Approfondimento
La Diagnostica
Luce Radente
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Macrofotografia
L'Infrarosso
Riflettografia IR
Radiografia RX
Fluorescenza UV
Indagini Invasive
craquelure
Manfredi Faldi
Restauratore di dipinti ed esperto di diagnostica artistica,
laureato in Storia dell'Arte all'Università di Firenze.
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|
Il
Restauro Pittorico: La Diagnostica - La Riflettografia
Uno dei più recenti impieghi dei raggi I.R. nel campo
della conservazione è la riflettografia ad infrarossi che sfrutta la
diversa trasparenza dei materiali ai raggi I.R. (con lunghezza di circa
2000 nm) per evidenziare gli strati immediatamente sottostanti.
L'apparecchiatura consiste in una fonte emettitrice di I.R.
(generalmente delle lampade a incandescenza) e in una telecamera e un
monitor che rendono visibili all'occhio umano le radiazioni riflesse che
formano l'immagine dell'oggetto in esame. I migliori risultati si
ottengono generalmente in zone rosse, bianche, gialle o brune, mentre
l'azzurrite e la malachite sono difficilmente penetrabili dai raggi I.R.
Questo sistema permette soprattutto di evidenziare i disegni
preparatori, eventuali pentimenti e restauri, oppure firme e date
nascoste.
I raggi I.R. vengono impiegati con scopi analoghi a quelli che abbiamo
indicato per i raggi U.V. con la spettrofotometria all'infrarosso (si
veda il paragrafo sulle «analisi invasive»).
I raggi I.R. vengono usati anche per la termografia
all'infrarosso il cui impiego nel campo della conservazione è iniziato
da poco.
Questa forma d'indagine si basa sul fatto che qualsiasi oggetto che
abbia una temperatura superiore allo zero assoluto (- 273° C) emette
delle onde elettromaghetiche che, con appositi strumenti, possono venir
registrate su un monitor televisivo.
La termografia infatti permette di registrare e rendere
visibili le radiazioni infrarosse emesse da un oggetto: ora, se tale
oggetto non è omogeneo (anche se
apparentemente sembra tale), se ne possono evidenziare le differenze di
struttura
riscaldandolo e poi registrandone l'immagine in fase di raffreddamento
per mezzo della termografia infrarossa che evidenzia la diversa inerzia
termica dei materiali che lo compongono.
Con la termografìa ad infrarosso che registra e rende
visibili le radiazioni I.R. con lunghezza d'onda compresa fra i 2000 e i
5600 nm
-
si possono scoprire eventuali strutture architettoniche
sottostanti a quelle visibili
-
si può rilevare il microclima di un ambiente (il che è
spesso di fondamentale importanza per la conservazione degli affreschi)
-
si possono rilevare eventuali differenze termiche (che
sono fonte di degrado) anche sui dipinti mobili
L'esame con la termografìa ad I.R. del «Palazzo dei
cavalieri» a Pisa ha permesso, ad esempio, d'identificare le strutture
delle case medioevali dal cui accorpamento è nato l'edificio attuale
dovuto alla ristrutturazione vasanana .
La riflettografia
infrarossa si è affermata come la tecnica di indagine più efficace
nel rivelare la presenza di disegni preparatori eseguiti
dall'artista sopra lo strato di preparazione e coperti dalle stesure
di colore
La metodica può fornire una tale varietà di dati da consentire un
notevole conforto alle ipotesi dello storico dell'arte, sia sulla
genesi di un singolo dipinto che sulla personalità di un artista
indagato attraverso una più ampia produzione, fino ad arrivare,
estendendo la ricerca e verificando sistematicamente i dati con
altre metodiche, a fornire notizie sulle tecniche di un periodo
storico.
In tutti i casi il mezzo tecnico, rivelandoci una serie di elementi
originariamente destinati ad essere occultati alla vista, non solo
amplifica le capacità documentarie dei vari dipinti, ma consente una
più acuta rilettura della versione definitiva, ora svelata come
immagine conclusiva di un processo creativo di cui è possibile
ripercorrere alcuni specifici momenti.
