Orologi e nuvole
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POPPER : L’ unita’ del pensiero (orologi e nuvole )

L'uomo è pronto a vivere e a morire per le idee che crede vere, come testimoniano le stesse guerre di religione, che non sono dovute solo a motivazioni riprovevoli, ma mettono in luce anche " aspetti esaltanti " poiché mostrano la forza esaltante delle idee, sebbene si tratti di idee tramutate in dogmi sostenuti con il fanatismo e l'intolleranza. Esse, infatti, sono il bene più prezioso dell'uomo, e la loro mancanza è deplorevole, perché " la critica stessa ha bisogno sempre e di continuo di nuove idee critiche ".

E " critico " è il miglior sinonimo di " razionale ", a sottolineare la funzione " negativa " della ragione. L' attitudine critica non è soltanto la caratteristica più importante della scienza, ma il carattere distintivo del pensiero presocratico, con il quale ha preso avvio la filosofia, inaugurando la tradizione di discussione che si avvale di argomentazioni e di obiezioni, anziché di asserzioni dogmatiche.                 

Popper, precisa la sua concezione della filosofia dicendo come "non" la vede: essa non è solo eliminazione di equivoci linguistici concernenti l'uso del linguaggio e il significato dei termini, poiché la filosofia non è mai mera analisi di concetti o di parole;  non è un'occasione per mostrare la propria abilità, né, come voleva Wittgenstein, una terapia intellettuale; non si esaurisce nello sforzo di gettare le basi concettuali per la soluzione di ogni problema futuro, come voleva Locke;  non incarna lo spirito del tempo, secondo le indicazioni di Hegel, poiché questo significa affidare la filosofia alla moda, cosa che è necessariamente in contrasto con la ricerca della verità.

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Il filosofo ribadisce l'importanza della filosofia per la scienza e per la politica: capita infatti che anche i filosofi producano idee, e le idee sono " cose pericolose e potenti ", che possono smuovere le montagne e che conservano inalterata la loro forza anche quando sono false. La scoperta, da parte dei Greci, di " quella che si potrebbe chiamare la battaglia delle idee ", è una delle più importanti invenzioni mai compiute. La possibilità di combattere con le parole invece che con le armi è la base stessa della nostra civiltà e, in modo particolare di tutte le sue istituzioni legali e parlamentari.

La filosofia deve tornare alle questioni che appassionavano i presocratici e che vertevano principalmente sulla cosmologia e sulla teoria della conoscenza, poiché " c'è almeno un problema cui sono interessati tutti gli uomini che pensano: quello di comprendere il mondo in cui viviamo, e quindi noi stessi e la conoscenza che ne abbiamo ".Per fare questo "L' intellettuale, consapevole della propria posizione privilegiata, dovrebbe scrivere in maniera semplice e chiara, evitando di proposito quei termini che risultano tanto complicati quanto oscuri, e che vengono scelti solo per simulare una profondità e un'erudizione che, di fatto, non ci sono".

Certo, anche molti lavori di Popper possono sembrare estremamente complicati, inaccessibili al profano, ma la loro complessità si spinge fin dove è necessaria; pochi filosofi si sono preoccupati così tanto della chiarezza. Popper ha sempre conservato la dimensione pubblica dell'uomo di scienza ( e in ciò è paragonabile, in questo secolo, soltanto ad Albert Einstein ), ma il suo principio era di rivolgersi a tutti.

L'intellettuale, secondo Popper, dovrebbe ricordare continuamente la lezione socratica,"esprimendosi con una modestia proporzionata alla pochezza del proprio sapere". All' attitudine critica egli dovrebbe accompagnare la modestia intellettuale, la consapevolezza della propria infinita ignoranza, diretta conseguenza dell'opzione a favore della ragione, che se non è uno strumento onnipotente, può almeno garantirci, se usato bene, una vita degna di essere vissuta.

Anziché concentrarsi su questioni piccole e insignificanti, che diano modo di atteggiarsi a esperto, il filosofo dovrebbe riflettere criticamente sui grandi problemi che riguardano l'universo, la posizione che vi occupa l'uomo, il potere spesso pericoloso del sapere, il bene e il male. E' la lezione di Kant, condensata nell'epigrafe posta sulla sua tomba a Kònigsberg: " Due cose riempiono l'animo di ammirazione e di stupore sempre nuovo e crescente quanto più a lungo la riflessione si occupa di esse: il cielo stellato sopra di me e la legge morale dentro di me ".

" Tutti gli uomini sono filosofi, perche' in un modo o nell’ altro tutti assumono un atteggiamento nei confronti della vita e della morte"

      K.R.Popper

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Il realismo

Essere realisti significa semplicemente pensare che il mondo esista e si sviluppi indipendentemente dagli uomini. E' la concezione del senso comune: ognuno di noi si rende conto che il mondo esisteva prima di lui e che quando la sua vita avrà termine, non per questo avrà termine anche il mondo.

