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Consigli e commenti

I GIORNI DELLO SFOLLAMENTO E DELLA LIBERAZIONE

 

CHI NON SI ARRUOLA SARA' FUCILATO

Al Sindaco di Lanciano

Pregovi provvedere immediatamente diffusione seguente bando. Il Prefetto della Provincia di Chieti. Premesso che è assolutamente indispensabile raggiungere ad ogni costo numero unità assegnate per servizio lavoro che tale servizio come è stato più volte spiegato è diretto assicurare in Italia possibilità trasporto generi alimentari e che pertanto mancata attualità servizio stesso comprometterebbe in modo grave e deciso vettovagliamento indispensabile. Visto R. D. 31 ottobre 1942 N. 1611, ordina: 1) Tutti i nati o residenti Provincia appartenenti classi dal 1910 incluso al 1925 incluso sono chiamati in servizio lavoro e debbono presentarsi immediatamente presso l'ufficio Collocamento ove esistano e in mancanza al Podestà rispettivi Comuni residenza. 2) Alla presentazione sono tenuti anche tutti i dipendenti pubbliche amministrazioni enti o imprese a qualunque titolo dichiarate mobilitate. 3) Obbligo presentazione è estesa a tutti indistintamente senza nessuna esclusione. 4) Color che ritengono di aver titolo esonero devono presentarsi per esibire documento attestante titolo stessi. 5) Gli enti sia pubblici che privati e i datori di lavoro in genere che occupino personale tenuto all'obbligo presentazione devono far pervenire entro 24 ore agli Uffici Collocamento o Podestà secondo criterio suindicato elenco propri dipendenti sesso maschile appartenenti classi dal 1910 al 1925 indicando per ciascuno di essi cognome, nome, paternità classe appartenenza e domicilio. 6) Coloro che non ottempereranno obbligo presentazione saranno senz'altro deferiti Tribunale Militare. 7) Rimangono confermate tutte altre disposizioni contenute precedente bando e che non contrastino con quelle di cui sopra. Telegrafate giornalmente numero arruolati servizio in parola.

Prefetto Cavani


COPIA TELEGRAMMA N. 459/11 DEL 27-9-'43

Prefettura ha ordinato reclutamento determinato servizio lavoro classi 1910 al 1925 e non essendosi finora presentato alcuno provvedete ritirare ogni Comune codesta giurisdizione elenco operai chiamati tale servizio e fermare operai stessi avviandoli utilizzando e requisendo qualsiasi mezzo trasporto sotto scorta Chieti. Numero fissato deve essere assolutamente raggiunto e che primo nucleo deve arrivare Chieti entro 30 corrente successivi due nuclei entro giorno sette.

Tenente Colonnello Boselli


COPIA TELEGRAMMA N. 6215 GAB. DEL 29-9-'43

Ministero interno comunica che non essendosi ottemperato obbligo reclutamento per questa Provincia è stato aumentato da 4040 a 6060 unità. A modifica pertanto telegramma 20 corrente N. 6124 Gab. avverto che in codesto Comune dovranno essere assolutamente reclutati lavoratori agricoltura N. 75 e lavoratori industria N. 120. E pertanto necessario applicare strettamente criteri comunica-ti con telegramma 26 corrente N. 6187 Gab. tenendo presente che quota in aumento deve essere assolutamente fornita entro e non oltre 5 ottobre prossimo. Resta intesto che quota precedentemente fissata deve essere data entro e non oltre 1 ottobre. Dato nuovo aumento in questione anche attrezzi lavoro dovranno essere proporzianatamente aumentati. Rinnovo invito categorico svolgere massima efficace personale azione con collaborazione arma CC. RR. Clero e Uffici Collocamento per integrale conseguimento risultati proposti.

Prefetto Cavani


DISCORSO DEL PODESTA' IN PIAZZA PLEBISCITO

CITTADINI, per mettere sul piano della legalità le requisizioni che le truppe di passaggio impongono alla nostra Città, ho dovuto rivolgermi a voi per farvi dare liberamente quanto ci viene richiesto.
Tale procedura, oltre ad evita rvi il tormento delle visite a domicilio, ha apportato anche il vantaggio di ridurre notevolmente le richieste già fatte, tanto da aver potuto con gli oggetti raccolti accontentare ulteriori richieste di altri comandi tedeschi senza dover nuovamente ricorrere a voi, oh cittadini.
Adesso ci sono stati due comandi tedeschi di reparti combattenti che hanno avanzato richiesta di oggetti vari che in parte potranno essere dati soltanto dai commercianti che ne sono ancora in possesso. Per la rimanente parte, che si sta cercando di ridurre al minimo, dovrò rivolgermi a voi domattina alle ore IO. Procurate di essere presenti e di ottemperare con sollecitudine, come avete già fatto, a quanto vi verrà richiesto e ciò a scanso di ulteriori danni alla nostra città.
Ora devo farvi alcune raccomandazioni e innanzi tutto prescrivervi quanto segue:
1) le case devono essere abitate, magari anche da una sola persona, in modo che possa informare questo Comune tempestivamente della eventuale visita di requisizione ed impedirla.
In ogni caso l'essere presenti nelle proprie abitazioni rappresenta almeno una remora per i militari che compiono le requisizioni stesse ai quali si possono esporre le condizioni delle famiglie e chiedere di non asportare l'indispensabile alla vita.
Dall'esperienza di questi giorni ho desunto che là dove erano persone di famiglia in casa le requisizioni si sono limitate a pochi oggetti e non sono stati compiuti danneggiamenti che invece sono avvenuti nelle case disabitate. Pertanto, vi esorto a ritornare alle vostre case.
2) Bisogna nel modo più assoluto in queste critiche giornate rimanere a casa ed uscire solo per strette ragioni famigliari o di lavoro.
E’ necessario attenersi dal passeggiare e nel modo più categorico astenersi di riunirsi in crocchi per commentare fatti e raccogliere i si dice e cioè fare l'incetta di notizie false ed allarmistiche.
Come vi ho già annunziato, provvederò io stesso a comunicarvi quanto è necessario di essere appreso e qualunque cittadino potrà rivolgersi al Comune dove attingerà le notizie esatte.
Il passeggio ed i crocchi bisogna evitarli sia per non dare l'impressione che non siamo compresi della gravità del momento che attraversiamo, e soprattutto per non allarmare le truppe di passaggio e dare pretesto a chiamate di lavoratori.

Lanciano, 19 ottobre 1943


Ill. mo Sig. Colonnello Krèkel
TREGLIO

In merito alla richiesta avanzata da codesto Spett. Comando, a mezzo del Tenente Braunleder, e riguardante la fornitura di n. 50 operai giornalieri e per la durata di giorni dieci, devo farvi presente quanto appresso:
Fin dal 26 settembre u. s. il Prefetto della Provincia, con ordinanza cui si rimette copia, chiamava al servizio del lavoro tutti i nati dal 1910 al 1925.
Benché con l'ordinanza si comminassero pene severissime a carico degli inadempienti, malgrado che all'ordinanza fosse stata data la più larga propaganda, sia a mezzo del Comune, che dell’Arma dei Carabinieri, e a mezzo dei Sindacati, nessuno degli obbligati si presentava.
La S. V, mi intima ora eguale ordine e mi assegna per l'adempimento il termine perentorio di 24 ore.
Devo osservare innanzitutto che nel termine assegnato, con tutta la mia buona volontà, mi trovo nell'impossibilità assoluta di dare alla Vostra richiesta la necessaria notorietà. Ma anche a prescindere da tale particolare, devo far presente che se S. E. il Prefetto, con l'autorità della sua carica, con il peso delle sanzioni comminate con l'appoggio dei Carabinieri armati, non e riuscito ad ottenere il reclutamento degli operai, tanto meno potrà arrivarvi lo scrivente che ha un potere solo amministrativo e non ha a sua disposizione alcun mezzo coercitivo.
Fatta questa premessa d'indole generale, devo poi osservare che la popolazione urbana di Lanciano e composta prevalentemente da professionisti, impiegati statali, parastatali e privati ed in piccola parte da studenti, artigiani e piccoli commercianti, con assenza di terrazzieri.
Che i pochi operai terrazzieri residenti in campagna, sono in gran parte ancora alle armi, e i pochi disponibili sono attualmente addetti
agli urgenti lavori agricoli in corso (semina del grano) che devono assicurare il pane necessario per il futuro anno sia alla popolazione che alle Forze Armate Germaniche. Che infine questo Comune ha gia fornito a codesto Spett. le Comando 31 operai.
Stando così le cose, sono a pregare vivamente codesto Coniando di voler esaminare obiettivamente quanto sopra esposto, indirizzando ad altri Comuni viciniori più rurali la richiesta degli operai, e di non voler insistere in una domanda che metterebbe il sottoscritto in una penosa condizione, rendendogli più difficile il mandato, che ha accettato e continua a tenere, malgrado le presenti condizioni, per carità di Patria e con il vivo desiderio di giovare al proprio Paese mantenendo buoni rapporti con le Autorità Militari Germaniche.Con distinta osservanza.

Il Podestà

 

