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L'Ospedale "S. Camillo de Lellis" di Mesagne

Brevi note storiche ed amministrative del nostro nosocomio

L'Ospedale di Mesagne ha un origine molto remota (1321?), tanto che è impossibile determinare la data di fondazione, poiché gli atti costitutivi, le tavole di fondazione e lo statuto furono distrutte nel 1607, allorquando nella penisola salentina ebbe a infierire la peste.

Con assoluta certezza si può affermare che Mesagne, da tempo immemorabile, ha potuto contare su uno xenodochio (Istituto "Purgatorio") per pellegrini; su un gerontocomio (Istituto "Monte dei Poveri" fondato dal benemerito concittadino Palmerio De Rinaldis  con atti del 17 febbraio 1591 e riforma del 29 dicembre 1953) per i vecchi ed inabili ed indigenti; e su un nosocomio (Istituto "Ospedale") per tutti gli ammalati e tutte le malattie.

Le tre suddette istituzioni, allocate a quel tempo, in un vecchio edificio del centro storico (a sud dell'attuale Piazza IV Novembre, ex "Sedile" ) (nella foto a lato si vede il vecchio edificio dal lato di Piazza Criscuolo), resistettero all'usura del tempo, alle vicende storiche, politiche e sociali della cittadina, e sin d'allora tennero alto il prestigio e la tradizione nel caritatevole campo dell'assistenza e beneficenza. L'opera pia poté contare sulla munificenza di emeriti ed eminenti cittadini che costruirono i legati: Resta (13/4/1581); Martucci (16/5/1716); Storni (18/10/1780); Rini (6/10/1805); Ronzini (15/2/1842); Maizza (3/8/1844), aventi tutti lo scopo benefico dell'assistenza caritativa ad indigenti, infermi ed anziani. All'unificazione del Regno, tanto le Istituzioni Benefiche che i legati concentrati, già amministrati dalla "Commissione locale di beneficenza", in virtù dell'art.26 della Legge 3 agosto 1862, vennero riuniti nella "Congregazione di Carità", riconosciuta dal nuovo Stato Italiano con il R.D. 4 giugno 1882 dall'allora Ministro dell'Interno Agostino de Pretis. Due anni dopo, la Congregazione di Carità trasferiva la sua sede nell'espropriato Convento dei Frati Francescani,(foto in basso) auspice l'allora Sindaco, sig. Antonio Pasimeni ed il Presidente dell'Opera Pia, Marchese Giorgio Granafei di Serranova, tra la soddisfazione dell'intera cittadinanza che da tempo aveva reclamato una più ampia ricettività per gli infermi, gli indigenti ed i derelitti.  L'antica sede ospedaliera divenne, provvisoriamente, Palazzo Municipale. Con l'entrata in vigore della legge 3/8/1937, n.847, l'Ospedale ebbe la sua Amministrazione autonoma, decentrata dagli altri Istituti, e conseguì il più importante riordinamento, nel senso più tecnico della parola, con metodi più consoni  alle esigenze dei cittadini e soprattutto dei tempi. Il vecchio edificio conventuale venne via via riattato ai nuovi indirizzi, più strettamente igienico-sanitari, tanto da essere ritenuto idoneo, nel periodo bellico (seconda guerra mondiale), ad ospitare l'Ospedale Militare territoriale. Dopo quest'ultima guerra, le Amministrazioni ospedaliere succedutesi, con il provvido ausilio dei cantieri scuola, attuarono i primi ampliamenti al vecchio edificio poi, attraverso i benefici di cui alla legge 3/8/1949, n.589, conseguirono la progettazione ed esecuzione di due moderni padiglioni che portarono la ricettività ai complessivi 220 posti letto, dotati dei più aggiornati servizi di indagine e cura. Attualmente sono stati ampliati sia i posti letto (tanto da arrivare ad un numero di circa 400), sia i servizi per diagnosi e cura con l'acquisizione di nuove apparecchiature e diversi strumentari. Tutto è passato attraverso una attività legislativa che molte volte ha suscitato contrasti e dissapori. E' di questi giorni la notizia che "riparte la scommessa sulla Sanità". Infatti con il Decreto Legislativo n.502/1992 sul "riordino della disciplina in materia sanitaria a norma dell'art.1 della Legge 23/10/1992 n. 421", con le modifiche approvate il 24 novembre dal Consiglio dei Ministri, dal prossimo mese di aprile 1994 le USL saranno trasformate in aziende.

E chi vivrà…vedrà.                                                                               

 

Antonio Pasimeni

  Da: Articolo apparso su Prima Pagina - Dicembre 1993

 

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Aggiornato il: 04 agosto 2002