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01 maggio 2003
Bambini
e televisione -
di Mariella Todaro
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Una
delle presenti a un dibattito sull'Auditel, ha confessato che
non ci aveva mai riflettuto bene, sentendo in TV che una certa
trasmissione "è stata vista da tot milioni di
spettatori", pensava
vagamente che ci fosse un qualche modo per contare i cambi di
canale di ciascun telespettatore.
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Di fronte
alla rivelazione che si tratta di una proiezione rispetto ad un
campione, ha capito all'improvviso l'importanza e la gravità della
questione, si è sentita piccola e impotente, ma al tempo stesso ha
esclamato: "bisogna fare qualcosa... i ragazzi....cosa
possiamo fare?"
Eh già, sembra facile. Cosa si può fare, per evitare che i
programmi diventino sempre più commerciali e sempre meno
interessanti?
Per quanto riguarda i ragazzi, gli insegnanti che prima vedevano la TV
come qualcosa di extrascolastico, che non aveva niente a che fare con
lo studio, magari una pericolosa concorrente, ora dicono:
"l'esperienza televisiva dei bambini appare dal complesso delle
ricerche così intensa e generalizzata, che essa viene ormai
considerata una delle fonti più importanti a cui il bambino attinge
materiale fantastico, conoscenze, frammenti di senso, linee guida per
la socializzazione, ma anche elementi di turbamento che, amplificati
dalla sua immaginazione, possono generare paure e ostacolare o
distorcere una crescita equilibrata. Il bambino tende a vedere nella
fruizione televisiva (o meglio, nel proprio rapporto complice con la
televisione) il quadro di riferimento in cui inserire le sue meno
avvincenti esperienze scolastiche e familiari ed anche l'amicizia e il
gioco con i coetanei, in cui sperimentare precocemente le esperienze
che avrà nell'adolescenza" (Menduni).
Non c'è una risposta facile, semplice e immediata, ciascuno di noi,
da solo, non può che spegnere l'elettrodomestico ed è un peccato.
Per fortuna ci sono ormai molti gruppi di persone che si occupano del
problema e sono state fatte numerose esperienze consolidate. Evitare
la "dipendenza" e capire i meccanismi. Su queste due
direttrici si sono mosse due esperienze importanti.
Per evitare la dipendenza è stato fatto un progetto, grande e di
ampio respiro, che ha coinvolto professori e studenti universitari,
scuole medie con i loro allievi e professori e vari altri enti
di supporto. E naturalmente i genitori. Gli universitari
fungevano da tutors e collegamento, raccoglievano dati che poi
avrebbero elaborato. I ragazzini venivano invitati a descrivere le
loro abitudini di ascolto televisivo e a fare una tabella personale.
Il prof. Menduni descrive la "dieta televisiva" così:
"Fondata sul facile paragone con il controllo e la riduzione dei
cibi da parte di chi cerca di non ingrassare: una pratica ben nota a
tutti i bambini e a tutte le famiglie. Il paragone è meno estrinseco
di quanto possa sembrare: la tv è un cibo dei nostri tempi, che può
far bene ma di cui non si deve abusare, per non fare indigestione,
scegliendo bene cosa intendiamo consumare e cercando di avere un
consumo variato. Non abbiamo proposto di sigillare l'apparecchio
televisivo per un periodo lungo o breve, quaresimale o meno, dal quale
uscire magari con una rinnovata avidità di cibarsi di ciò che ci è
stato temporaneamente proibito; ma una "dieta punti" che
fosse liberamente accettata e seguita. Con essa, liberamente scelta e
discussa, si cerca di acquisire un'ecologia della televisione (un
costume alimentare, per rimanere nell'esempio) che può continuare
anche quando l'esperimento termina. Non si può vivere digiunando e la
televisione non è in sé un male, da espellere dalla nostra
vita. E' un pezzo del nostro essere moderni, una parte della
nostra essenza di persone attive e informate, può essere una fonte
preziosa di immagini e di esperienze e non soltanto di volgarità e di
spazzature. In fondo un cibo dei nostri tempi; bisogna imparare a
mangiare, non diventare anoressici; scegliendo, valutando, facendoci
consigliare da genitori e insegnanti, e prendendoci - ogni tanto -
delle libertà trasgressive". La dieta consiste nell'impegno a
non superare un determinato punteggio quotidiano: 100 punti. Ad ogni
programma è abbinato un punteggio: ciascuno può vedere quello che
vuole, purché non superi la dose massima giornaliera di 100 punti.