Lanciano, 22 ottobre 1943

Ill. mo Sig. Capitano
e, p.c. Sig. Colonnello Krékel

Nel colloquio che ho avuto l'onore di tenere con la V. S. si stabilì che questo Comune avrebbe adoperato tutti i mezzi per venire incontro ai bisogni delle truppe dipendenti da codesto Spett. Comando, a condizione però che tutte le richieste, da Voi vistate, fossero avanzate per il tramite di questa Amministrazione.
Per circa una settimana tutto è proceduto regolarmente e questo Comune, lavorando da mane a sera, ha soddisfatto tutte, dico tutte, le richieste vistate da codesto Comando.
Con l'istituzione di un Comando Tedesco in questa Città, e con il passaggio dei visti alle richieste al Tenente Baunlader le cose cambiavano profondamente, e mentre questo Comune continuava ad adoperarsi acché nel miglior modo e con la maggiore celerità possibile fossero evase tutte le richieste fatte, il Comando da parte sua non dava quella collaborazione a favore della popolazione che era base essenziale dell'accordo da Voi tanto autorevolmente ratificato.
E infatti il Comando locale, benché richiesto di intervenire, non dava alcuna disposizione acché fossero impedite le requisizioni di rette di abitazioni per truppe in contrada S. Liberata, nonostante i segnalati inconvenienti verificatisi, non dava alcun contributo per eliminare le avvertite requisizioni arbitrarie di q.li 250 di farina e di parecchi quintali di olio nello medesima contrada, non stabiliva alcun servizio per impedire che truppe di passaggio si recassero di nuovo nelle case ad intimidire le famiglie per la ricerca di radio ed altri materiali non indispensabili ai fini della guerra ed il negozio di lavicoli veniva nuovamente spogliato di notevole quantità di merce verso la mezza notte di ieri.
A proposito degli apparecchi radio devo anche segnalare che ieri si presentava nel mio ufficio un ufficiale di stanza a S. Fusanio del Sangro con un buono firmato dal tenente Braunlader per la requisizione di una radio in Lanciano. Poiché anche in S. Eusanio esistono numerosi possessori di radio, si osservava che non era giusto farne richiesta a Lanciano già reiteratamente depauperata di tali apparecchi, mentre era possibile trovarne in sopraluogo in S. Eusanio. Pertanto si pregava detto ufficiale di recarsi all'Ufficio del Registro a prendere l'elenco dei possessori di radio in S. Eusanio e nello stesso tempo, sempre per mostrare ad abbondanza la nostra buona volontà, lo si faceva accompagnare presso tutti i negozi ditali apparecchi ancora rimanenti a Lanciano.
Il detto ufficiale rifiutò di seguire il consiglio da me dato e preferi’ girare varie abitazioni requisendo subito due apparecchi e prenotandone altri per domani 23 corrente. Devo anche aggiungere che fra le abitazioni visitate vi è anche la mia, quantunque sulla porta fosse ben visibile la scritta: “Alloggio del Podestà” mentre io ero al Municipio ad accudire alle richieste di altri Comandi Tedeschi.
Stando cosi le cose, devo pregare vivamente V.S. di voler richiamare il comando locale all'osservanza degli ordini impartiti, evitando in tal modo danneggiamenti e sperperi che mentre immiseriscono ancora di più questa tanto tormentata popolazione,non arrecano che scarsi benefici alle truppe tedesche, le quali, come Vi ho già fatto presente, spesso abbandonano o disperdono quanto hanno sottratto alla popolazione.
Sono sicuro che la S.V., con quel sentimento di alta comprensione di cui ha dato prova, e nella considerazione che questa disgraziata Italia ha dato alla Vostra causa centinaia di migliaia di morti e feriti, si è immiserita nelle sue sostanze, e, sia pure in parte, ancora combatte al Vostro fianco, non vorrà portare il caos ed il disordine in questa Città, e attendo con sicura fede gli invocati provvedimenti di giustizia. Con distinta osservanza.

Il Podestà

 

I GIORNI DELLO SFOLLAMENTO

Il Comando delle Truppe Germaniche, allo scopo di rendere più agevoli eventuali operazioni belliche e risparmiare in pari tempo gravissimi pericoli per i cittadini, ha ordinato lo sgombero immediato di tutta la popolazione della zona comprendente il territorio dei seguenti Comuni:
A) Rapino, S. Martino sulla Marruccina, Orsogna, Casteifrentano, Poggiofiorito, Ortona a Mare, Francavilla al Mare, Filetto, Lanciano, Frisa, S. Vito Chietino, Rocca S. Giovanni, Fossacesia, Treglio,Guardiagrele,Mozzagrogna.
B)Comuni i cui centri abitati non rientrano nello sgombero ma hanno una zona di campagna da sgomberare.
C)Territorio: S. Giovanni Teatino, Miglianico, Torrevecchia Teatina, Tollo, Anelli, Crecchio, Casacanditella, Pretoro.
Le popolazioni che sono tenute a sfollare dal proprio paese, possono stabilirsi in qualsiasi Comune della Provincia, purché situato a nord della zona da sgomberare. I cittadini già sfollati da qualsiasi altra provincia d'Italia ed attualmente residenti nella zona da sgomberare, debbono invece trasferirsi oltre il fiume Pescara.
Alle famiglie che debbono sfollare saranno lasciati a disposizione, per il trasporto delle persone, delle masserizie, del bestiame, ecc., i carri, i buoi, i cavalli, i muli ecc. di cui dispongono. L'evacuazione di detta popolazione dovrà essere compiuta nel termine di giorni SEI dalla data che sarà precisata con apposito altro avviso; nulla può impedire che essa sia eseguita subito, ed in ogni caso è necessario che i cittadini predispongano sin d'ora tutte le operazioni
necessarie per lo sgombero della propria famiglia.
Dalla evacuazione sono escluse le seguenti categorie di persone, che hanno l'obbligo di restare nei posti da esse occupate:
a) le persone che appartengono ad amministrazioni civili situate nel territorio da sgomberare e che siano necessarie per le operazioni di sgombro;
b) i Carabinieri, i Vigili Municipali, ed i Vigili del Fuoco, dove esistono;
c) il personale addetto alle comunicazioni ed ai servizi annonari;
d) le categorie dei lavoratori che saranno necessarie per l'esecuzione dei lavori per l'Esercito Germanico. Ove occorra i Podestà dovranno richiedere al Prefetto la costituzione di una Polizia ausilaria, per la durata dello sgombero.Ogni podestà dovrà inviare subito a questa Prefettura un elenco delle persone comprese nelle lettere b) e c) per i necessari controlli.
Si avverte che i familiari delle categorie delle persone sopra menzionate, possono restare nella località da sgomberare fino a che sarà diversamente ordinato.
Il personale indicato nelle lettere b) e c) non può abbandonare il territorio da sgomberare se non con l'approvazione delle Forze Militari Germaniche.
e) I servizi pubblici attualmente in funzione (gas, acqua, elettricità, Poste e Telegrafi), devono essere dal personale attuale mantenuti in esercizio, a cura e sotto la responsabilità delle Amministrazioni ed Aziende interessate, fino a che il Comando Germanico, non avendone più bisogno, non provveda all'allontanamento del personale stesso. All'atto dell'allontanamento di dette persone gli impianti debbono essere consegnati intatti alle Truppe Tedesche e i dirigenti devono tenersi a disposizione di queste.
f) Tutte le riserve e gli impianti sequestrati dalle Autorità Militari Germaniche prima dell'inizio dello sgombero secondo il piano stabilito, restano sotto sequestro. I materiali di consumo di ogni specie, che alla fine dello sgombero non siano stati trasportati, devono dal Podestà immediatamente essere comunicati secondo la quantità, qualità e posto di giacenza, alla Prefettura per la consegna, senza che abbiano subito danneggiamenti, alle Forze Germaniche.
g) Tutte le strade del territorio da sgomberare saranno, salvo ordini in contrario, a disposizione per l'esecuzione delle operazioni di sgombero, giornalmente dalle ore 6 alle ore 18.11 loro uso nelle ore notturne è proibito.
h) Per lo sgombero dei cittadini stranieri seguirà un ordine speciale. Qualora si debbano iniziare operazioni di combattimento, il traffico sarà regolato e limitato anche per le operazioni di sgombero, dalle Forze Militari Tedesche, secondo le proprie necessità.
I cittadini che non ottemperino all'ordine di sgombero si espongono ad immediato pericolo di perdere vita e beni.
I Podestà sono responsabili della esecuzione delle sue espresse disposizioni a scanso delle sanzioni di legge.
Chieti, 26 ottobre 1943

Il Capo della Provincia

N. B. - Gli sfollati troveranno lungo il percorso posti di ristoro e dì assistenza. Le colonne di sfollati dovranno essere munite di una bandiera con la Croce Rossa, per la protezione dalle offese aeree nemiche.

Il Prefetto Capo della Provincia
Girgenti

Risposta del Sindaco

A )Inconvenienti della evacuazione.
L'evacuazione, così come ordinata dall'Autorità italiana, senza alcun riferimento al preesistente piano, è praticamente impossibile per le seguenti ragioni:
1) mancanza di mezzi di trasporti adeguati, anche per i soli vecchi, malati e bambini; conseguente impossibilità di trasportare l'indispensabile per proteggersi dal freddo e viveri sufficienti per raggiungere una qualsiasi destinazione anche temporanea e ciò anche rinunziando al trasporto di qualsiasi masserizia.
2) La massa degli evacuati, dovrebbe riversarsi a piedi e senza meta, in zone già immiserite dalla guerra, prive di alloggi e sfornite di viveri per gli sfollati. Questi anche dopo due o tre giornate di marcia, si troverebbero senza tetto e senza pane, ingombrando le vie di comunicazione ed i piccoli centri e costituendo anche un serio pericolo dal punto di vista igienico ed epidemico.
B) Proposta di evacuazione parziale.
Il Comune, conscio di tutti i pericoli ed inconvenienti sopra elencati, ma rendendosi conto delle esigenze del momento, propone una evacuazione parziale, in questo modo:
1) verrebbero allontanati dalla città tutti gli elementi pericolosi (sfollati, internati, detenuti, sottoposti a misure di pubblica sicurezza, ecc.).
2) Verrebbero evacuate le case prospicienti determinate strade, necessarie per la circolazione delle truppe tedesche.
3) Verrebbe predisposta la permanenza della popolazione nelle case e nei rifugi, nelle ore in cui ciò sarà stabilito dal Comando Tedesco, e se necessario, anche per tutta la giornata. Il Podestà si assumerebbe ogni responsabilità che l'ordine fosse rispettato e che fosse data alle truppe tedesche tutta l'incondizionata assistenza di cui esse avessero bisogno.
C) In via subordinata, il Comune propone che l'evacuazione venga organizzata dal Comando Tedesco, in modo ragionevole ed umano ed in forma progressiva e sistematica, cioè:
a) formazione di colonne che dovranno sfollare in giorni successivi, con tappe e mete prestabilite, dove sia predisposto un servizio di vettovagliamento e di alloggio;
b) fornire ad ogni famiglia che sfolla un certificato controfirmato dall'Autorità Tedesca, da cui risulti l'elenco dei costituenti il nucleo famigliare che sfolla. Occorre che il Comando Tedesco garantisca che gli uomini validi compresi nel nucleo non siano fermati ed adibiti al servizio del lavoro, prima di aver raggiunto la località di destinazione.
Ciò a tanta maggior ragione, in quanto Lanciano ha già fornito un gran numero di uomini ed altri si possono reclutare al sud del Sangro. Il Comando dovrebbe anche chiarire se una piccola parte della popolazione, con speciale permesso, possa sfollare in zone che, pur non trovandosi al nord geografico di Lanciano, si ritiene debbano restare estranee alle operazioni belliche.
D) Chiarimenti in ordine alle persone che debbono o che possono restare a Lanciano.
Le famiglie delle persone indispensabili, potranno rimanere a Lanciano finché dovrà restarvi il congiunto?
Potranno restarvi le famiglie dei lavoratori attualmente impiegati presso le Forze Armate Germaniche?
Le famiglie che hanno interesse a raggiungere determinate città dell'Italia centrale o settentrionale, dove sono sicure di trovare alloggio e sostentamento e sicuro lavoro, possono ottenere un lasciapassare per dette località? E Roma compresa fra queste località?
La consegna alle Forze Germaniche dei materiali di consumo non trasportati, dovrebbe aver luogo direttamente e non per il tramite della Prefettura di Chieti, data la mancanza di comunicazioni con il capoluogo della Provincia. Con quali modalità?

