Eventi del mese

Indirizzi utili

 
       

Attualità, cultura, eventi dal mondo delle donne
a cura di Mary Nicotra e Elena Vaccarino


 

01 aprile 2003

IN MAROCCO, TANTE LE DONNE IN MOVIMENTO

di Alessandra Bravin

 

Avenue Mohamed V a Marrakech, sono le nove di sera di un sabato tepido di marzo e davanti al MacDonald's c'è una folla di giovani,


i tavoli nella sala interna e sulla terrazza sono pieni, il piazzale accanto, poco illuminato, è un parcheggio fitto di motorini, moto di grossa cilindrata e qualche bella macchina in cui siedono ragazzi con lo stereo a volume alto.

Le ragazze sono vestite alla moda, jeans attillati a vita bassa che lasciano in mostra l'ombelico, i seni generosi fasciati da magliette aderenti, i capelli tagliati corti o lasciati lunghi e sciolti sulle spalle, borsetta rigorosamente sotto l'ascella e scarpe con le punte come spade.
Nessuna differenza fra qui e una qualunque piazza di paese o di città italiana, se non fosse per la lingua direi che mi trovo appunto in Italia. 

Quindi dov'è il problema? Perché questa scena da noi così familiare e insignificante qui mi colpisce? 
Credo che la risposta sia molto semplice: perché il Marocco è un paese arabo, islamico, dove il peso della tradizione, con tutto il suo strascico di luoghi comuni ma reali, è all'opera in ogni istante e questa scena sembra invece sovvertirla radicalmente. 
La prima ribellione è dunque il vestire, l'uscire fino a tardi, stare in gruppo con amiche e amici, esibirsi ed esibire, mostrarsi, conoscersi. La velocità del cambiamento è ben visibile, i ragazzi del MacDonald's non sono e non potranno più essere come i loro genitori, e se un'ondata di integralismo religioso dovesse un giorno privarli di questa libertà, il ricordo di un'adolescenza senza veli li spingerà a ritrovarla.

Il Marocco è un paese dove la modernità ha l'aspetto di una marea di telefonini squillanti in continuazione, di miriadi di antenne paraboliche che punteggiano facciate e terrazze di condomini, di fuoristrada scintillanti assurti a status symbol e di rayban sfoggiati con disinvoltura. Ma la modernità esibita rispecchia più fedelmente una accresciuta capacità di spesa e di consumo da parte delle famiglie che non un cambiamento profondo di mentalità, sottolinea in maniera ancora più vistosa le distanze sociali e soprattutto non mette in discussione i ruoli assegnati senza appello all'uomo e alla donna.

Tuttavia è un indice sicuro di una cosa: che nei comportamenti quotidiani e nei rapporti tra i sessi i giovani in generale, e le donne in particolare, sono più avanti delle leggi che quei comportamenti e relazioni regolamentano. E la legge principale che li regolamenta è una legge dello stato e si chiama "Moudawana" o codice di famiglia che disciplina dettagliatamente lo statuto giuridico della donna.
Questa legge, voluta dal re Mohamed V dopo la fine del Protettorato, è lo specchio fedele della visione maschile del ruolo della donna nella famiglia e nella società, una legge contro la quale le donne oggi si battono e che vogliono modificare profondamente. Nelle principali città, a partire da Casablanca, vi sono molte organizzazioni femminili, anche all'interno dei partiti tradizionali, che agiscono attivamente per proporre e far approvare le riforme necessarie. 

Queste organizzazioni rappresentano tutto il ventaglio di posizioni, dalle più radicali alle più sfumate e le divergenze politiche a volte sono profonde: alcune organizzazioni sostengono che l'unica via praticabile per arrivare alle riforme è partire dalla religione e dalla tradizione per avviare un processo lento ma condiviso di trasformazioni, altre invece sostengono una visione laica della lotta e dello Stato e non giudicano necessario un confronto con l'aspetto religioso che viene quindi considerato una faccenda privata individuale. Ma tutte concordano sul fatto che la donna deve uscire dalla sua condizione attuale di eterna minorenne, alla quale bisogna accordare i diritti con il contagocce. Alcuni passi avanti sono stati fatti, nel segno di un riconoscimento di dignità che prima era negato. Ad esempio non esiste più la necessità di chiedere il permesso del coniuge per avere un contratto di lavoro, oppure è stato imposto l'obbligo al marito di informare la moglie nel caso egli decida di prendere una seconda moglie. 

Ma altre riforme sono necessarie, affinché la donna possa gestire il proprio corpo e la propria sessualità in maniera libera e responsabile, infatti ad esempio l'avere un figlio al di fuori del matrimonio resta un reato punibile col carcere.
I fronti sui quali le donne devono combattere sono molti e definire una scala di priorità è difficile, soprattutto quando in molte zone depresse del paese c'è quasi tutto da fare. Tuttavia la lotta all'analfabetismo e il diritto alla salute trovano tutti d'accordo. In alcune zone rurali l'analfabetismo fra le donne tocca livelli altissimi (80%) e solo con fatica i padri accettano di mandare a scuole le bambine. Per imparare a leggere e scrivere le donne devono già vincere una prima battaglia in famiglia: la resistenza da parte dei padri fratelli mariti che non vedono la necessità della loro istruzione. 