Nessun programma viene quindi insignito del seducente alone del
proibito, ciascuno può scegliere: il punteggio è dato in modo che
difficilmente si possono vedere più di tre ore di tv. Nel calcolo dei
punteggi e delle somme è contenuta una componente ludica.
La famiglia è chiamata a collaborare e a consigliare, aiutando il
bambino a riempire una schedina quotidiana su ciò che ha visto, e che
è stata pensata per accentuare gli aspetti contrattuali della dieta.
Ma la famiglia può fare di più: ogni programma visto e discusso con
i familiari adulti ha uno "sconto" di 1/3 sul punteggio, a
segnalare l'importanza del rapporto genitori-figli, ma anche il fatto
che i danni (o i vantaggi) della televisione dipendono molto da come
la si guarda. Si cerca con ogni mezzo di introdurre, o di riannodare,
elementi di rapporto e di contratto fra adulti (familiari e
insegnanti) e bambini in merito alla tv per riattivare un circuito
comunicativo reso inerte dall'isolamento in cui ciascuno, in famiglia,
vede la "sua" tv. Si cerca inoltre di evitare la pratica di
accendere comunque la tv (una movimentata colonna sonora della vita
quotidiana) appena si entra in casa, proprio come si accende la luce,
per introdurre piuttosto elementi di selettività.
Ciò che premeva di più era "stabilire il principio che la
televisione va valutata dallo spettatore, deve essere sottoposta ad un
giudizio (se vale la pena di dedicarle il proprio tempo oppure no), e
non accesa comunque e consumata a prescindere da ciò che passa sullo
schermo, in maniera non selettiva."
L'intervento è stato condotto a Siena ed anche in molti altri luoghi,
con la collaborazione dell'Istituto di Psicologia del Cnr e di altri
atenei (Roma "La Sapienza", Napoli "Federico II" e
"Suor Orsola Benincasa", Salerno). Esperimenti
ispirati alla dieta televisiva sono stati compiuti in più di 20
località italiane, quali: Milano, Collecchio (Pr), Greve in Chianti
(Si), Monteriggioni (Si), Siena, Castelnuovo Berardenga (Si),
Radicofani (Si), Castiglion d'Orcia (Si), Gavorrano (Gr), Porto S.
Stefano (Gr), Seggiano (Gr), Arcidosso (Gr), Portoferraio (Li), Ozieri
(Ss), Albano Laziale
(Rm), Giuliano di Roma (Fr), Napoli, Pozzuoli (Na), Conversano (Ba),
Taranto, Catania, Palermo, Messina.
Mentre per i ragazzini la dieta ha dato buoni risultati, anche mesi e
anni dopo la prima tornata, per gli adulti, i genitori, non si è
riusciti a innescare comportamenti diversi dalla pura passività, i
genitori non hanno saputo prendere l'occasione per instaurare con i
figli qualche novità di comportamento, qualche nuova contrattualità
che servisse a entrambi.