Il Sindaco

Persone alle quali sono stati rilasciati i fogli dl sfollamento:
giorno 6 novembre '43 N. 4.491
giorno 7 novembre '43 N. 5.637
giorno 8 novembre mattina N. 4.947
giorno 8 novembre sera N. 1.115
TOTALE N. 16.190

totale alla data dell'8 novembre '43, ultimo giorno per l'evacuazione della città 16.190 fogli dl sfollamento. In realtà soltanto cinquemila persone partirono e di essi gran parte si nascose nei rifugi improvvisati, nelle grotte, nel boschi alla Immediata periferia della città.

 

UNA STORIA QUASI INCREDIBILE.

La mia è stata l'unica bambina a nascere sotto il ponte della Madonna, non sotto le arcate dove un tempo c'era la pescheria, che tutti i Lancianesi ricordano e che oggi è diventata la grande sala per i corsi musicali estivi "L'auditorio Diocleziano", ma più sotto, nella prima arcata del ponte, dove anche oggi è difficile andare e fa paura dall'alto al solo guardarla. Proprio lì, nel posto che sembrava più sicuro dalle bombe delle superfortezze volanti americane, sono rima-sta dal 26 novembre a diversi giorni dopo l'arrivo delle truppe alleate a Lanciano. La notte del 26 verso le undici è nata la mia Anna Maria. L' ho voluta chiamare così perché S. Anna e la Madonna del Ponte ci hanno protetto. Non c'era la luce, non c'era l'acqua, non si trovava un coltello né uno spaghetto per tagliare e legare il cordone ombelicale.
E non erano cominciati allora i guai, né finirono subito con l'arrivo degli Alleati. Per un intero anno la mia famiglia fu costretta a vivere in modo tale che mi dispiace sempre anche a distanza di quarant'anni doverlo raccontare. Quando lo faccio non ci credono mai i miei nipotini perché sembra impossibile che io e la bambina ci siamo salvate.
Tutto era cominciato nel mese di settembre del '43, ma all'improvviso la mattina del 26 novembre la situazione diventò drammatica; fino ad allora le preoccupazioni erano di tutti ed erano le solite: la presenza dei tedeschi, la paura delle rappresaglie, la mancanza di cibo, le ansie di chi aspetta un bambino. Quella mattina però le cose precipitarono: un bombardamento aereo colpì la città. Fu uno dei più violenti. Diverse bombe colpirono piazza Ravizza ed io abitavo in via Fieramosca. Vicino la porta della mia casa per le schegge e le pietre morirono la figlia di Antonio Ficca, Sabia, di appena sei anni, Gianni Livio, barista, e il figlio Luigi di 23 anni. Mio marito Ernesto, allora, in fretta e furia prese l'altra bambina, Gina, che proprio quella mattina nel rifugio dove eravamo già da diversi giorni avevo voluto che facesse la sua prima comunione e che stava tornando a casa insieme alla nonna, e tutti insieme andammo verso la piazza.
I Tedeschi e il vigile Filippo la guardia ci fecero andare sotto la Torre, ma le prime arcate del Ponte dove, come ho detto, c'era la pescheria, erano piene di gente e fummo allora costretti a scendere lungo la scarpata e andare sotto il cunicolo principale. Per me il tempo era scaduto ed io ero rimasta a casa fino ad allora proprio perché da un momento all'altro doveva nascere il bambino.
Quando arrivai alla fine della scarpata ero già sfinita. Nel pomeriggio cominciai a sentire i primi dolori e verso le undici la sera nacque la bambina; non avevo latte, non avevo aiuto, non c'era l'ostetrica: soltanto tanta paura. Dopo due giorni, il 28 novembre, venne Monsignor Tesauri, l'Arcivescovo di Lanciano, che la battezzò, ma insieme a lui vennero anche il sindaco Antonio di Jenno e il comandante dei Vigili Urbani, il capitano D'Arezzo, che ci dissero che il giorno dopo, il 29 dovevamo andarcene perché i tedeschi dovevano minare il ponte e altra gente già cominciava a sfollare. Noi non ci muovemmo, restammo la notte, il giorno dopo e fino al giorno cinque dicembre.
Le prime pattuglie dell'esercito inglese erano già entrate a Lanciano la mattina del 3 dicembre e i tedeschi erano scomparsi.
La mia casa in via Fieramosca era inabitabile e allora ci sistemammo insieme ad altre persone in un rifugio sulla stessa strada, nei locali dove recentemente hanno aperto una discoteca “Il gatto verde".
Restammo in quel locale fino al termine della guerra, nel giugno del 1944.
Come ho detto non ricordo volentieri queste storie. Volentieri vorrei rivedere dove è nata Anna Maria. Da allora non ci sono mai più ritornata. Forse qualche giorno di questa estate lo farò".
Nell'atto n. 529 del registro dei nati del 1943 si legge che in via "Sotto la Torre" da Salomone Rosa e Canci Ernesto il 26.11.1943 è nato un bambino di sesso femminile, cui viene dato il nome di Anna Maria.
A Lanciano un po' tutti conoscono Anna Maria perché da qualche tempo è l'impiegata addetta all'Ufficio Anagrafe del Comune. A chi conversando con lei ricorda quegli anni bui delle paure, delle ansie, ma anche delle speranze, risponde sorridendo che è nata sotto una buona stella.

Mario Spoltore

 

INTERVISTA A UNO SFOLLATO
COSTRETTO DAI TEDESCHI A LASCIARE LANCIANO
DOPO I FATTI DEL 5 E 6 OTTOBRE '43


Cosa ricorda, signor Giancristo faro, della rivolta ottobrina ed in quali circostanze fu costretto a sfollare?
Ricordo che il giorno 6 ottobre, (per l'esattezza nel pomeriggio), dei soldati tedeschi, armati di mitra, vennero nel quartiere, dove abitavo, il vecchio quartiere del Borgo, e fecero uscire di casa tutte le famiglie. Siamo stati costretti, così, ad andarcene da Lanciano e riparammo in una contrada vicina, Santa Maria dei Mesi. La mattina dopo, quando tornammo, sapemmo che c'erano stati tanti morti. Personalmente, non ho né partecipato, né assistito all'insurrezione, essendo rimasto lontano da Lanciano proprio nel giorno in cui il combattimento fu più accanito.
Circa un mese dopo, temendo che la città potesse diventare uno dei centri del fronte, il podestà e l'Arcivescovo di allora, Monsignor Tesauri, invitarono la popolazione ad allontanarsi da Lanciano onde evitare pericoli e disagi peggiori di quelli già affrontati. Fu così che la mia famiglia, piuttosto numerosa, essendo composta da sei figli, (quattro dei quali allora in tenera età), decise di sfollare e si unì ad altre persone, formando un gruppo di ben quattordici sfollati. La prima località, dove ci fermammo, fu Frisa. Ma qui rimanemmo pochi giorni giacché non riuscimmo a trovare un alloggio sufficiente per tutti. Passammo, quindi, a Guastameroli; anche qui, però, ci trovammo in difficoltà perché il parroco ci fece rifugiare nella chiesa solo per una notte. Andammo allora ad Arielli. Finalmente trovammo un alloggio, anche se piccolo, dove poter stare. Se non che la nostra situazione si complicò alquanto poiché, per andare ad Arielli, avevamo dovuto passare il fiume Moro, che nel frattempo era diventato un limite invalicabile, dividendo la zona controllata dagli inglesi da quella controllata dai tedeschi. Il fronte, infatti, passava proprio per questo fiume e noi rimanemmo tagliati fuori da Lanciano, la quale venne liberata dalle truppe inglesi in quegli stessi giorni, (3 dicembre). Quasi contemporaneamente, (per l'esattezza l'8 dicembre), fummo costretti dai tedeschi ad abbandonare Arielli e fummo portati a Chieti, che era stata dichiarata "cjttà aperta". La città era piena di sfollati. Fummo alloggiati nei locali del Liceo-Scientifico, vicino alla Villa Comunale. Ma mancavano i viveri; anche i generi più indispensabili scarseggiavano. Fu così che decidemmo di lasciare Chieti ed andammo a L'Aquila, dove venimmo ospitati per 21 giorni in una caserma, rimasta vuota in seguito ai recenti eventi. Anche a L'Aquila c'erano enormi difficoltà per procurare il cibo. Fu, dunque, soprattutto tale frangente a spingerci ad abbandonare anche L'Aquila ed a rifugiarci fuori della nostra regione, a Firenze dove avevamo dei parenti. Il Comune ci mise a disposizione due camere di un albergo e ci diede un sussidio finanziario, che serviva per l'acquisto dei generi più necessari, come il pane. Ricordo che il viaggio da L'Aquila al capoluogo toscano fu una vera "odissea" giacché impiegammo ben sei giorni a causa dei frequenti bombardamenti e delle conseguenti soste.
A Firenze dovetti andare a fare il militare e prestai servizio nel Genio Fortificazioni Campali. Con me c'erano anche dei giovani partigiani i quali spesso, nottetempo, si allontavano dal reparto per compiere azioni di guerriglia. Il nostro compito principale era quello di andare a riparare le strade o gli edifici di pubblica utilità dissestati e danneggiati dai bombardamenti. Io mi trovavo bene in quel reparto, (eravamo circa trecento soldati; quindi, una compagnia), giacché, oltre al fatto che il servizio non era molto pericoloso, riuscivo anche a riportare a casa, ai miei, qualcosa da mangiare, lavorando di frequente in cucina. Rimasi in servizio fino all'agosto del '44, quando Firenze fu liberata dall'arrivo degli Alleati. I miei commilitoni, originari della Toscana o di altre zone dell'Italia Settentrionale, se ne andarono man mano che le truppe anglo-americane si avvicinavano alla città. Noi sfollati, invece, (assieme a me c'erano anche altri provenienti dal Sud), rimanemmo in caserma e non avemmo alcun contatto con le organizzazioni partigiane locali, che operavano in montagna. Dopo la liberazione di Firenze, grazie anche all'intervento di una organizzazione pro-sfollati, ritornammo a Lanciano. Ricordo che era esattamente il 10 settembre del '44. Era passato quasi un anno da quando ci avevano costretto a lasciare la nostra città.

a cura di Vincenzo Libertini
L'intervista è stata raccolta in occasione
del 40° anniversario della insurrezione lancianese.

