Pubblicità su
AFC Architettura Amica
.
-NUOVA ARCHITETTURA
--pag 1 pag 2 pag 3 pag 4 pag 5 pag 6 pag 7 pag 8
SEGNALAZIONI-

PERU'
Hans Hollein

Interbank Headquarters
Lima

OLANDA
Peter Wilson e Julia Bolles

Nieuwe Luxor Theater
Rotterdam

ArchiNed - April-May-Jun
a-matter
architecture australia 10-2001

Vai al COMMENTO DI ARCHITETTURA AMICA


Hollein. Assemblaggi alla nuova maniera.

Onestamente non so al momento dire se la sede di un'importante istituzione finanziaria - bancaria possa arrivare ad essere mai una grande architettura. Non dico una buona architettura nonostante tutto, ma una grande architettura, qualcosa che nata certamente per servire le persone per una certa qual cosa, per un certo interesse, abbia inoltre lo straordinario potere di far vibrare intensamente certe corde dell'emozione al di la della contingenza dell'uso, dello scopo, dei tempi, del luogo, dell'epoca, delle mode, della competenza e delle culture...

Insomma. Una grande banca non è un museo, una scuola, un tempio, una biblioteca. Neppure una casa o un palazzo. Se l'architettura di una banca deve rappresentare una banca è assai probabile che sollevi anche uno scudo inibitore verso un certo genere di emozione, per semplificare, diciamo artistica. D'altra parte é anche assai difficile che una grande banca committente della propria sede rinunci a rappresentarsi.

So di avere contro di me o meglio contro il mio scetticismo,, in apparenza, le Piramidi. (Che prima d'altro sono, credo convintamente, le tombe di despoti megalomani che lasciavano credere, "dio vero" sa con chissà quali metodi, al popolo sottomesso e schiavizzato di essere divinità.) Tali elementari e banalissime, ma sterminate, geometrie sembra che suscitino "emozioni architettoniche". Forse si prendono fischi per fiaschi. Forse i residui di ignoranze e superstizioni e interessi di singoli e caste secolari hanno trasformato in emozioni estetiche le legittime curiosità verso il passato, i suoi protagonisti -popolo e faraoni-, le tecniche costruttive.
Forse, in sintesi, le piramidi non sono per niente meraviglie del mondo, ma più modestamente curiosità di questo nostro mondo, grandi, grandissime, gigantesche, ma solo curiosità che possono destare stupore solo nella misura in cui si pensi alle difficoltà costruttive superate e all'impensabile, assurda, inumana quantità di risorse impiegata.

La domanda potrebbe essere questa, quindi: l'architettura, nonostante tutto, riesce a liberarsi, affermando una propria indipendenza estetica, dall'eredità o tara genetica della committenza?

Non si tratta di una domanda di poco conto.

Perché, tanto per toccare un punto sensibile, se la risposta è si, ne consegue che: non esisterebbe la, pur cosiddetta, architettura fascista, nazista, stalinista, comunista, borghese, e via dicendo di tirannia in tirannia. E, francamente, tale conclusione non mi pare molto credibile. E' palese che esiste architettura che rappresenta fedelmente i caratteri dei regimi che l'anno determinata.

Andando al lavoro di Hans Hollein a Lima, esaminato in www.architecturemag.com da Liane Lefaivre va detto che possiede almeno un elemento che lo allinea a tantissimi -o alla totalità- delle grandi sedi bancarie. Si tratta di una decisione sicuramente a monte del progetto. E' un grattacielo. In generale, la scelta di tale tipologia è da riferire a motivazioni di carattere urbanistico e di valore dei suoli in aree densamente costruite, e quindi in sostanza alla necessità di elevatissimo sfruttamento dei suoli, oppure è rivelatore di scelte simboliche? Forse sia l'uno che l'altro, come un gatto che si morde la coda, e senza mai poter sapere se è nato prima l'uovo o la gallina. Sul perché i poteri forti prediligano le forme erettili è argomento che preferisco lasciare ad altri generi -sociologici, antropologici- di riflessione. Tutto ciò senza alcun pregiudizio ostile ai grattacieli.

