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quiArteScultura a cura di Nino Lo Castro

I segni d'acciaio di Felice Martinelli

Felice Martinelli ritratto davanti a una sua opera in corso di realizzazione.


L'artista
Nato nel 1962 a Coccaglio dove ancora lavora, Felice Martinelli si è diplomato alla civica Scuola di liuteria antica di Milano e ha studiato all'accademia Carrara di Bergamo. Nel 1988 si è diplomato in pittura all'accademia di Brera di Milano , dove insegna dal '91. Ha partecipato tra l'altro all'International art horizons e ha esposto al I.A.C., Piramid Gallery di New York oltre che al Young european artist di Bruxelles. Nel 1985 ha vinto il premio "Brera" e nell'87 il "San Fedele" a Milano, nel '90 il primo premio "Sinade Ghi" a Roma.


A sinistra. studio per Gemmante. A destra: Gemmanti (1999, fusione di alluminio).

Le sue opere
Felice Martinelli sostiene che una forte influenza sulla sua formazione e riflessione artistica l'hanno avuta i viaggi a Lindolm Hoje, a Istambul, nel Sud est asiatico e in India, oltre all'incontro con le opere di Nazim Hikmet, il famoso poeta turco oppositore di Ataturk morto a Mosca nel 1963. Il suo lavoro si confonde tra la scultura e la pittura, ha come punto di partenza la geometria di forme come il cerchio, l'ovale, il quadrato che assumono un valore simbolico in rapporto con il gesto, inteso come espressione, come concetto, come timbro poetico. Nelle sue ultime opere, dal '96 ad oggi, il segno tagliente e ossessivo utilizzato da Martinelli suggerisce rumori, brusii, suoni, silenzi in un bilanciamento studiato come fosse una partitura musicale. Tra i primi cicli di opere monotematiche le Bocche sorgive del '93: tavole sulle quali la tessitura di segni fa emergere forme, cerchi, mentre giocando sulle diverse tonalità suggerisce atmosfere diverse. Nel tema delle Voci del '96, le figure appaiono come sbalzi di piombo applicati sulla tavola, i segni si fanno sempre più fitti fino ad arrivare alle Moltitudo, opere in cui lo spazio è ormai completamente riempito. Tra le installazioni ambientali di Martinelli, Gemmanti propone uova di alluminio ricoperte di simboli, immerse in un acquitrinio, che paiono fotografare l'attimo della germinazione. La Grande bocca d'acciaio, porta d'ingresso in Cazzago San Martino nel mezzo di una rotatoria stradale, è una ruota di 5,20 metri di diametro, assemblata in officina con le saldature e i segni del flessibile lasciati bene in vista, enfatizzando il gioco della divisione degli spazi tra solido e vuoto. L'opera, come spiega Martinelli, è concepita in funzione dell'ambiente circostante, ne codifica i ritmi e le dinamiche: gli elementi come l'acqua, il sole, il vento ne muteranno l'aspetto nel tempo così da diventare protagonisti attivi delle trasformazioni dell'oggetto.

Sopra: Grande bocca (1999, acciaio Cor-ten Domex 350W, metri 5,20x1). Sotto: a sinistra Voci (1999, cristalli e piombo su tavola, centimetri 101x68,5); a destra Scorza (1997, tecnica mista su tavola, diametro centimetri 63,5).




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