 

MEMORIE DI GUERRA DI UN PROTAGONISTA

3 DICEMBRE 1943

Durante il periodo dello sfollamento, insieme a tante altre famiglie lancianesi, ero stato rifugiato con i miei parenti, sotto il Ponte Diocleziano (locale attualmente destinato ad Auditorium). Nella notte del 3 dicembre 1943, verso le cinque dei mattino, insieme con altri partigiani (eravamo una dozzina) avendo notato degli intensi bagliori di luce provenienti dalla direzione della Chiesa di S. Antonio per Fiera, abbiamo deciso di recarci in verificare l'eventuale presenza di truppe alleate.
Infatti, appena giunti nella zona, siamo stati bloccati da militari Indiani in avanscoperta che, armati di fucili mitragliatori, ci hanno tenuti a bada per diverse ore pur accettando il nostro invito ad entrare in Città. I militari, probabilmente per la scarsa conoscenza dei luoghi, hanno risposto positivamente al nostro invito, decidendo però di attendere la luce dei giorno. Devo premettere che personalmente ero già a conoscenza del fatto che le truppe Inglesi dal giorno precedente erano arrivate alle porte di Castellrentano in quanto ero stato informato da due militari disertori di origine Austriaca appartenenti all'esercito tedesco. Questi soldati si trovavano da diverso tempo in Contrada Madonna dei Carmine, addetti ad una postazione radio tedesca situata su un'altura nei pressi dell'abitazione di Nicola Staniscia dove mi recavo quotidianamente per mettere a conoscenza delle novità i miei datori di lavoro, i fratelli Cesare e Giacinto Mari, proprietari dell'omonima fonderia. Nelle prime ore del mattino dei 3 dicembre, dopo aver ripetuto con insistenza alle truppe Indiane l'invito a muoversi, finalmente, ma sempre con estrema diffidenza, i militari decisero di entrare in Città. Sempre molto scettici e al fine di evitare spiacevoli sorprese gli Indiani ci invitarono ad avanzare nella prima fila davanti ai cannoni ed ai fucili mitragliatori.
A dispetto di tanti timori entrammo invece trionfalmente in Città attraverso Corso Trento e Trieste raggiungendo Piazza Plebiscito. E impossibile descrivere l'entusiasmo e la gioia dei popolo lancianese nell'accogliere le truppe alleate di Liberazione, la maggioranza dei soldati era costituita da truppe Indiane appartenenti all'Esercito Inglese e da una modesta rappresentanza di militari Inglesi, soprattutto ufficiali.
Immediatamente gli Ufficiali Superiori e le diverse Radio delle truppe alleate cominciarono a contattare le Autorità cittadine che furono intervistate per trasmettere al mondo intero l'ingresso degli Alleati.
Lo scrivente è stato intervistato da Radio-Londra mentre un altro partigiano, Domenico Marino, ha fatto lo stesso per Radio-Mosca. In questa circostanza entrambi abbiamo dimostrato di essere uomini seri e leali nonostante la nostra fervida appartenenza al movimento partigiano; infatti, gli intervistatori sollecitavano, con le loro domande, fatti e nomi relativi ad eventuali azioni compiute in Città e contrarie alla lotta di Liberazione.
Pur avendo conoscenza di episodi realmente accaduti a Lanciano e sebbene profondamente antifascisti, noi giovani partigiani abbiamo sempre anteposto la sicurezza e la salvaguardia della nostra gente anche alle più intime spinte ideologiche. A conferma di questa nostra posizione, infatti, dopo aver svolto con rara intelligenza il servizio di polizia militare durante l'occupazione nazista, siamo passati immediatamente a svolgere le stesse mansioni con la polizia Inglese al fine di controllare tutte le situazioni ed essere sempre presenti in ogni circostanza; tutto ciò per garantire i cittadini lancianesi e gli sfollati dei paesi vicini da eventuali soprusi.
Abbiamo inoltre istituito dei posti di blocco in prossimità delle principali vie di accesso alla Città: questo compito è stato assolto egregiamente, tra gli altri, dagli amici partigiani Simone Del Malvò, Amedeo Impicciatore e Francesco Paolo Campli.


13 DICEMBRE 1943

Mi sembra necessario annotare, per comprendere i diversi ruoli svolti dai circa 290 partigiani iscritti nel raggruppamento dei "PATRIOTI" lancianesi, che lo scrivente, insieme con altri partigiani molto vicini al Sindaco Antonio Di Jenno (all'incirca una ventina di uomini), faceva parte in quel periodo di un gruppo ausiliario della Polizia Militare Inglese e pertanto portava al braccio una fascia bianca recante la scritta "POLICE".
In questo ruolo ho compiuto innumerevoli azioni di aiuto e sostegno alla popolazione. Fra tanti soccorsi portati alla cittadinanza con grande senso di solidarietà va doverosamente menzionato un episodio molto significativo che mi ha visto protagonista in quel dicembre 1943. Era esattamente il 13 dicembre, giorno di S. Lucia. Insieme ad altri amici partigiani, (mio fratello Giacomo, Domenico Pantaleone e Francescopaoìo Mazzei) mi trovavo sotto il porticato del Municipio, in un raro momento di riposo, a mangiare una pizza. Eravamo appena ritornati dal Presidio Ospedaliero delle Suore del Gesù Bambino, dove avevamo accompagnato una giovane donna sfollata da Ortona e trovata nei pressi del ponte dell'Ammazzo sofferente per le doglie del parto.
In quel mentre vediamo giungere un uomo malmesso che piangeva a dirotto e sanguinava da più parti del corpo; veniva da Contrada Sabbioni, era un contadino di quella zona. Ci riconosce per la fascia al braccio, quindi si avvicina a noi implorandoci di aiutarlo: chiedeva urgente soccorso per i suoi parenti rimasti feriti in seguito al cannoneggiamento tedesco che aveva colpito in mattinata proprio la zona di Contrada Sabbioni.
Avvisiamo immediatamente l'Ufficio di Polizia Urbana dell'accaduto e decidiamo di recarci prontamente sul posto. Portando con noi una barella e a piedi, sotto una pioggia scrosciante, raggiungiamo la contrada.
Il contadino ci accompagnò nei pressi di una casa colonica vistosamente colpita. All'esterno di essa vi erano due feriti: Antonio Tupone e sua figlia Ida, una bambina di due anni; l'uomo era ferito ad una gamba, mentre la piccola non riusciva a muoversi per un forte dolore all'anca, (in seguito a questo trauma infatti la bambina rimase claudicante). Purtroppo per noi, lo spettacolo straziante doveva ancora venire perché, entrati all'interno di una grossa cantina ricavata nel piano interrato della casa colonica, troviamo circa quindici persone riverse al suolo, decedute in seguito allo scoppio delle granate, le quali oltre a colpire la casa erano riuscite a sventrare grosse botti di vino che avevano conseguentemente allagato la stessa cantina. I disgraziati contadini erano morti quindi sia per lo scoppio che per il soffocamento dovuto al liquido che riempiva tutto il locale e ricopriva i loro poveri corpi.Con l'animo straziato, non potendo fare più nulla per quelle persone, decidiamo di caricare gli unici due superstiti sulla barella e di tornare in centro città per trasportarli nel più vicino ospedale. Anche questo viaggio, seppure breve, può essere rappresentato come una piccola "odissea" in quanto l'abbondante pioggia aveva reso praticamente impercorribili le stradine di campagna che erano infangate fino all'inverosimile.
Con enormi sforzi, dandoci il cambio diverse volte, io e gli altri tre partigiani riusciamo a raggiungere finalmente l'ospedale. Il dolore, la stanchezza fisica e la pioggia ci avevano davvero prostrato in quell'occasione. Infatti, ricordo ancora oggi che, giunti esanimi al presidio del Gesù Bambino, due medici lancianesi, il dottor Ferdinando Cipollone e il dottor Oscar De Cecco, ci accolsero amorevolmente, ci fecero preparare un cioccolato caldo e potemmo finalmente asciugarci. Grazie a quest'episodio di solidarietà del 13 dicembre 1943 ancora oggi la famiglia Tupone mostra infinita riconoscenza nei miei riguardi e, sapendo di fare loro cosa gradita, appena posso ancora oggi vado a salutarli. L'unico rimpianto che avverto dentro di me in tali occasioni è quello di essere rimasto l'unico in vita dei quattro giovani barellieri.

LA VITA IN CITTA'

Nel periodo tra la fine dei '43 e gli inizi dei '44 Lanciano riprendeva lentamente le proprie abitudini e con rinnovato entusiasmo ricominciava la vita e con esse riaprivano i battenti le piccole attività artigiane e commerciali.
Il pioniere della categoria fu il signor Luigi Cipollone (detto Cipolletta) che gestiva un piccolo bar in Piazza Garibaldi. Cipolletta all'inizio vendeva i caratteristici fichi secchi con una mandorla in mezzo, successivamente mise in vendita le mandorle zuccherate e dopo un po' di tempo i tuttora famosi bomboloni fritti con la crema. A tal proposito mi sembra utile e significativo, per comprendere il momento socio-economico, ricordare come in quel periodo
una famiglia lancianese di quotati professionisti, la famiglia Pollidori, riuscì a riconvertire il proprio nucleo familiare in un'attività a foro sconosciuta, quella della fabbricazione delle mandorle zuccherate. Infatti, i Pollidori le producevano in quantità industriale tanto da poter rifornire agevolmente tutti i piccoli rivenditori della Città.
Dopo un po' di settimane riapparvero in giro le caldarroste e ci si poteva rifornire facilmente di mele, in quanto la stagione si era rivelata molto propizia per questo genere di frutta.
La carne, invece, per diversi mesi introvabile, si poteva nuovamente acquistare per strada in quanto veniva venduta direttamente dai nostri contadini alla popolazione.
In realtà, in quel momento il grande problema era rappresentato dalla ricettività ospedaliera, giacché l'Ospedale Renzetti, massicciamente bombardato prima dall'aviazione inglese, poi da quella tedesca, si rese presto inagibile.
Si pensò allora di installare alcuni piccoli presidi ospedalieri d'emergenza: fra questi ricordo il Liceo Ginnasio, il Seminario, la Maternità, il Collegio delle Suore del Gesù Bambino e un piccolo ambulatorio ricavato nell'appartamento della maestra Rosa Pace vedova Console, in Via dei Frentani; questi piccoli ospedali riuscivano a funzionare grazie al materiale sanitario recuperato all'interno dell'Ospedale Renzetti.
Gli uffici pubblici gradualmente riprendevano la loro funzione; l'Ufficio Annonario (molto importante in quegli anni) cominciò a distribuire buoni per l'acquisto del petrolio ai cittadini che non possedevano la luce elettrica, ed erano tanti in quei primi mesi del '44; in seguito furono consegnati buoni per l'acquisto del sapone e del carbone.
Sorgeva inoltre in Piazza Plebiscito lo spaccio autorizzato del Comune (ex locale Santoflaniminio) gestito dal signor Domenico Mastrangelo e dalla Sig.ra Evelina Fagiani in Saltini.
La vita della città andava quindi lentamente riassumendo la propria naturale fisionomia sebbene fossero visibili e ancora presenti i segui del recente passato.
Lanciano provò un ulteriore soprassalto di gioia all'arrivo del Battaglione Paracadutisti della NEMBO: la loro presenza significò molto per la città. Contribuì a dare maggiore fiducia alla popolazione in quanto si venne a determinare in generale un clima più ordinato e, soprattutto, nei cittadini si diffondeva la sensazione di un maggior rispetto da parte delle truppe alleate che erano nonostante tutto pur sempre delle truppe occupanti.
L'arrivo dei nostri militari ha inoltre contribuito ad alleviare i problemi relativi al servizio sanitario in quanto i paracadutisti erano dotati, fra le altre attrezzature, di una unità mobile per le radiografie. Erano i primi mesi dei '44; Lanciano riprendeva a camminare verso il suo futuro. Con la NEMBO in casa si respirava un'aria di famiglia, tutto faceva presagire tempi migliori quando invece venne il tragico 20 Aprile 1944.

