MONUMENTO
E SACRARIO DEI CADUTI
MONUMENTO AI CADUTI
Lanciano, nel ventesimo anniversario della rivolta
ottobrina, ha dedicato ai suoi Giovani Eroi un monumento a testimonianza
perenne del loro sublime sacrificio per la difesa della libertà,
per la democrazia, per il progresso.
L'opera monumentale sorge nel Piazzale 6 ottobre: ieri teatro aperto
di guerriglia, nelle tragiche giornate dell'ottobre 1943, oggi centro
degli studi frentani. L'ubicazione assolve, perciò, a due precisi
intendimenti: rendere devoto omaggio ai Morti là dove eroicamente
si immolarono per l'Ideale di libertà e richiamare la gioventù
studiosa, con una presenza continua, alla comprensione del dramma
storico del passato e al nobile insegnamento della scuola di sacrificio,
per la maturazione della sua coscienza civile.
Il monumento è la fusione armonica della concezione architettonica
e dell' elemento plastico evocanti, con sintesi dinamica, l'ambiente
del combattimento, della resistenza e del sacrificio e la sequenza
degli episodi centrali della insurrezione lancianese, sublimati, a
piani evidenziati, dalla leggendaria figura di Trentino La Barba e
da quella non meno commovente della Madre frentana sollecita di conforto
al Figlio morente e di aiuto, esempio mirabile di umana solidarietà,
al nemico ferito.
S'annuncia, il manufatto, con una piattina di ferro brunito simboleggiante,
nel suo prorompente svolgimento circolare, la
rottura del sistema oppressivo imposto dalla soldataglia tedesca,
e si sviluppa in due muri verticali rappresentanti, nella disarmonia
d'altezza, le diverse età delle vite immolatesi. I muri svettano
trionfanti, oltre la rotonda sovrastante il pannello bronzeo, a simboleggiare
spiritualmente la vittoria della Libertà sulle forme rigide
e pesanti dell'oppressione. E' il trionfo della Resistenza con le
sue prospettive di rinnovamento democratico sulla concezione livellatrice
di vita imposta dalla dittatura.
Il muro orizzontale in primo piano, rivestito di listelli di cotto
rosso, a memoria del sangue vermiglio dei martiri, segna
il limite della sofferenza e del sacrificio, mentre quello di destra
a curvatura circolare, recante la scritta celebratrice e i nomi dei
Caduti, raffigura l'amorevole amplesso ideale in cui Lanciano raccoglie
i suoi Morti Ottobrini.
Il pannello bronzeo racchiude con sintesi potente le rapide e tragiche
vicende del 5 e 6 ottobre 1943: guerriglia e rappresaglia. Due
tempi prossimi e contrastanti della epica gesta caratterizzati
entrambi da quel sentimento di umana pietà che è il
soccorso.
Tutte le strutture sono al grezzo a simboleggiare l'acerba età
dei protagonisti.
Francesco Paolo MEMMO
SACRARIO DEI CADUTI
Il 28 settembre del '71, l'Amministrazione Comunale di Lanciano
intenzionata a dare degna ed imperitura sepoltura ai caduti ottobrini,
bandiva un concorso per la progettazione di un ossario per la tumulazione
dei resti dei Martiri ottobrini e dei Civili caduti per rappresaglia,
da sistemare entro la Cappella Madre del Cimitero comunale destinata
a diventare il Sacrario dei caduti ottobrini.
Il concorso di progettazione, aperto a tutti gli strati dei tecnici
lancianesi, dava la possibilità ai progettisti di esprimere
il meglio per la ideazione di un'opera così complessa ed ai
cittadini la certezza di sapere che mai quegli eroi sarebbero stati
obliati.
Il concorso veniva vinto dagli Architetti Nicola Cieri e Rosella Bernassola
primi classificati con il progetto recante il motto «Primigenia».
L'opera architettonica progettata ed attualmente in costruzione nella
Cappella del Cimitero prevede l'inserimento a cavallo fra la navata
centrale e le due laterali nel loro punto di mezzo di un «unicum»
architettonico composto di due archi a sesto acuto che all'imposta
sono larghi m. 1,35 e che gradatamente raggiungono ai vertici la larghezza
di circa m. 4.
La sezione dell'arco va da un max. di cm. 25 ad un minimo
di cm. 8, all'interno di questi due archi, ad un'altezza di cm.
80 su ognuna delle due facce saranno allineate le cassette con
i resti dei martiri ricoperte di lastre di rame lavorate a sbalzo
con incisi il nome del Martire ed una croce.
Impostato su questi due archi ad ampliare e concludere lo spazio in
esso racchiuso, si eleva un altro arco con asse normale ai due sottostanti
onde formare una serie di varie aperture archeggianti a trasformare
la massa già di per se aerea e leggera in una continua tensione
all'infinito.
La forma dell'oggetto architettonico accompagna la configurazione
spaziale dell'ambiente che lo racchiude.
Le volte, circoscrivendo lo spazio, sottolineano i percorsi meditativi
che sotto l'ampia volta centrale a grande respiro
gradatamente portano alle due laterali dove il passaggio si fa più
stretto; il passaggio fra le urne dei martiri è più
lento a sottolineare il momento riflessivo fino a riallargarsi di
nuovo quasi a riaccompagnare questo distacco, mentre il «brutalismo»
nel trattamento delle superfici farà da contrappunto alla dinamicita
dei percorsi.
La scelta dei materiali: cemento in vista trattato e rame non permettono
nessuna mediazione ne alcun compromesso; la nudità del cemento
e la sua schiettezza non destando curiosità nel visitatore
non ne distoglieranno il raccoglimento né lo spingeranno a
false interpretazioni.
La serie di faretti a luce opalescente direzionali disposti su ogni
salma creano una serie di fasci di luce che si incrociano a formare
una rete attraverso la quale il visitatore passerà e se
ne sentirà investito e quindi partecipe creando un momento
di grande emozione.
Nell'interno della Cappella Madre sono stati eseguiti vari lavori
che vanno dalla sostituzione dei pavimenti, delle vetrate, degli infissi,
sino al restauro generale dell'intera Chiesa onde poter onorare l'intero
complesso col titolo di Sacrario dei Martiri di Lanciano.
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