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MADONNA DEL VERGINE CARMELO - 16 LUGLIO

                             

        LA FESTIVITA' DELLA MADONNA DEL CARMINE

Come ogni anno dal 15 al 17 Luglio omaggio festoso e devoto alla protettrice

 

"Nonostante le numerose difficoltà che si incontrano nell’organizzare un evento così importante, così atteso ma anche così costoso – ha dichiarato il Presidente del Comitato feste patronali dott. Carmelo Sconosciuto – anche quest’anno abbiamo messo in piedi una festa degna di questo nome che come al solito, coinvolgerà un gran numero di mesagnesi compreso i tanti emigranti che tornano per l’occasione"

Il Presidente del Comitato ringrazia tutti i mesagnesi che hanno voluto e stanno ancora contribuendo volontariamente, nell’epoca dell’euro, a rinverdire la tradizione della Festa della Madonna che si perde nei secoli.

Quest’anno con le contemporanee elezioni amministrative l’attività del comitato è stata bloccata per mesi e, "per fortuna che all’iniziale contributo elargito dalla Commissaria, - ha continuato Sconosciuto- si è aggiunto un altro della neo costituita Amministrazione".

Il programma del 2002, prevede la sera del 15 la Fanfara dell’Aeronautica Militare che allieterà la serata e lo spettacolare sorvolo di elicotteri, con omaggio floreale alla statua della Madonna in processione tra la Villa e la Porta Grande. "Dobbiamo ringraziare di cuore il Colonnello dell’aeronautica Giuseppe Ferrulli, sposato con una nostra concittadina - dicono dal Comitato - per il proficuo interessamento".

Il 16/7 Concerto Bandistico della Banda di Squinzano e della Città di Mesagne e alla sera, in contrada Grutti, i fuochi pirotecnici, uno dei quali, offerto da un anonimo concittadino.

Il 17/7, dopo la processione, Gigi Vigliani, cabarettista e cantante, allieterà la serata in Piazza Vittorio Emanuele.

"Proprio nell’anno in cui è stato firmato di Decreto Vescovile di Città Mariana – ha concluso il Presidente Sconosciuto – non potevamo che continuare la lunga tradizione di festeggiamenti, che si concluderanno a Febbraio 2003, con la consegna del Decreto alla città".

Come al solito, interpretando i sentimenti dei mesagnesi, vogliamo ringraziare il Comitato Feste Patronali per il costante lavoro a favore della comunità.

 

Apparso su Prima Pagina n. 1 del 2002

 

 

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IL CARMINE, BASILICA PONTIFICIA

A cura di Antonio Pasimeni

 

 

 

 

 

In occasione del Giubileo del 2000, la nostra Chiesa del Carmine è stata eretta a Basilica Pontificia Minore. Sul portone d’ingresso sono stati apposti due ovali che ricordano tale designazione. In essi, ad opera del nostro concittadino Nuccio Cosimo, sono impressi due disegni che cercheremo di descrivere per capirne il significato.

 

Nel primo ovale c’è l’arma araldica del Pontefice Giovanni Paolo II, che così si blasona:

D’azzurro, alla croce, l’asta posta a destra e la traversa rialzata, accompagnata nel cantone sinistro della punta da una lettera M, il tutto d’oro.Disposto su due chiavi decussate, quella in banda d’oro, quella in sbarra d’argento; in testa una tiara o triregno.

 

Nel secondo ovale ci sono le Chiavi ed una Tiara, che così si blasona:

D’argento, a due chiavi ponteficie, una d’oro e l’altra d’argento decussate,addossate; gli ingegni in alto, legate di rosso. In testa una tiara.

 

(Nel nostro caso le chiavi sono entrambe d’oro)

 

Note di Araldica nella Chiesa Cattolica:

 

La legge araldica della chiesa si distingue da quella corrispondente secolare perché si fonda sull’ordine dogmatico e in parte solo giuridico e storico, ed è connessa esclusivamente allo stato ecclesiastico. A questi vanno aggiunti fattori dottrinali, liturgici e canonici.

