Pathway Journal - Index
 Cultura
Maggio 1999SommarioAnno 1  - Numero 2

 Dossier 
         In principio fu la guerra... 
         Nato o Onu: questo e' il problema 
         I serbi non sono "cattivi" 

 Cinema 
         I piu' visti sul grande schermo 
         Paura e delirio a Las Vegas 
         Padrona del suo destino 
         Radiofreccia 
         Svegliati Ned 
         Patch Adams 
         Psycho 
 
 Musica 
         Pantera: Vulgar display of power 
         Litfiba: Infinito... e oltre! 
         Marduk: Nightwing 
         La svolta dei Fugazi? 
         Nice Price: Police 
         I concerti del mese 
         Curiosita' 

 Sport 
         Inter: un tonfo su tutti i fronti 
         Pallavolo: la sorpresa Iveco 
         Juve: Un sogno infranto 

 Cultura e spettacolo 
         Progetto innocenza 
         Viaggi nel tempo: riflessioni 
         Il vampiro tra storia e leggenda 
         Arte sublime nell'antico Egitto 
         Il Cardinale Richelieu 
         Libri: il sesso c'e', ma non si vede 
         Fumetti: Liberta'! 
         Fumetti:Premio"Roberto Carrescia" 
         Accadde a Maggio... 
         Chi ha incastrato i bimbi? 
         I piu' visti in TV 
         Teledipendenti 

 Societa' 
         Internet VS  pedofilia 
         Piccolo reportage da Londra 

 Green Corner 

 Figuracce 

 Pinocchio - I vostri racconti 

 Mail - L' angolo della posta 

 News - Le ultime notizie da ''Amico'' 

 Help - Spiegazioni sul sito 

 Eppy Page - La pagina della redazione 

 Archivio 

 PJ and Co. - Per collaborare con noi 

 Links - Collegamenti ad altri siti web

LIBERTA' !: 

28 Ottobre 1998: polizia giudiziaria e Digos sequestrano a J. Vacca, titolare della Topolin Edizioni, buona parte del materiale della casa editrice, tra cui le opere dei ben noti Miguel Angel Martin (autore di "Brian the Brain" e di "Psycho Patia Sexualis") e Alvarez "Sesso: istruzione per l'abuso" Rabo. Vacca è stato accusato d'istigazione alla pedofilia: ora come ora l'accusa è caduta, ma il sequestro resta. 
Evento gravissimo, certo, ma non isolato: purtroppo, si tratta soltanto della punta di un iceberg dalle profonde radici. Recentemente, il Codacons si è lamentato degli "eccessi" di Tex (che, addirittura, si permette di bere alcolici e fumare!): e come dimenticare gli interventi di Mirabella e della Wertmuller al "Maurizio Costanzo Show", o le appassionate crociate anti-"Sailor Moon" della presidentessa degli psicologi italiani, Vera Slepoj? 

A questo punto, sarebbe facile ripetere le riflessioni di sempre. Il fumetto non è "roba per poppanti" (e non lo è neppure storicamente); se i pedofili esistono non è colpa di M. A. Martin; Sailor Moon, con buona pace di Vera Slepoj, non rende gay i bambini; tutti hanno il diritto di esprimere la propria opinione (art. 19 della Dichiarazione Universale dei Diritti dell'Uomo: " Ogni individuo ha il diritto alla libertà di opinione e di espressione, incluso il diritto di non essere molestato per la propria opinione e quello di cercare, ricevere e diffondere informazioni e idee attraverso ogni mezzo e senza riguardo a frontiere."); mostrare un atto è cosa diversa dal lodarlo, o condividerlo. 
Ma sono argomenti triti e ritriti, e difficilmente qualche grosso giornale li riporterà mai. Noi appassionati ce li ripetiamo all'interno della nostra ristretta cerchia, consolandoci a vicenda. E intanto, là fuori, i varii Frederick Wertham se la ridono, e tirano su generazioni convinte che l'arte parta da Manzoni e finisca con Michelangelo. Senza posti liberi in mezzo: l'arte è un circo già pieno, in cui non c'è più spazio per altri numeri, per numeri nuovi. 
Ci basti l'intelligente commento di Toffolo che ha affermato che, se si fosse trattato di un "libro", non sarebbe successo. E' vero. Nessuno si è mai sognato di sequestrare opere di Bukowski: eppure, non è che esse siano meno offensive di quelle di Martin. Né, in teoria, meno "pericolose socialmente". 
Perché questo bailamme, dunque? Solo perché il fumetto è ancora considerato "roba per bambini"? Possibile che nasca tutto solamente dall'ignoranza? Mi piacerebbe crederlo, mi rassicurerebbe. Ma non lo credo. Non ci riesco. Temo che la verità sia un'altra, e ben più terribile. 

Essenzialmente il fumetto è, nel campo dei media, una mina vagante. Con un'enorme potenzialità distruttrice. Pensiamoci un po'. 
Il fumetto usa la parola, sulla cui efficacia è inutile discettare. Basti pensare che illustri pensatori, come Zenone, ne hanno fatto il punto focale del proprio sistema filosofico. 
Ma il fumetto ha dalla sua anche la devastante forza dell'immagine: un'immagine legata a molti meno limiti tecnici ed economici rispetto a quella cinematografica. Un'immagine che è strutturalmente molto diversa da quella cinematografica. L'immagine, nel cinema, è per sua stessa natura in perenne movimento, e questo la riveste di una fruibilità temporale. Si può tornare indietro col videoregistratore, si può bloccare un fotogramma, ma è materialmente impossibile "meditare" l'immagine nella sua interezza, e con essa l'apparato fonico che l'accompagna, man mano che si presenta innanzi ai nostri occhi. Come ho detto prima, essa è fruibile solo nel tempo, e in un tempo prestabilito. La rielaborazione personale è un'operazione necessariamente successiva alla fruizione dell'opera stessa. 
Il fumetto non ha di questi limiti: l'occhio arriva a percepire contemporaneamente testo e immagine, ad abbracciarli e a definirli, a meditarli istantaneamente. A dispetto della sua natura di "arte invisibile", il fumetto permette una visualizzazione del contenuto più definita e più immediata che quella cinematografica. Una visualizzazione atemporale. 
Il fumetto si presta a una lettura molto più vicina a quella dell'opera scritta che a quella dell'opera cinematografica. Ma ha in più l'immagine, un elemento deflagrante per le sue possibilità comunicative, a livello conscio e inconscio. Non ci si deve meravigliare che questa variabile impazzita faccia paura: Oesterheld pagò caro il suo fare fumetto, o sbaglio? 
Ecco perché Martin fa più paura di Bukowski. Ecco perché mi ha tanto colpito l'affermazione di Toffolo: se fosse stato un libro, non sarebbe successo. E' vero, dicevamo. Ma è pur vero che un libro non fa più paura a nessuno. A tal punto i rigidi censori sottovalutano le arti che affermano di amare e difendere! Invece di cercarci le nostre solite consolazioni, gioiamo! Questi sono segni di salute, il timore in sé è un atto di stima, per quanto inconsapevole. Se qualcuno teme ciò che abbiamo da dire significa che, effettivamente, qualcosa da dire abbiamo. 
E al diavolo il resto! 
 

Scrivi a Francesco Aragorn Dimitri!