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quiMusicistiBresciania cura di Flavio Archetti
Il metal sinfonic-fantasy degli Auhra

Il gruppo
All'inizio erano in due, Roald e Stefania, e si misuravano con i brani dei loro idoli (Metallica, Iron Maiden) suonati e risuonati tra il garage sotto casa e qualche posto di fortuna. Poi, con il passare del tempo, hanno sentito la necessità di organizzarsi e ampliare le possibilità creative del duetto, con l'aggiunta di nuovi componenti. Era il 1996, infatti, quando sono nati gli Auhra, e, alla chitarra di Roald Caratti e alla voce di Stefania Paolelli, si sono aggiunti il basso di Diego Bonassi e la batteria di Vito Cominardi. Subito sono arrivate le prime esibizioni pubbliche che hanno portato ai quattro qualche soddisfazione, un buon bagaglio di esperienza e un po' di fortuna. Il primo mini album della band, "Shadows of infinity", composto interamente da pezzi propri, è infatti stato registrato grazie al successo di una serata: gli Auhra, composti da giovani della Franciacorta, hanno vinto un concorso a Brescia, ottenendo come premio la possibilità di utilizzare per tre giornate uno studio di registrazione. I quattro brani, poi rifiniti nel settembre del 1998, sono il risultato di quella prima esperienza. Altre novità sono arrivate nel '99, quando il sound della band si è arricchito con l'aggiunta di una tastiera, suonata dal giovanissimo Andrea Salogni (al tempo sedicenne) e di una seconda chitarra, quella di Marco Olmi. Verso la fine dello stesso anno, gli Auhra, divenuti ormai un sestetto, hanno iniziato a lavorare sul secondo album. Sicuramente più ricco e maturo sia come varietà di suoni sia come omogeneità dell'insieme, "Spectrums" è composto da cinque brani. Il metal sinfonico dei primi pezzi si è arricchito di passaggi acustici alternati ad altri più duri, dando notevole originalità all'insieme e ponendo il sestetto fuori dal mucchio selvaggio del metal odierno.

La loro musica
Potrebbe anche essere il modo per far ascoltare il metal anche ai non appassionati, ma sicuramente il mix di sonorità creato dagli Auhra si discosta dalla tradizione del genere, ossigenandola con interessanti rivisitazioni personali. Non lasciatevi però ingannare dal fatto che la voce, caso davvero molto raro, appartenga a una ragazza. Stefania, infatti, è dotata di un'impronta vocale limpida, ma pungente e sa essere agressiva almeno al pari dei suoi colleghi di sesso opposto. Lo fa notare soprattutto nei frangenti in cui si impone sull'andamento del pezzo, trascinando chi ascolta in territori apocalittici, dove macabro e fantasia si fondono (è il caso di "Screams from hell", una miscela densa di drammaticità). Costruita con la collaborazione dell'intero gruppo durante le innumerevoli ore di prove, la musica degli Auhra si presenta quindi ricca di contaminazioni (dovute anche alla diversa cultura musicale di ogni singolo componente) e si dispiega, senza seguire uno schema precostituito, in trame molto articolate. L'istintività è infatti la molla dalla quale la band non può prescindere: è la spinta attraverso la quale il metal sinfonico si inoltra in labirinti melodici. Il continuo intrecciarsi e sovrapporsi dei suoni strumentali, eseguito da Roald, Diego, Vito, Marco e Andrea, è molto coinvolgente e fa provare la forte sensazione di trovarsi immersi in immensi spazi, nei quali la libertà sembra divenire palpabile. Ed è proprio la sensazione di trovarsi in luoghi fantastici, da sogno, che rende così particolare e gradevole "il viaggio" all'interno dell'album "Spectrums" che, giunto qualche anno dopo l'esordio di "Shadows of infinity", rappresenta la parabola ascendente di un metal, quello degli Auhra, ormai giunto a maturazione.

Per contattarli: auhra@hotmail.com



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