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La mostra. "Oscar Di
Prata. Sacro e profano", coordinata da Alessandro Milani e
dallo staff di "Città antiquaria" con il patrocinio
della provincia di Brescia e curata da Alberto Chiappani e
Tonino Zana, offre al pubblico
una vasta panoramica delle opere del novantenne pittore
bresciano. Novanta quadri, simbolicamente uno per ogni anno
di vita, scelti fra i più significativi del
repertorio "sacro e profano" per raccontare la storia
artistica del maestro.
La recensione. Nato a
Brescia il 10 agosto del 1910, Oscar Di Prata ha continuato
per tutta la sua lunghissima carriera a produrre opere di
notevole valore artistico. Dopo gli studi d'arte compiuti a
Venezia, il giovane pittore ha seguito una linea d'azione
agganciata alle avanguardie del periodo, attingendo
all'inizio alle dolorose esperienze vissute con la Grande
guerra, molto significative anche in seguito per la sua
ispirazione. Viaggiava, e a Parigi conobbe De Chirico e
più tardi gli esponenti delle correnti futuristiche
Italiane come Carrà, con il quale ha partecipato a
un'esposizione. La mostra attraversa un po' tutti questi
periodi della vita dell'autore: dalle spiagge rosse del
sangue versato negli anni bui del conflitto, alle meditative
ombre del periodo metafisico dove è il tempo che
suggerisce riflessioni. Il tutto con riferimenti costanti a
una religiosità mistica, fatta di purpurei cardinali,
crocefissioni
e resurrezioni, ma anche di corpi nudi e di animali
sofferenti e sgraziati che osservano silenziosi le scene.
"Sacro e profano", allestita con grande accuratezza dallo
staff di "Città antiquaria", propone un accostamento
particolare delle tele dell'autore per evidenziarne le
distinte fasi artistiche e culturali, facendo apprezzare i
diversi sentimenti di ispirazione che hanno spinto l'artista
a compiere determinate scelte di soggetti e colori. Un
lavoro, quello di Di Prata, che si è sempre mantenuto
su costanti livelli qualitativi, come testimoniano le ultime
opere proposte, quelle datate 1999 (come, per esempio,
"Figure"), che esprimono quasi un ritorno dell'artista alle
immagini surreali della prima fase della sua carriera.
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