A differenza dell’araldica cavalleresca, militare o civile, per la Chiesa la nascita non riveste alcun ruolo determinante. Essa non si occupa delle armi di famiglia che molti chierici hanno acquisito per eredità e che continuano ad usare, aggiungendo i segni distintivi della propria condizione e della propria dignità ecclesiastica. In questa materia la Chiesa non prescrive nulla.

Gli uomini di chiesa debbono solamente uniformarsi alle leggi dei loro rispettivi paesi.

Così, per esempio, l’arma araldica dell’attuale Pontefice rispecchia le peculiarità dell’araldica polacca. Quest’ultima è di difficile blasonatura e presenta frequenti inclusioni di lettere.

Vi sono figure chiamate "marchi di famiglia", ed è interessante notare quanto spesso ricorra, in tale contesto, la lettera M unita ad una croce o sono presenti gli altri attributi dati a Maria, la madre di Dio: Stella Matutina, Flos Forum, Rosa Mystica e così via.

 

Esaminiamo adesso, brevemente, gli altri emblemi di dignità acclesiastica presenti negli stemmi presi in esame:

 

La Tiara

E’ il più notevole di questi simboli, ed è l’emblema del papato.Non ha avuto sempre la forma in cui la vediamo attualmente.

L’anello che sta alla base si ritiene che abbia cominciato a comparire tra il IX e l’XI secolo.

La seconda corona venne aggiunta da Bonifacio VIII (1294-1303).

La terza fu aggiunta sotto il pontificato di Benedetto XI (1303-1304) o Clemente V (1305-1314).

La tiara completa delle tre corone venne menzionata per la prima volta in un inventario del tesoro papale effettuato nel 1315.

A partire dal sec.XIII venne guarnita di due nastri, originariamente di colore nero, uscenti dalla parte posteriore.

E’ un copricapo proprio del papa, il quale ne fa uso in occasione di grande solennità.

La triplice corona potrebbe simboleggiare anche la supremazia del papa sulle tre Chiese: militante, purgante e trionfante o anche il suo triplice ministero di sacerdote, di pastore e di maestro della fede.

Porre le chiavi e la tiara dentro lo scudo è tutt’altra cosa che porle al di sopra di esso. Nello scudo sono figure ordinarie, fuori costituiscono segni di dignità.

Oggi la tiara ha un impiego esclusivamente araldico, come ornamento dello scudo pontificio o della Santa Sede.

Nella cerimonia di incoronazione del nuovo papa la tiara è stata sostituita dal pallio. Così è stato per i papi Giovanni Paolo I e Giovanni Paolo II.

 

Le chiavi

Le Chiavi erano state per secoli un attributo esclusivo di San Pietro, tanto è vero che le parole riguardanti le chiavi del Regno dei cieli sono rivolte da Gesù solamente a Pietro. Solo lui, tra gli apostoli, è stato raffigurato nell’arte cristiana con le chiavi quali insegne del suo supremo potere. Alla fine del 1.200, papa Bonifacio VIII ordina ad Arnolfo di Cambio (forse in relazione all’indizione del 1° Giubileo) di realizzare una statua in cui il Papa (lui) impugna - ed è una vera e propria novità - le Chiavi.

Egli si fa rappresentare – in quest’opera che è il primo ritratto scultoreo di un papa vivente - come se impugnasse uno scettro. Per la verità si notano altri segni che lo accomunano al San Pietro bronzeo posto in Vaticano: le mani, ed in particolare il pugno sinistro serrato intorno alle due chiavi; è anche la prima volta che si rappresenta un Pontefice benedicente con la mano destra. Bonifacio VIII è anche il primo pontefice per il quale si può documentare l’uso delle chiavi sullo stemma di un papa. Ciò significa, dunque, che nell’impugnare le chiavi, Bonifacio VIII si appropria di un attributo che era tradizionalmente di San Pietro: ossia il Papa è Pietro, in legame diretto con Cristo, senza nessuna mediazione.

