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01 marzo 2003
La
più antica organizzazione politica delle donne
di Lidia Campagnano
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La più antica organizzazione politica delle donne, l'UDI, sta svolgendo il suo quattordicesimo congresso: un congresso lungo un anno, assolutamente anomalo, iniziato fin nelle case con incontri di piccoli gruppi,
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proseguito in una prima tappa a Roma in novembre, in una seconda tappa, che si è svolta a Modena nel primo week end di febbraio, in una terza e ultima prevista a Roma in aprile.
Questo modo di procedere ha due obbiettivi: mantenere, rinsaldare o ricostruire una rete di relazioni interpersonali tra alcune migliaia di donne, dare a questa rete una forma organizzativa adeguata alla nuova passione politica che anima tante donne oggi e fatica a rendersi visibile, a pesare.
E non di solo congresso si tratta: nello stesso periodo di tempo due iniziative hanno dato un'idea della pasta di cui è fatta l'Udi: la presentazione dell'Archivio centrale, un'enorme patrimonio di documenti, dal dopoguerra ad oggi, riconosciuto dal Ministero dei Beni culturali, base fondamentale per ogni ricerca storica sulla presenza politica delle donne in Italia, e un incontro di approfondimento sul ripudio della guerra.
Che cosa sta accadendo dunque? Si potrebbe rispondere così: la galassia delle donne è in movimento di nuovo, per superare una frammentazione che nell'ultimo decennio le ha paralizzate più di una volta, mentre il mondo politico che va in scena nelle massime istituzioni elettive ha visto ridursi la presenza femminile ai livelli che un tempo erano propri del Terzo mondo. E come stanno le giovani donne? Più libere di un tempo, forse, ma anche più sole, nel definire e nel realizzare i loro desideri nella sessualità, nel lavoro, nella politica. Per non parlare delle donne migranti, un patrimonio umano, culturale, politico sprecato dall'assenza di diritti e di relazioni significative e paritarie, ridotte come sono dalla legge a chiamarsi quasi solo "badanti".L'Udi, di fronte a questo scenario reagisce, ricordando di essere "un luogo dove non hanno mai pesato come ostacoli la differenza di età, di classe, di storia". Un luogo di donne che vuole essere variegato invece che frammentato.
Non tutte le donne che hanno "fatto" l'Udi sono d'accordo con questa nuova metamorfosi: si creata una certa affezione al lavorare separatamente per gruppi e per progetti locali, senza la preoccupazione di essere riconosciute come un soggetto politico più generale. Per lasciarsi attraversare dal femminismo infatti, L'Udi negli anni Ottanta si era sciolta con l'XI congresso. Ne erano nate molte realtà diverse, poi diventate del tutto autonome: centri antiviolenza, centri di documentazione. Molte donne dell'Udi volevano un nuovo modo d'essere che privilegiava, come si legge nei documenti preparatori del congresso, l'Io rispetto al Noi. Altre si sentirono respinte da quella trasformazione. Oggi lo sforzo è tutto rivolto a conservare l'attenzione alla singolarità e alla libertà delle donne, ma per renderla più creativa in una pratica politica collettiva e visibile.
E così oggi si riprende la tessera dell'Udi, si valorizza la sede nazionale di Roma, si attribuiscono deleghe revocabili e certe per rappresentarsi, si studia e si sperimenta una nuova democrazia. Mai congresso è stato più pubblico e più trasparente: niente a che vedere con i congressi di partito, a cominciare dal clima caldo e vivace che vi si respira. E dal linguaggio, che niente ha da spartire con il "politichese": non è forse un caso che le due responsabili della sede nazionale, conduttrici delle fasi del congresso e tessitrici dei rapporti che sta creando, Pina Nuzzo e Rosangela Pesenti siano, rispettivamente, una pittrice e una scrittrice. La politica e la vita per le donne possono essere, e spesso sono, un'arte. Per chi volesse altre informazioni, ecco i recapiti:
udinazionale@tin.it , tel. 06.6865884, via dell'Arco di Parma 15, Roma.
Lidia Campagnano
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