20 APRILE 1944

Fu un giorno terribile per una città che andava piano piano rialzando la testa. Un micidiale bombardamento aereo tedesco mieteva morti a decine e tantissimi cittadini rimasero feriti.
Ricordo benissimo l'episodio in quanto, di ritorno dal Rione Mancino con un carretto carico di due damigiane di vino destinate alla trattoria di mia madre, sentii, giunto in Piazza Plebiscito, all'imbocco di Via dei Frentani, degli inconfondibili rumori in cielo.
l'orecchio ormai abituato a simili esperienze mi convinse ad abbandonare precipitosamente il carretto e a trovare riparo dietro il monumento ai Caduti. Passava in quel drammatico frangente una ragazza, Giovina D'Ambrosio, che portava in testa un enorme canestro ripieno di sacchetti di mandorle acquistate poco prima dal laboratorio dei Pollidori.
Nel volgere di un attimo la condussi con me al riparo dietro il Monumento. Il canestro pieno di mandorle servi a coprire le nostre teste e a difenderci dalle schegge di lava e pietrisco che schizzavano da tutte le parti. Mai come in quel giorno ringraziai un umile canestro di vjmini pieno di mandorle zuccherate.
Il bombardamento durò pochi minuti, meno di un quarto d'ora, ma fu sufficiente a creare un triste paesaggio di morte. Appena fu cessato, uscii allo scoperto in Piazza Plebiscito: la prima immagine fu quella di una nuvola nera che si dissolveva poco a poco; si sentivano lamenti strazianti e subito compresi la gravità dell'accaduto.
Come ormai la triste vicenda della guerra ci aveva abituato a fare, incuranti di un eventuale successivo bombardamento, iniziammo a prestare i primi soccorsi ai feriti.
Fortunatamente per noi l'aviazione tedesca si limitò a quella sola incursione. La prima persona che ho soccorso è stata l’ anziano Teodoro Piselli, di anni 76, di professione caffettiere, che aveva il braccio destro completamente penzoloni: lo sollevai e lo caricai sulla mia carretta di legno che avevo, nel frattempo, liberato dai resti delle mie damigiane.
Mi recai velocemente alla Maternità, in Viale Marconi, percorrendo Corso Roma, Via Fieramosca, Via dei Funai; a riflettere un po', oggi a 73 anni, a questi episodi di straordinaria vigoria fisica mi sembra quasi di sognare, ma poi ragiono più freddamente e ripenso al fatto che a quell'epoca non avevo ancora 19 anni. Ricoverato il ferito, tornai di gran carriera in Piazza Plebiscito poiché mi rendevo conto che la gran parte della tragedia si era consumata proprio in quel luogo.
E, infatti, con una spola incessante, insieme a tanti altri amici, ci adoperammo con generosità per condurre ai ricoveri ospedalieri tanti cittadini feriti.
Tra gli altri ricordo Vittorio Pollidoro (di anni 25), Dante Paione, Guido Miniucchi (di anni 45), uno dei fratelli Carosella, Vinicio (di anni 17), tutti ricoverati alla Maternità.
A proposito della Maternità si deve riferire che alcuni ufficiali medici dell'Esercito inglese prestavano da un po' di tempo la loro opera proprio all'interno di questo presidio e per tale motivo i feriti più gravi venivano ricoverati proprio in questo luogo.
In un'ennesima corsa contro la morte trasportammo una giovane donna, Eva Giangiulio, (di anni 19), sorella del compianto partigiano Adamo Giangiulio, morto in giovane età pochi mesi prima, nelle gloriose giornate del 5 e 6 ottobre '43.
Un esempio, quello della famiglia Giangiulio, di quanto dolore poté arrecare la Il guerra mondiale a tante famiglie della nostra città.
Sempre in quel vorticoso andirivieni tra Piazza Plebiscito e la Maternità, trasportammo un altro dei fratelli Carosella, Raffaello, (di anni 18). Purtroppo anche i Carosella pagarono un prezzo altissimo alla giornata del 20 Aprile '44. La famiglia Carosella infatti gestiva, in Piazza Plebiscito, (nel locale occupato fino a pochi anni or sono da FOTO-PINO), una drogheria e per tale ragione nel momento del bombardamento i componenti del nucleo famigliare, pur trovandosi all'interno dei locale commerciale, furono tutti colpiti dalla squassante onda d'urto. Rimase ucciso in seguito alle ferite riportate anche il padre Domenico (di anni 47). Al termine della luttuosa giornata si contavano per terra più di 50 cadaveri carbonizzati, in maggior parte militari indiani giunti in Piazza Plebiscito provenienti dal teatro Fenaroli dove poco prima avevano assistito alla proiezione di un film.
Le perdite furono ingenti anche per la popolazione lancianese, anche perché, molti feriti gravi dopo pochi giorni di agonia vennero meno. Soltanto alcuni di loro trasportati fortunosamente in direzione sud (a Vasto e a Bari), nelle retrovie dell'esercito alleato, trovarono le cure necessarie per la loro salvezza.
La Piazza Plebiscito disseminata di militari indiani bruciati vivi, il Municipio e la Torre Civica tappezzati di pezzi di carne umana attaccati alle mura esterne, l'odore acre e forte di una carneficina: questa scena indescrivibile e raccapricciante rimarrà impressa nella mia mente in maniera indelebile per tutta la vita. L'esercito Tedesco prima di abbandonare la linea Ortona-Orsogna e risalire verso nord, ci fece un altro "regalo” sgradito e assolutamente non richiesto. Era il 6 giugno '44. L'artiglieria tedesca appostata sui colli di Poggiofiorito e Arielli, iniziò a cannoneggiare con inaspettata veemenza la nostra Città. Anche in questa triste giornata il tributo di Lanciano in termini di caduti ma soprattutto di feriti è stato notevole. Quest'ultimo bombardamento ha inoltre determinato ingenti danni alle abitazioni proprio mentre si verificava un crescente esodo delle popolazioni di Orsogna e Ortona verso la nostra città. Ciò nonostante si deve registrare che tantissimi abitanti delle contrade di Ortona trovarono ricovero e alloggio a Lanciano, in quel periodo.

Angelo Ciavarelli

 

