Il
forno, nell'ambito della casa rurale, assumeva
un'importanza fondamentale in relazione al tipo di
economia familiare, basata principalmente sulla
panificazione manuale. In esso venivano immessi,
dopo la cottura del pane, i cereali da adibire al
consumo familiare per la
disinfestazione da eventuali parassiti che
avrebbero potuto comprometterne la conservazione.
Veniva
inoltre utilizzato per la cottura di alcuni dolci
tipici della zona, in occasione di festività, per
lo più religiose. Solo in poche circostanze,
quindi, si verificava che le famiglie incluse in
questa categoria si apprestaSsero alla confezione
dei dolci, ancorché richiedessero solo modesti
sacrifici finanziari. E' significativo che tali
dolci, pur nella loro non elaborata manipolazione,
fossero di apprezzabile gusto e di eccellenti qualità.
Tale considerazione si porta come esempio per
evidenziare sia la funzionalità del forno sia la
bontà del prodotto.
La
costruzione del forno veniva eseguita su una
piattaforma di base, per lo più circolare, ad una
altezza variante di circa un metro, al di sopra di
un basamento di pietre o anche in mattoni crudi, di
forma quadrangolare.
Nel
basamento e sempre ricavato un locale adibito
principalmente a ricovero per animali domestici,
come conigli e galline. La piattaforma di base,
costituita da uno strato di scorie di carbon fossile
(materiale che si prelevava dal fabbro "su
ferreri ") misto a frammenti di mattoni cotti,
era piastrellato da una sorta di mattonelle
artigianali composte di materiale refrattario.
Da
questa piattaforma circolare si ergeva una cupola
costruita con frammenti di piccole dimensioni di
tegole cementati con un impasto di terra
"bianca" con paglia.
La
costruzione della cupola veniva eseguita
dall'interno generalmente da un muratore considerato
di poco valore rispetto ad un artigiano finito con
una tecnica particolare, consistente nell'accostare
i frammenti di tegole secondo il loro asse
longitudinale fino a compiere un giro completo
dell'intera circonferenza, quindi la volta
emisferica veniva ultimata inclinando
progressivamente, verso l'interno, le varie
circonferenze concentriche sovrapposte.
La
"bocca" del forno, che generalmente è di
forma semicircolare, di dimensioni ridotte, occupava
un tratto di parete della cucina ove si affacciava
altresì la mensola ad essa relativa.
In
corrispondenza della mensola, in alto, a lambire la
parte superiore della "bocca", era
costruito il camino del forno, la cui estremità
fuoriusciva di circa 80 cm dalla tettoia della
cucina. Lo spazio vuoto sotto la mensola era adibito
a scarico della brace e delle ceneri, che da qui
venivano successivamente asportate e depositate nel
caminetto della cucina.
La
cupola, situata all'esterno rispetto alla cucina,
aveva ad un'altezza di 30 - 40 centimetri circa un
foro (fumaiolu) per lo sfiato del fumo e del calore.
La superficie esterna della cupola era cosparsa di
argilla impastata con paglia e all'esterno veniva
protetta dalle intemperie tramite una tettoia, che
poggiava anteriormente sul muro della cucina e
posteriormente su due piccoli pilastri realizzati in
pietra o mattoni crudi, edificati ai due angoli
posteriori del basamento di sostegno dell'intera
struttura del forno. Le dimensioni interne del forno
variavano, secondo le esigenze delle diverse
famiglie, e mediamente erano di circa 1,80 - 2,00
metri nel senso del diametro della piattaforma e cm.
60-90 nel senso dell'altezza della semisfera.
Le
massaie facevano raggiungere la temperatura ideale,
nel forno, per la cottura delle diverse cibane
mediante paglia, arbusti, specialmente euforbia (lua)
sarmenti o sterco di bue raccolto nelle tanche. La
specialista di questa operazione era generalmente la
capofamiglia, che a vista si regolava sulla
temperatura raggiunta, osservando il calore della
volta del forno.
Quando
il forno raggiungeva la temperatura desiderata
venivano asportate le brace e le ceneri con uno
speciale attrezzo (su tirabraga), che era formato da
un'asta di ferro della lunghezza di circa due metri,
su cui si innestava un manico di legno di quasi pari
lunghezza e all'estremità opposta aveva una lama
semicircolare che, poggiata nei diversi punti della
piattaforma del forno e tirando
verso
l'esterno della bocca del forno, convogliava brace e
ceneri nel punto desiderato. A questa sommaria
pulizia seguiva quella che si faceva con una scopa
rudimentale. Questa si componeva di una lunga asta
di legno ad una delle cui estremità si legava con
fil di ferro un mazzo di erbe selvatiche come
ortiche, occiau, oppure altri arbusti come ferula
(ferra) che fungevano da scopa. Dopo queste
operazioni il forno era pronto a ricevere il pane o
altro per la cottura.
Si
infornava il pane seguendo il criterio di disporre
il civraxu sulla circonferenza rasente alle pareti,
il pane bianco (su kokkoi - su pani pesau) più
all'interno, ed infine su madditzosu ancora più
internamente.
Tale
disposizione veniva usata al fine di proteggere il
pane più pregiato che doveva restare bianco dal
calore troppo forte delle pareti. Quando, infine, si
verificava che, per il tipo di legna usata, il forno
era stato portato ad una temperatura troppo elevata,
la messaia, dopo aver infornato, apriva per un tempo
limitato il fumaiolo della cupola per far
fuoriuscire un po' di calore e con quella sorta di
scopa di cui si serviva per la pulizia del fondo del
forno, all'uopo rifatta con un mazzo di erbe
fresche, stemperava il calore passandola
ripetutamente tra la volta ed il pane. Oggi il forno
non trova più posto nelle nuove case rurali e tanto
meno in quelle del bracciante dato che risulta
economicamente più conveniente acquistare il pane
nelle apposite rivendite. La lolla ha sempre avuto,
nella casa del bracciante un ruolo di preminenza
rispetto agli altri locali.
[da:
"edilizia e manifattura domestica in
Trexenta" (1900-1960) M.Melis]
|