restauro di un Cristo in Cartapesta |
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Storia della Cartapesta | Il Restauro del Cristo di Confortino | Appendice |
Liberamente Tratto da "Il Cristo in Cartapesta" Tesi di Laurea di Gabriella Brigante
Relatore: Prof. W. Lambertini Correlatore Prof. A. Panzetta
Accademia di Belle Arti Bologna Indice
Storia della Cartapesta
Appendice
Metodi di Pulitura
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IL CRISTO IN CARTAPESTA DI S. FRANCESCO IN CONFORTINO D'ANZOLA DELL'EMILIA: INTERVENTO DI RESTAURO E CONSERVAZIONE
Intervento di Restauro
Fissaggio cautelativo Tenuto conto dello stato dell’opera, è stato necessario eseguire, innanzitutto, un fissaggio cautelativo, mediante iniezioni di resina acrilica e vinilica (Vinapas) con l'ausilio di carte giapponesi, per l’ancoraggio degli strati sollevati.
Preconsolidamento Essendo l'opera soggetta a instabilità della struttura ed esposta a rischio di ulteriori fratture, si è reso indispensabile effettuare un rinforzo che permettesse una maggiore coesione della forma. Esso è stato eseguito con carta giapponese applicata con un pennello intriso nell' alcol polivinilico (Gelvatol).
Applicazione del Gelvatol
Nello specifico, le zone particolarmente interessate da questo intervento sono le parti di maggiore localizzazione delle fenditure.
Consolidamento La struttura dell’opera, dopo questo primo intervento, era ancora molto precaria, quindi si è provveduto a creare un’armatura interna, in particolar modo nelle parti ove le rotture erano di maggiore estensione. Innanzitutto si sono rimossi, attraverso bisturi, le parti soggette a crepe e perdita di adesione del tessuto figurativo, rendendo visibile la tela di canapa e lino originarie, che, avendo ormai perso la staticità e l’elasticità necessaria, sono stati rimossi utilizzando, all'occorrenza, una piccola fresa, stando molto attenti a non intaccare i contorni non interessati da cadute.
Particolare zona gambe In seguito, per creare l’armatura, si sono utilizzati dei fili di canapa applicati conresina vinilica, che andavano a creare, all’ interno della fessurazione, una raggiera; nelle parti molto strette, per far aderire all’ interno i fili di canapa, si sono utilizzate piccole lamine in ferro. Procedendo nel modo qui descritto, si sono colmate le mancanze in tutto il loro spessore.
Utilizzo della fresa Particolare
In secondo luogo si è impiega la polpa di carta, fino ad arrivare a qualche millimetro al di sotto della superficie, per un ulteriore rinforzo. La mano destra evidenziava molte problematiche, per la mancanza dell’intera struttura.
Ci siamo avvalsi di cordoncini per ancorare i due lembi di canapa delle dita, e in seguito abbiamo introdotto all’ interno un perno di acciaio zincato di 3 mm di diametro, ancorato con della resina epossidica.
Per evitare che durante l'operazione si muovesse la parte interessata, è stata fermata con l'ausilio di morse.
Nello scheletro è stata inserita della polpa di carta per dare consistenza, dopodiché, per creare una superficie d’aggancio tra le garze di lino dell’opera, si è utilizzata della fibra di canapa, applicata con resina acrilica.Per pareggiare l’intera struttura si è riutilizzata la polpa di carta. Dopo aver ristabilito un’ esatta connessione dell’intera struttura, si è proceduto ad un’ accurata spolveratura di tutta la superficie, quindi alla completa rimozione dei depositi incoerenti, allo sgancio della croce e allo spostamento della corona di spine.
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Ultimo Aggiornamento: 22/05/08.