DICEMBRE '43: I GIORNI DELLA LIBERAZIONE NELLA PUBBLICISTICA INGLESE

Dal quinto volume "The Mediterranean and Middle East" della "History of the Second World War"di Sirjames Butler, professore di storia moderna nella Università di Cambridge, pubblicato recentemente a Londra, riportiamo le pagine più belle sulla Liberazione di Lanciano.
Il voluminoso libro, ampiamente documentato, dedica oltre 100 pagine alle violente battaglie che si svolsero nell'autunno del '43 sul fiume Sangro, il "Vecchio Man Sangro" come lo chiamavano gli Inglesi, ci fa conoscere tra l'altro le decisioni e le imprecazioni del Comando tedesco, e persino quante tonnellate di bombe furono lanciate sulla nostra zona nei giorni che precedettero la liberazione, non c'e alcun cenno, però, sulle sofferenze della popolazione.
“L'informazione delle posizioni tedesche e delle disposizioni generali era molto buona e si possedevano molte fotografie aeree. Tra il mare e la confluenza dei fiumi Sangro e Aventino, circa 12 miglia ad est di Casoli, gli aspetti fisici generali del campo di battaglia erano come segue: sulla riva sud del Sangro, le colline scendevano ripidamente per 400 piedi verso una stretta fascia di pianura e verso il fiume. Il letto del Sangro era ampio 3400 yard, ghiaioso e cosparso dì macigni. Il fiume si incanalava in parecchi canali ciascuno circa 100 piedi ampio e 18 inches profondo d'estate. Ma in autunno e in inverno il fiume era infido. Una pioggia di poche ore provocava una piena 5 piedi profonda che si abbassava durante la secca seguente e ne aumentava quando la pioggia tornava a cadere. Il tempo di questi cambiamenti, che non era stato studiato correttamente prima, era stato sperimentato e doveva essere motivo per tre importanti mutamenti nel piano della battaglia. C'erano 4 ponti sul fiume ma erano stati demoliti: uno vicino Torino di Sangro, uno vicino Paglieta e due sopra l'incontro tra il Sangro e l'Aventino. Il letto del Sangro era abbastanza compatto per sopportare una strada improvvisata, invece fare ponti o posti di attraversamento era molto difficile. I tentativi sulla riva sud rivelarono un suolo troppo soffice per sopportare molto traffico, mentre il lato nord era ripido e con poche uscite. I ponti per essere adatti dovevano essere tuttavia lunghi e a prova di allagamenti. Guadi e traghetti erano sempre a rischio. I tedeschi avevano minato entrambe le rive. Sulla riva nord del Sangro la striscia di pianura era circa 200 yard ampia e il suo limite nord era segnato da una scarpata alta circa 40 piedi. A nord di questa scarpata il terreno formava una linea di colline "Li Colli" parallela al fiume, distante da esso 3 miglia circa e alto circa 400 piedi. Questo terreno alto guardava l'intera campagna a sud compreso il fiume. Su questa zona collinare dal mare all'entroterra ci sono Fossacesia, S. Maria Imbaro, Mozzagrogna e Castel Frentano. La collina era ben coltivata, con fattorie e campi di ulivi. Una strada laterale principalmente sotto le colline univa le quattro località menzionate sopra. Più a nord c'era un'altra coppia di strade laterali tra S. Vito, Lanciano e Castei Frentano e più a nord ancora un'altra strada laterale che univa Ortona, Orsogna e Guardiagrele. A nord del Sangro la strada era ben attrezzata con strade da nord a sud e da est ad ovest e sentieri sebbene di povera qualità.
I tedeschi avevano deciso di occupare il lato nord del Sangro solo con avamposti, leggermente trincerati. La loro principale difesa era sui "Li Colli" e conforme allo standard tedesco di punti forti ben difesi con fili metallici e minati, contenenti profondi bunker collegati da trincee con fosse armate. Alcuni punti forti erano collegati con trincee e l'intero complesso era da 2 a 4 Km profondo e anche più. I tedeschi credevano che la scarpata di quaranta piedi e "Li Col-li" fossero profondi abbastanza per essere a prova di carro armato, e non li avevano coperti con lavori anti-carro, e da armi anti-carro.
Il settore della strada costiera ad ovest di Guardiagrele era occupato dalla 65^ Divisione Fanteria mentre il 361 Reggimento Panzer Granatieri stava a nord di Villa Grande, Miglianico e S. Giovanni Teatino. Agli Inglesi era stata annunciata la messa fuori combattimento della 65^ Divisione Fanteria e avevano una bassa opinione della qualità della divisione perché era stata formata da giovani truppe in Olanda nel 1942 ed era senza esperienza di battaglia. Questa conoscenza era un fattore positivo nel piano Montgomery. Gli stessi comandanti tedeschi non erano troppo fiduciosi della capacità della 65a Divisione e Kesserling il 28 novembre ricordò una frase del suo comandante Von Ziehlberg: "...le trincee coperte resisteranno; resta da vedere, se anche le truppe resiste ranno."
La forza combattente della divisione il 4 nov. era di 6.552. La sua artiglieria era l'equivalente di 7 truppe, alla fine di novembre; il numero di armi è incerto ma il totale nel 760 Corpo Panzer era tra 70 e 75. La divisione possedeva 52 armi anti-carro di 7,5 cm. - Herr, il Capo del Corpo, si era formata l'opinione acuta che l'attacco di Montgomery doveva iniziare con un attacco ad ovest di Castel Frentano attraverso 5. Eusanio del Sangro che si sarebbe sviluppato in due ulteriori attacchi, uno verso Casoli e l'altro verso Mozzagrogna e Fossacesia. Il piano Montgomery che era iniziato mentre l' VIlI Armata attraversava il Trigno, era accompagnato da operazioni premilinari per ingannare il nemico e guadagnare un buon posto sulla riva nord del Sangro per il principale attacco del 50 Corpo. Un sommario di queste operazioni a questo punto aiuterà.
Il piano per ingannare il nemico mirava a tenere segreta la concentrazione dell' VIlI Armata e i preparativi per l'attacco principale e a portare a pensare che il principale attacco avrebbe seguito la strada più diretta verso Avezzano. Se c'era una piccola speranza della sorpresa tattica, almeno il nemico poteva essere ingannato nell'usare le sue riserve un po' alla volta. Il 13° Corpo tuttavia doveva iniziare presto la sua avanzata verso il Sangro superiore, per fare ostentati movimenti di truppe e costruire falsi depositi nelle aree di manutenzione per simulare il raggiungimento di aiuti amministrativi. Uno schema ingannevole si era progettato per far si che il nemico pensasse che i quartieri generali dell'Armata e la 8a Divisione Indiana sarebbero arrivati nel settore del 130 Corpo. Le operazioni della l9^ Brigata Indiana di fanteria dovevano difendere l'attuale dislocamento dell'8a Divisione Indiana a Paglieta e l'arrivo della divisione Nuova Zelanda vicino a Scemi. Il silenzio, il pattugliamento di un terreno senza importanza, fantocci e camuffamento, tutto giocò la propria parte. Una dimostrazione navale verso Pescara era architettata per fomentare le note paure del nemico per un attacco dal mare.
Il 13° Corpo tuttavia dal 18 Novembre stava avanzando verso Castel di Sangro e Alfedena sotto una pioggia continua e un profondo fango, lungo strade ostruite da demolizioni, attraverso una campagna devastata dal provvedimento tedesco "terra bruciata". La Terza Brigata Canadese, da una sicura base a Carovilli, raggiunse Capracotta e 5. Pietro e spinse ricognizioni attraverso il Sangro tra Ateleta e S. Angelo. Il 24 Novembre iniziò un attacco su Castel di Sangro che doveva poi far cessare per fortuna i piani di Montgomery. Nello stesso tempo la 5^ Divisione occupò Mt. Civitalta, sorpassando Alfedena e il 22 Novembre iniziò un attacco in quel posto, che si era stabilito di occupare per cambiare i piani. Torniamo dal 130 Corpo al 5~ Corpo e alla Divisione Nuova Zelanda.
Il 17 Novembre l'11^ Brigata della 78^ Divisione raggiunse Paglieta e Monte Calvo che dominavano il Sangro e si unì a due squadroni di carri armati della Brigata Armoured. Dal 10 novembre al 19, le pattuglie della 78^ Divisione attraversarono il Sangro quasi di notte occupando sotto la scarpata la "terra di nessuno" 'No Man's a Land'. Anche pattuglie di genieri e "tank-men" pionieri attraversarono per ricognizioni e levare mine. Il nemico sembrava quasi inerte "The enemy seemed almost supine". Tuttavia dal 15 novembre circa le piene del Sangro erano diventate un pericoloso avversario. Nessuna pattuglia quando attraversava il fiume sapeva quando sarebbe potuta tornare e il sempre profondo scivoloso fango nelle vicinanze del fiume ostacolava la preparazione dei guadi. Un rapido assalto guadato il fiume divenne inevitabile e l'impresa preliminare della 788 Divisione cambiò divenendo una testa di ponte.
Dal 22 novembre l'11^ Brigata aveva guadagnato una testa di ponte ad est di Fossacesia e la 36^ Brigata una ad ovest di essa. Sei battaglioni e alcuni carri armati della 38 C. L. Y. e della 50^ R. T. R. avevano punti di appoggio sulla scarpata.
Il 14 novembre la Divisione Nuova Zelanda stava iniziando ad arrivare a Scemi e prendeva sotto il comando la 19^ Brigata Infantry Indiana dell'8a Divisione Indiana. Il rimanente dell’8^ Divisione si diresse silenziosamente verso Paglieta tra il 14 e 18 novembre su strade di campagna e tracciati. Il 17 novembre il 30 e 80 Reggimento Punjab (19^ Brigata Indiana di fanteria) e il 19° N. Z. Armaured Regiment presero Perano tenuto dal 64° Panzer Regiment Grenadier (16~ Divisione Panzer) e il 20 la Brigata prese Archi. L'azione seguente doveva essere di prendere la zona alta tra il Sangro e l'Aventino e preparare la strada per gli attraversamenti della divisione Nuova Zelanda.
La 3^ e l’8^ Punjab e la 1^ e la 5^ Essex guadarono il gonfio Sangro la notte tra il 22 e 23 novembre e cominciarono a tentare di prendere S. Angelo e Altino. Tutte queste piccole azioni erano combattute con un tempo orribile - sulla riva del Sangro molti dei feriti gravi morirono perché non potevano essere portati indietro attraverso il fiume maledetto 'the accursed river”.
Questo è un quadro delle operazioni preliminari della battaglia del Sangro. Sarebbe bello ricordare che il piano sorpresa dell' VIII Armata in particolare l'impresa del 13° Corpo, ingannò i tedeschi. Ma in effetti a parte qualche confusione a livello di divisione e reparto, “i comandanti tedeschi furono per qualche tempo quasi sempre senza esitazioni. Erano troppo pratici come soldati per credere ad un serio attacco verso Alfedena e Castel di Sangro, attraverso la parte peggiore del paese all'inizio dell'inverno. D'altro canto la chiara evidenza li portò il 24 Novembre a pensare che il principale attacco dell' VIII Armata sarebbe avvenuto dove in effetti avvenne sulla 55^ Divisione di fanteria. Essi si aspettavano l'attacco violento dell' VIlI Armata ma non tentarono nessun attacco di disturbo.
Montgomery tenne la sua prima conferenza sui piani il 14 novembre. Il tempo allora era proprio buono, ma Montgomerv dichiarò che erano necessarie 48 ore di tempo bello prima del giorno D. Era pronto a posticipare il giorno D, che sperava sarebbe stato la notte tra il 19 e 20 novembre. Il primo piano dipendeva dal fatto che il Sangro fosse guadabile così che l'assalto poteva essere sferrato e questo evitava la costruzione di ponti e il mantenimento delle strade. In effetti le truppe d'assalto dovevano attraversare in 5 guadi e i genieri dovevano fare tre provvisori posti di attraversamento per i veicoli. E così il piano del 5° Corpo prese forma come un'operazione in tre fasi.
Il 16 Novembre la pioggia iniziò a cadere e durante i tre giorni seguenti i lavori dei genieri sui guadi e gli avvicinamenti al Sangro furono rovinati. Il fiume cadde il 19 facendo aumentare le speranze di realizzare il giorno D, ma il 20 stesso un rinvio divenne inevitabile e fu ordinato. Era inutile tentare l'operazione senza prima costruire i ponti e la difesa della 78^ Divisione si mutò in testa di ponte e la notte tra il 21 e 22 i genieri si misero al lavoro. Si sperava di poter iniziare l'attacco il 24 Novembre. Montgomery revisionò il suo piano fissando il limite della sua avanzata a Lanciano e stabilendo che ci sarebbe stata poi una pausa di 2 o 3 giorni "mentre la Valle del Sangro è completamente organizzata per il movimento".
Il piano di costruzione dei ponti era chiaramente importante e i seguenti ponti dovevano essere costruiti:
1) - Equidistante tra il "vecchio" ponte Sangro (circa 3 miglia dal mare, e dove c'era la strada principale per Fossacesia) e il mare. Lunghezza massima: 140 piedi. Bailey.
2) Più giù del "vecchio" ponte Sangro. Lunghezza massima: 140 piedi. Bailey.
3) - H - mezzo miglio più su del "vecchio" ponte del Sangro - luce principale: 140 piedi. Bailey.
Il primo ponte poteva sopportare veicoli trainati e veicoli da trasportare Bren; il n. 2 tutti i tipi di veicoli trainati e per emergenza, carri armati; il ponte H. carri armati; il n. 3 veicoli trainati e veicoli da trasporto Bren. Il ponte n. 1 e quello H. furono completati durante la notte tra il 21 e 22 Novembre ma lavorare al n. 3 fu più difficile per le strade bloccate che non permisero l'arrivo del materiale per la costruzione.
Il 22 novembre il tempo era buono sul basso Sangro ma la pioggia cadeva su quello superiore e durante la notte tra il 22 e 23 una inondazione fece straripare il fiume.
Il capo geniere del 50 Corpo così descrisse i risultati: "...il vecchio Man Sangro, visto che la nostra forza non aveva incontrato sufficiente opposizione, crebbe in tutta la sua collera e venne giù in piena. Dove la profondità dell'acqua era di 100-150 piedi divenne improvvisamente di 1.000 e si vedevano splendere i ponti alla luce del sole in mezzo ad una vasta distesa di acqua che scorreva velocemente...". Tutto il lavoro fu bloccato sui ponti fino al 26 Novembre. D. U.
K. W. della 156 e le compagnie D. U. K. W. 385 RASC portarono i viveri alla testa di ponte e soccorsero i feriti; alcuni di questi veicoli passarono per mare da Vasto.
Il 26 Novembre Allfrey diede ordini finali per operazioni limitate dando le seguenti date. In breve:
Prima fase: Un battaglione della 8 Divisione Indiana doveva occupare uno sperone di 100 yards a sud-est di Mozzagrogna il 26 Novembre.
Seconda fase: Una brigata (meno di un battaglione) della 8 Divisione Indiana doveva conquistare Mozzagrogna e S. Maria Imbaro il 28 Novembre.
Terza fase: Una Brigata della 78 Divisione doveva occupare una parte de "Li Colli", un miglio ad est di S. Maria Imbaro il 29 e 30 Novembre.
Quarta fase: La stessa Brigata doveva occupare Fossacesia non appena possibile dopo la terza fase. L'utilizzazione del fiume Moro era lasciata in sospeso. Carri armati dovevano essere usati in ciascuna fase se possibile ma nessuna fase doveva dipendere dal loro uso. Di conseguenza la 78a Divisione preparò un piano per il bel tempo e uno per il cattivo. Il primo diede un ruolo determinante ai carri armati nell'attacco di Fossacesia e un ruolo di supporto alla fanteria; il secondo diede i ruoli contrari.
Si tentava di preparare il tutto nel massimo segreto poiché già c'era il presentimento di guai per la 65a Divisione Fanteria.
Pioggia e il Fiume Sangro avevano cambiato i piani dell'Vili Armata per una improvvisa burrasca in una serie di limitati attacchi, benché molte pesantemente sopportati.
I limitati attacchi dell' VIII Armata nei primi momenti della battaglia del Sangro furono così pieni di successo che si è tentato di scoprire se e che cosa la pioggia e il fiume avessero rovinato del piano originale.
Tra il 23 e il 26 Novembre il Sangro cadde. I ponti n. 1 e H furono riparati e il n. 3 completato il 26 novembre. Il ponte n. 4 vicino Paglieta fu finito il 28 novembre, ma il ponte n. 2 non fu riutilizzato fino al 2 dicembre.
Il 27 Novembre il Primo e Dodicesimo Reggimento Frontier Force (l7 Brigata Indiana di Fanteria> occuparono la zona sotto Mozzagrogna e anche la 38 Brigata (78 Divisione) attraversò il fiume. La sera del 27 i Royal Gurka Rifles, aiutati da otto reggimenti da campo attaccarono Mozzagrogna e la occuparono subito dopo le due del mattino del 28. Parte dei fucilieri Royal si unì ai Gurkas e insieme scacciarono i tedeschi dalle case e dai nascondigli con granate, pallottole, kukri e baionette. L'intenso fuoco dell'artiglieria e il bombardamento avevano interrotto le comunicazioni con la 65 Divisione Fanteria, isolando le unità e avevano sconvolto le sue "verdi" truppe. Tuttavia una compagnia della 26a Divisione Panzer, 20 Reggimento e uno squadrone di ricognizione arrivarono sul campo di battaglia, attaccarono Mozzagrogna all'alba del 28.
Benché gli armati avessero solo 5 carri armati Mark, IV, 5 lancia-fiamme e 6 cannoncini italiani S. P. il brigadiere Wyndham voleva sferrare un forte contrattacco e riunire le sue truppe a un centinaio di yards e riorganizzarle. I Gurkas avevano avuto 136 morti. La 4 Brigata Corazzata stava facendo passare i suoi carri sul fiume e 124 la sera l'avevano già attraversato.
Il terreno asciutto spingeva la 78 Divisione ad usare i carri armati per attaccare "Li Colli" (fase terza) e questo era deciso per la mattina del 29. Ma prima di ciò il 1 e 12 Reggimento Fanteria Frontier Force aiutate da sei Reggimenti di Artiglieria da campo e tre medium, superando gli ostacoli costituiti dalle scarpate occuparono S. Maria Imbaro.
Questo fu un brutto giorno per la 65 Divisione Fanteria. Aveva perso Mozzagrogna e Santa Maria Imbaro, e anche il territorio alto a nord del Sangro da parte della 5 e 6 Brigata Nuova Zelanda, che stavano attaccando verso Castel Frentano. Il 2 e 125 Reggimento Granatieri stava per essere disperso e qui e là le truppe iniziavano a lasciare le loro trincee. I Tedeschi attribuirono le loro sfortune principalmente alla intensa artiglieria e ai continui attacchi aerei i loro stessi attacchi locali fallirono e il 65 Panzer Granatier Regiment (26 Divisione Panzer), una riserva mobile, non poté raggiungere i campi di battaglia per i continui attacchi aerei. Baade dubitò se poteva riguadagnare il terreno perduto benché intendesse tentare. I comandanti tedeschi non avevano dubbi che l'VIII Armata avesse sfondato la Bernhardt Line ed era impossibile respingerla.
Ma volevano combattere fuori di essa. Allfrey decise di aumentare la sua pressione e prendere Fossacesia. Non sembrava saggio contare sui carri armati arrampicati su "Li Colli", questa volta sotto il paese. Tuttavia durante la notte tra il 29 e il 30 Novembre il 1 e il 5 Royal Gurkha e il 1 e 12 Frontier Force Regiment presero il terreno dominante a nord-est di Mozzagrogna per rendere inutilizzabile la strada che portava ad est di S. Maria Imbaro e Fossacesia e non essere usata per i carri armati.
Questo successo fece tentennare la battaglia. Da mezzogiorno del 30 Novembre, il 30 C. L. Y. il 440 R. T. R. e il 20 London Irish Rifles spazzarono via e occuparono le colline e entrarono a Fossacesia e più tardi i Royal Tanks e i Royal Irish Fusilier si diressero verso il mare. L'artiglieria era di nuovo venuta in aiuto. Durante i primi tre giorni di battaglia i reggimenti spararono complessivamente 1.623 tonnellate di esplosivi.
Se consideriamo che solo una strada era agibile per il trasporto di questo quantitativo di bombe, possiamo vedere le difficoltà logistiche e possiamo capire perché si sperava nel tempo bello.
Mentre gli attacchi su Fossacesia progredivano la London Irish e la 6 Inniskilling Fusiliers avanzavano su Rocca San Giovanni e la occupavano il 1 Dicembre. Lasciato il 5 Corpo, la Divisione Neozelandese si mosse verso Castel Frentano e il 24 Battaglione N. Z. guardava da una collina questa città la sera del 30 Novembre.
Nella stesso tempo i Tedeschi avevano organizzato una riserva come meglio potevano e la mattina del 30, 2 Battaglioni del 670 Panzer Granadier Regiment avevano raggiunto Arielli e Miglianico.
L'idea era che il comandante del Reggimento von Usedom doveva controllare una riserva mobile formata da questi battaglioni e parte del 361 Panzer Granadier Regiment (900 Panzer Granadier Division) e del 20 e 260 Panzer Regiment. Arrivando migliori truppe del 260 Panzer Division si sperava di ristabilire la battaglia. Ma non doveva essere così. La perdita di Fossacesia e la eventuale perdita di Rocca San Giovanni e Castel Frentano esposero i Tedeschi alla minaccia di tanti attacchi concentrici e il 30 Novembre Herr vide una migliore soluzione nel lasciare la linea San Vito-Lanciano-Castel Frentano e preparare una nuova posizione sulla linea della strada Ortona-Altino-Orsogna-Melone-Guardiagr le.
Lemelsen, dopo aver visitato il fronte, ebbe un catastrofico rapporto per Westphal (capo dello stato maggiore di Keserling) la sera del 30 Novembre. L'intero 145 Granadier Regiment doveva essere considerato tagliato fuori e i due battaglioni del 365 Panzer Granadier erano ridotti ad uno. Questo rimasuglio con due battaglioni di von Usedom doveva tenere la linea San Vito-Castel Frentano per pochissimo tempo, ma soltanto un contrattacco grande e bene assestato poteva ristabilire la situazione. Kesserling infatti stava mandando il resto della 90 Panzer Granadier Division da Ancona a Pescara e Herr stava portando il 4 Parachute Regiment sopra il suo lato destro, ma la prima data di un completo raggruppamento fu il 3 Dicembre e il 760 Panzer Corps e fino ad allora il 760 Panzer Division poté prendere quello che venne, specialmente dall'aria.
"Good God" - Buon Dio - esclamò Lemelsen durante una conversazione telefonica "ci sono altri quattro giorni per arrivare; se va avanti così non so cosa accadrà..." Hitler sostenne che una controffensiva poteva essere lanciata sul fronte della 65 Divisione Fanteria solo se il tempo faceva arenare le forze aeree Alleate; altrimenti a parte alcune imprese locali piccole, le riserve dovevano essere usate per stabilire nuove posizioni.
Il 28 novembre, Kesserling aveva risposto a Lemelsen a proposito della avanzata della Divisione New Zeland: "Il nemico arriva sempre nelle zone vietate" e Lemelsen aveva replicato: "Il diavolo sa come incontrarli sempre dove sono" (The Devii knows how he always finds out where they are).

