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quiBresciaTeatro di Rossella Prestini

Sei personaggi tutti da vedere

Mentre una compagnia prova il "Gioco delle parti" in teatro, improvvisamente s'ode una musica quasi aliena e, da una crepa che si apre nel muro, fanno il loro ingresso in scena sei Personaggi che, come dicono subito, sono alla ricerca di un autore. Questo l'incipit della piéce pirandelliana scelto dal regista Maurizio Scaparro. Il lavoro è in programma il 28, il 29 il 30 novembre e l'1 dicembre 2001 alle 20,30, mentre il 2 dicembre 2001 alle 15,30, al Sociale di Brescia, per la stagione di prosa del Ctb. I sei Personaggi, cupi e scuri, rispetto alla sgargiante allegrezza degli attori reali, iniziano subito a narrare la loro tragedia. Sono una Madre, un Padre e quattro Figli (tre solo della donna, uno il più vecchio, di entrambi) e hanno un dramma da rappresentare. L'autore ha dato loro la vita, ma non la possibilità di esprimersi su un palco. Sono unici, portano la storia dentro di sé, non in un copione mai scritto, ma non per questo ciò che vogliono allestire, sostengono, è meno interessante. Si parla di odi, passioni, morti, incesto argomenti perfetti per la scena. Così, tra le titubanze dei suoi, il capocomico decide di lasciar loro la possibilità di mostrare ciò che hanno dentro, anche se poi l'allestimento sarà curato dalla compagnia. Prende il via, allora, un confronto tra i Personaggi - che soffrono, palpitano, piangono mostrando la loro cruda tragedia - e gli attori reali, che osservano, ma poi provano ad interpretare le scene con una drammaticità eccessiva, quasi da avanspettacolo, che vela la sofferenza di ridicolo. Alla fine i sei, delusi e tristi, se ne andranno, scomparendo nel nulla da cui sono usciti.
Opera fondamentale nel panorama del 900 "Sei personaggi in cerca d'autore" fu rappresentata per la prima volta a Roma, nel 1921. Ma gli interrogativi che vengono posti sono ancora tremendamente attuali, sono domande sul futuro dell'uomo, sulla vita, ma anche sul valore del teatro come mezzo di finzione per rappresentare la realtà. E per ottenere l'effetto voluto da Pirandello, fatto di un gioco sottile e delicato, il regista ha optato per la fedeltà al testo, puntando tutto sulla caratterizzazione dei personaggi. E questa ci è parsa molto ben riuscita. La frivolezza degli attori reali che entrano in scena ballando si scontra con la luttuosità dei sei Personaggi, nere ombre che sembrano far parte di una processione funebre. Bravi gli interpreti che hanno dato vita a figure riuscite. Il Padre di Carlo Giuffré, per esempio, sommesso e qusi rassegnato alla sua condizione di fantasma tangibile, con i suoi toni bassi, sostenuti da una notevole espressività, ha saputo conquistare il pubblico. Apprezzata anche la Figlia, provocante e aggressiva, di Valentina Bardi, ingabbiata nel suo ruolo di personaggio che ne soffoca l'irruente voglia di vivere. Perfetto, nella parte del pratico capocomico, Pino Micol che aveva il compito di smorzare la tensione riportando alla realtà, ovviamnte scenica, i travagliati Personaggi. Azzeccata nella sua semplicità la scenografia di Roberto Francia: la parete di fondo, grigia, è percorsa da una crepa che serve per l'ingresso dei Personaggi, ma è anche simbolo della loro sofferenza interiore. Uno spettacolo riuscito, quindi, che può piacere anche a chi è digiuno di treatro. Si replica fino a domenica. I biglietti costano 42 mila in platea, 30 mila in galleria centrale, 20 mila in galleria laterale. Per informazioni il botteghino risponde allo 030 2808600.



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