Popper fa leva sulla naturale tendenza del senso comune a distinguere fra realtà e apparenza, fra una realtà di superficie e una realtà di profondità, fra diversi generi di cose reali. Da questa constatazione egli postula la differenza fra conoscenza scientifica, in cui vengono incluse tutte le forme di conoscenza, anche le più elementari, che possono trovarsi a collidere con l'esperienza sensibile, e tutte le altre forme di conoscenza che non hanno come oggetto il mondo reale. inizio_pagina.gif (1503 byte)

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La conoscenza secondo Popper è un procedimento evolutivo di tipo darwìniano, che avanza a tentoni, per tentativi, errori, correzione degli errori e ulteriori tentativi, in linea con il carattere strutturalmente ipotetico di ogni pronunciamento umano.

Guardando retrospettivamente il pensiero di Karl Popper, se ne può scorgere la profonda unità, è cioè un grande sistema filosofico unitario.

Ogni riflessione esposta nelle numerosissime occasioni in cui il filosofo, in molte lingue, attraverso i suoi molti decenni di attività, ha poturto esporre il proprio pensiero, è collegata alle altre ed è parte di un unico quadro esplicativo che va a coprire l'esperienza umana nella sua interezza.

Un esempio: Popper è un indeterminista sia in fisica sia in politica: la sua argomentazione che è logicamente impossibile fare una previsione scientifica del futuro corso della storia (ovvero la sua critica allo storicismo) è strettamente legata alla critica del determinismo che Popper formulò per la prima volta in un saggio del 1950, (Indeterminism in Quantum Physics and in Classical Physics, apparso in " The Britìsh Journal for the Philosophy of Science"), e che perfezionò poi nel secondo volume del Poscritto (quindi in un periodo successivo a quello in cui era dedito alla stesura delle opere politiche). Lo sviluppo di questa argomentazione divenne, da un lato, parte della sua difesa della libertà in campo politico e della sua critica del marxismo; dall'altro lato lo portò a sviluppare l'interpretazione propensionale della teoria della probabilità che, applicata alla fisica dei quanti, offre una soluzione dì alcuni problemi della teoria della materia.

Teoria della conoscenza, filosofia della scienza, filosofia sociale, metafisica, sono tutte parti di un' unica filosofia, che abbraccia tanto il mondo della natura quanto quello degli uomini.

Il nucleo della filosofia di Popper, come egli stesso dichiara, è costituito dal suo atteggiamento critico, e in particolare dal suo approccio problem-oriented alla filosofia. L'elemento critico discende dalla consapevolezza socratica di conoscere molto poco, e quel poco neppure troppo bene. Quanto più si conosce, inoltre, tanto più si scopre di non sapere.E come se l'evolvere della conoscenza e del sapere in nostro possesso, fossero paragonabili a una sfera in espansione: all' aumentare del raggio cresce il volume della nostra conoscenza, ma cresce anche, con il suo quadrato, l'area di contatto con ciò che ignoriamo.

Da qui il riconoscimento dei limiti dell'uomo. Da qui, ancora, la disposizione ad ascoltare gli altri, a confrontarsi con loro e a imparare dalla loro critica. Da qui l'importanza dei controlli nella scienza come nella politica. Da qui, infine, i valori del pluralismo e della tolleranza.

Se il riconoscimento del carattere fallibile della conoscenza umana ha dato vita, nella prima metà del secolo, ai principali lavori di Popper in campo epistemologico e politico, è stato a partire dagli anni Cinquanta che il filosofo è venuto sviluppando un apparato metafisico all'interno del quale ha inquadrato queste idee. Si tratta di uno degli aspetti più stimolanti e più " aperti " del sistema popperiano, che rende il sistema stesso una filosofia di ampia portata e che potrà avere, in futuro, nuovi e interessanti sviluppi.

I concetti chiave della proposta popperiana sono critica, indeterminismo ed evoluzionismo.

Quello di Popper non è propriamente un programma politico o un progetto sociale, ma piuttosto un' indicazione di metodo liberaldemocratico .

Egli, in sostanza, non dice che cosa fare, ma come fare: " se " si fa la scelta della ragione e dei valori conseguenti, " allora " si deve organizzare la società secondo certe istituzioni e condurre la politica secondo certe regole.

Un analogo " discorso sul metodo " si ottiene, nel campo della scienza e della teoria della conoscenza, dalla fede nella ragion critica. Anche qui il messaggio è racchiuso in un imperativo ipotetico: " se " si ritiene che nessuna teoria sarà mai assolutamente vera, " allora " ciò che si deve fare è tentare sempre di produrre teorie migliori e di criticarle severamente per scoprirvi gli errori. Il criterio di demarcazione fra scienza e pseudoscìenza, secondo cui è scientifico solo ciò che è controllabile empiricamente, non è un dogma o un arbitrio: è la logica conseguenza cui è portato chi sceglie di attribuire alla scienza la possibilità di raggiungere soltanto conquiste parziali e rivedibili.

 

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