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quiBresciaAmbientalisti di Rossella Prestini

Metropolitana, chi ha voluto il referendum


Due volontari del Comitato durante la raccolta delle firme sotto i portici, in città.

Il gruppo
Il progetto di Comune e Asm di creare una metropolitana leggera a Brescia lascia perplessi molti cittadini. Oltre al costo di 1.130 miliardi preventivato per la prima fase, che cosa comporterà economicamente la gestione di questo servizio? La nostra città, certo non enorme, ha davvero bisogno di una tale opera? Tutti i bresciani hanno un quadro preciso delle implicazioni connesse a una così importante realizzazione (per esempio dell'impatto ambientale)? La situazione non appare certo delle più trasparenti ed è per questo che una trentina di persone, quasi tutte impegnate in ambito ambientale, hanno pensato che una soluzione poteva essere quella di chiedere direttamente alla cittadinanza di esprimersi sulla spinosa questione. E' nato così il "Comitato per il referendum", organizzato da Ezio Garibaldi (che ha già partecipato a numerose battaglie: Parco Ducos, Palagiustizia, difesa degli alberi da via Dal Monte al Parco del Mella a Fossa Bagni, riciclaggio dei rifiuti contro l'inceneritore), Danilo Scaramella (portavoce dei Verdi bresciani), Paolo Mori (consigliere comunale dei Verdi Città Futura, passato recentemente ai Verdi da Italia Nostra), Pippo Jannacci (consigliere della prima Circoscrizione eletto come indipendente nelle liste dei Ds), Salvatore Del Vecchio e Angiola Masneri (Circolo del Centro storico di Legambiente). Tutto è iniziato il 27 luglio del 1999 quando, durante una seduta del consiglio comunale, è stato approvato il progetto preliminare della metropolitana leggera e il verde Mori, contrario alla decisione, ha presentato un emendamento con il quale si chiedeva l'indizione di un referendum consultivo cittadino sull'argomento, respinto però dalla maggioranza (della quale peraltro il partito di Mori fa parte). Allora, si sono detti gli ambientalisti, se la giunta Corsini non vuole il referendum, raccoglieremo noi le firme per chiederne l'indizione con un'iniziativa popolare. Compito difficile e ambizioso, anche alla luce degli avversari che gli organizzatori si sono scelti: tutti i partiti della maggioranza e dell'opposizione (Lega Nord e Rifondazione escluse), e l'Asm, controllata dal Comune di Brescia ma dalla quale il Comune a sua volta dipende per far quadrare i conti del bilancio. Così, nel marzo del 2000, sono state raccolte le prime mille firme, quelle preliminari necessarie perché fosse autorizzata l'iniziativa. Alla fine però il gruppo ha raggiunto il suo scopo e, intorno alla metà di dicembre, ha superato quota 10 mila sottoscrizioni, il minimo necessario per far indire il referendum. Certo, lo sforzo è stato enorme: i 150 banchetti sono costati alle poche decine di volontari migliaia di ore passate per le strade e nelle piazze a distribuire volantini e a discutere con una cittadinanza interessata, ma anche - come hanno detto a quiBrescia i membri del comitato - decisamente disinformata e "vittima" della pressante campagna pubblicitaria dell'Asm la quale, forse non del tutto correttamente, ha già investito decine di milioni di lire (dei contribuenti) in un'attività propagandistica preliminare.


Sopra: Ezio Garibaldi raccoglie le firme in città. In alto, a destra, un modello di metropolitana leggera sopraelevata.