Ma se ci riescono, possono frequentare i corsi gratuiti di alfabetizzazione per adulti promossi dallo Stato in quasi tutte le zone rurali per poter almeno saper fare la propria firma, per poter aiutare i propri figli a scuola, per poter incassare un vaglia postale mandato da un familiare lontano. Il Marocco è un paese ad alto tasso di emigrazione maschile e le donne spesso sono le sole responsabili della gestione della casa, maneggiano denaro, fanno acquisti e pagamenti al posto del coniuge o del familiare emigrato. 
Le donne quindi, per necessità o per scelta, si trovano a ricoprire ruoli e a svolgere mansioni che non fanno parte del campo tradizionale di attività loro assegnato, che consiste principalmente nell'occuparsi dei figli e della casa. In campagna però il concetto di casa è allargato all'esterno delle mura domestiche e comprendere l'andare a prendere l'acqua al pozzo, cercare la legna per cuocere il cibo, occuparsi dell'orto, compiti faticosi come pochi. 

La situazione delle donne in campagna è assai più pesante dal punto di vista fisico, i contatti con l'esterno sono più rari, l'istruzione quasi impossibile, l'orizzonte è quello del villaggio e dei campi. Solo che oggi non basta più. Per quanto controverso sia il ruolo della televisione, questa comunque entra nelle case anche più isolate (grazie ad un piccolo pannello solare) e mostra modelli diversi finora sconosciuti, le donne cominciano a chiedere e soprattutto a darsi da fare per ottenere. La città ha una realtà molto più sfaccettata e la situazione femminile è strettamente legata al livello sociale di appartenenza, al modello vigente in famiglia, alla possibilità di viaggiare ed istruirsi. 

Più il livello è alto più facilmente si incontrano donne che svolgono professioni fino a poco tempo fa di esclusiva competenza maschile: dal vigile, al pilota di jet, al macchinista di treno, all'autista di taxi, per non parlare di professioni più prestigiose come l'avvocatura e la chirurgia e a modo suo anche la politica. Alle ultime elezioni (settembre 2002) è stato istituito un numero minimo e obbligatorio di seggi assegnati alle donne e questi sono stati tutti occupati: 35 cioè il 10%, una proporzione che fa sfigurare certi paesi europei, democratici da lunga data. 

Le donne sono in movimento dunque, con il consenso o meno dei propri familiari hanno cominciato a uscire dalle case, ad occupare posti importanti, a far entrare denaro in casa, ben accetto dal marito dato che il costo della vita in Marocco diventa sempre più oneroso, a limitare il numero di figli. Quello che cambia infinitamente più lentamente è la mentalità maschile. 

L'uomo si sente, è, autorizzato a comandare, a controllare, ad esigere, con comportamenti di tipo "machista" in casa e tipici del gallismo anni Sessanta per strada. Uno sguardo posato una frazione di secondo di troppo su un uomo lo autorizza all'approccio, al saluto e soprattutto a pensare che "ci sta". Diventa necessario quindi assumere da parte della donna comportamenti e modi di vestire che lancino inequivocabilmente il messaggio opposto, cioè che è una donna per bene. Uno di questi è lo "hijab", tradotto da noi con "velo", in realtà un foulard che nasconde completamente i capelli, ma "hijab" è anche un modo di vestire, giacca e pantaloni o giacca e gonna lunga, che lascia scoperto appunto il viso e le mani, e che mette al riparo la donna dalle velleità di caccia dell'uomo. 

Questo sottrarsi allo sguardo e alla caccia maschile, pur essendo iscritto nello stesso schema mentale e culturale, è in realtà un gesto di ribellione e di forza perché implica il concetto appunto di impedire all'uomo di violare con lo sguardo lo spazio privato e intimo del proprio corpo. L'uso dello "hijab" è in aumento e fa pendant anche ad un rinnovato fervore religioso sull'onda del dinamismo dei movimenti integralisti. Il Marocco, paese moderato e dallo sviluppo abbastanza dinamico, è il paese ideale per osservare tutte le sfaccettature di un mondo che sta cambiando, che vive la tradizione ma è lanciato verso la modernità, e di questo cambiamento l'attore protagonista è indiscutibilmente la donna.

Alessandra Bravin




 


 




 






Articoli


Frida- mi vida: vita e pittura di Renate Reichert


Uganda: guerra e disperazione


Storia di una donna che divenne teatro: 
la Nautnaki dell'India 


Le donne zingare


Donne Palestinesi a Gaza. Intervista a Mariangela Barbieri


Giovani donne nicaraguensi "ri-scattano" la realtà


Il ruolo della donna nella cultura tibetana 


Donne e scrittura. Un approccio al caso Viet Nam


Streghe e sciamane. La religione delle donne dalla Lapponia alle Alpi


Nepal: la condizione femminile nel più piccolo regno indù al mondo


In un libro avvincente, la storia della prima spedizione femminile al Pik Lenin, in Pamir


I Loro d'oro: quando le donne non dovevano camminare


 

Milioni di bambini inpiegati in guerra come soldati, spie ...


A colpi d'ascia le pakistane cadono vittime del delitto d'onore


Dietro la cinepresa: intervista a Ingrid Runggaldier


Le donne e il cinema di montagna


Intervista a Zoya: una donna afghana


Il governo afghano in lotta contro le donne


La lotta delle donne afgane del Rawa


Un voto alle donne per le donne


Mutilazioni genitali femminili: una pratica da sconfiggere


Intervista a Nadia, mutilata a 7 anni


Io, donna vado in Palestina. Il progetto delle "Donne in nero"

 

 

Eventi del mese

Indirizzi utili

 

www.donneinviaggio.com
Sito ottimizzato per una visualizzazione a 800x600 con Internet Explorer 4.x e successivi
Copyright © - DonneInViaggio® - 2000

Ideazione e Progettazione SaraNet®

restyling 2001