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quiBresciaAmbientalisti di Laura Migliorati

"Cittadini per il riciclaggio", Davide contro Golia



Nelle immagini a colori il complesso del termoutilizzatore Asm di via Codignole, fotografato durante il periodo di inattività imposto dal Tar. Nella fotografia in bianco e nero una parte del cantiere del termoutilizzatore in costruzione.

Il gruppo

Qual è la molla che ha spinto ecologisti già appartenenti a diverse associazioni ambientaliste a riunirsi nel nuovo gruppo "Cittadini per il riciclaggio"? E' stato l'aver individuato un nemico comune: l'inceneritore di rifiuti dell'Asm di via Codignole, del quale a Brescia si è cominciato a discutere una decina d'anni fa. Si tratta di un grande termoutilizzatore che produce elettricità e acqua calda per il teleriscaldamento della città, sfruttando l'energia contenuta nelle immondizie che vengono bruciate. Proprio dieci anni fa si svolsero infatti le prime riunioni fra Marino Ruzzenenti (Legambiente), Giorgio Gregori (Greenpeace), Paolo Mori (Italia Nostra), Enrico Zecca (Legambiente), Angiola Masneri (Legambiente), Fabrizio Valli (Wwf), Luigi Tosetti (Comitato ambiente "Città di Brescia"), Ezio Garibaldi, Celestino Panizza, Ettore Brunelli, e altri ancora. Fin dall'inizio il gruppo temeva che il grande inceneritore, con la sua continua fame di combustibile, avrebbe annullato ogni politica di raccolta differenziata e si è opposto a questa filosofia propugnando un riutilizzo più lungimirante degli scarti bresciani, basato sul principio che la combustione dei rifiuti non è la soluzione del problema del loro smaltimento.
Infatti, i "Cittadini per il riciclaggio" sostengono che "una volta gettata l'immondizia nel cassonetto, la gente si illude che tutto sia risolto, mentre in realtà il funzionamento di un inceneritore comporta emissioni di anidride carbonica e scorie nocive (diossina, clori organici e ossidi di azoto), che rimangono depositate nei filtri". Il gruppo si è perciò occupato di organizzare campagne di informazione e convegni, al fine non solo di coinvolgere le altre associazioni ambientaliste, ma anche tutti gli abitanti della città, a partire da quelli residenti nella zona Sud. Sono stati quindi allestiti incontri di educazione ambientale nelle scuole e dibattiti per discutere di alcuni temi strategici, affrontati anche con personale tecnico. Per esempio come impostare correttamente la raccolta differenziata, come fissare equamente le tariffe per i rifiuti (dalla tassa in base alla metratura dell'abitazione, alla tariffa in base alla produzione, così come in altri paesi europei), come utilizzare le biomasse, ossia gli scarti biologici della vendemmia, delle cartiere, degli oleifici e altri, che hanno un alto potere calorico e che l'Asm vorrebbe utilizzare nell'inceneritore (tanto che qualcuno già parla di una terza linea proprio dedicata all'utilizzo termico delle biomasse). Il gruppo ha sollecitato anche la preparazione di un piano di evacuazione in caso di disastro ambientale e, in generale, di una politica di tutela della salute pubblica.

La sua battaglia
I "Cittadini per il riciclaggio" hanno sempre favorito un discorso di prevenzione appoggiandosi alle direttive del decreto Ronchi, nel quale si dà priorità alla riduzione della produzione delle immondizie, al riuso del materiale, alla raccolta differenziata e al riciclaggio: inceneritore e discarica, in una corretta impostazione del problema dei rifiuti, arrivano infatti agli ultimi posti. "Se si considera l'aspetto economico", spiega il portavoce del gruppo Marino Ruzzenenti, "ai comuni la raccolta differenziata costa più di 170 lire al chilo, anche perché va sostenuta da una campagna pubblicitaria ed educativa, mentre se tutto finisce nell'inceneritore il costo è intorno alle 90 lire al chilo". Seconda come produzione pro capite di immondizia, Brescia (intesa come insieme di città e provincia) - stando ai dati di giugno di quest'anno in possesso dei "Cittadini per il riciclaggio" - è agli ultimi posti tra le province lombarde impegnate nella raccolta differenziata, che è relegata a uno scarso 17 per cento sul totale dei rifiuti. "In realtà Asm e Comune", sostiene Ruzzenenti, "non hanno alcun interesse nella riduzione della produzione pro capite, nel riciclo o nel riuso: i guadagni provenienti dalla raccolta dei rifiuti presso gli altri comuni, dalla vendita dell'acqua calda, dell'energia elettrica e dagli incentivi statali non hanno infatti nulla da spartire con concetti come riduzione, riutilizzo e riciclo".
I "Cittadini per il riciclaggio" spiegano che "nel 1999 a Brescia e provincia sono state prodotte oltre 550 mila tonnellate di rifiuti, ma ne sono state smaltite complessivamente 1 milione e 400 mila tonnellate, provenienti anche da altre province. Il progetto futuro di aprire la terza linea del termoutilizzatore e quello di aggregare la provincia di Mantova e una parte di Bergamo alla raccolta dei rifiuti sono preoccupanti. Oltre a trasformare Brescia in una grande pattumiera, questo comporterebbe la deresponsabilizzazione delle due province vicine, che potrebbero ragionare come il cittadino che una volta chiuso il cassonetto non si preoccupa ulteriormente".
Ma ai primi di dicembre 2000 si è verificata una svolta che potrebbe cambiare le carte in tavola anche nel medio periodo, e proprio i "Cittadini per il riciclaggio" sono stati i vincitori di un primo round giudiziario molto importante. Partendo da un loro ricorso, il Tar di Brescia ha infatti emesso un'ordinanza con la quale ha sospeso di fatto fino alla fine dell'anno il conferimento di rifiuti all'inceneritore di via Codignole. Il motivo? L'impianto dell'Asm ha superato il tetto di 266 mila tonnellate per il quale era stato autorizzato. Dai documenti in possesso dell'associazione ambientalista e diffusi dalla Provincia, demandata a controllare l'applicazione del piano-rifiuti, è risultato infatti che a giugno del 2000 l'impianto era già arrivato a ridosso del tetto delle 266 mila tonnellate. Questo utilizzando due delibere regionali nelle quali si introduce il concetto del diverso potere calorico, e che consentono nei fatti uno sforamento delle quantità se la "qualità" dei rifiuti è bassa. Di conseguenza il ricorso al Tar chiedeva che rientrasse nei parametri autorizzati. E l'1 dicembre 2000 il tribunale amministrativo di Brescia ha sospeso l'efficacia delle deliberazioni regionali del 1998, costringendo l'Asm a spegnere l'inceneritore fino alla fine dell'anno in attesa di prendere una decisione. La vicenda giudiziaria è poi proseguita nelle aule del Consiglio di Stato, al quale l'azienda ha fatto ricorso contro l'ordinanza del Tar. E il 19 dicembre il Consiglio di Stato ha dato ragione all'Asm, autorizzando la riapertura dell'impianto.

Per contattare i "Cittadini per il riciclaggio": Marino Ruzzenenti 030 290354.



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