In definitiva, come già è accaduto per la radiografia ai raggi X, la
riflettografia all'infrarosso ha aperto nuove vie di confronto e di
ricerca con cui gli storici dell'arte dovranno misurarsi sempre più
spesso. |
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Per consentire
l'indagine il dipinto viene illuminato da comuni lampade ad
incandescenza collegate ad un variatore di tensione ed
opportunamente orientate. Le radiazioni riflesse dal dipinto sono
rilevate da un sistema di ripresa composto da una telecamera
modificata per operare con tubo vidicon sensibile a radiazioni I.R.
di lunghezza d'onda fino a 2.000 nanometri (con un picco di
sensibilità intorno ai 1300 nm.) e provvista di un filtro che possa
limitare la ripresa alla sola banda I.R. Il segnale viene convertito
in una immagine in bianco e nero immediatamente visibile sullo
schermo di un monitor televisivo ad alta risoluzione. A questo punto
la registrazione delle immagini può essere eseguita sia fotografando
il monitor con una normale fotocamera, sia riversando le sequenze su
nastro magnetico (è inoltre possibile acquisire e digitalizzare
l'immagine direttamente su Personal Computer tramite una scheda
video). |
L'elaborazione digitale delle immagini ottenute dalla telecamera
all'infrarosso ne migliora la qualità agevolandone la lettura, viene inoltre
utilizzata per la ricomposizione del disegno totale ottenuto dalle singole
riprese. Infatti, a causa della bassa risoluzione del sistema televisivo, è
necessario registrare soltanto piccole aree in successione, per poi unirle
insieme in una specie di mosaico.
La qualità delle immagini può essere migliorata utilizzando una telecamera
CCD ad alta risoluzione invece della tradizionale telecamera all'infrarosso
con tubo Vidicon. L'estensione in lunghezza d'onda inferiore (1100 nm.) è
compensata dalla maggiore sensibilità e dal basso rapporto segnale/rumore;
inoltre, se è vero che a queste lunghezze d'onda lo spessore del film
pittorico attraversato può essere inferiore, bisogna valutare che a
lunghezze d'onda superiori si ottiene una diminuizione della riflettanza del
gesso della preparazione con conseguente perdita di contrasto dell'immagine
del disegno soprastante. |
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Per
superare questi problemi è stato recentemente costruito uno scanner
all'infrarosso ad alta risoluzione capace di analizzare aree grandi fino a
quasi un metro quadro fornendo immagini prive di distorsioni geometriche,
con ottimo contrasto e illuminate uniformemente.
La natura delle immagini ottenibili è comunque legata alla permeabilità
degli strati di colore alla radiazione infrarossa - determinata non solo
dalla natura chimico-fisica dei pigmenti ma anche dal loro spessore - e
dalle caratteristiche dei componenti sottostanti che possono evidenziarsi
solo grazie a differenze di riflettanza: un disegno ottenuto con inchiostro
metallo gallico sarà, ad esempio, difficilmente restituibile a causa della
riflettanza sostanzialmente simile a quella di una preparazione a base di
gesso e colla. |
Il
mancato rivelarsi di immagini latenti sotto la superficie di un opera potrà
non essere considerato come un fallimento dell'esame se non ci limiteremo ai
risultati di ricerche isolate ma mireremo ad un applicazione sistematica a
consistenti gruppi di opere di un autore o di un periodo, al fine di creare
un archivio di schede che successivamente possano permettere un giudizio
comparativo.
Il disegni preparatori venivano utilizzati da alcuni artisti come rigide
griglie da rispettare ad ogni colpo di pennello, talvolta chiaroscurati a
tratteggio o a macchie venivano sfruttati per dare maggiore profondità alle
ombre; altre volte il pittore faceva uno schizzo molto libero e in seguito
ne seguiva le tracce approssimativamente. Lo spessore, l'intensità, la
fusione dei tratti del disegno come pure la loro assenza sono tutti elementi
di pari valore quando sia possibile una ampia comparazione |
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