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Epifanio
Ferdinando, medico
mesagnese del Seicento IL Salento, nel ‘500 e nel ‘600 diede i natali a molti medici, tra i quali Gian Maria Moricino di Brindisi,
Cataldo Antonio Mannarino di Taranto, Massenzio Piccinno e Giorgio Baglivi di
Lecce. In
questo panorama, un posto di tutto rispetto è occupato da Epifanio
Ferdinando, che nacque a Mesagne il 2 novembre 1569 e vi morì il 5 dicembre 1638.
Egli studiò dapprima a Brindisi, sotto la guida di G.M. Moricino; poi si recò
a Napoli dove studiò mcdicina e si laureò in Filosofia e Medicina nel 1594. Si
noti che non erano due diverse lauree, ma una sola laurea, perchè la Filosofia
e la Medicina, in quel tempo, erano legate indissolubilmente. Tornato
nel 1595 a Mesagne, fu nominato medico condotto della città; nei 1 605 fu
eletto sindaco di Mesagne e si fece promotore dell’ apertura della Porta
Nuova, necessaria per mettere in comunicazione il centro abitato (attuale centro
storico) con il nuovo Borgo sorto nelle vicinanze del Convento dei Domenicani. Nel
1607 pronosticò un’ incombente epidemia di peste. Anche per questa
previsione, divenne ben presto un medico rinomato e cominciò a pubblicare
i suoi studi. Nel 1611
pubblicò a Venezia “Theoremata medica et philosophica’’. Nella
prima parte di quest’opera, egli si poneva i seguenti problemi, che ancora
oggi la Filosofia della scienza si pone. E’ la medicina una scienza? Oppure è
un arte? Oppure è altro ancora? Come si vede, sono questioni
tutt’ altro che superate. Nella
seconda e nella terza parte dell ‘opera egli sviluppò la trattazione della
fisiologia, della psicologia e della farmacologia,
come si usava nei manuali medici di
allora. Appena un anno dopo, nel 1 612, diede alle stampe l‘opera “De
vita proroganda seu inventute conservanza et senectute retardanda’’.
Secondo la medicina del Seicento, in essa si insiste molto sulla dieta,
sulla salubrità dell’ ambiente, sull’ importanza dell ‘attività fisica e
del riposo. Come scrive il Dr.Prof. Andrea
Russo, <<ben pochi sono però i medicamenti consigliati, per lo più
quelli rivolti a favorire la digestione”, nonchè il suo “elettuario’
ovvero il preparato farmaco erboristico da lui inventato, come dire la sua
“formula medicinale”. A titolo di curiosità, diamo qui la formula di uno
dei medicamenti consigliati per la digestione, ossia il “Vinum aromaticum
Arnaldi’’, così come è stato trascritto dal citato prof. A.Russo:
“cariophillorum, nucis moschatae, passularum ana D. 3 bulliant in sacculo in
libris vinis optime quantum sufficit>>. <<Da bere — traduce infine
A. Russo — un’ oncia al mattino
ed alla sera prima dei pasti, in unione dell’ acqua del Tevere con infuzione
di rametti di cipresso o di loto” (1). In
quegli anni, intanto, Epifanio Ferdinando era diventato il medico personale di
Giovanni Antonio Albricci, principe di Avetrana, marchese di Salice e Signore di
Mesagne, al quale dedicò un’opera rimasta manoscritta (De coelo Messapiensi),
nella quale vantava il clima Secco di Mesagnc, in virtù del quale invitava l’Albricci
a trasferirsi a Mesagne. Nel
1616 seguì la principessa Giulia Farnese, vedova dell’Albricci, in un lungo
viaggio che lo portò a Roma, alla corte dei Papa Paolo V, e poi a Parma. Si recò
quindi a Padova dove si racconta, gli
fu proposta una cattedra di medicina, che il Ferdinando avrebbe rifiutato per
non spezzare i legami con Mesagne. Quindi si recò a Milano dove - si racconta -
avrebbe stretto amicizia col famoso medico Ludovico Settala. Tornato
a Mesagne, si rimise agli studi, che lo portarono alla pubblicazione, nel 1621,
della sua più famosa opera, Centum historiae seu ohservationes et casus
medici. In essa descrisse ben cento casi medici da lui curati tra il 1596 ed
il 1613, facendone per ognuno una vera e propria dissertazione scientifica,
secondo la metodologia della medicina filosofica del tempo, la quale (per
inciso) vedeva al vertice di una ipotetica piramide il “dottor fisico”, da
cui dipendevano il “cerusico” (attuale chirurgo e l’ ‘‘herborarius’’
(attuale farmacista). Da allora, la sperimentazione ha preso il Posto della filosofia nelle varie branche della medicina. Tuttavia, in alcuni casi pediatrici, i rimedi del Ferdinando sono stati ritenuti validi ancora oggi (2): nè possiamo trascurare l’eco delle formule mediche del Ferdinando nella medicina popolare. In
un campo, addirittura, il Ferdinando ha
fatto scuola, in quello del tarantolismo. Infatti, il caso del De morsu
tarantulae (caso n. 81) fu alla base del trattato di Giorgio Bavigli “De
tarantula’’. L’opera Centum historiae fu pubblicata in Germania ed Olanda
e, nel Settecento, è citata da medici Svedesi che si occuparono del
tarantolismo. Nel
1626 diede alle stampe il Libellus de peste, un breve ma succoso
compendio storico di tutte le epidemie le peste fiorite fino a quell’anno, in
cui indicò i principali modi di combatterla. Lasciò
inediti moltissimi opuscoli (3), quali
sull‘allevamento delle api, sul magnetismo, sui terremoti e sull ‘eruzione
del Vesuvio del 1631 (che aveva avuto come conseguenza una pioggia di cenere sul
Salento), sulla peste anginosa, sul morbo gallico, un ‘aggiunta ai Theoremata
Medica, ecc.. Il suo manoscritto forse più importante e gravido di conseguenze
storiografiche fu l’Antiqua Messapographia seu Historia Messapiae, uno
dei pochi che si sono salvati e di cui una trascrizione e conservata presso la
Biblioteca “De Lco’’ di Brindisi. Essa fu tradotta in italiano da Antonio
Mavaro sul finire del Settecento ed una copia di questa traduzione,
per gentile Concessione della Biblioteca “De Leo”, è disponibile anche
presso la Biblioteca Comunale di Mesagne. Recentemente, la Biblioteca di Mesagne
ha acquistato una copia del Libellus de peste. Prof.
DomenicoUrgesi Direttore
Biblioteca Comunale di Mesagne 1)
A.RUSSO, Epifanio Ferdinando da Mesagne (1569-1638) e la sua opera, in Atti del
XXIV Congresso Nazionale di Storia della Medicina (Taranto-Bari 25-28 settembre
1969), Roma 1970, p. 424. 2)
L.CARLINO La pediatria e l’alimentazione del bambino in Puglia, alle pp.
238-250 degli Atti delle giornate lcccesi di pediatria ed alimentazione del
bambino (19-20 aprile 1985), Lecce 1988. 3)
Per I ‘elenco completo dei manoscritti e per ulteriori approfondimenti, si
veda A.PROFILO, Vie, piazze, vichi e Corti di Mesagne, Ostuni 1894, rist. an. a
cura di D. URGESI, Fasano 1993, alle pp. 242-256 e note aggiuntive.
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