magistero della dottrina politica e metapolitica
di Julius Evola può condensarsi in questo precetto:
‘Occorre tornare alle origini: attraversando e superando
la sostanza erronea della modernità - colonizzata
dal razionalismo e dal materialismo -, si deve riscoprire
e riassumere la forza essenziale delle verità perenni’.
Con il potere di un cantus firmus simile
insegnamento è diffuso nelle stesse pagine di Orientamenti,
breve ma solenne testo che l’Autore scrisse nel
1950, con l’intento particolare di rivolgersi, nella
voragine carsica della sconfitta, alla nobiltà degli
sconfitti: quegli ‘scudieri’ che, rispondendo alla
chiamata del loro Capo, si erano levati in armi
nella milizia della Rsi. Il perno su cui si innestano
Orientamenti è l’uomo nella sua qualità spirituale,
il vir nelle sue virtù dell’anima,
nella sua formazione caratteriale - non il sistema
ideologico, il programma politico o l’organizzazione
partitica. A quest’uomo, la permanenza della fisionomia
legionaria avrebbe richiesto, ora, di proseguire
la propria milizia per un ordine considerato come
luogo dello spirito, con il proposito di fondere
le condizioni normative, interiori ed esteriori,
dello Stato giusto, di trasformare l’operato politico:
da gestione del potere in esercizio della potenza
come pratica dell’idea. Orientamenti richiama
condizioni formative di simboli e miti, rimanda
a una misteriosa forza generativa, essenziale e
immateriale, che dall’alto sgorga e fluisce nello
spazio dello Stato vero, rendendolo così corpo mitico
e mistico dell’idea di Stato. "Fluido"
invisibile ma reale, essa non può non inerire -
in un grado germinativo pur elementare - nella religiosità
politica dei sodalizi che aspirano al vero regimen
della comunità. Nel linguaggio concentrico di Orientamenti,
conclusivo di contenuti latenti che ‘si danno’
per manifestazione intuitiva, punto di intersezione
è la nozione di "visione del mondo". E’
questa il puro centro di gravità della "forma
interna" per un Lettore che avverta in sé,
in qualche modo e misura, la vocazione a guardarla
e custodirla. Una Weltanschauung fondativa,
che non viene mediata dalla dialettica e dalla retorica,
né distratta dalle verifiche razionali, ma è - sul
piano dell’anima - originaria intuizione-percezione-contemplazione
(Anschauung) del mondo (Welt).
Attorno a Orientamenti- e ai due brevi scritti
coevi inclusi in questa edizione curata da Franco
Freda - si sviluppa un ricco corollario. Qui (applicando
valori interpretativi diversi) Giovanni Damiano,
Piero Di Vona, Enzo Erra, Roberto Melchionda, Giovanni
Perez considerano lo specifico contenuto storico
politico del testo, inserito nelle generali dimensioni
metastoriche e metapolitiche dell’etica e dei "pensier
contemplativi" del Maestro Evola. Gli exerga
ospitano, infine, la glossa marginale di Luciano
Licandro e una aggiunta editoriale.
Piero Di Vona, Metafisica e politica in Julius
Evola, Postfazione di Giovanni Damiano, Collzione
"Gli inattuali", L. 30.000
Mancava sinora un testo in grado di riconoscere, attraverso
una indagine rigorosa, le articolazioni fondamentali
dell'opera di Julius Evola, restituendone le funzioni
nel significato generale della sua intuizione del
mondo. La lacuna viene colmata da questo studio, che,
sin dal titolo, illustra con efficacia il complesso
di motivi esaminati. Infatti la congiunzione di metafisica
e politica segna il punto capiatale in cui converge
quella prospettiva da cui Evola ricompone - quasi
fosse una "immagine latente" - la figura
tradizionale dell'universo umano.