Facendosi rappresentare con le chiavi, Bonifacio arricchisce iconograficamente il papato di un simbolo che era stato, dapprima, attributo esclusivo di San Pietro e poi emblema della chiesa di Roma; un simbolo che rende, adesso, visibile il ruolo intermedio del papa tra cielo e terra.

Ed è questo concetto che Dante mette in evidenza nel XXVII canto dell’Inferno, allorché fa parlare Bonifacio VIII a proposito delle chiavi che il suo "antedecessor (Celestino V) non ebbe care" e poi rivolto a Virgilio, continua dicendo che grazie a quelle "Lo ciel poss’io serrare e dissertare, come tu sai".

 

Nel linguaggio araldico, le chiavi sono l’emblema del Pontefice. Sono segno di Potenza. Vengono generalmente rappresentate a croce di Sant’Andrea, sotto la Tiara.

Le chiavi sono pure segno di Grande favore ed Illimitata fiducia, poiché chi le possiede ha il diritto di penetrare in qualsiasi momento del giorno e della notte presso il Sovrano.

I gentiluomini che godevano di tale prerogativa portavano al collo una catenella alla quale era appesa una chiave d’oro.

Sono anche segno di Obbedienza e Sottomissione, come si può dedurre dal fatto simbolico della Consegna delle chiavi da parte dei legali rappresentanti delle Città ai Re o ai Santi Protettori per renderseli benevoli.

 

Come si è visto, il simbolismo delle chiavi viene reso dall’arte araldica in maniera ingegnosa e interpretativa.

Una delle chiavi è d’oro, l’altra d’argento. La chiave d’oro,che è orientata verso l’alto e a destra, sta a significare il potere che si estende fino al cielo. Quella d’argento, che guarda verso l’alto dalla parte sinistra, indica il potere sopra tutti i fedeli della terra. Le due chiavi sono spesso legate tra loro da un cordone rosso quale segno di unione dei due poteri. Le impugnature sono rivolte verso il basso, perché si trovano nelle mai del papa, il vicario di Cristo sulla terra; i congegni guardano verso l’alto perché la potestà di legare e di sciogliere riguarda il cielo stesso.. Infine i congegni sono forgiati a forma di croce per ricordare che il papa detiene questo potere in virtù della morte di Cristo.

 

Dapprima le basiliche pontificie esistevano solo a Roma. A partire dal secolo scorso i privilegi inerenti alla erezione a basilica, sono stati concessi a molte altre chiese illustri sparse nel mondo.

Bisogna dire, ad onore della cronaca, che già nel XIII° sec. La Chiesa dedicata a S.Michele Arcangelo aveva avuto tale onorificenza. Molti fedeli, non potendo recarsi sino alla grotta del Gargano, ottemperavano a tale voto venendo a visitare la nostra grotta; vi giungevano solitari, o in gruppi. Il fenomeno era maggiormente accentuato in occasione di due date: l’ 8 maggio, giorno in cui si commemorava la Visione avvenuta nel Nord della Puglia, ed il 29 settembre, festa di tale Santo.

In questi due giorni, dato l’accorrere di numerosi pellegrini forestieri, gli abitanti di Mesagne cominciarono a prendere l’abitudine di uscire dalle porte del centro storico e recare generi di conforto, prodotti dei loro campi, delle loro attività, ed animali in genere. Diedero così vita a due grandi mercati periodici.

Fu l’imperatore Federico II di Svevia che su richiesta dell’Università mesagnese, trasformò i suddetti mercati in Fiere annuali, le munì di ampi privilegi e dichiarò la chiesa stessa Abbazia Reale, munendola di una modesta rendita. Tutto ciò è confermato della presenza del Bastone pastorale posto ai lati della porta principale della chiesa attuale, e tutt’oggi ancora visibile.

 

Apparso su Prima Pagina n. 1 del 2002

 

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Aggiornato il: 14 luglio 2002