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Relazioni interpersonali  e modalità comunicative
a cura di Mary Nicotra


16 Maggio  2002

Web Psycology - Quale  spazi virtuali nelle nostre vite? Intervista a Gabriella Pravettoni

di Mary Nicotra

 

Internet, la  Rete che con tutti i suoi annessi e connessi è entrata  nelle nostre vite. 

Il mondo web permette nuove modalità di comunicazione per lo scambio di  informazione e di notizie ma non solo. 

Si costruiscono identità virtuali, si abbattono le barriere geografiche e si creano comunità virtuali, cambia la dimensione del tempo e in definitiva si modificano le dinamiche relazionali. Anche  la percezione soggettiva del tempo e dello spazio assume nuove  forme.

E nuove emozioni e nuovi vissuti prendono corpo senza corpo...

 Div incontra Gabriella Pravettoni, docente di Psicologia generale e della personalità presso l’Università di Torino, che ha appena pubblicato il libro-manuale “Web Psychology”, presso Angelo Guerini Editore. 

Div. Qual è il suo interesse come psicologa per le nuove tecnologie di comunicazione: internet, posta elettronica, chat, etc. ?

Io mi occupo di psicologia della personalità, dunque il mio interesse per la Rete è rivolto a comprendere come le persone vivono all’interno di questo nuovo ambiente, come esse comunicano e quali emozioni provano, sia interagendo con altre persone, sia interagendo con/mediante il mezzo tecnologico. 
Le emozioni che si vivono in un ambiente virtuale sono emozioni reali. Le persone che si incontrano in rete sono persone reali. Il mio intento è comprendere quanto la “comunicazione virtuale” produca effetti nella vita reale e per questo cerco di analizzare che cosa provano gli individui che comunicano attraverso Internet, quali comportamenti agiscono, cosa desiderano e quali parti del proprio modo di essere mettono a disposizione delle persone reali conosciute in ambienti virtuali. 

Div. Quando comunichiamo con internet spesso non conosciamo la persona a cui ci rivolgiamo, non abbiamo idea di come essa si presenti, non ne percepiamo i gesti e neppure la voce. Come cambia la comunicazione quando il corpo è completamente nascosto?

Io direi piuttosto che comunichiamo “in” Internet perché, in una chat o in una comunità, si crea un luogo che è percepito da chi vi si immerge tanto reale quanto il bar sotto casa. In questo ambiente si ha il vantaggio di poter essere ciò che si vuole. In Rete siamo ciò che digitiamo di essere. In rete posso decidere di non essere più una mamma di Bologna ma posso, ad esempio, diventare un teenager punk londinese. Posso più semplicemente rendere visibili le mie caratteristiche che nella vita reale sento di dovere tenere celate. Ognuno in rete può essere ciò che desidera, può essere anche più persone contemporaneamente a seconda del numero di persone con cui comunica. 
Spesso la comunicazione in Rete diventa più aggressiva della comunicazione in presenza proprio perché non ci si sente in pericolo data l’anonimità che il mezzo tecnologico offre.
Nella comunicazione mediata da un mezzo tecnologico molti dei segnali non verbali vanno perduti, e la ricchezza dei testi digitati spesso non basta per farci comprendere le persone al di là dello schermo. Ecco perché, ad esempio, nascono le emoticon. cioè delle faccine create con i segni presenti sulla tastiera che vorrebbero sostituire l’espressione del viso. La componente di comunicazione emotiva in Rete diminuisce: questi artifici grafici rivelano proprio il bisogno di incrementarla.
La comunicazione, poi, cambia in base al personaggio interpretato. Il modo di esprimersi della mamma bolognese o del punk londinese dovranno necessariamente essere differenti proprio per rendere credibile il personaggio.

Div.L'uso eccessivo di internet può portare a vere e proprie forme di dipendenza?

Nel caso di Internet si possono manifestare diverse dipendenze ma, in genere, esse si configurano come sintomi che trovano in Rete una forma nuova per manifestarsi. In realtà c’è, nella maggior parte dei casi, un disagio a priori, già presente nella vita reale delle persone, cui segue l’utilizzazione del mezzo in modo tossicomanico. Le forme di dipendenza da Internet (IAD - Internet Addiction Desorder) sono molteplici. Tra queste abbiamo la dipendenza da gioco d’azzardo telematico, quando l’individuo prova una vera e propria dipendenza dal gioco d’azzardo e rimane connesso alla Rete per periodi di tempo molto lunghi poiché non riesce a smettere di giocare; dipendenza da cyber sesso, quando l’individuo prova impulsi sessuali che lo spingono a cercare stimoli sempre nuovi e sempre più intensi; sindrome da Information overload, quando le informazioni che si trovano sono così tante che non si riesce più a controllare il proprio carico cognitivo. Si cercano sempre più informazioni, in una ricerca continua ed estenuante, che può portare alla paralisi da informazione; MUD addiction, cioè dipendenza da giochi di ruolo virtuali. Questo tipo di gioco rappresenta un’avventura in cui ogni individuo interpreta un personaggio. I giochi durano 24 ore su 24, tutti i giorni. La persona può desiderare di voler essere sempre nel mondo virtuale per continuare l’avventura...

