Cerca su eBible
Canali Tematici


Introduzione alla Bibbia
Il Pentateuco
I Profeti e il profetismo
Letteratura Sapienziale
I Vangeli
Atti degli Apostoli
Lettere Paoline

Area Download

Bibbia on-line
Mappe Tematiche
Galleria Fotografica
Landscape

Premi e Riconoscimenti

 

Home > Lettere Paoline > L'uomo e Dio


Tematiche Teologiche Paoline: l'uomo e Dio

Nell'Antico e Nuovo Testamento c'è un senso molto chiaro di questa corrispondenza piena tra quello che Dio dice e quello che Dio fa. Non c'è una parola di Dio che cade a vuoto, una Parola di Dio, detta da Dio ha pienamente il suo effetto.
Dio è anche giustificante, fa sì che l'uomo possa fare pareggio nel senso che anche l'uomo ha una sua formula, una sua misura, che configura quella che è la realtà propria dell'uomo; per la Bibbia ogni uomo sta sulla linea di Adamo, non ha senso senza un riferimento ad Adamo, e Cristo si colloca su questa scia. L'uomo, in quanto tale, per la Bibbia, è visto come discendente di Adamo; l'uomo quindi è uomo perché discendente da Adamo, ma anche perché è rapportato a Cristo: come l'uomo non avrebbe la sua identità senza Adamo, così non avrebbe la sua identità senza Cristo, che è l'ultimo Adamo.
L'uomo è creato da Dio con questi punti luminosi emergenti di Dio, che a un certo punto si sviluppa e fiorisce in somiglianza. L'immagine è il seme e la somiglianza è la fioritura di questa immagine.
Nel Nuovo Testamento Cristo è la realizzazione concreta dell'uomo in quanto somigliante di Dio. Cristo entrando nella linea antropologica di Adamo porta nell'uomo la possibilità di poter realizzarsi a immagine e somiglianza di Dio. Potremmo concludere che la formula «uomo» è immagine e somiglianza di Dio realizzata concretamente nella forma di Cristo.
Questa immagine e somiglianza di Dio è un progetto che si realizza se c'è un pareggio tra l'uomo spazio-temporale, ossia in carne e ossa, che vive nella sua storia. L'uomo è pienamente se stesso quando concretamente realizza questi valori dell'immagine di Dio nella forma di Cristo, cioè fa pareggio con la sua formula, con la sua vera identità.
Perché si possa fare questa corrispondenza, bisogna che la realtà concreta dell'uomo corrisponda a questa formula.
Un primo approccio è abbastanza sconfortante per Paolo; nella lettera ai Romani, vedremo il quadro che traccerà dell'uomo lacunoso, peccatore, vuoto.
Paolo nota che di questa formula che compete all'uomo, nell'uomo stesso ce n'è poca. L'uomo appare proprio al contrario dell'immagine di Dio: Paolo infatti dice in Rm 3:

(…) tutti hanno peccato e sono privi della gloria di Dio, ma sono giustificati gratuitamente per la sua grazia, in virtù della redenzione realizzata da Cristo Gesù.

cioè sono privi della gloria, in quanto realtà-valore, perché a causa delle scelte sbagliate l'uomo si svuota e quindi questa immagine di Dio sembra non esserci niente. Dio vuole giustificare l'uomo, e allora il primo impegno che deve fare per giustificare l'uomo è liberare l'uomo, liberarlo da tutti i detriti e il materiale d'ingombro che l'uomo ha ricevuto dalle sue scelte sbagliate.
Per Paolo il peccato non è solo una scelta sbagliata dell'uomo, ma scava nell'uomo, è una lacuna di un sistema dell'uomo. Dio toglie queste rovine e abbiamo l'applicazione del mistero pasquale, della morte di Cristo che libera l'uomo della sua peccaminosità quasi sin dalla radice, soprattutto libera l'uomo dai risultati di queste scelte. L'immagine di Dio infatti non può essere importata su un uomo tutto carico di altri elementi.
Una volta che l'uomo è liberato è possibile delineare nell'uomo i tratti tipici dell'immagine di Dio nei tratti di Cristo, e abbiamo i vari aspetti indicati e sottolineati da Paolo: l'uomo diventa Figlio di Dio, grazie alla vitalità comunicata da Cristo risorto. Lo spirito che viene donato al cristiano, non è altro che la comunicazione della vitalità storica del Cristo risorto. Una volta che il Cristiano è davvero figlio, se è figlio possiede lo spirito perché la filiazione del cristiano è realizzata da questa comuni-cazione e partecipazione che Cristo fa al cristiano della
sua vitalità. Paolo dirà nella lettera ai Romani al capitolo 8:

“Tutti quelli infatti che sono guidati dallo Spirito di Dio, costoro sono figli di Dio”.

L'uomo giustificato, allora è colui che si è aperto a quest'influsso di Dio giustificante donando il mistero pasquale, e la vitalità di Cristo risorto donata al cristiano produce in lui questa realtà di Figlio di Dio con la capacità di guidarsi, di fare nella sua vita le stesse scelte di Cristo. L'uomo giustificato è l'uomo cristificato, che comincia a fare nella sua vita le stesse scelte fondamentali di Cristo.
Inoltre, la giustificazione è anche un sviluppo: possiamo dire che non siamo dedikaiômènoi, ma dikaioùmenoi; cioè con il primo si intenderebbe un'azione cominciata nel passato che continua nel presente e significa già giustificati; il secondo termine significa che è in sviluppo di giustificazione, l'azione è cominciata e sta sviluppandosi sempre di più, è la fede che permette l'accoglienza progressiva di quello che viene comunicato attraverso il vangelo.

 


Argomenti Correlati

Lettere Paoline
Metodo sincrono e diacronico
Il progetto di Dio
Il progetto di Dio (2)
Il progetto di Dio (3)
Il "vangelo"
Il "vangelo": significati
La fede
L'accoglienza
I livelli della fede
I livelli della fede (2)
La Giustificazione
La Giustificazione (2)
La formula dell'uomo
L'uomo e Dio


 

© 2004 eBible | Tutti i diritti riservati