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quiBresciaMostre a cura di Marco Gasparotti

Autoritratti nella storia all'Archivio Cavellini


Qui sopra: Autoritratto, di G.A. Cavellini; in basso Belle Haleine di Marcel Duchamp

La mostra. "Autoritratto", organizzata a Brescia dall'archivio Cavellini, offre una panoramica con autoritratti fotografici di ben 27 artisti di tre continenti con opere che spaziano dai primi anni del 1900 fino ai giorni nostri.
Dove, come, quando. Sala espositiva dell'Archivio Cavellini, via Pietro Marone 3/a, Brescia (telefono e fax 030 3757401
; sito internet: www.cavellini.org.). Aperta dal 24 novembre 2000 al 31 gennaio 2001. Orari: dal martedì al sabato dalle15,30 alle 19,30, chiuso i festivi e dal 23 dicembre all'8 gennaio.
La recensione. Di grande interesse per gli amanti dell'arte moderna e della fotografia d'autore, la rassegna "Autoritratto" si snoda attraverso il tempo e lo spazio con opere che dal 1920 arrivano fino ai giorni nostri, coinvolgendo 27 artisti di svariate nazionalità e correnti. Nella prima sala, dedicata alle avanguardie fotografiche fino al 1980, colpiscono in particolar modo la "Belle Heleine" del rivoluzionario dadista francese Marcel Duchamp, che in collaborazione con un altrettanto grande artista, Man Ray, ha costruito un collage (di sicuro scalpore per l'epoca, il 1920) in cui si mostra in vesti femminili. Molto interessanti anche gli autoritratti ritoccati di Guglielmo Achille Cavellini, ispirati alla pop-art americana e le crude opere dei relazionisti austriaci Herman Nitsch e Gunter Brus che, ritraendo corpi straziati e ricoperti di sangue, propongono lavori di forte impatto emotivo. Sempre in questa prima sezione, molto incisiva anche l'opera di Gina Pane, artista esponente della body art, che lavora da anni sul limite di resistenza del proprio fisico (nell'immagine esposta si pratica tagli sul corpo e sul viso con una lametta da barba) e del californiano John Baldessarri che pone in risalto il contrasto reale-surreale ritraendosi mentre gioca a golf nel bel mezzo del deserto. Nella seconda sala, che invece raggruppa opere più recenti, sono esposte immagini ottenute con diverse tecniche fino alle più moderne stampe digitali. Qui spicca il ritratto del giapponese Shozo Shimamoto, esponente del gruppo artistico dei "Gutai": è stato fotografato mentre sulla sua nuca venivano proiettate alcune immagini colorate per creare un effetto di deformazione della scatola cranica. Decisamente violenti, ma molto significativi anche gli scatti di Robert Gligorov che, tramite un' elaborazione digitale, modifica la superficie della sua pelle facendola somigliare a una buccia d'arancia. Orlan presenta invece un'immagine tratta da una delle sue performance chirurgiche, nelle quali la stravagante artista si sottopone a interventi estetici in stato di semi trance e contemporaneamente recita versi da lei composti e riguardanti i temi della mutazione. La mostra, ben pensata e allestita dal curatore Piero Cavellini, propone opere varie e interessanti, estratte dall'archivio lasciato dal grande collezionista Guglielmo Achille, che vanta migliaia di pezzi. Ottima la collocazione delle immagini che suggerisce un intelligente percorso attraverso le sale.



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