L'attività
La spesa ingente e il forte impatto ambientale (viadotti che cambieranno volto a interi quartieri per i tratti sopraelevati, scavi per i tratti sotterranei) che un'opera come quella della metropolitana leggera comporterebbe per la nostra città sono i motivi principali che hanno convinto i membri del comitato a impegnarsi in questa difficile battaglia. Infatti questi attivisti con pochi mezzi e pochi sostenitori hanno intrapreso un cammino in salita, forti solo delle proprie idee. E' iniziato così un difficile iter che, dopo la presentazione delle prime mille firme nel marzo del 2000, ha visto i sostenitori del referendum impegnati in numerosissimi banchetti per raccogliere le 10 mila firme necessarie. Durante tutto questo periodo (circa tre mesi) gli ambientalisti si sono confrontati con la cittadinanza che, in molti casi, ha posto loro anche domande imbarazzanti. Non conoscendo infatti approfonditamente tutta la vicenda, alcune perplessità nascono spontanee: perché, per esempio, tante polemiche nei confronti di un'opera pubblica che potrebbe risolvere i problemi di traffico della nostra città? "Come per ogni ambientalista", risponde per il comitato Danilo Scaramella, "anche per noi l'obiettivo è quello di convincere la gente a lasciare a casa l'auto privata per viaggiare in città con i mezzi, oppure a piedi o in bicicletta. Perché il traffico cittadino smetta di essere un problema bisogna favorire il trasporto collettivo". Ma allora gli obiettivi di ambientalisti e Asm sembrerebbero gli stessi. Il fatto è che, secondo il comitato, ci sono altre soluzioni per risolvere il problema viabilità nella nostra città senza spendere i miliardi dei contribuenti. "Nel caso della metropolitana leggera, prima è stato deciso il mezzo e poi si è tentato di giustificarne la convenienza", dice ancora Scaramella e aggiunge: "il progetto, pensato ovviamente in Asm a metà degli anni 80, è nato infatti dalla volontà di fare qualcosa di vistosamente nuovo e prestigioso, sull'esempio di quanto era in corso di realizzazione nel nord della Francia, a Lille. L'idea ha affascinato sia il mondo industriale e la vecchia Dc - che intravvedevano una possibilità di compiere affari - sia l'opposizione (il vecchio Pci) per quell'aurea di "modernità" dello strumento e perché ci si aspettava che generasse posti di lavoro: il mito dell'occupazione e della ricchezza. Quindi l'interesse inizialmente non era rivolto all'ambiente e alle esigenze della nostra città, queste tematiche sono emerse in seguito, appunto per giustificare una così dispendiosa opera". Una soluzione alternativa, molto meno costosa e pesante per l'ambiente, sarebbe per il Comitato quella di potenziare gli autobus delle Lam, linee ad alta mobilità, già previste e di prossima realizzazione che, se la metropolitana leggera si dovesse fare, avrebbero in molte tratte un tragitto identico. Insomma, la questione è complessa: se andrà in porto inciderà profondamente sulle tasche dei bresciani e cambierà il volto della città e per questo, secondo i sostenitori del referendum, gli abitanti devono essere consultati. Ora, dopo la consegna delle 10.800 firme raccolte in tre mesi e la convalida di 10.096 di queste da parte del Comitato comunale di valutazione, bisognerà aspettare la primavera del 2001 quando, tra aprile e giugno, i bresciani verranno chiamati alle urne e a far sentire la loro voce.

Ultimo aggiornamento. Domenica 10 giugno 2001, alcuni mesi dopo la pubblicazione di questo articolo, si è svolto il referendum sulla metropolitana leggera di Brescia, che non ha raggiunto il quorum. E' stata infatti solo del 45,14% la percentuale dei votanti. In tutto, sui 159.257 abitanti del comune di Brescia che ne avevano diritto (73.216 maschi e 86.041 femmine), sono andati alle urne in 71.865. Per raggiungere il quorum della metà più uno degli aventi diritto era invece necessario arrivare a 79.629 persone. Un risultato solo sfiorato per meno di 8 mila voti. E comunque un risultato migliore del 38,13% che era stato raggiunto nel referendum sullo stesso argomento organizzato dalla Lega nel 1998. Sono stati comunque più di 45 mila i bresciani che hanno detto no alla metropolitana. Non sono bastati, naturalmente, ma questo può rappresentare già un piccolo successo per il ridotto manipolo di ambientalisti che ha raccolto le firme. Ecco i dati riferiti a 206 sezioni su 206: I Sì sono stati 25.915 su 71.865 votanti, pari al 36,05%, mentre i No sono stati 45.561, pari al 63,38 per cento dei votanti.

Per saperne di più sul Comitato per il referendum sulla metropolitana è possibile chiamare Ezio Garibaldi allo 0328 9628279.


Qui sopra: un altro momento della raccolta di firme. In alto, a sinistra, un modello di metropolitana leggera sotterranea.



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