Approfondimento
La Diagnostica
Luce Radente
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Radiografia RX
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craquelure
Manfredi Faldi
Restauratore di dipinti ed esperto di diagnostica artistica,
laureato in Storia dell'Arte all'Università di Firenze.
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Il Restauro Pittorico: La Diagnostica
- Luce Radente
La luce monocromatica di sodio
Questa luce, fa parte delle radiazioni visibili (ha lunghezza d'onda di
589 millimicron e viene prodotta da una lampada a vapori di sodio che,
emettendo una luce esclusivamente gialla, permette una visione più netta
della forma grafica, evidenzia i ritocchi e rende più visibili eventuali
scritte nascoste da vernici inscurite. Ha dunque funzione simile a
quella dei raggi infrarossi ma, rispetto a quest'ultimi, ha il vantaggio
di essere percepibile dall'occhio umano ed il risultato può essere
fotografato con una normale pellicola a colori.
Luce Radente
Le fotografie con le quali vengono
documentati i dipinti e le opere d'arte sono normalmente eseguite a
luce diffusa, ovvero ricreando, anche artificialmente, condizioni di
illuminazione che rendano al meglio leggibile la composizione e i
suoi valori cromatici. In altre parole queste fotografie vengono
realizzate cercando di eliminare qualsiasi riflesso speculare della
superficie ma al tempo stesso cercando di rispettare il più
possibile le normali condizioni di osservazione dell'opera.
Il primo passo per esaminare un dipinto con lo scopo di ottenere
nuove informazioni e indagare il suo stato di conservazione e la
tecnica con il quale è stato eseguito consiste nell'illuminarlo con
un fascio di luce radente la superficiie.
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Con luce radente si intende un
fascio luminoso parallelo alla superficie o formante con questa un
angolo molto ridotto. E' necessario che questo fascio sia condensato
da delle lenti e ben delimitato, in modo da aumentare il contrasto
fra le zone illuminate e quelle che rimangono in ombra e da evitare
diffusioni di luce che attenuerebbero l'effetto voluto.
In queste condizioni tutti i
difetti della superficie vengono accentuati al punto che l'immagine
che otterremo del dipinto risulterà in qualche caso irriconoscibile.
La luce radente farà apparire anche i più piccoli sollevamenti del
colore e della preparazione guidando così il restauratore
nell'esecuzione di interventi localizzati e nel controllo del
risultato ottenuto. Inoltre può anche fornire informazioni sulla
tecnica pittorica (poiché evidenzia la pastosità delle pennellate,
l'eventuale impiego della spatola, etc.). |
L'esame a luce radente risulta
fondamentale per documentare lo stato del supporto in relazione alla sua
planarietà.
I supporti di tela, ad esempio, possono allentarsi sotto l'influenza delle
variazioni climatiche o per instabilità del telaio: esaminando il dipinto
con un fascio luminoso parallelo alla superficie si evidenzieranno le più
piccole variazioni e gli allentamenti, giungendo a documentare anche le
eventuali impronte lasciate sulla superficie dagli angoli interni del telaio
e delle traverse |
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Nei supporti in legno, invece, la luce
radente potrà facilmente evidenziare la curvatura, le distorsioni e le
congiunzioni fra un pannello e l'altro, ovvero i tipici fenomeni di
deformazione delle tavole: imbarcatura, svergolatura, arcuatura, falciatura |
Questa semplice tecnica di indagine può
fornire informazioni che consentono di ricostruire parte delle vicissitudini
a cui è stato sottoposto l'oggetto, rivelando, ad esempio, impercettibili
tracce lasciate da un supporto non più presente (come nel caso di un
intervento di trasporto di un dipinto da tavola a tela), o lo schiacciamento
degli impasti e delle pennellate pastose. In questo caso possono essere
messe in evidenza delle impronte sulla pellicola pittorica dovute al
supporto originale.
La luce radente può perfino rivelare la
presenza di uno strato pittorico sottostante alla superficie visibile,
mostrando variazioni di planarietà non giustificate dalle stesure visibili
del colore. In questo caso possiamo trovarci in presenza di pentimenti
pittorici oppure di riutilizzazione di un dipinto come supporto per una
nuova pittura. Saranno altri esami a stabilire se ciò è avvenuto per volontà
dell'autore o se ci troviamo in presenza di una contraffazione. |
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La luce radente può inoltre facilitare lo
studio della tecnica del pittore, in particolare quando il colore è posato
ad impasto spesso, facendo risaltare le caratteristiche della pennellata:
rilievo, direzione, larghezza e curvatura. L'andamento della pennellata,
mostrando aspetti della stile e qualità dei segni pittorici, può essere di
grande utilità in un processo attributivo se, ovviamente, questo potrà
essere confortato da simili immagini desunte da più opere tradizionalmente
riferite allo stesso artista. |
Lo studio della pennellata può essere reso
ancor più preciso ingrandendo dei dettagli dell'opera: una buona lente di
ingrandimento può servire allo scopo ma la macrofotografia risulta il più
delle volte la tecnica più indicata, sia per la possibilità di ottenere dei
forti ingrandimenti, sia perché permette il confronto diretto delle
caratteristiche delle pennellate eseguite su opere diverse.
L'osservazione dell'andamento della superficie in luce radente, non di rado,
porta all'identificazione di zone ridipinte. L'esame risulta, infine, utile
per l'osservazione degli spessori degli strati pittorici, infatti
l'evidenziarsi della tramatura della tela sulla superficie indica la
presenza di una preparazione molto sottile. |
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