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quiTeatrobrescianoa cura di Rossella Prestini

I Guitti e la moderna commedia dell'arte


Un'immagine di gruppo tratta dallo spettacolo "Il malato immaginario" di Molière.

La compagnia
Intorno agli Anni 30, una compagnia teatrale di giro fece tappa a Travagliato. Questi guitti, pratici dell'arte di arrangiarsi quanto di quella teatrale, avevano bisogno di un musicista per alcune scene del loro spettacolo e pensarono di cercarlo in loco. Assoldarono così un giovane che suonava nella banda del paese. Il ragazzo, però, rimase talmente affascinato dalla vita di queste persone (e dalla bellezza della figlia del capocomico) che decise di unirsi a loro, entrando a far parte del mondo che tanto lo aveva colpito. E' questo il genere di famiglia in cui è nato Adolfo Micheletti, classe 1942, oggi capocomico della compagnia dei Guitti.

A sinistra: Giuseppe Zampieri con la moglie Paolina Vezzoli e la figlia Lina, nel 1923. A destra: Lina Zampieri e Pierluigi Micheletti, nel 1937.

Recitando fin da piccolissimo con i genitori (Pierluigi Micheletti e Lina Zampieri), Adolfo ha imparato i trucchi e i segreti dell'arte che non ha mai abbandonato. Infatti, esclusa forse una breve parentesi nell'adolescenza, la scena lo ha sempre attratto in modo irresistibile e il teatro, oltre che la sua passione, è da sempre il suo lavoro. La tradizione professionale della famiglia, iniziata nel 1888 con Giuseppe Zampieri, nonno di Micheletti, non sembra destinata a finire. Due dei figli dell'attuale capocomico, infatti, recitano al suo fianco; la moglie Nadia Buizza si occupa, invece, della regia di alcuni spettacoli ed è saltuariamente attrice; Luciano Micheletti, fratello di Adolfo, si esibisce spesso con i Guitti e, a volte, anche l'anziana madre va in scena benché ottantenne. Oltre ai componenti della famiglia (che comunque sono lo zoccolo duro), la compagnia può contare su quattro o cinque attori professionisti che vengono assunti di anno in anno con regolare contratto. I Guitti, noti e apprezzati in tutta Italia, nella loro lunga carriera (la compagnia, così com'è oggi, è stata istituta nel 1975) si sono esibiti praticamente ovunque: piazze, castelli, fienili, feste popolari... Ma anche teatri importanti come il Grande e il Vittoriale, per riferirci solo alla nostra provincia, hanno fatto da sfondo al lavoro di questi professionisti che sanno conquistare un vastissimo pubblico con le loro rappresentazioni curate, coinvolgenti e ottimamente allestite e recitate. Una media di 96 mila persone, infatti, ogni anno va a vedere gli spettacoli dei Guitti, apprezzandone lo stile che chiaramente si richiama alla commedia dell'arte, alla tradizione di un teatro eclettico e di mestiere.

Sopra a sinistra: Stefano Micheletti e Manuela Paolini in "Cirano di Bergerac" di Rostand. A destra: Nadia Buizza è Mirandolina ne "La locandiera" di Goldoni. Qui sotto, a destra: Adolfo Micheletti ne "Il malato immaginario" di Moliere.

Il lavoro
I guitti erano quegli attori di giro che, poveri di mezzi e pretese, esclusi dai canali istituzionali, davano rappresentazioni nelle piazze e nelle strade dell'800, portando il teatro nella vita della gente umile, con una professionalità acquisita sul campo, nata dal fare e da anni di esperienza. Ed è proprio da una così illustre tradizione che derivano questi "Guitti" moderni, necessariamente figli dei nostri tempi, ma animati da un attaccamento antico al lavoro. Infatti, lontani da ogni leziosità o pretesa divistica, sono supportati da una tradizione autentica, proveniente da quella cultura popolare italiana che ha segnato tanto profondamente la storia del teatro. Ma vediamo come nasce la messa in scena di uno spettacolo in una compagnia di questo livello. Per i Guitti funziona così: Adolfo Micheletti sceglie un'opera, valutando sia le capacità e le peculiarità dei suoi attori, sia la situazione del mercato nazionale. Il testo, più o meno aggiustato a seconda dell'autore affrontato, viene poi dato ai componenti del gruppo che lo studiano e lo analizzano in ogni sua parte. Le prove vere e proprie, e questo è un dato che può stupire i profani, durano solo 15 giorni, dopo di che i Guitti sono pronti per il debutto. La compagnia, che ha sempre in archivio una buona varietà di spettacoli per le repliche, un repertorio artistico raro nel teatro moderno, produce un nuovo lavoro ogni anno e, come facevano i teatranti di inizio secolo, si occupa di tutto: dai costumi ai testi, dalla ricerca musicale all'allestimento delle scene. E la regia? Esclusa una collaborazione di cinque anni, dall'89 al 94, con Giacomo Colli, oggi scomparso, se ne occupa il capocomico Micheletti e, a volte, la moglie Nadia Buizza che, tra l'altro, ha curato le traduzioni e gli adattamenti di numerosi dei testi scelti. Molière, Feydeau (l'ultimo lavoro "La fortuna si diverte", che ha debuttato a Gallarate il 27 settembre 2000, è tratto dalla commedia "Cento milioni piovuti dal cielo"), Rostand, Goldoni, Pirandello, sono solo una minima parte degli autori con cui si sono cimentati i Guitti che, benché affrontino nei loro spettacoli testi per lo più classici, sanno esibirsi con freschezza e ironia, adeguandosi a ogni stile recitativo, saltando senza apparente fatica dalla risata al pianto, dalla commedia alla tragedia. Quando si alza il sipario tutto questo è palese: il mestiere, la professionalità, una presenza sul palco continua e quasi priva di défaillance, sanno sedurre lo spettatore, condurlo per mano nel fatato mondo del teatro, a metà strada tra il sogno e la realtà.

Guarda alcune immagini tratte dallo spettacolo "Cirano di Bergerac".

Per contattare la compagnia: Adolfo Micheletti, 030 660898

Qui sopra due immagini di Adolfo Micheletti, nei panni di Cirano di Bergerac.



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