Negli uffici dell'ambasciata squillò il telefono. "Buongiorno, sono il ministro, è lei ambasciatore?"
L'ambasciatore Francisci, in una Pechino assonnata dal rigido inverno cinese, rispose salutando il ministro degli esteri con la sua voce alta leggermente nasale.
"Il governo cinese mi ha chiesto cosa desiderassi per regalo, come scambio ufficiale durante la mia prossima visita. Cosa mi consiglia di chiedere?" comunicò il ministro.
Senza pensarci un'attimo, l'ambasciatore rispose: "Un viaggio in Tibet".
Senza batter ciglio il governo cinese acconsentì alla richiesta del ministro.
Fu così che Ugo La Malfa, nel 1977, per primo guidò una delegazione ufficiale nel Tibet dalla chiusura delle frontiere della provincia.
Un avvenimento storico: ancora oggi il turismo in Tibet è aperto solo ai gruppi. La visita in Tibet fu uno dei momenti cruciali dell'avvicinamento della Cina all'Occidente, sia pure in funzione anti sovietica, ma pur sempre l'indice di una situazione in continuo movimento nello scacchiere internazionale.
Le foto di Franca Angelini, che documentano il viaggio di Ugo La Malfa, Marco Francisci e suo nella Cina del dopo-Mao costituiscono un valore affettivo non trascurabile, ma per noi rappresentano un vero, importante momento di documentazione storica e culturale, la documentazione di una realtà come raramente accade nella mischia delle battaglie di propaganda.
 
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