La politica di oggi e di
domani
da un articolo di Jan Christie (Sett.
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Una
nuova sintesi politica sta lentamente prendendo forma. Dopo un periodo di stagnazione e di
confusione, in gran parte del mondo occidentale è salita al potere una versione
modernizzata del centrosinistra. Ma la sua vittoria non rappresenta un trionfo diretto
della socialdemocrazia e della politica progressista sul neoliberalismo degli anni ottanta
e sui partiti cristiano-democratici dellEuropa continentale. Al contrario, il
centrosinistra è dovuto scendere a patti con un periodo di profondo cambiamento sociale,
geopolitico ed economico che ha indebolito molti dei suoi dogmi tradizionali riguardo alla
politica fiscale, allo stato sociale e ai rapporti tra finanza e processo politico. Ha
dovuto accettare alcuni progetti della destra, ritornando allo stesso tempo ad alcune
delle sue radici storiche per trovare idee fondamentali per il mondo contemporaneo.
La definizione di
tale nuova sintesi è ancora per metà incompleta. Alcuni dei temi si vanno chiarendo, ma
il centrosinistra è ancora ben lontano dal possedere una posizione ideologica
perfettamente definita. In paesi diversissimi tra loro come il Brasile, il Canada, la
Germania, lItalia e la Francia la ricerca di un modello politico in grado di
conservare il consenso proiettandosi nel prossimo secolo è invece tuttora in corso.
Questa ricerca si sta svolgendo soprattutto negli ambienti di centro. Per il momento gli
estremi rimangono inerti. In tempi di relativo benessere economico e con gli Stati Uniti
come unica superpotenza, lestrema destra e lestrema sinistra appaiono
sostanzialmente irrilevanti, anche se sarebbe un errore dare per scontato che la politica
rozzamente populista o rozzamente nazionalista sia defunta o confinata lontano da noi;
come ci hanno dimostrato gli anni novanta, essa è viva e costituisce una costante
minaccia allinterno della stessa Europa. Ma non è in grado di minacciare
lordine democratico costituito in Europa e negli Usa, dove è attiva la ricerca di
una ideologia politica e di un modello di processo politico in grado di trovare un
equilibrio tra il benessere e linclusione sociale, tra il capitalismo e la
solidarietà, in grado di modernizzare i meccanismi dello stato sociale e di coniugare una
nuova politica progressista con gli imperativi della sopravvivenza ambientale. Queste
sfide nascono in un quadro di potenti forze globalizzatrici, che hanno profondamente
alterato i parametri di governo. I governi non possono più erigere facili barriere contro
gli scambi di denaro, determinare con precisione che cosa i loro cittadini debbano
consumare, isolare le loro economie dai cicli economici globali o perseguire strategie
autonome di difesa.
Possiamo tentare
di concettualizzare le sfide della Terza Via in forma schematica. In termini estremamente
generici, la politica progressista degli ultimi 200 anni ha riguardato lequilibrio
tra le tre grandi componenti della visione politica illuminista:
Libertà;
Uguaglianza;
Fraternità.
A prezzo di
grandi sofferenze, abbiamo imparato molto riguardo ai confini di ciascuno di tali elementi
nelle società progressiste e riguardo agli immensi costi umani ed ecologici che il
superamento di tali limiti comporta. Il campo di battaglia su cui si è svolta la sfida
tra le priorità dellIlluminismo, e tra queste e le opposte teorie conservatrici
sulla comunità e sulla libertà economica, è stato rappresentato dagli stati nazionali e
dagli ordinamenti economici e organizzativi entro i confini nazionali. Lultima
generazione ha visto una trasformazione di tale campo di battaglia ad opera di quattro
elementi:
la
globalizzazione sempre più rapida delle azioni governative, della competizione, dei
modelli capitalisti, delle tecnologie di informazione e comunicazione e dei nuovi sistemi
di produzione industriale;
il collasso degli
stati comunisti e il venir meno, in Occidente, del vecchio ideale socialista
delluguaglianza, alla luce del fallimento dei sistemi egualitari;
il riconoscimento
generale della necessità di riforme fondamentali per gli stati sociali sorti nel
dopoguerra in Occidente, alla luce del benessere, delle configurazioni di nuove classi e
nuovi redditi e dei cambiamenti demografici intervenuti nel frattempo;
linsorgere
di profonde preoccupazioni sulla compatibilità ecologica dei moderni sistemi industriali
di produzione e consumo e sui valori consumistici che alimentano.
