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Molto in una notte di Daniele Lo Monaco - Feb. 2002
Passa per lo sfiorito prato dell'Olimpico la lotta scudetto del campionato 2001-2002. Se Morfeo avesse abbassato di due centimetri la sua mira nel tiraccio a tempo e recupero scaduti alla fine della altalenante sfida di Firenze, Inter, Juve e Roma si sarebbero trovate in testa con lo stesso punteggio. Il punto strappato al Comunale alla disarmata viola di Ottavio Bianchi consente invece alla Roma di guardare le altre dall'alto della lunghezza minima di distacco: chiaro che l'esito della sfida di domenica 10 febbraio, preceduta dalle solite, velenose polemiche a distanza tra gli eserciti schierati, influenzerà in maniera decisiva la volatona che durerà quasi 100 giorni. A fine campionato probabilmente i distacchi saranno minimi e i tre punti in palio all'Olimpico fanno davvero gola. Ma altre cose succederanno poi nelle domeniche successive, cosicché è improprio dire che tutto si deciderà in una sola notte. E chissà quanto saranno i fattori esterni quest'anno a spostare gli aghi di bilance che rischiano d'impazzire. Peccato non poter parlare solo di calcio e, per dirne una, rimarcare come i numeri indichino chiaramente la maggiore efficacia della Roma a propulsione offensiva rispetto a quella a 5 centrocampisti. Ma la cronaca impone altre riflessioni. C'è la squinternata vicenda della Lega, ad esempio, con Sensi che s'è ritrovato all'improvviso ad interpretare il ruolo del Robin Hood che ruba ai ricchi per donare ai poveri, che diventa persino naturale schierarsi al suo fianco in una battaglia che vede dall'altra parte gente come Carraro, Giraudo e Galliani. Qualche perplessità, detto tra noi, mi resta dentro: ma non è lo stesso Sensi che tre anni fa cacciò Zeman per assumere Capello, allenatore "gradito" al Palazzo, a significativa chiusura di una battaglia vanamente condotta contro i poteri occulti? Non è lo stesso Sensi che due anni fa fu costretto a riprendersi indietro dei Rolex assai poco elegantemente donati agli arbitri italiani a Natale? E non è lo stesso Sensi che periodicamente si fa fotografare in Lega in atteggiamenti confidenziali e amichevoli con i tre personaggi che sui giornali osteggia con tutte le sue forze? E, infine, non è lo stesso Sensi che sedeva al tavolo di quel Consiglio di Lega autore, secondo denuncia, delle peggiori nefandezze degli ultimi anni? Consentitemi: non credo che la battaglia sia incentrata esclusivamente sulla mutualità che consentirà ai piccoli club di sopravvivere. L'agognata Superlega, aborto pensato chissà a quale titolo da Cragnotti e, tempo prima, da Berlusconi, non si potrà mai fare quando ancora ci si scanna tra Frosinone e Latina, tra Pisa e Livorno, tra Bergamo e Brescia. E poi, fosse già in vigore, vedremmo tutte le settimane Barcellona-Bayern Monaco, ma ignoreremmo l'esistenza dello splendido Chievo. Chissà che cosa è meglio. Di sicuro, vedendo l'accanimento di questi signori attorno ad una poltrona ci viene facile pensare che la conquista del potere significhi davvero qualcosa che porta alla fine dell'anno anche qualche punto in più in classifica. E non dimentichiamoci che un giudizio di un tribunale ordinario pende sulla Juventus, chiamata in causa da un omino che da diversi anni sta seguendo una pista investigativa. Si chiama Raffaele Guariniello e prese spunto da una ambigua dichiarazione di Zeman per indagare su certi aspetti poco conosciuti del mondo del calcio. Dicevano, per screditarlo, che amava la ribalta e che faceva molto fumo e poco arrosto. E invece senza mai concedere interviste è arrivato oggi ad ottenere il rinvio a giudizio di medico e amministratore delegato della Juventus. Ora, finalmente, si farà chiarezza. Ps: non ci piace neppure il clima che s'è instaurato negli stadi tra forze dell'ordine e tifoserie ultras. Da questo numero proviamo a lavorarci sopra. Magari ne verranno fuori delle belle.
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