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quiBresciaTeatro
di Rossella Prestini
Il
principe incostante
Il
carcere, limite materiale alla libertà
umana, scalfisce anche gli animi più duri e
forti. Non è facile infatti mantenere il
senno, la lucidità quando si è
controllati e reclusi. E proprio la prigionia
uccide Fernando infante di Portogallo, protagonista
de "Il principe costante", allestito dal Ctb in
collaborazione con lo Stabile di Palermo per la
regia di Cesare Lievi e in scena fino a domenica 6
maggio al teatro Sociale di Brescia. La storia,
tratta dal dramma di Calderon de la Barca, racconta
del martirio e dell'agonia di Fernando,
imprigionato nel 400 su ordine del re di Fez, per
essersi rifiutato di scambiare la propria
libertà con quella della città di
Ceuta.
La chiave di lettura della vicenda proposta da
Lievi è inusuale e interessante.
Il regista infatti, accantonando l'originaria
valenza religiosa del dramma, lo fa interpretare a
un gruppo di detenuti di oggi che, per sopravvivere
alla durezza della loro condizione, si improvvisano
attori. Ma se l'idea alla base dello spettacolo
è ben pensata, la realizzazione risulta poco
chiara. Il meccanismo del teatro nel teatro,
infatti, non è immediato e il pubblico
fatica a comprendere che gli attori stanno
impersonando dei carcerati che a loro volta
interpretano i personaggi di Calderon. Forse per
questo motivo lo spettacolo risula per lunghi
tratti macchinoso, poco scorrevole e gli attori,
quasi sempre presenti sul palco, se non sono
protagonisti se ne stanno con le mani in mano. Gli
interpreti poi, quasi tutti giovani tra i 25 e i 35
anni, sono indotti a una recitazione piatta, priva
di enfasi e slancio, che contribuisce non poco a
rendere monotono lo svolgimento. Comunque, alcuni
di loro, come Tommaso Ragno (Fernando) e Alfonso
Veneroso (Muley), hanno offerto interpretazioni di
buon livello. Il primo soprattutto ha saputo dar
vita a un personaggio convincente, riuscendo a far
rivivere sul palco la sofferenza fisica e interiore
del principe morente. Poco sfruttata la
scenografia, di per sè maestosa e imponente.
La costruzione in legno e metallo, infatti, offriva
più piani d'azione, ma nella parte alta era
quasi totalemte oscurata dal fregio del
Sociale.
Il pubblico del teatro, che occupava poco
più della metà dei posti, ha
applaudito senza troppo calore. Si replica tutte le
sere alle 20,30, sabato 5 maggio doppio spettacolo
(anche alle 15,30), domenica 6 maggio solo alle
15,30. Il biglietto in platea costa 42 mila, 30 e
20 mila in galleria. Per informazioni: 030
2808600.
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