Il risultato
ancora una volta in termini estremamente schematici è stato la
riconcettualizzazione del modello illuminista:
Libertà
Equità
Comunitarietà
Compatibilità
Insieme, queste
categorie rappresentano gli elementi irrinunciabili della politica progressista del
21esimo secolo, e le tensioni, le sinergie e i tentativi di raggiungere un equilibrio tra
questi diversi elementi sono incredibilmente complessi. Tutto ciò deve inoltre essere
negoziato e sviluppato allinterno di unarena più ampia: quella di un ordine
capitalista globalizzante costituito da enormi diversità e disparità culturali, una
"infosfera" internazionale generata dalle nuove tecnologie e dai colossi
multinazionali, un insieme di istituzioni assolutamente incompleto, inadeguato al governo
mondiale e, da ultimo, lestrema incertezza riguardo alla compatibilità economica ed
ecologica del nuovo sistema mondiale. I tentativi sinora compiuto di reinventare, per il
centrosinistra progressista o per il centrodestra, una ideologia adeguata a questa
situazione radicalmente trasformata, sono stati superficiali e poco convincenti; in
generale, gli appelli in questa direzione si sono rivolti allidea di coniugare
lenergia e la capacità di iniziativa dellindividualismo con la solidarietà e
lo spirito comunitario normalmente associati a forme più tradizionali di democrazia dello
stato sociale. Le idee riguardanti la Terza Via tendono ad "attenuare le
differenze" tra destra e sinistra riguardo al punto di equilibrio tra gli elementi di
LIBERTÀ, EQUITÀ, COMUNITARIETÀ e COMPATIBILITÀ.
Di seguito
esporremo schematicamente alcune idee riguardanti una delle componenti fondamentali di
qualunque plausibile Terza Via ; un riesame del significato della "qualità
della vita" e della sua importanza per la politica.
Sulla "QUALITA'
DELLA VITA"
"Vita,
libertà e ricerca della felicità": così la Dichiarazione
dIndipendenza americana sintetizza gli elementi-base della qualità della vita. Di
ricerca della felicità si parla raramente nella vita pubblica odierna. Parliamo invece
soprattutto di crescita economica e di aumento dei consumi. Ma lidea che la
"crescita" sia un obiettivo politico fondamentale, e lunità di misura
più efficace per valutare il progresso nella qualità della vita, viene oggi messa in
discussione su molti fronti.
Sempre più
spesso sono altri gli obiettivi e i traguardi di progresso considerati altrettanto, se non
più, vitali per la società: sostenere il capitale sociale, operare una transizione verso
uneconomica compatibile con lambiente, creare una società più
"inclusiva". Queste idee, e luso che se ne fa, costituiscono una sfida
alla concezione dominante della qualità della vita come progetto individualista, il cui
fine sarebbe la massimizzazione delle soddisfazioni personali, e il cui traguardo
principale sarebbe il successo materiale , laccumulazione di beni e soddisfazioni
materiali. Il suo ethos è brutalmente riassunto nel messaggio di un magnate americano : "
il tizio che ha più giocattoli quando muore, ha vinto ". In modo più sottile,
è incarnato nei modi in cui la nostra politica ha finito per esprimere i propri valori e
le motivazioni delle decisioni che prende: il valore fondante è quello della dimensione
economica, e le procedure decisionali sono improntate esclusivamente al presente o
tuttal più a un futuro a breve termine, i cui limiti sono fissati dalle prossime
elezioni.
Quel che hanno in
comune le concezioni politiche emergenti riguardo alla qualità della vita, è il fatto
che tutte si incentrano non soltanto sui metodi per conseguire la felicità ma anche sulla
natura degli esiti che perseguiamo, sia individualmente sia come collettività. Esse, in
sintesi, sollevano interrogativi riguardo alla possibilità di raggiungere un livello
soddisfacente nella qualità della vita, intesa come una vita che non soltanto comporti
soddisfazioni personali, ma sia anche dignitosa e eticamente valida. È tempo che
lidea della qualità della vita sia riportata in primo piano nei dibattiti pubblici.
Un segnale del fatto che ciò sta accadendo è linteresse crescente verso nuove
forme di indicatori di progresso, sociali ed ambientali, che tengano conto del
conseguimento degli esiti auspicati e della capacità di evitare problemi prevedibili,
nonché la critica sempre più aspra nei confronti dei criteri standard per la valutazione
del "progresso" economico, finanziario e nel campo degli investimenti. Nel
prossimo secolo non sarà più possibile evitare di affrontare, nel dibattito politico, la
definizione della qualità della vita. Numerosi e potenti fattori garantiranno che ciò
non accada: le preoccupazioni sulla sopravvivenza ambientale, la necessità di creare una
nuova mentalità per ciò che concerne lequità e la giustizia sociale, i problemi
associati a unenfasi eccessiva sui valori procedurali delle società democratiche e
sui diritti degli individui. Tra gli argomenti fondamentali possiamo citare i seguenti:
Primo:
è ormai dimostrato che, superato un certo grado di ricchezza, il conseguimento di livelli
ancor più alti di reddito e di benessere materiale non conducono a un incremento nella
felicità. La società dei consumi sta inseguendo un miraggio: come dimostrano moltissimi
sondaggi, la crescita, il denaro e ciò che con esso si può acquistare sono cose
necessarie ma sono lungi dallessere sufficienti al benessere. "Avere
tutto" è impossibile: i tentativi in questa direzione si possono trasformare, come
sostenuto da teorici quali Tony Giddens, in una diffusa incidenza della dipendenza e della
costrizione.