Antonio Venier, Il disastro di una nazione. Saccheggio
dell'Italia e globalizzazione, Presentazione di
Bettino Craxi, L. 28.000
In totale dissenso dalla vulgata propagandistica di
"Mani pulite", questo libro espone un'analisi
non convenzionale degli avvenimenti italiani succedutisi
nell'arco di tempo 1992-1998. Per l'Autore vanno compresi
nella considerazione del perverso mercato totale senza
limiti né scopi, sicché non si rivelano
certo pure coincidenze: la sottomissione al trattato
di Mastrìcht; le grandi 'privatizzazioni' e
la demolizione dei servizi pubblici; il progressivo
impoverimento suscitato dall'attacco alla Stato 'sociale'
Ulderico Nisticò, Prontuario oscurantista,
Prologo di Pietrangelo Buttafuoco, Collezione "Gli
inattuali", Lire 30.000
Prontuario Oscurantista è ­p;nel titolo
e nel contenuto- una negazione irriverente dei luoghi
comuni, una ricusazione irridente della propaganda
illuministica: sopra tutto una affermazione della
verità, sottratta alla menzogna in cui da due
secoli si perdono gli accadimenti che -attraverso
sanguinari sacrifici giacobini- segnalarono la dissolvenza
della cultura etnica della patria meridionale.
Oswald Spengler, Albori della storia mondiale,
vol. II. Frammenti del lascito manoscritto.
L. 30.000
Versione italiana di Carlo Sandrelli.
Questo secondo volume di inediti frammenti spengleriani
presenta, accanto allo sviluppo di tesi e intuizioni
espresse già nella prima parte della raccolta,
nuovi tratti di riflessioni attorno ad alcuni dei
motivi più caratteristici della speculazione
storico-filosofica dell'Autore del 'Tramonto dell'Occidente'.
La parte degli abbozzi spengleriani qui contenuta
fa centro sui seguenti nodi tematici: il senso del
divino; il senso della vita e della morte; il rapporto
tra maschile e femminile; l'appartenenza dell'uomo
al suo paesaggio; significato e funzione del carro
da combattimento.
Giovanni Damiano, Elogio delle differenze.
Per una critica della globalizzazione. L. 30.000
I più si dispongono a sottomettersi alla globalizzazione
dietro questa assicurazione consolatoria: la globalizzazione
è un fenomeno di natura (quasi esclusivamente)
economica. L'"Elogio delle differenze" sostiene
invece la tesi contraria: la globalizzazione deve
essere sentita e compresa come il risultato di una
variegata, ma identica, volontà di trasformazione,
che sviluppandosi secondo numerose dimensioni - tutte
tra loro congiunte, o connesse, e convergenti -, tende
ad imporre l'egemonia di un modello generale unico
ai vari aspetti della vita e del mondo degli uomini.
...
In particolare, questo testo si sofferma criticamente
sulla società globale o multirazziale di cui
rintraccia i presupposti giuridico-ideologici, per
poi delineare in una prospettiva radicalmente estranea
alla globalizzazione, i caratteri dell'universo delle
differenze.
Max Scheler, Modelli e capi. L. 40.000
Edizione italiana a cura di Francesco Ingravalle.
Traduzione di Franco Freda.
'Modelli e capi', con le aggiunte recuperate dagli
scritti postumi, non vide mai la luce durante la vita
di Max Scheler. Questo testo conobbe una lunga elaborazione
che non giunse mai alla fine. I manoscritti che ci
sono pervenuti risalgono tutti a un arco di tempo
che va dal 1911 al 1921.
Per il significato etico-anagogico che il modo d'essere
del modello possiede, la nozione di modello assume
in Scheler maggiore rilevanza, teorica e pratica,
rispetto alla nozione di capo, le cui caratteristiche
hanno un rilievo propriamente sociologico ed 'etologico'.
Per l'Autore tutte le forme dell'autorità sono
riconducibili tipologicamente alla «autorità
carismatica personale»: il capo deve sapere e
e volere essere capo - ed è questa la vera
legittimazione della sua funzione.
