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quiBresciaAmbientalisti
di
Rossella Prestini
Bedizzole,
lotta continua contro la discarica
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Qui sopra:
la discarica di Bedizzole con il centro di
compostaggio rifiuti e la tangenziale.
Il gruppo
Nella
piana intorno al paese di Bedizzole, in
località Casina Nuova, da qualche anno si
erge una collina. Non è altissima, circa 16
metri, ma la sua sagoma è ben visibile,
circondata com'è dai campi di grano. Nessun
fiore, però, sboccia sulla sua superficie,
nessun animale vi trova rifugio, il materiale che
la compone è infatti una sostanza altamente
inquinante, ricavata dagli scarti delle automobili
demolite: la collinetta è una discarica di
870 metri cubi, per un'altezza di 16 metri e una
superficie di 82 mila e 400 metri quadri, in cui
vengono scaricate circa mille tonnellate di rifiuti
al giorno. Per combattere questo mostro ecologico,
un gruppo di cittadini di Bedizzole ha istituito un
Comitato antidiscarica che, dopo aver perso la
battaglia iniziale, sta ora lottando per evitare
l'espansione del progetto, limitando i danni
all'ambiente e i rischi per la popolazione. Il
deposito non è destinato a smaltire i
rifiuti della gente, bensì sostanze
industriali, ricavate dalla carcassa delle
macchine: gomma, pezzi di copertone, avanzi di
fonderia, plastica, poliuretano, resti di liquidi
vari, un materiale chiamato fluff, relativamente
nuovo e di cui quindi non si conoscono totalmente
le potenzialità inquinanti a medio-lungo
termine. Come sempre accade in questi casi,
però, il Comitato è destinato a
scontrarsi con una potenza economica, la Faeco di
Lonato (gruppo Feralpi), che ha ottenuto
l'autorizzazione per costruire la discarica di
Bedizzole e che oggi la gestisce. Il gruppo di
ambientalisti che finora ha raccolto firme,
organizzato manifestazioni di protesta e presentato
quattro ricorsi al Tar, si trova ai ferri corti
anche con l'amministrazione comunale, alla quale
rimprovera il fatto di dichiararsi contro la
discarica, senza però fare nulla a livello
pratico per contrastarla. Così gli
ecologisti, capitanati da Ivan Facchetti, si stanno
sobbarcando gli oneri organizzativi e finanziari
che una tale battaglia comporta, aspettando il 27
aprile del 2001, giorno in cui il Tar dovrebbe
discutere della contestata discarica partendo dai
ricorsi del Comitato.
Sopra:
striscioni di protesta davanti al cancello della
discarica. In basso, un'altra immagine della
discarica con in primo piano il centro per il
compostaggio dei rifiuti.
L'attività
La
mancanza di chiarezza è ciò che gli
ambientalisti contestano principalmente alla Faeco.
Secondo il Comitato, infatti, in questa vicenda si
sono verificate parecchie anomalie. Tutto è
iniziato nel 1997, quando la Faeco ha chiesto
l'autorizzazione per riempire una cava di prestito,
utilizzata per estrarre la sabbia necessaria alla
costruzione della vicina tangenziale. Gli studi
geologici necessari alla realizzazione del
progetto, però, rilevarono la presenza di
acqua a circa sei metri nel sottosuolo, troppo
vicino quindi alla superfice. Stranamente,
però, una seconda tornata di analisi del
terreno ha fornito dati completamente diversi:
l'acqua si trovava a 40 metri, non più a
sei. L'inizio dei lavori ha poi evidenziato
l'errore e l'acqua è emersa all'altezza di
sette metri. A quel punto la costruzione della
discarica è comunque andata avanti e, nel
1999, tutto era pronto per accogliere i rifiuti. Il
fluff però, raccontano gli ambientalisti,
nonostante sia classificato come una sostanza non
pericolosa, se analizzato ha valori inquinanti
talmente alti da non poter essere smaltito in una
discarica, come quella di Bedizzole, classificata
nella categoria 2B, adatta cioè a ospitare
rifiuti non pericolosi. La Faeco sembrava allora
avere le mani legate: tutto era pronto, era stato
investito molto denaro, ma il lavoro non poteva
iniziare. A salvare le sorti della discarica, ci ha
invece pensato l'amministrazione comunale che ha
acconsentito a una variante gestionale, permettendo
lo smaltimento del fluff senza apportare nessuna
modifica all'insediamento. La macchina ha iniziato
così a funzionare a pieno ritmo, ma il giro
d'affari dello smaltimento non era ancora
sufficiente a coprire li costi, nonostante
venissero importati rifiuti da Vercelli, Verona,
Sondrio, Torino. Verso la fine del '99, la
società ha allora chiesto al comune la
possibilità di ampliare la discarica,
ottenendo un rifiuto. Il no dell'amministrazione
è però stato cancellato dal sì
della Regione che ha autorizzato il progetto.
Mentre accadevano tutte queste cose, gli
ambientalisti di Bedizzole non sono certo rimasti
con le mani in mano. Oltre alla campagna di
sensibilizzazione, hanno infatti intrapreso le vie
legali, presentando
ben quattro ricorsi al Tar: il primo, nel '97,
contro l'apertura della discarica; il secondo, nel
'98, per la questione delle falde acquifere; il
terzo nel '99, contro la variante gestionale; il
quarto infine, nel 2000, per contrastare il
progetto d'ampliamento. Come detto, la discussione
finale è fissata per aprile, ma certamente
pensare che la discarica possa essere chiusa
è un'utopia. La speranza degli ambientalisti
è comunque quella di ruscire a fermare
l'espansione di questo mostro ecologico, situato in
una zona di campagna che, tra l'altro, può
già lamentare la presenza di un centro per
il compostaggio di rifiuti e di una strada
tangenziale che aprirà
prossimamente.
Chi
volesse contattare il Comitato antidiscarica di
Bedizzole può chiamare Ivan Facchetti allo
030 675783.
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