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RADIOFRECCIA
INTERPRETI
Stefano Accorsi
Luciano Federico
Alessio Modica
Enrico Salibeni
Roberta Libetti
Con la partecipazione di
Francesco Guccini e Serena Grandi
REGIA
Luciano Ligabue
TRATTO DAL LIBRO
"Fuori e dentro il borgo" di
Luciano Ligabue
SOGGETTO E SCENEGGIATURA
Antonio Leotti e Ligabue
SCENE E COSTUMI
Stefano Giambanco
PRODUTTORE
Domenico Procacci
MUSICHE
Luciano Ligabue
Cinque
amici, un bar, amori disperati, conflitti generazionali, la tragica realà
della droga e soprattutto una radio.
E' l' intreccio, il mescolarsi armonico e palpitante di questi elementi
a dar vita ad un'alchimia perfetta che fa di questo film uno scorcio reale
ed autentico di quei mitici anni 70.
Una storia toccante, a tratti commovente in cui c'è posto per
riflettere, per ricordare, per piangere e per ridere, ma soppratutto per
viaggiare...
Viaggiare sul treno che ognuno di noi ha più o meno veloce,
più o meno carico di valori, di ideali, di errori, di esperienze
che ci portano comunque a credere in qualche cosa...o in qualcuno.
"RADIOFRECCIA" è un film che non pretende di essere un colossal,
ne' il film dell'anno, ma si racconta con una meravilgiosa semplicita',
con uno stupendo scorrere di eventi che nonostante l'assenza di stupefacenti
effetti speciali e esorbitanti tecnologie americane, ti lascia il segno,
il desiderio di farlo vedere ad un amico, o magari ad un genitore.
C'e',
in particolare, un momento profondissimo del film, una serie di parole
che portano diritto al cuore, che racchiudono il senso dell'intera storia.
Queste parole fanno parte di un monologo pronunciato da "Freccia" alla
radio, durante una delle sue inquiete e tormentate notti.
Dice cosi': "Credo al doppio suono del campanello del padrone di casa
che vuole l'affitto ogni primo del mese, credo che ognuno di noi si meriterebbe
di avere un padre e una madre che siano decenti con lui almeno finche'
non sta in piedi, credo che un'Inter come quella di Corso, Mazzola e Suarez
non ci sara' mai piu', ma non e' detto che non ce ne saranno altre belle
in maniera diversa, credo che non sia tutto qua, pero' prima di credere
in qualcos'altro bisogna fare i conti con quello che c'e' qua, e allora
mi sa che credero' prima o poi in qualche Dio.
Credo che se mai avro' una famiglia, sara' dura tirare avanti con 300.000
al
mese, pero' credo anche che se non lecchero' culi come fanno capi reparto,
difficilmente cambieranno le cose. Credo che c'e' un buco grosso dentro,
ma anche che il rock'n roll, qualche amichetta, il calcio, qualche soddisfazione
sul lavoro, le stronzate con gli amici, che, ogni tanto questo buco me
lo riempiono. Credo che la voglia di scappare da un paese con 20.000 abitanti
vuol dire che hai voglia di scappare da te stesso, e credo che da te non
ci scappi neanche se sei Eddye Merks. Credo che non e' giusto giudicare
la vita degli altri, perche' comunque non puoi sapere proprio un cazzo
della vita degli altri, credo che per credere, in altri momenti, ti serve
molta energia...".
Ecco tutto, penso veramente che possa bastare.
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