Menduni conclude che bisogna lavorare anche sugli adulti. L'esperienza
di capire i meccanismi è più recente ed è ancora in corso, anzi in
Liguria si sta cercando di estenderla. Nata per caso, da un comitato
di studenti, all'Istituto Maiorana di Genova, ha trovato eco in un
gruppetto di prof che hanno suggerito di avvalersi della prestigiosa
consulenza dell'Osservatorio di Pavia (uno strumento super partes in
grado di fornire elementi pubblici di riflessione sul tema del
pluralismo in un modo il più oggettivo possibile, che ha messo a
punto una complessa metodologia di rilevazione e analisi della
presenza politica nella comunicazione mediatica e sta attuando
ricerche qualitative che analizzano in profondità alcuni aspetti
della comunicazione mediatica).
Alfabetizzazione, comprensione del modo in cui viene costruito un
testo televisivo, monitoraggio su TG regionale ligure sono stati i
primi passi, che hanno permesso poi di costruire una griglia per
monitorare il modo di trattare il problema immigrazione. Hanno vinto
il premio De Feo e così hanno continuato, analizzando la trasmissione
il Grande Fratello. Intanto un'altra classe veniva coinvoltae
rapidamente si impadronivano delle dinamiche di comunicazione
corporea, imparavano a decostruire gli spot, per ritmo, durata,
target, struttura narrativa, la coerenza dei palinsesti con gli spot,
i prezzi. Ora che sono più scafati hanno riaffrontato il TG non per
giudicare rapidamente la verosimiglianza, ma stando attenti ai ritmi
dei dati di ascolto. Sanno che " chi lavora alla confezione del
telegiornale ha introiettato in modo inequivocabile l'obiettivo di
raggiungere determinati livelli di ascolto. Questa è la missione del
direttore di testata e questo è ciò che un professionista
dell'informazione deve fare. Se poi il risultato è più o meno vicino
alla realtà è un altro aspetto, è un altro problema. Ogni direttore
aspetta con ansia, la mattina successiva, i dati di ascolto del
proprio tg e in base a questi viene valutato. Un telegiornale che
perde 1-2 punti percentuali di share può perdere anche il suo
direttore così come un direttore arriva a sostenere che il suo
telegiornale dipende dal traino (la trasmissione che anticipa il TG)
abdicando alla bontà del TG e alla sua bravura".
Da quest'anno le ore dedicate a questo progetto rientrano nell'orario
di scuola, non sono più volontarie. Il progetto si è rivelato
interessante anche per gli insegnanti che hanno imparato assieme ai
loro allievi, pur mantenendo il ruolo di direzione e traino. Dicono:
"In questi corsi l'ottimismo ritorna perché i ragazzi hanno un
senso critico molto più sviluppato di quanto si creda.
La loro alfabetizzazione informatica è raffinata, per esempio
mentre noi adulti chiamiamo i ragazzi a programmarlo, o a
trovare i canali nella memoria del televisore. Anche in merito
all'offerta televisiva, gli adulti sono cresciuti in un'epoca
paleotelevisiva: erano bambini prima dell'avvento della televisione
commerciale nazionale negli anni '80. Pur vedendo da adulti quella
stessa televisione dei bambini, pensano sbagliando che agisca
con loro con le stesse modalità che loro sperimentarono
venti-venticinque anni prima. Il concetto del "flusso"
neotelevisivo gli è estraneo. Tuttavia siamo convinti che le persone
dotate di maggior istruzione hanno un sistema immunitario molto più
forte di quelle che si appellano alla famosa
espressione "l'ha detto la televisione".
Per il prossimo anno Megachip (un'associazione che spinge per la
riaffermazione del diritto all'informazione in TV) e un ampio gruppo
di insegnanti promuovono da una parte corsi di formazione per
insegnanti, e dall'altra la proliferazione di questo tipo di progetti.
siti interessanti
http://www.magachip.it
http://www.telestreet.it
http://www.osservatorio.it
http://www.majorana.it
per la bibliografia
alla pagina www.media.unisi.it/menduni/Annali.Siena.com/
si può trovare una lunga lista di libri e articoli sull'argomento
oltre ad una lunga intervista con il Prof. Menduni.
Mariella
Todaro
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