Traduzione del testo: Abba Castrigrianò

 

LINEA DEL FRONTE:
LE DONNE NELL'INFERNO DELL'ITALIA

Dal “Il sunday graphic” del 6 febbraio 1944 - Un episodio singolare

Passando rapidamente sulla gelida fortezza degli Appennini, neve, ghiaccio, foschia e raffiche di vento nascondevano la fiammeggiante scena della battaglia.
Sulle ardenti rovine di Campobasso, settore elevato questo del fronte britannico in Italia, le truppe canadesi britannico in Italia, le truppe canadesi si muovevano rapidamente con la baionetta. Allora i soldati videro qualcuno affacciato alla finestra di un convento che li guardava.
Alcuni canadesi avevano dei tacchini. Si accamparono sotto le mura del convento e cominciarono a mangiarli. Una dolce suora di Campobasso che guardava dalla finestra disse: Ragazzi, con che cosa mangiate i vostri tacchini?” Meravigliati perché ella parlava inglese proprio come loro, il duro soldato Cancks guardò su e la interrogò. E questa è la storia di sorella Augusta come ce la disse mentre i fucili brontolavano.
“Mi trovai sulla linea del fronte per uno di quei strani incidenti di guerra. Io venni dall'America, dal New Jersey, per aiutare ad aprire una missione nel Nord Rodesia. Ero in Italia quando il mio paese entrò in guerra. Mi trovai subito nei pasticci. Piuttosto che non far niente, mi offrii volontaria per una scuola missione a Campobasso. Non mi sarei mai aspettata di aver un posto d'onore nella guerra e mai vorrei riavere tale onore. I tedeschi attaccavano i civili, uomini e donne. I loro proiettili uccisero il vescovo mentre pregava. Una suora mori per le ferite”.