Secondo:
il "post-materialismo" associato alla sazietà o alla disillusione rispetto alle
gioie della ricchezza materiale, non soltanto ci spinge verso moderni rimedi come la
psicoterapia o una miglior comprensione di ciò che la psicologia può dirci in merito
alle fonti della felicità, ci dirige anche verso una riscoperta delle vecchie idee
riguardo alla qualità della vita , i cosiddetti " valori senza tempo ":
la soddisfazione nei rapporti familiari e di amicizia, nel tentativo di trovare un
equilibrio positivo in rapporti confusi o multi-stratificati; lidea di
uneducazione etica per la formazione di cittadini consapevoli delle questioni morali
imposte dalle società democratiche, dagli ambienti multiculturali e dalle scelte
personali, e in grado di ragionare coerentemente su questi temi; il concetto di comunità
fondate su stili di vita etici, che sempre più spesso, nelle società pluraliste, si
assumono lincarico di proporre "normative a carattere etico"; il valore
dellesperienza degli anziani, screditato dalle politiche delle grandi imprese,
fondate sulla separazione per gruppi di età, e dal culto commerciale della gioventù; la
rinascita di un interesse filosofico attorno alle analisi tradizionali dei
"valori".
Terzo:
linquinamento che accompagna la crescita, così come noi lo abbiamo conosciuto, e la
globalizzazione della produzione e dei consumi industriali, sono ormai universalmente
riconosciuti come fattori che generano fortissime tensioni sugli ecosistemi che stanno
alla base delle nostre società e delle nostre economie, oltre che delle altre forme di
vita. La qualità della vita come viene intesa negli Stati Uniti, con il suo gargantuesco
appetito per i carburanti fossili, le confezioni usa-e-getta, le macchine, le strade e
tutto ciò che il filosofo delleconomia britannico Charles Handy definisce la "
economia degli oggetti inutili ", è un modello assolutamente inesportabile in
altri paesi. Come sostenuto da una moltitudine di ambientalisti, lo stress imposto sul
clima e sulle risorse del pianeta da una globalizzazione della concezione
dellesistenza fondata sul consumismo sarebbe insostenibile.
Ma non possiamo
aspettarci che i paesi in via di sviluppo facciano spallucce e si rassegnino a una
relativa privazione del benessere: la loro rivendicazione morale di un maggior livello di
ricchezza non può non trovare risposta. Ciò significa che a cambiare dovranno essere i
modelli dominanti di consumo nellOccidente ricco: basta con lo spreco di energia e
di materie prime, per andare invece verso una maggior attenzione ai servizi, ai beni
intangibili, e a un nuovo, olistico concetto di crescita e di misurazione della qualità
della vita, tutte cose attualmente allesame del governo britannico e di molti altri
paesi industrialmente avanzati. Questa considerazione inoltre comporta una nuova enfasi
sulla localizzazione della vita economica, e sulla necessità di preservare le
peculiarità locali nellera della globalizzazione, senza far ricorso a protezionismi
distruttivi e impraticabili.
La crescente
consapevolezza della impossibilità di continuare a "consumare come se niente
fosse" in Occidente, solleva inevitabilmente la questione del giudizio su forme
più accettabili di qualità della vita. Avendo preso atto dellimpatto che
esercitiamo sullambiente e della nostra risposta al consumismo imposto dal
martellamento pubblicitario, siamo costretti a spostare la nostra attenzione verso un
settore della nostra esistenza che fino a poco tempo fa veniva a malapena preso in
considerazione: il contenuto etico delle scelte dei consumatori, ovvero delle
ripercussioni che esse comportano sulle opportunità di vita dei meno abbienti lontano da
noi nonché sulla qualità dellambiente che consegneremo alle generazioni future.
Letica è una parte ineludibile di una politica del consumo accettabile, e di
qualunque concezione di una qualità della vita praticabile dal punto di vista ambientale.
A tutto ciò è
legata limportanza dei dibattiti sullequità e sulla qualità della vita nel
secolo che si sta aprendo. Nel momento stesso in cui prendiamo in considerazione
lidea che si possano porre dei limiti al consumismo come lo abbiamo conosciuto
finora, ci troviamo immediatamente costretti a inserire nellelenco delle priorità
anche le riflessioni sulla equità nella distribuzione dei beni. Ciò appare
particolarmente ovvio quando si parla di sopravvivenza ambientale: se il mondo deve
limitare le emissioni di diossido di carbonio, allora lOccidente deve adoperarsi per
limitare i suoi consumi, molto di più rispetto al mondo in via di sviluppo che ha finora
potuto contare su una quota enormemente inferiore di risorse e ha goduto pochissimo dei
frutti dello sviluppo economico.
Ciò solleva
profondi interrogativi sulla praticabilità di una qualità della vita comune a tutti, in
presenza di disparità tanto massicce. Questo problema, dibattuto in particolare da
Richard Wilkinson nel Regno Unito, è fondamentale per i politici della Terza Via che
hanno respinto legualitarismo e accettato notevoli disparità di reddito e i rischi
della meritocrazia come prezzo accettabile da pagare per il dinamismo economico.