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15
novembre 2003
CHIPKO ANDOLAN: "LE DONNE CHE ABBRACCIANO GLI ALBERI"
di Stefania Francini
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Le foreste dell'India rappresentano una risorsa fondamentale per la sopravvivenza delle popolazioni rurali e tribali,
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e costituiscono un ecosistema complesso , intessuto di rapporti di reciproca dipendenza ed influenza tra la comunità forestale, la vita degli uomini e le altre risorse essenziali quali il suolo e l'acqua. Mentre nella logica di sfruttamento commerciale e industriale, riconducibile al paradigma riduzionista, le foreste sono considerate produttive in termini di legname, nell'economia di sussistenza delle donne, basata sulle risorse forestali, le foreste sono da sempre produttive in termini di acqua, erbe medicinali, tuberi, foraggio, frutti, fertilizzante, combustibile.
"Abbraccia i nostri alberi
Salvali dall'abbattimento:
La proprietà delle nostre colline
Salvala dal saccheggio "
La poetessa Ghanshyam Raturi, attivista del Chipko, movimento ecologista e femminista compose questi versi nel 1972, sostenendo così le proteste organizzate per contrastare i tentativi, da parte di imprenditori non locali finanziati dalla Banca mondiale, di sfruttare commercialmente le foreste nelle località di Purola, Uttarkashi e Gopeshwar, nell'India del Nord con l'introduzione di monocolture di legname commerciabile.
Da allora il pensiero che ispira il movimento e le tecniche di disobbedienza civile che lo contraddistinguono, tra cui quella di abbracciare gli alberi e istituire squadre di sorveglianza per impedirne l'abbattimento, si sono diffuse ad altre realtà locali dell'Himachal Pradesh, del Karnataka, del Rajastan, dell'Orissa e delle colline dell'India centrale.
Abbracciare è appunto il significato del termine Chipko, nome del movimento (Andolan) nato, nella regione del Garhwal hilamayano, dall'intuizione ecologica di due allieve di Ghandi, Mira Behn e Sarala Behn, promotrici di un'etica della condivisione e della produzione per la sussistenza in alternativa alla morale maschile mercantile mascherata da sviluppo.
Il movimento non solo diede vita alle prime proteste degli anni settanta e ne gestì l'organizzazione, diffondendosi in tutta la regione del Garhwal e del Kumanon in virtù della guida decentrata delle donne locali, connesse in modo orizzontale, ma da allora ha svolto e tuttora svolge un ruolo determinante nell'organizzare l'attività delle donne indiane, impegnate nella conservazione delle foreste attraverso l'opposizione alla deforestazione, imposta da progetti di sfruttamento commerciale indiscriminato delle risorse forestali.
Dal febbraio 2003 ad oggi, l'attività delle attiviste e degli attivisti del Chipko ha avuto, tra gli altri, l'obbiettivo di contrastare la recente decisione con cui il Governo dello Stato dell'Himachal Pradesh ha abolito il divieto di abbattere gli alberi per scopi commerciali. Tale divieto era stato sancito sedici anni fa, proprio grazie alle pressioni del Chipko. Sunderlal Bahuguna, leader del movimento, in un'intervista rilasciata a The Hindustan Times ha dichiarato: "Il divieto dovrebbe restare in vigore dal momento che il taglio indiscriminato intacca gravemente la biodiversità della regione". Le contrattazioni con il Governo dell'Himachal Pradesh sono tuttora in atto e su di esse pesano negativamente gli interessi delle lobby che controllano il commercio del legname da costruzione.
"Non siamo soli e quello che facciamo non percorre cammini inediti: altri li hanno seguiti prima di noi."
V. Shiva
In India la pratica di disobbedienza civile non violenta che consiste nell'abbracciare gli alberi delle foreste per impedire che vengano abbattuti non è esclusiva delle donne del movimento Chipko, ma è anzi testimoniata in un episodio, risalente al diciottesimo secolo, dal quale l'attuale movimento è stato sicuramente ispirato. Anche di questo evento precursore ispiratrici e protagoniste sono le donne, consapevoli dell'importanza, per la sopravvivenza della comunità e di alcuni specifici ecosistemi, della salvaguardia del patrimonio che le foreste rappresentano.
L'episodio è conosciuto come Supreme Saka (Sacrificio per la causa) e si verificò nel 1730 in Rajastan, in un villaggio del distretto di Jodpur abitato da una comunità Bishnoi, movimento religioso che considera sacri animali, piante ed alberi. Il Maharaja Abhay Singhji per poter costruire il suo nuovo palazzo decise di far abbattere tutti gli alberi di khejri: Amrita Devi, allora madre di tre figlie, si oppose offrendo la propria vita purché gli alberi fossero risparmiati: fu decapitata dalle stesse asce che avrebbero dovuto tagliare gli alberi. Dal momento che il Maharaya non desisteva dalle sue intenzioni, le figlie di Amrita e altri volontari, per un totale di 363 persone, tra cui donne, uomini e bambini, si sacrificarono e furono come lei decapitati. In onore al coraggio dimostrato dalla comunità, il Maharaya emise un decreto reale col quale proibiva il taglio di alberi verdi e l'uccisione di animali all'interno o anche solo nei pressi dei villaggi delle comunità Bishnoi, prescrivendo pene severe per i trasgressori.
Gruppi di popolazione appartenenti alle comunità Bishnoi risiedono ancora attualmente nel Rajastan occidentale, in regioni al confine col deserto del Thar che si distinguono per il loro fragile ecosistema. Queste comunità rurali, le cui forme di sussistenza sono l'allevamento di bestiame e l'agricoltura, hanno sviluppato un particolare metodo di conservazione col quale hanno sostenuto gli habitat naturali di numerose specie, garantendosi al tempo stesso migliori raccolti.
Altri movimenti possono essere considerati simili, negli obbiettivi perseguiti e nelle strategie messe in atto, alla comunità Bishnoi o al Chipko Andolan: gli attivisti che si oppongono alla costruzione della centrale elettrica nella Yames Bay, in Quebec; gli indiani Kayapo, in Brasile; i Nahvati, in Messico; gli indiani Peigan, in Alberta.
In tutti questi casi i progetti a cui i singoli gruppi si oppongono prevedono, tra l'altro, lo spostamento coatto di popolazioni indigene ad opera dello stato o di burocrazie governative.
Stefania Francini
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