LA STORIA DI BONITA

Mentre combattono attraverso l’Italia le armate alleate liberano migliaia di questa gente del fronte.
Avanzando giù per la strada oltre LANCIANO una pattuglia che combatteva vide due giovani donne che camminavano verso di loro sopra un campo di una fattoria.
“Ferma, ferma!” gridò una delle ragazze.
I soldati restarono sorpresi perché ella parlava inglese. Allora l'altra ragazza, anche in inglese, aggiunse: “Siete della Bretagna?” E stato così terribile trovarsi tra due eserciti in lotta”.
Una delle due ragazze, giovane, carina e bionda, era Emma Garbutt, figlia del Console Generale Britannico a Messina. L'altra bruna e piccola, era americana, Bonita Castelgrand. Bonita ha una storia adatta ad uno scrittore di novelle.
Era venuta a Napoli con i suoi genitori come turista. Qui aveva conosciuto un ufficiale italiano della marina del quale si era innamorata a prima vista.
La luce scintillava sulla bianca pelle color crema di Emma e sui biondi capelli e sul bruno ovale viso di Bonita mentre ci raccontavano come con il bambino di 8 mesi di Bonita avevano cercato riparo tra i due fuochi per 8 giorni e notti piene di terrore.
“Io avevo cercato di passare attraverso le linee britanniche - disse Bonita - quando mi unii ad Emma che voleva andare da suo padre e sua madre a Londra. Raggiungemmo LANCIANO. I tedeschi erano entrati nella città il 16 settembre. Uccisero per rappresaglia un certo numero di ragazzi per la rivolta della gioventù locale.
Decidemmo, mentre i fucili britannici cominciavano a sparare sulla città, di fuggire peri campi. Andammo con altri contadini e scavammo una grotta con l'ingresso dalla parte delle montagne. La scavammo noi stesse. Nella mia grotta eravamo circa 40e tra questi molti bambini.
Le condizioni erano spaventose, come potete immaginare, senza luce o calore, senza acqua e misure igieniche: solo paglia per dormire sulla umida argilla.
Una giovane ragazza che io avevo aiutato era un'eroina. Ogni giorno andava a prendere il latte per il mio bambino. Ogni giorno pregavamo “Oh, speriamo che gli Inglesi giungano presto!”.
La mia piccola eroica contadina tornò correndo una mattina gridando con gioia: “Inglesi, Inglesi!” Sapemmo allora che la nostra salvezza era giunta. Io ed Emma corremmo per il campo e parlammo con le prime truppe britanniche”.
“Accipicchia! - esclamò Emma, con i suoi occhi azzurri improvvisamente vivi e scintillanti - eravamo felicissime”.
Ma c'era ancora l'ombra della tragedia per la piccola mamma del fronte, Bonita Castelgrand. Ella seppe che la corazzata italiana “Roma”, sulla quale suo marito era imbarcato, era stata colpita e affondata dai tedeschi, mentre la nave si arrendeva agli Alleati con il rimanente della flotta italiana. Suo marito era tra i dispersi.

I LIBERATORI

Ad ogni miglio della nostra avanzata come Liberatori, questa gente del fronte si muoveva lentamente sui propri carretti sui fianchi delle colline o nelle fattorie e villaggi e antiche città marinare: erano donne, uomini deboli, zoppicanti, malati e giovani.
Ognuno di loro ha una storia da raccontare di tragedia o quasi tragedia, di guerra; attraverso i veli della memoria di quelle scene di battaglia io mai sarò capace di dimenticare quelle figure.
Gli Hitler, i Tojos e i Mussolini - mi meraviglio - non si fermano mai e non indugiano su tali spettacoli di orrore che essi creano quando mandano le loro legioni a calpestare la civiltà e l'animo umano?

Richard McMillan
(corrispondente di guerra dalla linea del fronte in Italia)

traduzione del testo: Abba Castrignanò

 

20 APRILE 1944: IN UN DOCUMENTO INEDITO I RICORDI DI UNO DEI GIORNI PIU TRISTI DELLA STORIA DI LANCIANO

Trentasette morti di cui otto giovani al di sotto dei 20 anni di età, oltre 100 feriti nel breve spazio di pochi minuti. La mattina successiva la Polizia Militare Inglese invitava i pochi operai che si erano presentati a lavorare a scavare le fossa per i circa 150 soldati morti la mattina precedente. Si doveva preparare un piccolo cimitero in Via per Fossacesia, dietro la fontana, tra un boschetto di pioppi e la campagna circostante, ma non si trovavano operai disponibili. Solo alcuni si offrirono per tagliare gli alberi e approntare le pire necessarie per la cremazione dei soldati indiani che non venivano seppelliti. Il fumo e il fuoco durarono parecchi giorni e il piccolo cimitero, preparato in fretta e furia, nel mese di settembre successivo fu levato e i caduti trasportati in quello di Torino di Sangro. Cosa era avvenuto? Era una giornata di primavera, un normalissimo giorno feriale, ma sembrava un sabato del periodo delle feste patronali. Piazza della Vittoria, Piazza Plebiscito, l'Ippodromo, il campo sportivo e ogni spazio della città erano letteralmente zeppi di militari; dove non c'erano jeeps, furgoni, piccoli carri armati, c'erano cataste di materiali da guerra. Il movimento era intensissimo e per un preciso motivo; le truppe dell' VIlI Armata del Gen. Montgomery preparavano l'offensiva primaverile. Non si poteva camminare neanche sui marciapiedi ed era normale per i soldati e i civili rifugiarsi spesso sotto le macchine militari per ripararsi durante i bombardamenti dell'artiglieria tedesca; incursioni aeree tedesche durante l'inverno non c'erano mai state.
In una situazione del genere un attacco aereo sarebbe stato micidiale: cosi’ avvenne. Improvvisamente, contro luce, da sud verso nord, pochi aerei tedeschi sganciando il loro carico di morte, compirono una strage. Le schegge della pietra lavica e le fiamme delle macchine centuplicarono i danni. Il campanile della citta’ porta ancora i segni delle esplosioni e degli incendi; la lapide romana e’ scomparsa; il militare che regolava il traffico fu fatto letteralmente a pezzi; tutte le traverse di Corso Trento e Trieste si riempirono di morti e feriti e mancarono i soccorsi immediati.
Si disse che era il giorno del compleanno di Hitler. Tre giorni dopo il bombardamento, il Comandante Militare Alleato della città, il Maggiore R. Patterson, invia la lettera, che qui riportiamo, al Comando del 50 Corpo dell' VIII Armata Inglese.
A quasi 40 anni di distanza il rapporto viene oggi pubblicato grazie alla famiglia del Sig. Bruno Bolaffio, l'interprete presso il Co. mando tedesco prima e inglese dopo, recentemente scomparso a Vienna dove si era trasferito subito dopo la guerra.

Mario Spoltore

RAPPORTO DEL COMANDO INGLESE

A: O. C., A. M. G. 5 Corpo. 23 aprile 1944

Oggetto: Governo Alleato Militare.
Situazione della popolazione.

Quella che segue è la situazione della popolazione come verificata dopo il cannoneggiamento e l'attacco aereo avanti mezzogiorno del 20 aprile 1944 a Lanciano:
1) POPOLAZIONE: 37 morti (6 per colpi di artiglieria); oltre 100 feriti trattenuti presso l'A. M. G. -Ospedale Civile (un numero considerevole di feriti si trova anche altrove); ci sono alcuni dispersi; c'è stato un notevole aumento delle richieste per lasciare Lanciano, che sono state accolte favorevolmente per la facilità nel reperire rifugi e per il fatto che sono a conoscenza di nuovi domicili.
2) SITUAZIONE DEL COMUNE: Gli impiegati comunali e i vari reparti hanno risposto prontamente e quindi si sono riorganizzati e funzionano bene; i CC. RR. (Carabinieri) prontamente si sono occupati dei feriti e di riportare l'ordine; l'A. M. G. Ospedale Civile con l'aggiunta della C. R. I. F. ha sopportato il peso dei feriti e ha assolto eccellentemente il compito; i dottori civili hanno risposto bene appoggiandosi all'Ospedale; gli addetti all'acquedotto e al servizio elettrico hanno agito prontamente e riparato e rimesso in funzione i servizi nella notte del 20 aprile.
3) SITUAZIONE DELL’ A. M. G.; Emanuele Herzkovic, interprete aggregato Red X, è morto; il CAPO (Lt. Bellamy), il sottoscritto C. A. O. e l'interprete del C. A. O. (Ufficiale degli Affari Civili) dr. Bruno Bolaffio, leggermente feriti; i veicoli dell' A. M. G. sono rimasti intatti, eccetto l'ambulanza A. F. S. danneggiata; ma usata il 20 aprile è stata riparata il giorno dopo; gli uffici A. M. G. e gli alloggi dei Other Ranks danneggiati e sgomberati, sono utilizzati per altri scopi; gli alloggi degli ufficiali dell' A. M. G. danneggiati sono utilizzati ugualmente. Gli effetti personali di Herzkovic sono stati raccolti, inventariati, e sono sotto il controllo dell'A. M. G. presso questo quartiere generale fino al trasporto sotto sorveglianza al C. A. O. dell'A. M. G. di Bari, per la consegna al familiare del deceduto a Bari.

R. Patterson Maior C. A. O.


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MOTIVAZIONE DELLA RICOMPENSA


PRESENTAZIONE edizione 1970

PRESENTAZIONE edizione 2003

INTRODUZIONE

RELAZIONI PER LA CONCESSIONE DELLA MEDAGLIA D’ORO

GLI EROI

TRUPPE TEDESCHE

I GIORNI DELLO SFOLLAMENTO E DELLA LIBERAZIONE

DALLA STAMPA

TESTIMONIANZE

IL 6 OTTOBRE NEL CANTO DI ALCUNI POETI

MONUMENTO E SACRARIO DEI CADUTI

INTITOLAZIONI

CONTRIBUTO DI LANCIANO ALLA GUERRA DI LIBERAZIONE

LE CIFRE DELLA RESISTENZA

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