Nell'Antico e Nuovo Testamento c'è un senso molto chiaro di questa
corrispondenza piena tra quello che Dio dice e quello che Dio fa. Non c'è una
parola di Dio che cade a vuoto, una Parola di Dio, detta da Dio ha pienamente il
suo effetto.
Dio è anche giustificante, fa sì che l'uomo possa fare pareggio nel senso che
anche l'uomo ha una sua formula, una sua misura, che configura quella che è la
realtà propria dell'uomo; per la Bibbia ogni uomo sta sulla linea di Adamo, non ha
senso senza un riferimento ad Adamo, e Cristo si colloca su questa scia. L'uomo, in
quanto tale, per la Bibbia, è visto come discendente di Adamo; l'uomo quindi è
uomo perché discendente da Adamo, ma anche perché è rapportato a Cristo: come
l'uomo non avrebbe la sua identità senza Adamo, così non avrebbe la sua identità senza Cristo, che è l'ultimo Adamo.
L'uomo è creato da Dio con questi punti luminosi emergenti di Dio, che a un
certo punto si sviluppa e fiorisce in somiglianza. L'immagine è il seme e la
somiglianza è la fioritura di questa immagine.
Nel Nuovo Testamento Cristo è la realizzazione concreta dell'uomo in
quanto somigliante di Dio. Cristo entrando nella linea antropologica di Adamo
porta nell'uomo la possibilità di poter realizzarsi a immagine e somiglianza di Dio.
Potremmo concludere che la formula «uomo» è immagine e somiglianza di Dio
realizzata concretamente nella forma di Cristo.
Questa immagine e somiglianza di Dio è un progetto che si realizza se c'è un
pareggio tra l'uomo spazio-temporale, ossia in carne e ossa, che vive nella sua
storia. L'uomo è pienamente se stesso quando concretamente realizza questi valori
dell'immagine di Dio nella forma di Cristo, cioè fa pareggio con la sua formula,
con la sua vera identità.
Perché si possa fare questa corrispondenza, bisogna che la realtà concreta
dell'uomo corrisponda a questa formula.
Un primo approccio è abbastanza sconfortante per Paolo; nella lettera ai
Romani, vedremo il quadro che traccerà dell'uomo lacunoso, peccatore, vuoto.
Paolo nota che di questa formula che compete all'uomo, nell'uomo stesso ce n'è
poca. L'uomo appare proprio al contrario dell'immagine di Dio: Paolo infatti dice
in Rm 3:
(…) tutti hanno peccato e sono privi della gloria di Dio, ma sono
giustificati gratuitamente per la sua grazia, in virtù della redenzione
realizzata da Cristo Gesù.
cioè sono privi della gloria, in quanto realtà-valore, perché a causa delle
scelte sbagliate l'uomo si svuota e quindi questa immagine di Dio sembra non
esserci niente. Dio vuole giustificare l'uomo, e allora il primo impegno che deve
fare per giustificare l'uomo è liberare l'uomo, liberarlo da tutti i detriti e il materiale
d'ingombro che l'uomo ha ricevuto dalle sue scelte sbagliate.
Per Paolo il peccato non è solo una scelta sbagliata dell'uomo, ma scava nell'uomo, è una lacuna di un
sistema dell'uomo. Dio toglie queste rovine e abbiamo l'applicazione del mistero
pasquale, della morte di Cristo che libera l'uomo della sua peccaminosità quasi sin
dalla radice, soprattutto libera l'uomo dai risultati di queste scelte. L'immagine di
Dio infatti non può essere importata su un uomo tutto carico di altri elementi.
Una volta che l'uomo è liberato è possibile delineare nell'uomo i tratti tipici
dell'immagine di Dio nei tratti di Cristo, e abbiamo i vari aspetti indicati e
sottolineati da Paolo: l'uomo diventa Figlio di Dio, grazie alla vitalità comunicata
da Cristo risorto. Lo spirito che viene donato al cristiano, non è altro che la
comunicazione della vitalità storica del Cristo risorto. Una volta che il Cristiano è
davvero figlio, se è figlio possiede lo spirito perché la filiazione del cristiano è realizzata da questa comuni-cazione e partecipazione che Cristo fa al cristiano della
sua vitalità. Paolo dirà nella lettera ai Romani al capitolo 8:
“Tutti quelli infatti che sono guidati dallo Spirito di Dio, costoro sono
figli di Dio”.
L'uomo giustificato, allora è colui che si è aperto a quest'influsso di Dio
giustificante donando il mistero pasquale, e la vitalità di Cristo risorto donata al
cristiano produce in lui questa realtà di Figlio di Dio con la capacità di guidarsi, di
fare nella sua vita le stesse scelte di Cristo. L'uomo giustificato è l'uomo
cristificato, che comincia a fare nella sua vita le stesse scelte fondamentali di
Cristo.
Inoltre, la giustificazione è anche un sviluppo: possiamo dire che non siamo
dedikaiômènoi, ma dikaioùmenoi; cioè con il primo
si intenderebbe un'azione cominciata nel passato che continua nel presente e
significa già giustificati; il secondo termine significa che è in sviluppo di
giustificazione, l'azione è cominciata e sta sviluppandosi sempre di più, è la fede che permette l'accoglienza progressiva di quello che viene comunicato attraverso il
vangelo.
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