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PADRONA
DEL SUO DESTINO:
Regia: Marshall Herskovitz
Sceneggiatura: Jeannine Dominy
Scenografia: Norman Garwood
Fotografia: Bojan Bazelli
Costumi: Gabriella Pescucci
Musica: George Fenton
Prodotto da: Arnon Milchan, Bedford Falls
Durata: 111'
(USA, 1998)
Distribuzione cinematografica: 20TH CENTURY FOX
PERSONAGGI E INTERPRETI
Veronica Franco: Catherine McCormack
Marco Venier: Rufus Sewell
Maffio Venier: Oliver Platt
Beatrice Venier: Moira Kelly
Domenico Venier: Fred Ward
Paola Franco: Jacqueline Bisset
Una vita assolutamente singolare quella delle cortigiane italiane vissute
in epoca rinascimentale.
Definirle prostitute, però, non renderebbe merito alla loro raffinata
cultura e al loro pronto ingegno, tutte doti tali da renderle di volta
in volta affascinanti muse e indiscusse protagoniste della "rinascita"
italiana. Il film "padrona del suo destino" traccia la difficile vita -siamo
nel 1583- dell'ultima cortigiana veneziana, Veronica Franco.
Dalla gabbia dell'ignoranza, in cui le donne vivevano recluse, le cortigiane
soltanto potevano uscire per accedere liberamente al sapere, alla vita
in società al fianco degli uomini. Alle cortigiane e alla loro libertà
di costumi e di pensiero si
deve lo sprigionarsi delle prime scintille di un proto femminismo ante
litteram.
Ammesse, dunque, nei sacri templi dell'arte e della cultura, alcune
di queste etere poterono fregiarsi del titolo di poetessa, come Veronica
Franco, che scrisse realmente versi originali e vibranti, ispirati dall'amore
per un giovane nobile (interpretato da un Rufus Sewell dal fascino maudit)
che le convenzioni sociali del tempo non le permisero di vivere in "modo
onesto". Veronica (la bella Catherine McCormack), complice sua madre già
cortigiana in gioventù,
diverrà cortigiana. L'educazione alla raffinata arte e l'iniziazione
al piacere sono i momenti più briosi del film, che difetta di attenzione
scenografica (sarà realmente Venezia quella che qua e là
compare con le gondole, le calli e i canali?), non ha un vero spessore
storico, né vigore, forse a causa della fotografia sbiadita.
Uno dei pochi meriti del film è un mordace e non proprio casto
esprit nei dialoghi e scambi di battute. Ma le scene dinanzi al tribunale
della Santa Inquisizione, mal celando, per colpa di una certa frettolosità,
la conclusione manierata, banalizzano la vicenda.
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