Rifiutando il determinismo - nelle sue varianti positivistiche
o darwinistiche o marxiane -, Scheler sostiene che
sono le costanti essenziali, antropologiche e sociologiche,
'personificate' nei modelli e nei capi a orientare
non solo la vita storica dei gruppi umani ma la corrente
vitale creatrice che sostanzia tutte le forme dell'essere.
Precede il testo di 'Modelli e capi' l'ampio studio
di Francesco Ingravalle dedicato a «Max Scheler
e il problema dei valori».
Martin Walser, La banalità del bene.
Come nasce una predica critica. L. 10.000
Edizione italiana e traduzione a cura di F. Coppellotti.
Con un elogio di F. Schirrmacher e una considerazione
critica di di F. Coppellotti.
Con il titolo "La banalità del bene"
si pubblica la trasposizione in lingua italiana -
accompagnata da testo tedesco - della predica critica
che l'Autore ha tenuto l'11 ottobre 1998 nella Paulskirche
di Francoforte, in occasione del premio della pace
dei librai tedeschi per il 1998.
Giustamente il Seminario di retorica universale di
Tubinga, dichiarando che la predica critica di Walser
e stata "il discorso dell'anno", ha sostenuto
che si tratta "dell'operazione retorica di maggior
valore scritta in lingua tedesca".
Ignatz Bubis, capo del consiglio della comunità
ebraica tedesca ha accusato l'Autore di "incendio
doloso intellettuale".
Francesco Ingravalle, La teoria e le sue ombre.
Sul vero come dissonanza. L. 28.000
Presentazione di Piero Di Vona.
Il presente scritto è la continuazione del
precedente "Nietzsche, illuminista o illuminato?",
e verte sul rapporto Teoria/Prassi e sul legame tra
verità e visioni del mondo.
Alfred Baeumler, Estetica. £. 30.000
Pp. 168. Presentazione di Marzio Pinottini e Francesco
Ingravalle. Traduzione di Francesco Coppellotti.
Partendo dal presupposto secondo cui "La riflessione
estetica si è accesa davanti all'apparizione
del bello e non di fronte a quella dell'arte",
Baeumler sviluppa in due sezioni ("L'idea del
bello" e "Il concetto dell'arte") l'intera
vicenda dell'estetica occidentale, da Platone e Aristotele
fino ai teorici rinascimentali dell'arte.
Conclude il volume un breve schizzo sulle tendenze
estetiche dal XVIII al XX secolo. All'antitesi Classicismo/Romanticismo
e Impressionismo/Espressionismo, Baeumler oppone la
visione dell'arte come stile: "L'arte può
nascere solo dalla volontà di fissare un contenuto
per l'eternità, e lo stile è l'espressione
di questa volontà {...}. "Il sentimento
supremo di potenza e di sicurezza trova la sua espressione
in ciò che ha grande stile", come
afferma Nietzsche nel GÖtzendammerung.
Bernard Faÿ, La massoneria e la rivoluzione
intellettuale del Settecento. £. 40.000
Pp. 302. Edizione italiana e traduzione a cura di
Italo De Giorgi. Con una appendice di Julius Evola.
Una ricerca che, al di là delle suggestioni
e del conformismo della storiografia dominante, indaga
i veri restroscena delle rivoluzioni del Settecento,
da quelle intellettuali a quelle politiche che sfociarono
nella Rivoluzione Francese - la "Grande Rivoluzione".
In pagine penetranti e briose, non prive di una certa
predilezione per il lato aneddotico e il bozzetto
psicologico, con la sua opera Bernard Faÿ documenta
il ruolo determinante svolto dalla massoneria - arma
"formidabile" - nella diffusione delle nuove
idee illuministiche e nella preparazione del 1789.
Egli offre in questo modo un importante contributo
al dibattito storiografico sulle origini della Rivoluzione
francese, inserendosi a pieno titolo nel filone della
migliore storiografia controrivoluzionaria che ebbe
nell'abate Augustin Barruel, autore dei "Mémoires
pour servir à l'histoire du jacobinisme"
(1797-98), il padre incontestato.
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