Approfondimento
La Diagnostica
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Macrofotografia
L'Infrarosso
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Radiografia RX
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Indagini Invasive
craquelure
Manfredi Faldi
Restauratore di dipinti ed esperto di diagnostica artistica,
laureato in Storia dell'Arte all'Università di Firenze.
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|
Il
Restauro Pittorico: La Diagnostica - La Fotografia all' Infrarosso
Queste radiazioni sono utilizzate nel campo del restauro
sia per il loro potere termico che per la loro proprietà di attraversare
le vernici offuscate e determinati pigmenti rendendo visibili gli strati
sottostanti. Le radiazioni infrarosse hanno lunghezza d'onda superiore a
quella delle radiazioni visibili (quelle che hanno lunghezza d'onda
compresa fra 750 e 1200 nm vengono dette «infrarosso fotografico»,
mentre quelle che hanno lunghezza d'onda superiore a 1200 nm vengono
dette «infrarosso termico» e sono usate per la termo visione) non
vengono quindi percepite dall'occhio umano ma possono essere registrate
con diverse apparecchiature che vanno dalla semplice macchina
fotografica alle complicate apparecchiature per la riflettografia a
raggi infrarossi.
Le radiazioni
elettromagnetiche che l'occhio umano percepisce sono comprese in un
intervallo di lunghezze d'onda fra i 400 e i 750 nanometri circa. Al
di là di questi limiti le radiazioni divengono a noi invisibili ma
mantengono la capacità di interagire in vario modo con la materia
(per assorbimento, riflessione, trasmissione etc.) proprio come
avviene con la luce.
L'osservazione del loro comportamento richiede speciali tecniche
che, nel caso dell'infrarosso più vicino alla luce visibile (fino a
circa 900 nm.), possono limitarsi a quelle impiegate per la normale
fotografia; naturalmente dovrà essere utilizzata una speciale
pellicola sensibile a queste radiazioni e posto davanti
all'obiettivo un filtro che blocchi la luce visibile. Si otterrà in
questo modo un'immagine in valori di chiaro e scuro come si
otterrebbe con una pellicola in bianco e nero ma costituita di sole
radiazioni infrarosse. |
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La superficie
di un dipinto, fotografata in questo modo, può apparire notevolmente
differente da come ci appare normalmente: uno strato di colore,
opaco alla luce visibile, potrà risultare parzialmente trasparente
all'infrarosso mettendo in evidenza ciò che si trova al di sotto di
esso come un disegno preparatorio, un pentimento o una lacuna.
Naturalmente non sempre e non tutta la pittura acquisterà
trasparenza. Il risultato dipende dal tipo di pigmento impiegato,
dal suo spessore, dalla sua macinazione, dalla natura e dalla
quantità del legante e, infine, dalla lunghezza d'onda della
radiazione infrarossa impiegata. E' per questo che per la
rilevazione di disegni preparatori viene preferita la riflettografia
all'infrarosso che, pur fornendo l'immagine su un monitor e quindi
meno dettagliata, registra radiazioni di maggiore lunghezza d'onda
aumentando, così, il potere di penetrazione sul film pittorico. |
I
risultati più interessanti in questo senso si ottengono esaminando dipinti
di scuola fiamminga, proprio in funzione della tecnica specifica adottata in
fase di esecuzione. Anche se non sempre sarà possibile rilevare ciò che si
trova al di sotto dello strato pittorico, la metodica sarà comunque in grado
di rendere trasparenti gli strati di vernice anche fortemente oscurati.
Permettendo una preventiva valutazione dell'opera come priva delle vernici
alterate, lo svolgimento della pulitura di un dipinto, se preceduto da
questa tecnica, potrà essere condotto con maggior sicurezza e precisione.
Occorre tenere presente che i rapporti fra le varie parti dell'opera
potranno risultare falsati nell'immagine infrarossa ma le figure, i
panneggi, gli oggetti rappresentati verranno a riacquistare le loro
sfumature chiaroscurali appiattite dalle vernici, mostrandosi così nella
loro forma e modellato. |
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Un
ulteriore contributo offerto dalla fotografia all'infrarosso nella
diagnostica artistica riguarda l'individuazione delle parti non originali.
Materiali di diversa natura chimica possono avere un comportamento simile
fra loro quando sono colpiti da radiazioni visibili assumendo così lo stesso
colore, come ad esempio il verdigris e il verde di cobalto o l'azzurrite e
il blu oltremare artificiale, ma non necessariamente devono avere lo stesso
comportamento anche in altre regioni dello spettro. Molti pigmenti stesi
sulla pittura, puri o in mescolanza tra loro, sono dello stesso colore e
perciò indistinguibili, ma nella fotografia all'infrarosso possono apparire
più chiari o più scuri (materiali differenti, ma dello stesso colore, sulla
superficie di un opera possono derivare da ridipinture o altri interventi di
restauro). |
Per
tentare di stabilire quanto della superficie di un dipinto è originale, si
può ricorrere alla tecnica dell'infrarosso colore che registra, non solo il
comportamento delle radiazioni IR ma, anche e contemporaneamente, quello di
una parte dello spettro visibile. Utilizzando una speciale pellicola a
colori facilmente reperibile in commercio e anteponendo all'obiettivo un
filtro che ostacoli completamente le radiazioni blu, registreremo sulla
stessa immagine le radiazioni verdi, rosse e infrarosse riflesse dal
dipinto. A queste la pellicola attribuisce dei colori arbitrari: l'IR
risulterà rosso, il rosso e il verde risulteranno rispettivamente verde e
blu.L'osservazione dei colori ottenuti permetterà ulteriori approssimative
valutazioni sulla presenza di determinati materiali e condurrà ad una
migliore differenziazione di pigmenti apparentemente simili: il verde rame e
il verde di cobalto, ad esempio, si mostreranno il primo magenta e il
secondo blu. Bisogna infine aggiungere che, nella rilevazione dei ritocchi
pittorici con gli esami all'infrarosso, si da la possibilità di non
raggiungere il risultato, ma può anche accadere che si vengano ad
evidenziare delle parti non originali che l'esame in fluorescenza agli UV, a
causa della presenza di antiche vernici, non aveva rivelato. |
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Le
proprietà delle radiazioni infrarosse possono essere inoltre sfruttate per
migliorare l'esame in luce trasmessa dei dipinti su tela. Osserviamo spesso
dipinti completamente opachi in transilluminazione che formano in IR
trasmesso ottime immagini.
Rispetto alle tecniche in IR riflesso, l'assenza totale della riflessione
sulla superficie degli strati più esterni (spesso di intensità più elevata
rispetto a quella delle radiazioni giunte agli strati più interni) aumenta
le possibilità di osservare disegni preparatori e pentimenti. Nelle tecniche
IR riflesso, inoltre, gli strati più esterni, che presentano la maggiore
opacità, devono essere superati due volte: dapprima le radiazioni devono
raggiungere lo strato sottostante per poi essere da questo parzialmente
riflesse e superare nuovamente lo strato esterno. Nel caso della
transirradiazione, invece, la radiazione dovrà attraversare la tela e la
preparazione, ma incontrerà lo strato pittorico una sola volta.
L'infrarosso trasmesso può servire ad integrare i dati ottenuto con la
radiografia ai raggi X su dipinti a bassa radiopacità e con preparazioni a
base di bianco di piombo o nel caso in cui si voglia rivelare un disegno
preparatorio eseguito con nero d'avorio o nero carbone, non rilevabile con
le tecniche radiografiche. |
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