Va detto anche però che molti elementi lo allontanano più o meno fermamente dal deciso monumentalismo che invece accompagna le architetture del genere. Tanto per fare di ogni erba un fascio si pensi alla serie da delirio faraonico dei grattacieli-banche-uffici di K. Tange da Singapore a Tokyo. Anzi sembra che un certo senso di fragilità e di temporaneo, addirittura di instabilità, pare sabotare l'idea di solido e durevole che una banca è obbligata a trasmettere. Per il resto si ha l'impressione che l'ansia di decostruire cominci a giocare brutti scherzi, dove l'assemblaggio di pezzi, che sembrano provenire da un ipotetico supermercato di una emergente nuova internazionale di architettura alla moda, faticano a stare insieme o se si vuole ad essere una storia comprensibile. Si fa strada la sensazione che non si è ancora fatto in tempo a capire seriamente che cos'è l'architettura ai tempi della decostruzione che già in molti stanno entrando nell'era del manierismo decostruttivista. Il mondo corre troppo in fretta.
AFC 08/01 - 10/01

Top


Luxor. Citazione o continuità?

L’otto settembre dell’architettura italiana girò le spalle “coraggiosamente” alla migliore delle stagioni dell’architettura nazionale dell’ultimo secolo, quella dei “fascisti” Terragni, Libera, Sartoris, del secondo futurismo, ecc. per schierarsi con gli alleati delle nuove prospettive democratiche dell’architettura del funzionalismo di massa.

I risultati sono sotto gli occhi di tutti. Da queste molto opportunistiche scelte “democratiche” dell’intellighentia architettonica italiana sono nati in seguito i mostri dello Zen e del Corviale, solo per citare i due il odore di libro testo per scuole elementari come esempi di pessima architettura. Più tutto lo sciochezzaio non completamente documentato, spacciato per architettura moderna e contemporanea italiana prodotto dalla generazione che oggi va verso gli ottant’anni e dai loro outorevoli allievi di primo e secondo letto.

Il nuovo LUXOR di Rotterdam invece è uno dei tanti esempi di autenticamente nuova architettura che esibisce con fierezza il proprio albero genealogico di origine razionalista e tardofuturista.

Quest’opera a me pare appartenere al genere di cose che sanno fare un passo indietro per farne due veramente avanti. Non ci sono solo gli influssi di Sartoris, piuttosto che Terragni o Depero o addirittura un omaggio a Prampolini del padiglione Campari, ma tutto il senso di una asserita continuità con le migliori esperienze del movimento prima dello spiaggiamento nello stile internazionale e dell’esaurirsi della spinta delle avanguardie storiche dal futurismo al neoplasticismo con qualche inflessione espressionista semplificata, passando per Poissy. In altri termini quest’opera, insieme ad altre, prova non solo che la versione formalista ed estetizzante del movimento moderno era ben altro che un ramo minore e secondario, come la critica moralista funzionalista (quella del fiasco per intenderci) sentenziò frettolosamente, ma che continuando ad impegnarsi lungo quella strada idicata quasi ottant'anni fa, siamo ancora agli inizi e il meglio è ancora la da venire.

AFC 08/01 - 10/01


Altre segnalazioni: PAG. 1 - 2 - 3 - 4 - 5 - 6 - 7 - 8


inizio

sommario

MAIL

per ricevere la NEWSLETTER clicca qui
PRINCIPALI COLLEGAMENTI DEL SITO
COPERTINA DEL SITO HOMEPAGE - SOMMARIO DEL SITO - appunti - archivio - forum - fotogrammi - gusto - idee - notizie - nuovo - parole - scarti - schede - ricerche e links - le risposte - credits

a.cacciola homepage


Pagina creata il 20-07-2001. Aggiornata il18-10-2001