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| MELANZANA Varietà: Tunisina, Baffa, Riminese Sito di coltivazione: Regioni del centro-sud Italia. Rilevanza economica: in Italia, nel 2000, sono stati coltivati 12.300 ettari a melanzana, con una produzione annua di 357.000 tonnellate, pari ad un valore di 150 milioni di Euro, per circa un quarto derivante dalla coltivazione di circa 1.700 ettari in serra. Gli scambi commerciali sono estremamente ridotti e presentano un lieve saldo negativo (0,5 milioni di Euro). La produzione si concentra per circa il 50% in Sicilia (25,5%) e in Campania (24,5%); Puglia e Calabria si attestano entrambe intorno all'11% della produzione nazionale, seguite dal Veneto con il 7% . Oltre il 25% della produzione nazionale viene realizzato in due sole province: Ragusa, con il 15,2%, e Caserta, con il 10,8%. Principale difetto condizionante la produttività: sensibilità all'insetto Leptinotarsa decemlineata (Dorifora della patata). Gli adulti dell'insetto attaccano i germogli in estate mentre le larve si cibano delle foglie; miglioramento dell'allegagione e, quindi, della produttività; sensibilità a funghi che attaccano radici e foglie; sensibilità delle radici all'attacco di nematodi. Soluzione tradizionale: per limitare l'attacco dell'insetto, si effettuano trattamenti con insetticidi chimici (ad esempio piretroidi di sintesi). Questo approccio ha però favorito la comparsa di ceppi resistenti del coleottero; non ci sono soluzioni per migliorare l'allegagione; trattamenti con fungicidi possono limitare ma non impedire l'attacco alle foglie; non ci sono soluzioni per prevenire l'attacco alle radici da parte dei nematodi. Soluzione biotecnologica: integrazione di un gene che conferisca resistenza all'attacco da parte della Dorifora. Il principale candidato potrebbe essere un gene Bt di Bacillus thuringiensis; integrazione di un gene che migliori la qualità e l'allegagione dei frutti in serra (ad esempio gene defH9-iaaM, un precursore di ormoni vegetali coinvolti nel processo di maturazione del frutto); l'attacco da funghi potrebbe essere controllato con l'introduzione di geni che codificano per la chitinasi, un enzima in grado di degradare la parete del fungo; inserimento di geni che attivino la reazione ipersensibile nelle zone di attacco da nematodi. Vantaggi: questi interventi permetterebbero di limitare i trattamenti con insetticidi e fungicidi. |