Div. Utilizziamo il termine comunità virtuale per indicare gruppi di persone che hanno interessi comuni e si incontrano via internet. In che senso internet permette di costruire delle comunità ?

Internet permette di costruire comunità, in quanto permette di far dialogare verbalmente le persone, che vivono dunque una forma di interazione. Tuttavia non tutte le interazioni in Rete “fanno comunità”. Perché ci sia comunità occorre condividere risorse, una capitale sociale, un capitale di conoscenza e un capitale emotivo-relazionale. Queste condizioni, ad esempio, è difficile che si realizzino nei passaggi fluttuanti delle chat line. Piuttosto si ritrovano in gruppi più stabili, orientati ad un obiettivo o condividenti un ideale. Le comunità in Rete possono poi essere di diverso tipo: strutturate, non strutturate, miste. La distinzione deriva dal fatto che spesso le comunità che si ritrovano in Rete sono in realtà comunità nate nella vita reale (strutturate). Queste sono le comunità che in genere vivono per più tempo. Gli altri tipi di comunità nascono da interessi comuni ai membri, ma spesso il fatto di non sentirsi come “parte”, il non sentirsi veramente coinvolti può portare alla rottura della comunità stessa. Un altro tipico motivo di “morte” di una comunità è la polarizzazione su punti di vista estremamente differenti che portano i membri ad attuare una comunicazione aggressiva o comunque non finalizzata alla crescita costruttiva della comunità stessa. Ricordiamo che si può partecipare a varie forme di socialità in rete, ma “si è membri” di una comunità.

Div:  secondo la sua esperienza esistono modalità proprie delle donne di comunicare attraverso internet? 

In altre parole la differenza di genere stabilisce dinamiche diverse? 

E se sì quali in particolare riguardano le donne?

In ogni tipo di comunicazione le dinamiche di comunicazione sono differenti tra uomo e donna, così anche in Internet. 
Parlando di Gender Swapping, cioè la pratica di fingersi persone dell’altro sesso, si può ad esempio vedere che questo comportamento viene attuato sia da uomini sia da donne, ma con motivazioni differenti. Mentre l’uomo è interessato a comprendere le tecniche seduttive degli altri uomini o a provare i tratti di femminilità che normalmente nasconde, causa anche la sanzione sociale, le donne, invece, sono interessate a provare un’identità maschile sia per vedere come le altre donne si comportano (spesso in un’ottica competitiva), sia per interpretare personaggi maschili simili all’uomo che desidererebbero essere, rivestendo ruoli di leadership o commettendo azioni che non “si oserebbero” fare nel mondo reale, in quanto le riterrebbero ‘stonate’ rispetto al proprio essere donna.

Div:  che cosa si potrebbe dire della costruzione di identità che avvengono via web?

Non reputo che sia dannoso fingersi una persona differente da quella che si è, oppure mettere in luce aspetti del proprio carattere che non si riescono ad esprimere quotidianamente, ma l’importante è che si abbia sempre ben chiaro dove finisce la realtà e dove inizia il virtuale. Non bisogna lasciare che la personalità virtuale influisca sul modo di agire reale, se non limitatamente a piccoli problemi che possono trovare risoluzione in Rete mediante esercizio. Qui però occorre una precisazione. Con la Rete c’è una grande differenza se si è adulti o bambini. Se si è adulti, comunque, il processo di formazione primaria della propria persona, in qualche modo, si è in parte consolidato, e al di fuori del mondo virtuale. Per i bambini non è così! Il bambino deve poter costruire le proprie competenze emozionali e sociali interagendo con gli altri bambini e con le figure di riferimento del mondo reale. Questo è un monito a quei genitori che, spesso, vogliono dei bambini technologically smart sin dai primi anni di vita. Attenzione! Meglio un bambino un po’ meno tecnologico, di un bimbo che, divenuto adulto, si troverà incapace di relazione sociale e affettiva solida e soddisfacente! 

Div:  ultimamente lei ha pubblicato un saggio. Da quale prospettiva viene trattata la tematica della web psychology?

La tematica è trattata dal punto di vista della psicologia sociale e della personalità, ma trasversalmente alle discipline della comunicazione ed informatiche. Non si può prescindere dal comprendere il mezzo Internet da un punto di vista tecnico, per evitare grossolani errori di valutazione. Del resto occorre verificare la validità e il funzionamento delle teorie psicologiche classiche di fronte al nuovo modo di comunicare reso possibile dal mezzo e declinarle in maniera opportuna. Un esempio di questo approccio trasversale si ha nel caso della teledidattica in ospedale, dove informatica, telematica, psicologia e scienze della comunicazione cercano di comprendere e risolvere al meglio la sfida di una didattica e di un sostegno emotivo per i lungodegenti. Un miglioramento in questo campo vale di per sé tutti questi sforzi conoscitivi!

 

Mary Nicotra

 








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